Le figlie del defunto colonnello
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Info su questo ebook
L'ebook è corredato da una ricca introduzione e da un apparato di note sull'autrice e sulla traduzione.
Inizia così Le figlie del defunto colonnello, uno dei racconti più celebri di Katherine Mansfield. Vissute all'ombra di un padre burbero e autoritario, alla sua morte due sorelle nubili e non più giovani si ritrovano a fare i conti con la propria esistenza. In bilico tra Čechov e Virginia Woolf, Mansfield ci regala uno spaccato di vita che ha l'intensità di un quadro impressionista.
Questa nuova traduzione curata da Rosaria Fiore fa parte degli ebook dei Dragomanni (www.dragomanni.it).
(Circa 55.000 caratteri complessivi).
Katherine Mansfield
Katherine Mansfield (1888–1923) was born into a wealthy family in Wellington, New Zealand. She received a formal education at Queen’s College in London where she began her literary career. She found regular work with the periodical Rhythm, later known as The Blue Review, before publishing her first book, In a German Pension in 1911. Over the next decade, Mansfield would gain critical acclaim for her masterful short stories, including “Bliss” and “The Garden Party.”
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Anteprima del libro
Le figlie del defunto colonnello - Katherine Mansfield
Schember
Nota introduttiva
di Rosaria Fiore
Katherine Mansfield scrisse Le figlie del defunto colonnello (The daughters of the late Colonel) nell’autunno del 1921 a Mentone, presso Villa Isola Bella. Il racconto comparve quello stesso anno in The London Mercury e nel 1922 fu ripubblicato a New York all’interno della raccolta The Garden Party and other Stories.¹
Le figlie del defunto colonnello è uno dei racconti più noti di Katherine Mansfield, nonché l’unico, come lei stessa ebbe ad affermare, di cui si sentiva davvero soddisfatta. E in effetti questo piccolo «capolavoro di psicologia e humour», come è stato definito, racchiude la quintessenza della sua poetica. Da esso emerge la straordinaria capacità di questa scrittrice di osservare la realtà e di ritrarla sulla pagina con la maestria di un pittore, tanto da indurre diversi critici a parlare di «impressionismo letterario».²
A ciò si accompagna un’altrettanto incredibile capacità di penetrare l’animo umano e di dare vita a personaggi straordinariamente vivi, seppure mai eroici e sempre protagonisti di vicende minori o minime. Mansfield prediligeva, infatti, eventi del tutto insignificanti, oltre che circoscritti nel tempo e nello spazio. Una scelta che la avvicina al suo grande maestro, Čhecov, il quale pure preferiva gli stati d’animo all’azione e personaggi anonimi protagonisti di storie semplici in cui non accade nulla di eroico. Dotata di straordinaria acutezza, Mansfield puntava lo sguardo su porzioni infinitesimali di realtà che poi ingrandiva a dismisura per meglio soffermarsi su dettagli minimi e all’apparenza insignificanti. Istanti di vita che dilatandosi si rifrangono attraverso i punti di vista di diversi personaggi dando vita a una narrazione frammentaria e discontinua.
Altra caratteristica dei racconti di Katherine Mansfield è quella di trasportare il lettore in medias res, privandolo del rassicurante accompagnamento che il prologo gli offriva. E Le figlie del defunto colonnello non fa eccezione. Protagoniste del racconto sono le due sorelle del titolo, Josephine e Constantia, che, come risulterà immediatamente chiaro, hanno vissuto la loro intera esistenza all’ombra di un padre autoritario e dispotico. «La settimana successiva fu una delle più indaffarate della loro vita. Persino quando andavano a letto, a stendersi e riposare erano soltanto i loro corpi; la mente non si fermava, continuava a riflettere sulle cose, a sviscerarle, a interrogarsi, a decidere, a cercare di ricordare dove . . .» Chi parla è un narratore in terza persona, che però non ci deve ingannare, in quanto non si tratta del classico narratore onnisciente, bensì di una delle molte voci di cui si compone il racconto. Voci che si fondono e si confondono in un continuo slittamento di punti di vista, in un giustapporsi di prospettive, che insieme creano quel flusso di coscienza (o stream of consciousness) che scardinò il costrutto tradizionale della narrazione e ne sovvertì il convenzionale ordine