Echea
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Kristine Kathryn Rusch
USA Today bestselling author Kristine Kathryn Rusch writes in almost every genre. Generally, she uses her real name (Rusch) for most of her writing. Under that name, she publishes bestselling science fiction and fantasy, award-winning mysteries, acclaimed mainstream fiction, controversial nonfiction, and the occasional romance. Her novels have made bestseller lists around the world and her short fiction has appeared in eighteen best of the year collections. She has won more than twenty-five awards for her fiction, including the Hugo, Le Prix Imaginales, the Asimov’s Readers Choice award, and the Ellery Queen Mystery Magazine Readers Choice Award. Publications from The Chicago Tribune to Booklist have included her Kris Nelscott mystery novels in their top-ten-best mystery novels of the year. The Nelscott books have received nominations for almost every award in the mystery field, including the best novel Edgar Award, and the Shamus Award. She writes goofy romance novels as award-winner Kristine Grayson, romantic suspense as Kristine Dexter, and futuristic sf as Kris DeLake. She also edits. Beginning with work at the innovative publishing company, Pulphouse, followed by her award-winning tenure at The Magazine of Fantasy & Science Fiction, she took fifteen years off before returning to editing with the original anthology series Fiction River, published by WMG Publishing. She acts as series editor with her husband, writer Dean Wesley Smith, and edits at least two anthologies in the series per year on her own. To keep up with everything she does, go to kriswrites.com and sign up for her newsletter. To track her many pen names and series, see their individual websites (krisnelscott.com, kristinegrayson.com, krisdelake.com, retrievalartist.com, divingintothewreck.com). She lives and occasionally sleeps in Oregon.
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Anteprima del libro
Echea - Kristine Kathryn Rusch
a cura di Sandro Pergameno
Kristine Kathryn Rusch
Echea
Traduzione di Alessandro Rossi
Prima edizione luglio 2014
ISBN versione ePub: 9788867753864
© 2014 Kristine Kathryn Rusch
Titolo originale: Echea
Traduzione: Alessandro Rossi
Copertina: Tiziano Cremonini
Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
Font Exo Sans by Natanael Gama, SIL Open Font Licence 1.1
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
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Indice
Kristine Kathryn Rusch
Echea
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Delos Digital e il DRM
In questa collana
Tutti gli ebook Bus Stop
Kristine Kathryn Rusch
Nata il 4 giugno del 1960 a Oneonta (New York, USA), Kristine Kathryn Rusch ha raggiunto il successo come editor di Magazine of Fantasy & Science Fiction, che ha guidato per sei anni, dal 1991 al 1997, vincendo anche un premio Hugo come miglior editor professionale. In seguito ha abbandonato l’editing per concentrarsi sulla produzione narrativa, diventando in breve una delle scrittrici di punta del mercato americano. Dotata di grandi doti narrative, la Rusch si è dimostrata autrice competente e prolifica in numerosi campi, passando con disinvoltura dalla fantascienza hard al romance, fino ai romanzi gialli. Nel campo prettamente fantascientifico si è fatta notare per i suoi magnifici racconti e romanzi brevi, come Millennium Babies (premio Hugo 2001 come miglior novelette), Recovering Apollo 8 (Il recupero dell’Apollo 8, Delos Odissea), The Retrieval Artist (2002, vincitore del premio Endeavour; questo romanzo breve sarà presto pubblicato in questa stessa collana), e il ciclo di avventura spaziale iniziato con Diving into the Wreck (2008; anche questo romanzo breve è stato acquisito per questa collana). Echea, del 1999, è una delle sue storie più acclamate, finalista a tutti i maggiori premi del settore, dallo Hugo al Nebula, allo Sturgeon e al Locus.
Dello stesso autore
Kristine Kathryn Rusch, Un tuffo nel relitto Biblioteca di un sole lontano ISBN: 9788867754892
1
Se chiudo gli occhi lei appare nella mia mente com’era nel primo momento in cui l’ho vista: piccola, fragile, con la pelle innaturalmente pallida e gli occhi orientali color cioccolato. Aveva i capelli bianchi come la luna in una sera senza nuvole. Quel giorno pensai che i suoi occhi fossero l’unico spunto di colore su quel viso minuto e tirato per la stanchezza. Aveva sette anni ma ne dimostrava tre.
E il suo modo di fare era diverso da quello di chiunque altro avessimo mai conosciuto prima.
O dopo.
2
Avevamo tre bambini e una bella vita. Non eravamo persone impulsive, ma sentivamo davvero di avere qualcosa da dare. Casa nostra era grande e il denaro non mancava; per qualunque bambino ciò avrebbe rappresentato una fortuna.
Sembrava davvero un buon auspicio.
Cominciò tutto con le brochure. Le vedemmo la prima volta mentre eravamo in un caffè all’aperto vicino a casa nostra. Stavamo pranzando, quando intravedemmo i puntini colorati che fluttuavano, l’immagine fuggente del volto di un bambino. Io e mio marito li sfiorammo e l’immagine si aprì davanti a noi.
Una veduta della Luna, con la Terra sopra l’orizzonte come una gigantesca palla blu e bianca, una presenza incombente, linda e sana e per qualche ragione tormentata dai sensi di colpa. La Luna invece appariva spoglia come sempre, almeno finché non ci si concentrava. Perché così si notavano i segni e la cupola infranta aperta alle stelle. Nell’angolo della prima brochure che aprii, proprio al margine della riproduzione, vidi delle chiazze di sangue. Erano sparse sui crateri e sulle rocce e avevano lasciato buchi grandi quanto un pugno nella polvere. Non avevo bisogno di spiegazioni riguardo la causa. Gli effetti dei proiettili ad alta velocità in ambienti a gravità ridotta li vedevamo ogni volta che scaricavamo i notiziari.
La brochure iniziava con la Luna e finiva con i visi dei profughi: pallidi, sfiniti, sconfitti. I servizi di trasporto passeggeri verso la Terra erano praticamente interrotti. All’inizio chi poteva permettersi di pagare semplicemente tornava qui, ma già nel momento in cui furono distribuite le brochure, le regole per il rientro sulla Terra erano cambiate. Poteva tornare solo chi aveva familiari ancora in vita e disposti a riconoscere il legame di parentela – e in possesso dei documenti ufficiali per dimostrarlo.
Da queste norme erano esentati i bambini, gli orfani e i rifugiati di guerra ancora minorenni. A loro era permesso di tornare sulla Terra se i loro corpi erano in grado di tollerarlo, se erano disposti a essere adottati e a rinunciare a qualsiasi rivendicazione potessero avere sui territori lunari.
Per avere una casa dovevano rinunciare alle stelle.
3
Andammo a prenderla a Sioux Falls, lo scalo per navette spaziali più vicino a casa nostra, adibito anche a centro di accoglienza temporaneo. Lo spazioporto era un luogo davvero avvilente. Era progettato per fare da molo d’imbarco per prigionieri politici e soldati spaziali. L’avevano costruito sul terreno ondulato della prateria ed era un complesso molto vasto, con recinzioni laser che scintillavano alla luce del sole. C’erano guardie davanti a ogni entrata e altre sorvegliavano dall’alto sospese in aria. Uomini armati con fucili laser ci scortarono nell’edificio principale, un palazzo di cemento e acciaio finito di costruire quasi un secolo prima, funzionale, freddo e antico. I corridoi odoravano di muffa. Il cemento si sbriciolava e copriva tutto con una sottile patina di polvere grigia.
La navetta di Echea era già atterrata. Era già passata dalla decontaminazione e dall’infermeria; aveva già fatto gli esami psichiatrici e i controlli medici. Non sapevamo se ce l’avrebbero consegnata finché non chiamarono il nostro nome.
Ci incontrammo in una stanza di cemento senza finestre, riparata dal sole e dal mondo intero. Non c’erano mobili.
Si aprì una porta e comparve una bambina.