Fan 31 - 31 partite della juve, 31 suggestioni raccontate con sentimento e ironia dal fan del seggiolino #31
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Fan 31 - 31 partite della juve, 31 suggestioni raccontate con sentimento e ironia dal fan del seggiolino #31 - Andrea Pegolo
Nota introduttiva
L’idea di Fan 31 è nata in un luglio monotono, scevro di adrenalina calcistica. Proprio così, nell’estate del 2012, la palla era ferma, bloccata, impantanata nella solita pozzanghera che si forma nel periodo più umido e afoso dell’anno. Come se non bastasse, la pozza emanava un fetore davvero disgustoso, causato non tanto dallo stagnante s-h-i-t journalism connesso al calciomercato
(più puzzette, che soffiate), ma soprattutto dalle paludose (tuttora tali) vicende del calcio scommesse
.
È proprio in quel luglio torbido (l’ennesimo, verrebbe da dire), in cui molti tifosi hanno scelto di farsi vincere dalla morbosa e fuorviante sete d’informazione e altri, addirittura, dalla totale perdita di fede in "Eupalla", che ho deciso di tapparmi il naso e affondare i piedi in quella pozzanghera per recuperare l’amato pallone, il mio
pallone, e restituirgli la sua peculiarità congenita: il rimbalzo.
Fan 31 ha uno sviluppo verticale, talvolta irregolare, proprio come il rimbalzo del pallone. Non si limita a narrare i fatti attraverso piatti e vuoti cronachismi, ma si spinge verso l’alto, fino agli spalti, affollatissimi, dell’animo umano per raccontare, con sentimento e fantasia, le mille sfumature che contraddistinguono un vero tifoso, bianconero.
#1 Buona la prima
Serie A, giornata 1
Juve-Parmigiani 2-0 (Lichsteiner, Pirlo)
Il ricordo è un modo di incontrarsi
Kahlil Gibran
Avrò avuto sei o sette anni. Di quel giorno conservo pochi ricordi, ma tutti nitidi.
Una flebo di pollini rinvigoriva l’aria apatica della metropoli, era primavera inoltrata. Io stavo in piedi al Comunale, appollaiato sull’ultima gradinata della curva Filadelfia. Mi giravo e rigiravo come un pulcino alla scoperta del suo nido, piccolo rifugio in un mondo enorme. A soli quaranta metri di volo, c’era Giampiero Boniperti, un’istituzione più importante delle maestre di scuola e degli insegnanti di catechismo. Lassù, nel posto più alto dello stadio, mi nutrivo di immagini e di suoni nuovi, in perfetto equilibrio sulla sottile linea che in una mappa bidimensionale separa il fuori dal dentro, la città dallo stadio, il pericardio dal miocardio.
La mano robusta del nonno, che uncinava la mia spalla, mi riparava dall’angusta percezione della massa sconfinata. Settantamila corde vocali vibravano all’unisono ripentendo una sola parola, dolcissima: Juve
.
Mio nonno tifava Toro, ma mi portò a vedere per la prima volta la mia squadra del cuore. Un atto di coraggio, altruismo e fantasia
, per dirla alla De Gregori, che non ho mai dimenticato.
L’avversario di turno era l’Udinese. In campo, tra i tanti che ricordo e non ricordo, c’erano i maestri del ballon e della bola: Platini e Zico. Le Roi Michel mi colpì subito per la sua corsa stilosa a testa alta. Se, come sosteneva Boskov, "Gullit i come cervo chi esci di foresta", Platini era una gazzella ammaestrata da una volpe, che nascondeva le ballon nel sottobosco del gioco.
Ogni volta che Le Roi prendeva palla, la mantella nera del nonno era scossa dallo spostamento d’aria provocato dai tifosi euforici e si fondeva con la mia felpa bianca, formando un imprevisto drappo bianconero.
Esultai tre volte, con un certo contegno e imbarazzo da prima volta
. Poi uscii fuori sospinto per inerzia dal fiume bianconero che sfociava su Via Filadelfia e si incanalava in Corso Agnelli.
Quello fu il mio battesimo allo stadio, il mio esordio e, anche se non mi ricordo esattamente il risultato finale e i marcatori, mi resterà scolpito nel cuore per il resto della vita.
Trent’anni dopo mi trovo sempre in piedi, ma nella curva di un altro stadio, questa volta soltanto bianconero. Sarà più o meno il mio trentunesimo esordio stagionale e la Sorte mi ha assegnato il seggiolino numero 31. Speriamo porti bene!
Alla mia destra c’è lo scaramantico Gianni, un sessantenne marchiato Juve dentro e fuori che dispensa alla folla caramelle zebrate per aggraziarsi le simpatie dei numi del calcio. Alla mia sinistra, mio fratello Gianluca, che, smartphone alla mano, sponsorizza ai vicini, quasi fosse finanziato dalla Samsung, decine di mob-app per tutti i gusti. Poco più in là, defilati, ci sono Tonino e Niky, che osservano il riscaldamento in religioso silenzio e ogni tanto controllano l’ora.
Ognuno ha il suo modo di scongiurare la paura della stecca
nell’esordio stagionale, ognuno imbocca la sua scorciatoia per evitare gli ingorghi emotivi sulla via maestra. Io mi rifugio in quella prima volta allo stadio
, volgendomi all’indietro. A proposito, alle mie spalle c’è un bimbo di Cerignola che mi impone di stare seduto. Si è sobbarcato quindici ore di viaggio insieme al nonno per assistere alla sua prima partita dal vivo e non vuole perdersi neppure il torello del riscaldamento! Io gli do retta e, cercando mio nonno tra nuvole e bandiere, prego che anche questa volta sia buona la prima
. Per me e per l’altro bambino.
#2 Eppur si muove… la classifica
Serie A, giornata 5
Viola-Juve 0-0
I wanna be in a band when I get to heaven
Radiohead
Ci sono solo tre ragioni giustificabili per non seguire una partita della Juve: il primo appuntamento galante (ma solo con la donna o l’uomo che vi starà accanto per il resto della vita), la nascita di un figlio (ma solo se è il primo), un concerto della vostra band preferita (ma solo se alla domanda Che musica ti piace?
non si è soliti rispondere A me piace tutta la musica
). Detto fatto, visto che l’appuntamento galante fatidico e la nascita del primo erede mi sono capitati durante la pausa della nazionale, il 25 settembre scorso ho perso la diretta di Fiorentina-Juventus per assistere al concerto dei Radiohead in quel di Bologna, prediligendo, se non altro, le cantate di Thom Yorke alle cantonate di Fabio Caressa e alle cantilene di Beppe Bergomi.
Quando per le tre ragioni precedenti si è impossibilitati a vedere una partita della Juve ci sono poi tre escamotage per non restare del tutto indifferenti alle sorti della Vecchia Signora: portarsi una radiolina con tanto di cuffia in-ear, che all’abbisogna può essere spacciata come auricolare del telefonino (per non sentirsi dare del drogato
da chi non può capire); seguire il risultato in tempo reale o addirittura la diretta testuale tramite una mob-app (sui vari store ce ne sono a bizzeffe); last but not least, registrarsi la partita con il videoregistratore o con il MySky per poi vederla in differita (senza sapere il risultato sarebbe la soluzione ideale). Naturalmente tutti questi metodi possono essere utilizzati congiuntamente, a patto che non si presentino condizioni sfavorevoli non determinate dalla volontà del soggetto.
Nel mio caso, per esempio, sentire la partita per radio durante il concerto sarebbe stato tecnicamente impossibile (oltre che irriverente nei confronti degli amici
giunti dalla remota Albione), così come guardare la registrazione del match senza conoscere il risultato (in un’arena con venticinquemila cristiani la fuga di informazioni è assicurata!). Quindi, per non rientrare nelle pagine postume