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I quattro palazzi
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I quattro palazzi
E-book237 pagine2 ore

I quattro palazzi

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Info su questo ebook

Il secondo libro della serie degli agenti Colonnese e Sciacchitano dei Servizi Segreti Italiani a Napoli.
LinguaItaliano
Data di uscita24 feb 2016
ISBN9788892558014
I quattro palazzi

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    Anteprima del libro

    I quattro palazzi - Elvio Porta

    nuovi"

    I

    La mattina di lunedì 2 Giugno 2014 Guglielmo pensava che Anna De Vasconcellos fosse sospettamente allegra.

    Anche Sciacchitano sembrava allegro, ma lui non faceva testo.

    Peppe rideva sempre, anche quando non ne aveva voglia. Fin da piccolo la vita gli aveva insegnato questo principio e lui non aveva mai smesso di seguirlo.

    Ed anche quella mattina, quando Guglielmo chiese chiarimenti sulla nuova missione che li bloccava a Napoli, Peppe si inserì allegramente senza aspettare la risposta, forse per il puro gusto di stizzire il collega con la sua finta superficialità:

    Scusate, io però prima vi ho chiesto una cosa e non mi avete ancora risposto: a pranzo volete due linguine coi polipetti alla Luciana, o il baccalà alla napoletana?... Questo me lo dovete dire, perché si tratta di due ristoranti diversi. Magari della missione ne parliamo quando saremo tranquillamente seduti a tavola.

    Anna sorrise: No, ne parliamo subito.

    Guglielmo pensò che lei aveva l'espressione di un gatto pronto a mangiarsi il canarino.

    Sciacchitano la guardò:

    Perché?

    La vostra nuova missione sta atterrando proprio in questo momento.

    E tutti e tre guardarono oltre i finestroni di cristallo l'enorme Tupolev dell' Aeroflot che stava atterrando come un grosso rapace che si avventa sulla pista.

    Guglielmo la guardò:

    Un'altra spia russa?

    Ma Anna mantenne il suo sorriso:

    Non è una spia. E non è neanche russa. E' una napoletana che ha sposato un russo. Lui la raggiungerà a qui tra pochi giorni. Nel frattempo la vostra missione è fare in modo che lei non si metta nei guai.

    Tutti e due la fissarono accigliati:

    E perché?

    Il marito è uno degli uomini più ricchi del mondo e lei dicono che sia una pazza scatenata.

    Sciacchitano sorrise:

    Puzza di fregatura. Se no a Roma non avrebbero mai passato a noi la moglie di uno stramiliardario.

    Oppure lei è talmente pazza che nessuno vuole trovarsi con la patata bollente in mano. Aggiunse Colonnese.

    Il che sempre una fregatura per noi è. Concluse Sciacchitano.

    Anna li guardò:

    Ma voi siete sempre così diffidenti?

    Sciacchitano replicò leggero:

    Questo è niente. Dovreste vedere quando ci mettiamo d'impegno!...

    Colonnese tagliò corto:

    Comunque quando arriva questo Re Mida?

    Tre, quattro giorni al massimo. Ve l'ho detto che era una cosa breve.

    Ma Guglielmo non la ascoltava più. Guardava sorpreso una ragazza molto giovane che, un borsone a tracolla, stava uscendo dagli arrivi nazionali:

    Margherita!

    La giovane sembrò sorpresa quanto lui:

    Papà?... Che ci fai qui?

    Tu che ci fai? Io ci lavoro.

    Lei esitò solo una frazione di secondo. Poi si illuminò del suo sorriso solare da diciassettenne capace di disarmare qualsiasi padre e replicò:

    Sono venuta a trovare Giorgetto. Mamma lo sa.

    Era plausibile. Giorgetto, il terzo figlio di Guglielmo era stato operato d'appendicite a Napoli solo pochi giorni prima. Ma questo viaggio tutto da sola, quando Margherita non si muoveva mai se qualcuno non le organizzava ogni dettaglio, gli sembrava molto sospetto.

    E da dove arrivi?

    Da Roma.

    In aereo?

    Lei sfarfallò gli occhi innocente:

    A scuola ho vinto un concorso sponsorizzato dall'Alitalia e ho avuto il volo gratis.

    Fare appello all'orgoglio paterno fu il colpo magistrale. Guglielmo cominciò a sorridere colpito e mormorò:

    Ah, si?... Io non sapevo niente...

    Lei fece spegnere un po' il suo sorriso:

    Tu non ci sei mai...

    Semplicemente magica. Un attimo prima Guglielmo era il padre severo che aveva colto sua figlia in fallo, ed un attimo dopo quello in fallo era lui.

    Margherita non era cattiva. Ma come tutte le diciassettenni, era certa che tutto quello che suggeriva il suo istinto non avesse bisogno di giustificazioni.

    E, prima che Guglielmo si fosse ripreso da questo uno-due, lei si rimise il suo accattivante sorriso sulle labbra e si rivolse ad Anna:

    Scusatemi, mi presento da sola. Che se aspettiamo mio padre facciamo notte.

    Anna De Vasconcellos.

    Peppe Sciacchitano. Sono un collega di tuo padre.

    Io sono Maggie.

    Strette di mano.

    Guglielmo precisò:

    Quando sono partito si chiamava Margherita...

    Lei cinguettò:

    Ma nel frattempo i secoli passano. Margherita era la mia bisnonna. Secondo voi io vi sembro una Margherita? E fece una piroetta.

    E solo allora Guglielmo si accorse che sua figlia indossava una minigonna da finta ragazzina che gli fece venire i sudori freddi. Ma non ebbe il coraggio di protestare.

    Anche perché Sciacchitano aggiunse:

    Signorina bella, ma perché vi preoccupate del nome che avete? Voi pure se vi chiamaste Leopoldo sareste sempre una delizia.

    Margherita rise:

    Io già gli voglio bene a quest'uomo. Papà lo posso eleggere zio?

    Stavolta scherzò anche Guglielmo:

    Devi passare prima sul mio cadavere.

    Lei fece spallucce con un gesto vezzoso:

    Va be', quello è facile. E adesso me la offrite una cosa da bere, che a bordo non ci hanno dato neanche un bicchiere d'acqua?

    ***

    La giovane cameriera posò sul tavolino il vassoio con una spremuta d'arancia per Maggie e tre caffè espressi (uno amaro per Guglielmo). Colonnese e Sciacchitano chiesero quasi all'unisono:

    Quant'è?

    Ma Anna li fermò:

    Paga l'agenzia. Siamo in missione. E mise delle monete nel vassoio.

    Anch'io? Chiese Maggie eccitata.

    Anna sorrise:

    Ma si. Più ne siamo e meglio è.

    Estrasse dalla grossa borsa il suo I-Pad e lo accese sul tavolino. Sullo schermo apparve l'immagine in caratteri cirillici di un passaporto russo con la foto di un uomo non vecchio, ma con tutti i capelli bianchi:

    Anatolij Ivanovic Kirilenco, nato a Smolensk l' 8 Giugno del 1950, uno dei più giovani membri del comitato centrale all'epoca di Gorbaciov e uno dei primi a passare con Eltsin...

    Guglielmo si accigliò:

    Ma tu sai leggere il russo?

    E chi sta leggendo? Mi ha detto tutto mio zio poco fa al telefono.

    Guglielmo accennò preoccupato a sua figlia:

    Ma... ne parliamo così?

    Anna continuò a sorridere:

    Non sono cose segrete. E proseguì:

    Kirilenko è un magnate dell'acciaio con un patrimonio di circa 48 miliardi di dollari...

    Solamente? Poveretto. Mi fa una pena... Commentò Sciacchitano.

    48 miliardi sono solo le cifre ufficiali.

    Guglielmo scosse il capo:

    Questo già mi sta antipatico.

    Ma Anna replicò:

    E fai male, perché grazie alla sua mogliettina napoletana, Maria Eugenia Massa Kirilenko...

    E sullo schermo apparve un foglio verde scritto in cirillico con la fototessera di una ragazza bruna dagli occhi scintillanti. Guglielmo ricambiò la simpatia manifestatagli da Margherita:

    E questa chi è? La nipote? Avrà più o meno l'età sua. Ed indicò Margherita che rise felice di sentirsi accettata tra gli adulti. Anna replicò:

    No, è la moglie. Ha 37 anni. E grazie a lei Kirilenko ha manifestato l'intenzione di venire ad investire in Italia.

    Guglielmo sospirò guardando la foto:

    48 miliardi di dollari... Questa qui deve avere delle grandi qualità nascoste. Poi si accorse del sorrisetto di Maggie ed aggiunse:

    No, perché a vederla così non sembra una gran bellezza...

    Ma Margherita replicò:

    E' la foto. Di persona è molto meglio.

    E tu che ne sai?

    Non è quella lì? Ed indicò una donna alta, dai lunghi capelli bruni, con grandi occhiali da sole, elegantissima nei suoi abiti d'alta moda, che, caracollando sui tacchi da 12 delle sue scarpe di pitone, usciva dal controllo passaporti scortata da due bodyguard in abito scuro ed occhiali a specchio regolamentari.

    Tutti le andarono incontro.

    La signora Kirilenko? Le sorrise accogliente Anna.

    Lei si fermò. Li guardò uno per uno e si tolse gli occhiali.

    Aveva un viso degno di Canova e due occhi bellissimi, lucidi di emozione. Strinse le mani in un gesto di preghiera e chiese in perfetto napoletano:

    P'ammore 'e Dio, dateme nu poco 'e cafè overo!

    ***

    Dopo l'espresso bollente Maria, in piedi accanto al bancone del bar, sospirò soddisfatta:

    Ah! Lassa fa' 'a Maronna!... Voi non avete idea: il caffè in Russia tiene lo stesso sapore del brodo. Una cosa che non si può neanche guardare!... Eppure oramai hanno le macchine importate dall'Italia. Niente. Secondo me lo fanno apposta. A Mosca per esempio, ci sta pure la pasta italiana. Te la devi fare tu se no ti danno la colla per i manifesti, però ci sta. Il caffè, niente! Fa schifo comunque, pure se te lo fai da sola!.. Ma chi è questa bella signorina?

    E' mia figlia. Si chiama Margherita...

    Ah. Brava. Io tengo una sorella che si chiama Margherita. Però il nome non le piace.

    E neanche a me. Replicò Maggie.

    Quant'è bella, dice proprio tale e quale a lei. Vieni qua.

    Maggie le si avvicinò, lei la prese sottobraccio ed accennò al bar:

    Vuoi qualcosa?

    Grazie, ho appena bevuto un'aranciata. Lanciò un'occhiata ai ai due bodyguard:

    I giovanotti non prendono niente?...

    Chi, 'e francubolle?!...

    Margherita rise:

    Perché francobolli?

    Perché stanno sempre azzeccati a me. Sono un regalo di mio marito... Si rivolse agli altri;

    Loro mangiano solo Borsh, che è una minestrone con lo yogurt dentro, e bevono Vodka russa, che è come quella che ci sta pure qua, ma tremila volte più forte...

    Poi aggiunse complice a Maggie:

    Io non capisco che li ha mandati a fare. Puverielle, questi parlano solo russo: pure se vogliono comprarsi le sigarette è un problema.

    Guglielmo si inserì:

    Mi scusi, Signora...

    Ma lei lo interruppe:

    No, qua' signora? Ci dobbiamo dare del tu. Io con il lei m'arravoglio sana sana. Come ti chiami tu?

    Guglielmo Colonn...

    Guglielmo. Io mi chiamo Maria Eugenia, ma tu chiamami Maria. E tu?

    Peppe Sciacchitano.

    Lei sorrise allegra:

    Bravo! Tenevo uno zio che si chiamava Peppe. Ovvì? La mia sorellina, mio zio, so' tornata in famiglia. Sei di Napoli pure tu, è vero?

    Sciacchitano annuì sorridendo. Guglielmo aggiunse:

    Veramente anch'io sono Napoletano. Accennò a sua figlia:

    E pure lei è nata qua.

    Maria sorrise ad Anna:

    E la signora?

    No, io no.

    E va buo', nun fa niente. Non si può avere tutto dalla vita!...

    Ridendo come una ragazzina si rimise gli occhialoni sul naso e, tenendo sempre Maggie, sottobraccio, chiese:

    Allora, andiamo? Che sto morendo dalla voglia di due linguine cu' 'e purpetielle affogati.

    Sciacchitano spalancò gli occhi:

    Gesù, veramente? Io adesso adesso gliel'ho proposto!...

    'Ovvì... disse lei E' destino!

    E si mosse verso l'uscita. Solo allora Anna De Vasconcellos si accorse che li seguiva un grosso carrello spinto da due uomini, stracolmo di valige tutte di Louis Vuitton.

    ***

    Uscendo sul piazzale esterno Anna lanciò un'occhiata all'auto scura accanto alla quale li aspettava l'agente Catalano e si scusò con Maria accennando ai due bodyguard:

    Mi dispiace, ma non sapevo che c'erano anche loro. Magari tu e Maggie venite con me. Colonnese, Sciacchitano e i giovanotti ci possono seguire con un taxi.

    Ma Maria rise:

    E perché? No, venite voi con la macchina mia che ci entriamo tutti quanti.

    Strinse sottobraccio Margherita:

    Così mi faccio due chiacchiere con la mia sorellina. Non ce la faccio più a parlare russo!

    E in quel momento le si fermò accanto una limousine infinitamente lunga con alla guida uno dei due bodyguard. L'altro aprì lo sportello. Maria invitò Maggie:

    Dai, sali. Lei salì a bordo. Maria la seguì con gli altri. Anna arrivò per ultima dopo che ebbe mandato via Catalano.

    L'interno era immenso, con due divani disposti ad L, dei quali uno lunghissimo. Di fronte a questo, bar, televisore, stereo, frigo ed ogni altro ben di Dio.

    Margherita chiese curiosa:

    Ma a Napoli si possono affittare macchine così?

    Maria rise divertita:

    Te l'immagini una macchina così dentro ai vicoli di Napoli? No, questa è arrivata stamattina da Mosca. Un altro regalo inutile di mio marito!...

    Maggie rise :

    Perché inutile?

    Maria replicò con finta esasperazione:

    Questa è corazzata! Ci puoi sparare pure col cannone non le fa niente. Non so quante tonnellate pesa.

    E be'? Tuo marito vuole che stai sicura...

    Lei si finse esasperata, ma senza perdere l'allegria:

    E ch' aggi' 'a fa', 'a guerra a Napoli che m'ha mandato stu carrarmato? Io capisco a Mosca che mio marito lo conoscono come il sette di denaro e mi possono pure rapire, ma qua chi mi conosce? Jammo, dite la verità, si mise le mani nei fianchi come una popolana prima di adesso voi lo sapevate che esisteva 'a signora Kirilenko?

    Poi, con un tono improvvisamente sussiegoso, disse qualcosa in russo ai due bodyguard seduti davanti. Loro risposero e l'auto partì silenziosissima.

    Maggie chiese:

    Ma sanno dove devono andare?

    Nun te preoccupa', ci sta 'o Gippiesse.

    E infatti con la voce femminile del navigatore che echeggiava rigorosamente in russo nell'immensa cabina, la limousine si immerse nel traffico intenso diretto verso il centro della città.

    Ma forse proprio per quella voce femminile molto soft che risuonava ogni tanto o per il morbido ondeggiare della silenziosissima macchina dopo poco i nostri si accorsero che Maria Eugenia Kirilenko aveva appoggiato il capo ad uno dei poggiatesta ed aveva chiuso gli occhi.

    Si scambiarono occhiate raccomandandosi reciprocamente il silenzio, e così tutto il resto del viaggio si svolse con i nostri che si limitarono a guardare lo scorrere della citta immersa nel sole che, oltre i finestrini oscurati di quella strana auto, sembrava ancora più bella. Solo quando la limousine imboccò il meraviglioso lungomare i due seduti avanti dissero qualcosa in russo attraverso l'interfonico. Maria si svegliò e rispose nella stessa lingua. Poi si rivolse ai nostri:

    Scusate, ma stamattina era ancora notte quando mi sono alzata. Facciamo così, magari le linguine coi porpetielli ce li mangiamo a cena... Ti dispiace?

    L'ultima era rivolta a Margherita che scosse il capo:

    Ma no.

    Però stasera vieni con noi? Eh? Promesso?

    Tutti le fecero ceno di si e Margherita annuì:

    Con piacere.

    Quant'è bella. E' tale e quale a mia sorella... Voi dove dovete andare?

    Anna replicò imbarazzata:

    Veramente avevamo prenotato per te all'hotel Vesuvio dove stanno loro, ma non sapevamo che c'erano i giovanotti. Comunque adesso provvediamo.

    Maria sorrise:

    Si vede che non lo conoscete a mio marito. Quello quando mi faceva partire se ogni particolare non era già organizzato?

    Ha già prenotato lui?

    Tutto l'attico dell'hotel Santa Lucia già dalla settimana scorsa.

    Aggiunse qualcosa in russo ai giovani alla guida e l'auto accostò davanti all'Hotel Vesuvio. Tutti scesero. Prima di lasciar andare Margherita, Maria le puntò l'indice:

    Oh, hai promesso.

    Maggie, per tutta risposta le dette un bacio sulla guancia e scese.

    Quant'è bellella!... Sorrise Maria. Maggie richiuse lo sportello e l'auto si mosse con l'imponenza di una nave che prende il largo.

    II

    Stare seduto ad uno dei tavoli del Ristorante Caruso all'attico del Grand'Hotel Vesuvio è come librarsi sul golfo di Napoli con la città alle spalle, sorvolando il Castel dell'Ovo, lasciandosi a sinistra il Vesuvio, a destra la collina di Posillipo e puntando dritti verso Capri.

    E' una visione talmente magica da far nascere in chi vi si abbandoni l'inconscio istinto a volerla condividere subito con qualcun altro.

    Infatti, entro pochi secondi dal momento in cui presero posto sulla terrazza del Caruso, Anna, Guglielmo, Peppe e Margherita avevano tutti e quattro il telefonino

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