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Cavalleria rusticana
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Cavalleria rusticana
E-book85 pagine56 minuti

Cavalleria rusticana

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La "Cavalleria rusticana" è una novella scritta da Giovanni Verga ed appartenente alla sua prima raccolta di novelle, intitolata Vita dei campi,del 1880. È una storia d'amore e di gelosie, ambientata in un paese della Sicilia, Vizzini, nel secondo Ottocento.

Verga stesso ne fece una trasposizione teatrale nel 1884, esordio teatrale dello scrittore. La Cavalleria rusticana venne rappresentata la prima volta il 14 gennaio 1884 dalla compagnia di Cesare Rossi al Teatro Carignano di Torino, con Eleonora Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu. Il dramma, come già aveva intuito il Giacosa che aveva seguito il lavoro del Verga ed a cui è dedicata, ottenne un grande successo.

Nel 1890, il compositore Pietro Mascagni, volendo partecipare ad un concorso indetto dall'editore milanese Sonzogno, chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse Cavalleria rusticana, una novella popolare di Giovanni Verga come base per l'opera. Lui e il suo collega Guido Menasci, lavoravano per corrispondenza con Mascagni, mandandogli i versi su delle cartoline.

La prima rappresentazione di Cavalleria rusticana fu un successo inaudito, con Mascagni che venne richiamato sul palco dagli applausi del pubblico per 4 volte, e vinse il Primo Premio del concorso. In quello stesso anno, in seguito al tutto esaurito delle repliche al Teatro Costanzi, l'opera fu rappresentata in tutta Italia, oltre che a Berlino e a Londra (allo Shaftesbury Theatre nell'ottobre 1891 e al Royal Opera House nel maggio 1892).
LinguaItaliano
EditoreScrivere
Data di uscita27 apr 2011
ISBN9788895160474

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    Verga’s work is associated with the realism of the late 19th century and most of his stories depict the simple and harsh life of Sicilian peasants. This collection is named for his story Cavalleria Rusticana, mostly known in the English-speaking world for Mascagni’s opera of the same name. The actual story (the opera was based on Verga’s dramatic adaptation) is quite short, a quick tale of adultery and violence. These often appear in Verga’s other stories, along with poverty and privation. A couple stories betray Verga’s familiarity with upper class life – “Picturesque Lives” has its narrator reminiscing about visiting a small village with an unnamed woman, “How, when and why” is about an affair amongst the wealthy.Most of the stories are fairly involving but the more memorable ones tend to be the extended narratives – the early “Nedda”, about a farm laborer considered poor even by comparison to the other girls, whose brief happiness is destroyed by conventional morality, “Jeli the Shepherd”, a leisurely depiction of the life of a good-natured and poor shepherd who never forgets his childhood sweetheart but who meets a bad ending, and “Rosso Malpelo” which follows a nasty, unhappy miner who also comes to a bad end. Of the shorter stories, “The She-Wolf” – an intense depiction of a voracious man-eater – and the feverish “Wolf-hunt” – another one about adultery – were probably the most memorable. As is often mentioned, Verga succeeds in giving his poor characters dignity without, for the most part, romanticizing or sentimentalizing their plight.

Anteprima del libro

Cavalleria rusticana - Giovanni Targioni Tozzetti

lirica

La novella

da Vita nei campi, 1880 Giovanni Verga

Cavalleria rusticana

Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll’uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quella della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche. Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata.

Ma con tutto ciò Lola di massaro Angelo non si era fatta vedere né alla messa, né sul ballatoio, ché si era fatta sposa con uno di Licodia, il quale faceva il carrettiere e aveva quattro muli di Sortino in stalla. Dapprima Turiddu come lo seppe, santo diavolone! voleva trargli fuori le budella della pancia, voleva trargli, a quel di Licodia! Però non ne fece nulla, e si sfogò coll’andare a cantare tutte le canzoni di sdegno che sapeva sotto la finestra della bella.

- Che non ha nulla da fare Turiddu della gnà Nunzia, - dicevano i vicini, - che passa la notte a cantare come una passera solitaria?

Finalmente s’imbatté in Lola che tornava dal viaggio alla Madonna del Pericolo, e al vederlo, non si fece né bianca né rossa quasi non fosse stato fatto suo.

- Beato chi vi vede! - le disse.

- Oh, compare Turiddu, me l’avevano detto che siete tornato al primo del mese.

- A me mi hanno detto delle altre cose ancora! - rispose lui. - Che è vero che vi maritate con compare Alfio, il carrettiere?

- Se c’è la volontà di Dio! - rispose Lola tirandosi sul mento le due cocche del fazzoletto.

- La volontà di Dio la fate col tira e molla come vi torna conto! E la volontà di Dio fu che dovevo tornare da tanto lontano per trovare ste belle notizie, gnà Lola! -

Il poveraccio tentava di fare ancora il bravo, ma la voce gli si era fatta roca; ed egli andava dietro alla ragazza dondolandosi colla nappa del berretto che gli ballava di qua e di là sulle spalle. A lei, in coscienza, rincresceva di vederlo così col viso lungo, però non aveva cuore di lusingarlo con belle parole.

- Sentite, compare Turiddu, - gli disse alfine, - lasciatemi raggiungere le mie compagne. Che direbbero in paese se mi vedessero con voi?...

- È giusto, - rispose Turiddu; - ora che sposate compare Alfio, che ci ha quattro muli in stalla, non bisogna farla chiacchierare la gente. Mia madre

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