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Sedotta al primo sguardo: Harmony Collezione
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E-book160 pagine2 ore

Sedotta al primo sguardo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando in un attimo il fascino di un uomo trasforma una donna in una regina. Dell'amore.



Emily è stupita del fatto che un uomo come Giovanni Boselli abbia posato lo sguardo su di lei. Quegli occhi profondi e quel sorriso malizioso la mettono in soggezione, ma soprattutto le fanno battere forte il cuore. Essendo a Roma per lavoro, l'ultima cosa che pensava era di poter essere sedotta... per di più non da un uomo qualunque, bensì dall'erede della fortuna dei Boselli.



Giovanni non crede ai propri occhi: quando vede Emily per la prima volta, non resiste alla tentazione di spogliarla con gli occhi. Lei è davvero uno schianto. E deve essere sua a ogni costo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2017
ISBN9788858969458
Sedotta al primo sguardo: Harmony Collezione
Autore

Susanne James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sedotta al primo sguardo - Susanne James

    1

    Perché non torni in albergo a stenderti un po’, Coral? Oggi il clima è piuttosto soffocante.» Emily guardò comprensiva l’amica mentre passeggiavano nella strada assolata della capitale italiana.

    «Direi che piuttosto soffocante sia un eufemismo... devono esserci almeno quaranta gradi» rispose Coral con un lamento, togliendosi il cappello per detergersi il sudore dalla fronte. «Sì, forse prenderò un taxi e tornerò in albergo. Hai ancora molto da fare, Emmy?»

    «Non proprio, ma vorrei vedere almeno un altro posto prima di chiudere la giornata» replicò lei guardando l’orologio. «Tornerò prima delle cinque, così avrò il tempo per farmi una doccia e riposarmi un po’ prima di uscire a cercare un ristorante per la cena.»

    Le due ragazze alloggiavano in un piccolo albergo dalle parti di Trastevere. Emily stava svolgendo uno dei suoi abituali incarichi di lavoro, che consisteva nel vagliare alberghi e ristoranti per l’impresa di viaggi per la quale lavorava, e questa era la prima volta che si faceva accompagnare all’estero mentre svolgeva il suo compito. Ma Coral era appena stata lasciata da Steve, suo fidanzato da anni, e nel tentativo di risollevarla un po’ Emily le aveva proposto di seguirla a Roma. «Un completo cambiamento ti farà bene, Coral» le aveva detto e, dopo una breve opera di persuasione, l’amica aveva acconsentito.

    Sebbene la sua conoscenza dell’italiano fosse piuttosto scarsa, Emily era decisa a diventare abbastanza fluente da poter comprendere il personale degli esercizi turistici che avrebbe dovuto visitare, anche se si aspettava che anche il loro inglese migliorasse, vista la continua affluenza di turisti britannici.

    Una volta congedatasi dall’amica, si fermò per comprare un gelato, quindi si inoltrò in una stradina ombreggiata dagli alti edifici che la fiancheggiavano. Si arrestò per leccare il cono tutto intorno, dato che il gelato minacciava di sciogliersi prima che riuscisse a mangiarlo, e riprese a camminare svogliatamente. Forse sarebbe dovuta tornare anche lei in albergo, pensò, ma voleva visitare ancora un ristorante.

    Respirando l’atmosfera della città eterna, si chiese se i suoi genitori avevano percorso quella stessa strada durante uno dei loro viaggi. Il pensiero di sua madre, morta improvvisamente quattro anni prima, quando lei aveva ventuno anni, le annebbiò la vista per un momento, e dovette inghiottire un grumo doloroso. Anche se suo padre Hugh aveva raccolto i pezzi della sua vita per andare avanti da solo, lei sapeva che non era stato facile. Erano stati una coppia unita, e dei genitori meravigliosi per lei e per suo fratello. Paul aveva solo pochi anni più di lei, ma era un tipo fin troppo serio, forse in parte a causa del fatto di essere un avvocato. Emily desiderò di averlo lì in quel momento per poterlo abbracciare.

    Persa nei propri pensieri, si arrestò di colpo un istante prima di inciampare in una persona seduta davanti a un piccolo negozio che esponeva un interessante assortimento di oggetti in vetro e ceramica.

    Allungato su una poltroncina di tela, le lunghe gambe distese con noncuranza sul marciapiede e il cappello a tesa larga a ombreggiargli il viso, lo sconosciuto sembrava addormentato, dal momento che non fece alcun movimento mentre Emily si avvicinava per curiosare nel negozio. Leggermente imbarazzata per essere quasi finita sulle sue ginocchia, si schiarì la gola preparandosi a chiedergli informazioni su qualche oggetto, anche se non aveva intenzione di comprare nulla. Se avesse acquistato qualcosa in ognuno dei luoghi in cui si recava per lavoro il suo appartamento sarebbe stato strapieno. Ma poteva esserci posto per un vaso in più, pensò avviandosi all’interno del negozietto. Prese in mano un barattolo da confetture e pensò che a suo padre, che aveva giusto cominciato a fare la marmellata, sarebbe piaciuto.

    «Unico.» La voce dell’uomo era profondamente seducente.

    Girandosi di scatto, Emily si ritrovò a guardare nell’oscura profondità di quegli occhi neri che brillavano maliziosi fissando i suoi, grigi. La figura inerte aveva preso vita! Era in piedi ora, senza il cappello, e i capelli scuri e lucidi gli cadevano disordinatamente sulla fronte, mentre la pelle abbronzata del suo bellissimo viso riluceva con una lieve traccia di sudore.

    «Mi... dispiace...» Emily si sentì rimescolare dentro come una sciocca scolaretta. Andiamo, non è certo il primo italiano che incontri. Datti una calmata!

    «Unico» ripeté lui, distogliendo la sguardo da lei giusto il tempo per prendere uno dei vasi e rigirarlo lentamente con le lunghe dita sensuali. «Ognuno di questi è unico.»

    Emily sorrise dentro di sé. Era un uomo di poche parole, probabilmente la sua conoscenza dell’inglese era più o meno come quella che lei aveva dell’italiano. «È molto bello» gli disse allora, parlando lentamente. «Quanto...?»

    Lui sorrise, i denti perfetti e abbaglianti che enfatizzavano l’abbronzatura. Senza distogliere lo sguardo da lei, indicò il cartellino del prezzo alla base del vaso, sollevando un sopracciglio in modo interrogativo.

    «Naturalmente, avrei dovuto vederlo» affermò Emily, prendendo il portafoglio dalla borsa.

    «Nessun problema.» Per quanto avesse detto solo poche parole, aveva una pronuncia corretta ed Emily pensò che avesse imparato quanto gli bastava per mandare avanti quel piccolo negozio. Gli sorrise porgendogli il denaro, consapevole che la mano di lui stava indugiando un po’ più del dovuto sulla sua, ma senza fare nulla per sottrarsi a quel tocco. Non era nulla di offensivo, solo lievemente... affettuoso. Quasi intimo. Quello di cui lei aveva bisogno in quel momento. Lo guardò con attenzione mentre avvolgeva il vaso con carta marrone prima di metterlo in un sacchetto, che le porse.

    «È per te?»

    Emily non poté trattenere un sorriso. «No. Un regalo» rispose, succinta come lui. «Per mio padre. Lui... gli piace fare la marmellata in questo periodo.» Ma perché gli stava raccontando queste cose? Lui aveva chiesto solo per educazione, non aveva alcun bisogno di sapere altro.

    «Ah, sì.» Gli occhi scuri divennero solenni. «Tuo padre... è solo?»

    Esitò un attimo. «Mia madre è morta... non molto tempo fa» disse a bassa voce, e improvvisamente la mano bruna catturò di nuovo la sua e la strinse dolcemente in un impulso di simpatia.

    «Mi dispiace» mormorò, lasciandola andare. Poi i suoi occhi brillarono di nuovo e l’attimo passò.

    Emily si girò con decisione. «La ringrazio molto per il... vaso.»

    Lui chinò la testa di lato. «Di nulla» disse formale.

    Emily si allontanò lungo la strada chiedendosi che diavolo le fosse accaduto. Aveva forse preso un colpo di sole? Ma quell’incontro inaspettato con l’uomo più sensuale che avesse mai visto l’aveva scossa. Le aveva dato le vertigini. Che diavolo avevano messo in quel gelato?

    Con gli occhi socchiusi, lui la guardò allontanarsi. Ovviamente l’aveva vista avanzare verso di lui pochi minuti prima, le antenne istintivamente alzate per il suo aspetto delizioso, l’abito dritto e corto sopra le ginocchia che rivelava le gambe snelle e leggermente abbronzate, i capelli biondi e lunghi che le cadevano morbidamente sulle spalle, i sandali argentati che scintillavano al movimento dei suoi piedi. Era evidente che non aveva fretta, aveva pensato vedendola fermarsi per leccare il gelato. L’aveva guardata mentre rosicchiava il biscotto della cialda prima di prendere un fazzolettino per pulirsi le labbra. Aveva capito subito che non era italiana: inglese, o forse tedesca o svedese. Un brivido di desiderio gli aveva attraversato la schiena quando aveva visto la sua figura avvicinarsi e aveva deliberatamente abbassato ancora di più la testa, pur continuando a mantenere lo sguardo su di lei.

    E la ragazza gli aveva dato agio di ammirarla anche meglio quando si era fermata a guardare gli oggetti del negozio. Poi lui aveva perso tempo a incartare il vaso che lei aveva acquistato, inalando l’aroma dolce del suo profumo.

    Ora sospirò mentre lei scompariva alla sua vista. Era stata una apparizione assai gradita in quel pomeriggio torrido, e adesso se n’era andata. Guardò l’orologio, sentendosi un po’ inquieto. Mancava solo un’ora prima che qualcuno venisse a dargli il cambio, poi sarebbe potuto andare a farsi una bella bevuta per rinfrescare un po’ i suoi bollori.

    Emily ebbe qualche difficoltà a trovare il ristorante che intendeva visitare: nessuno sembrava sapere dove si trovasse, ma alla fine lo scovò ed ebbe un breve colloquio con il direttore. Sembrava un posto piacevole e ben tenuto, proprio il luogo dove le sarebbe piaciuto mangiare, e dopo aver preso dei menu e alcuni dépliant, finalmente fermò un taxi e tornò all’albergo.

    Coral era distesa sul letto e leggeva un giornale. «Oh, sei qui, bene» commentò. «Sei riuscita a finire il tuo lavoro?» le chiese lanciandole un’occhiata e pensando che era davvero carina. Era sottile come quando era una ragazzina. «Sembri fresca come una rosa, Emmy, e sei davvero fortunata che il sole non ti scotti. Con la pelle chiara che hai dovresti essere color aragosta.» Sospirò. «Non c’è giustizia.» Capelli rosso corallo e pelle lentigginosa avevano bisogno di un sacco di protezione in quel clima.

    «Be’, forse non sono bruciata, ma mi sento come se lo fossi» commentò Emily, «quindi ho bisogno di una doccia gelata.» Prese una gonna lunga di cotone e un top dal guardaroba e si diresse nel bagno. «Non impiegherò troppo» promise.

    Più tardi, rinfrescate e riposate, le due giovani presero un taxi per raggiungere il centro della città.

    «Con la tua esperienza e competenza, dovresti conoscere tutti i luoghi migliori dove mangiare» osservò Coral mentre passeggiavano lungo le strade affollate.

    «Ho ancora molto da imparare» rispose Emily. «Sono stata qui solo un’altra volta prima, ma avremo certamente molte possibilità di scelta.» Superarono un ristorante dopo l’altro nell’atmosfera calma e rilassata che precedeva la sera, e poco dopo si fermarono nei pressi di un locale particolarmente invitante a leggere il menu. «Questo sembra buono. Vogliamo provarlo?»

    Si sedettero a un tavolo esterno, sotto il tendone, e Coral sospirò. «Perché il pensiero del cibo mi dà sempre tanta soddisfazione?» domandò, guardando verso Emily. In questo momento, non vorrei essere da nessun’altra parte, con nessun altro!» aggiunse significativamente con un ammiccamento.

    Emily sorrise. Coral aveva sempre amato il cibo, ma da quando aveva rotto con il suo fidanzato, Steve, aveva cominciato a dimagrire, e questo non era da lei. L’appetito dell’amica era leggendario, e andava di pari passi con la sua popolarità e il suo modo brillante di vedere la vita.

    «L’unico elemento che può completare questo quadretto idilliaco» aggiunse Coral mentre esaminava il menù, «sarebbe che un sensazionale maschio italiano si presentasse sui due piedi e mi invitasse per un appuntamento esotico. Ma non prima che abbia gustato la mia cena» aggiunse ironica.

    Emily pensò soddisfatta che il cambiamento di scenario sembrava avere avuto un effetto positivo sullo stato mentale di Coral. La sua recente depressione sembrava meno evidente, almeno in quel momento. Coral e Steve erano stati insieme per quattro anni, sebbene nessuno dei due apparentemente volesse impegnarsi, quando un giorno, all’improvviso, Steve aveva dichiarato che ne aveva avuto abbastanza. Dire che era stata una bomba era minimizzare l’episodio e anche Emily ne aveva risentito. Loro due dividevano l’appartamento, ed era stato orribile vedere l’allegra e positiva Coral così abbattuta. Mentre scorreva le dita sul menu, Emily si accigliò leggermente. Andava bene pensare alle relazioni amorose degli altri, ma che ne era della sua vita sentimentale? Doveva ammettere di non occuparsene molto in quel momento... e chi avrebbe potuto biasimarla, del resto? La sua fiducia nella possibilità che le relazioni umane avessero lunga vita era andata in pezzi quando Marcus, il suo ultimo ragazzo, era diventato l’obiettivo della sua migliore amica all’università, che non aveva fatto mistero di averlo sempre desiderato. Questo non aveva mai preoccupato Emily, che aveva fiducia in Marcus, ma quando invece lui aveva inaspettatamente ceduto al fascino dell’altra donna, Emily aveva vissuto la sua bomba. Allora era stato il turno di Coral di raccogliere i pezzi del suo ego e del suo cuore bruciato. Emily sospirò brevemente e scacciò quei pensieri. Era accaduto un anno prima, e sebbene vi pensasse raramente oramai, era stata una dura lezione. Guardati da coloro che pensi meritino la tua fiducia. Soprattutto da quegli uomini affascinanti che attraggono le donne.

    Al momento, si distrasse ordinando le pietanze alla giovane cameriera italiana, e pochi minuti dopo due bicchieri di vino bianco erano sul tavolo. Coral sollevò il proprio verso Emily. «Salute!» esclamò prima di bere un lungo sorso, ed Emily

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