Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò
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Info su questo ebook
Lewis Carroll
Charles Lutwidge Dodgson, aka Lewis Carroll (1832–1898), was an English writer, mathematician, logician, deacon and photographer. He is most famous for his timeless classics, Alice’s Adventures in Wonderland and Through the Looking Glass. His work falls within the genre of ‘literary nonsense’, and he is renowned for his use of word play and imagination. Carroll’s work has been enjoyed by many generations across the globe.
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Anteprima del libro
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò - Lewis Carroll
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~ 9 ~
Nell’anno 1914 Umberto Notari — fra gli editori italiani più illuminati, creativi e innovativi della prima metà del Novecento — pubblicò la traduzione italiana del libro di Lewis Carroll Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (1871), con il titolo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. È questo un libro bellissimo, del tutto diverso da Alice nel paese delle meraviglie (1865), di cui è la continuazione.
Lewis Carroll lascia il gioco delle carte e narra le nuove avventure oniriche della giovane Alice mediante l’espediente del gioco degli scacchi.
Il presente libro include i disegni originali di sir John Tenniel, pubblicati nella prima edizione inglese. Questa edizione riprende per intero l’opera pubblicata dal Carroll nel 1871, correggendone alcuni refusi presenti nella versione italiana.
Questa edizione digitale inoltre include Note e Capitoli interattivi, Notizie recenti sull'autore e sul libro e un link per connettersi alla comunità di Goodreads e condividere domande e opinioni.
Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Cheshire, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore, matematico, fotografo e logico britannico. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori.
© Fabio Di Benedetto, 2015. Edizione 3.0
ISBN: 978-88-91112-91-0
In copertina:
John Tenniel, disegni tratti dall’edizione originale di Through the Looking Glass, 1871.
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Attraverso lo specchio
e quel che Alice vi trovò
Con le illustrazioni originali di John Tenniel
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Lewis Carroll
Attraverso lo specchio
e quel che Alice vi trovò
Con le illustrazioni originali di John Tenniel
Nota alla presente edizione
Nell’anno 1914 Umberto Notari — fra gli editori italiani più illuminati, creativi e innovativi della prima metà del Novecento — pubblicò la traduzione italiana del libro di Lewis Carroll Through the Looking-Glass, and What Alice Found There, con il titolo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.
È questo un libro bellissimo, del tutto diverso da Alice nel paese delle meraviglie, di cui è la continuazione.
Carroll lascia il gioco delle carte e narra le nuove avventure oniriche della giovane Alice mediante l’espediente del gioco degli scacchi.
Nell’edizione originale (pubblicata nel 1871 dalla casa editrice inglese Macmillan con le illustrazioni di John Tenniel) era presente un interessante schema che, come un indice in guisa di scacchi, introduceva il lettore alla lettura del racconto suggerendo che la protagonista avrebbe vinto la partita in undici mosse («Gioca il Pedone Bianco (Alice), e vince in undici mosse»). Si vuole qui riproporlo, per il gusto del lettore.
Questo libro include inoltre tutti i disegni originali di sir John Tenniel pubblicati nella prima edizione inglese.
Si segnala che in questa edizione sono stati corretti alcuni refusi presenti nella pubblicazione originale italiana.
FdB
Lewis Carroll
Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò
I. Lo specchio
Una cosa era certa: che il micino bianco non c’entrava affatto: la colpa era tutta del nero. Durante l’ultimo quarto d’ora Dina, la gatta madre, aveva lavata la faccia al micino bianco (operazione che il micino dopo tutto, aveva sopportato con dignità); era quindi chiaro che esso non aveva potuto aver parte nel misfatto.
Il modo come Dina lavava la faccia ai figli era questo: prima teneva il poverino per l’orecchio con una zampa, e poi con l’altra gli stropicciava tutto quanto il muso, contro pelo, principiando dal naso; e proprio poco prima, come ho detto, era stata occupatissima col micino bianco, che se ne stava tranquillo e calmo tentando di far le fusa, certo col sentimento che tutto si faceva per il suo bene.
Ma il gattino nero era stato lavato prima in quel pomeriggio; e così, mentre Alice se ne stava rannicchiata in un cantuccio della maestosa poltrona, in una specie di dormiveglia, esso s’era dato a una gran partita di salti col gomitolo che Alice aveva pazientemente fatto dalla matassa di lana, rotolandolo su e giù finchè l’aveva tutto ingarbugliato. Ed ora ecco il gomitolo sparso sul tappeto tutto nodi e grovigli, col gattino in mezzo che cerca di acchiapparsi la coda.
«Ah, brutto micio» gridò Alice acchiappando il gattino e dandogli un bacio per fargli capire d’essere in collera. «Veramente Dina avrebbe dovuto insegnarti a essere più educato! Tu devi farlo, Dina, tu sai che devi farlo!» essa aggiunse, dando un’occhiata di rimprovero alla gatta madre, e parlando col suo miglior tono di disapprovazione. E poi, arrampicatasi di nuovo sulla poltrona, dopo aver preso con sè il gattino e la lana, cominciò a rifare il gomitolo. Ma andava innanzi lentamente, perché nel frattempo chiacchierava, un po’ per il gattino e un po’ per sè. Sulle ginocchia di lei il micio sedeva in aria triste, fingendo di osservare il progresso del gomitolo e di tanto in tanto sporgendo una zampetta, e pianamente toccando la palla, come per dire che, potendo, avrebbe aiutato il lavoro volentieri.
«Sai che è domani, micino?» cominciò Alice. Se fossi venuto alla finestra con me, tu l’avresti indovinato… Ma Dina ti lavava la faccia e non hai potuto. Io guardavo i ragazzi che raccoglievano le fascine e le frasche per la fiammata di carnevale. Ce ne vogliono molte di fascine, micino. Ma faceva tanto freddo e nevicava tanto, che dovettero andarsene. Non importa, micino, domani andremo a vedere la fiammata».
Qui Alice avvolse due o tre volte il filo intorno al collo del gattino, per vedervi l’effetto; ma nell’atto le sfuggì il gomitolo che rotolò sul pavimento, disfacendosi di nuovo per molti metri di filo.
«Sai, micino, io ero così arrabbiata — continuò Alice, appena si furono riaccomodati sulla poltrona — quando vidi tutto il danno che avevi fatto. Avrei quasi aperto la finestra per gettarti nella neve! E l’avresti meritato, brigantaccio! Che hai da dire? Non m’interrompere!» essa continuò, levando un dito. «Ora ti dirò tutte le tue cattive azioni. Prima: questa mattina, hai strillato due volte, mentre Dina ti lavava la faccia. E non puoi negarlo, micino, l’ho sentito io. Che cosa dici? — (fingendo che il gatto abbia parlato) — Ch’essa t’aveva fatto entrar una zampa nell’occhio? Colpa tua, se tenevi gli occhi aperti: se li avessi tenuti ben chiusi, non sarebbe accaduto. Ora sono inutili le scuse, ascolta. Secondo: tu hai tirato Nevina per la coda mentre io le mettevo innanzi il tegame del latte. Che cosa? Avevi sete anche tu? Come sai che non fosse assetata anche lei? Terzo: hai disfatto il gomitolo mentre io guardavo da un’altra parte. Sono tre mancanze, Frufrù, e tu non hai avuto ancora nessun castigo. Tu sai che ti riserbo i castighi