L'Atlantico fra noi
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Giulia, l’amica di sempre, con la quale ha condiviso sogni e segreti fin dall’infanzia, la sollecita a lasciarsi andare a nuovi sentimenti come l’amicizia per quattro simpatici ufficiali della Navy statunitense di stanza in Italia Meridionale, e perché no? all’amore per uno di loro, Robert. Quest’ultimo le invita a New York per trascorrere le vacanze di Natale con la sua famiglia durante le quali le dichiara il suo amore.
Riuscirà Giulia, con l’aiuto degli amici americani, a far superare all’amica Laura la paura di amare per non soffrire ancora?
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Anteprima del libro
L'Atlantico fra noi - Silvana Guarina
ᘍ
Silvana Guarina
L’ATLANTICO FRA NOI.
Prima Edizione Ebook 2023 © R come Romance
ISBN: 9788893472777
Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione
img1.pngwww.storieromantiche.it
Edizioni del Loggione srl
Via Piave 60
41121 Modena – Italy
romance@loggione.it
http://www.storieromantiche.it e-mail: romance@loggione.it
img2.jpgLa trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.
Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.
Silvana Guarina
L’ATLANTICO FRA NOI
Romanzo
Indice
Prologo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
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33
Ringraziamenti.
L’autrice
Catalogo
Prologo
Robert Pendleton
«Eh? Che ci stai chiedendo?», sgrano gli occhi alla richiesta di Mark, incredulo come Rick e John.
«Avete capito benissimo. Vi sto chiedendo un favore, un piccolo favore.»
«Piccolo?» mugugna Rick rischiando di ingoiare il suo chewing gum.
«Signori, direi che il tenente di vascello Marchisio sia impazzito.»
«Non sono impazzito, John. Dopotutto non avete programmi precisi per questi giorni, quindi potrebbe essere interessante per voi accompagnarmi in Piemonte.»
«Scusa se te lo dico, ma io non trovo proprio nulla di interessante nell’andare alla ricerca della tua prozia che dovrebbe avere novant’anni o giù di lì.»
«Già, fosse una bella ragazza…» ammicca Rick.
«Stare lontano dai guai per qualche giorno non vi farebbe male» continua Mark.
«E poi dove sarebbe questo posto?» infierisco collegandomi alla rete. «Non c’è nemmeno su Google Maps.»
«Nel Nord Italia, in Piemonte vicino a… eccolo lì.»
Mark non coglie l’ironia della mia domanda.
«Ma è microscopico, quel posto lì.» John si becca un’occhiataccia da Mark.
«Se fosse una grande città come Milano, probabilmente i miei bisnonni non se ne sarebbero andati negli States in cerca di fortuna, ti pare?»
«Giusto» dico «e ora tu ci vuoi trascinare a cercare le tue origini in quel puntolino…»
«Spiritoso. Allarga la mappa ed ecco che il puntolino diventa un bel paesino medioevale delle Langhe.»
«Come vuoi raggiungere il tuo puntolino?» continuo pratico. «Non mi sembra che ci sia un aeroporto nei pressi.»
«Semplice: in aereo fino a Torino e poi in auto a nolo.»
«Non abbiamo la patente abilitata per l’Italia» obietta John.
«Prenderemo un altro mezzo per arrivare alla città più vicina e poi vedremo.»
Mark non si lascia smontare dalle nostre obiezioni.
«Forse in un paio di giorni ce la potremmo sbrigare» comincia a calcolare Rick.
«Ma ci resterebbe poco tempo per conquistare un paio di ragazze su qualche spiaggia siciliana,» conclude John.
«Aereo più treno, si potrebbe anche fare, ovviamente paghi tu il viaggio,» aggiungo sostenuto dagli altri due.
«Fuck! L’amicizia dovrebbe essere disinteressata o sbaglio?»
«Dai, ragazzo, se vuoi che i tuoi amici ti diano sostegno in questa faccenda, rassegnati a metter mano ai dollari, anzi agli euro, e datti da fare a prenotare i posti aereo.»
«Ok, però all’hotel e agli extra ci pensate voi.»
Questa conversazione segnò lo spartiacque fra il mio prima e il dopo, un incredibile, impensabile e inaspettato dopo.
Il viaggio fu un disastro: niente aereo ma solo treno, con parecchi cambi, posti prenotati ma occupati da viaggiatori poco educati e ore in piedi senza nemmeno una birra gelata. Classico viaggio in treno all’italiana
ci disse una ragazza inglese che andava a Firenze a visitare gli Uffizi. Era appena stata a Napoli per un corso di architettura e prima di lasciare l’Italia voleva visitare la città. Ci ripromettemmo di fermarci nel capoluogo toscano di lì a un paio di giorni a salutare l’inglesina, che magari aveva qualche amica da presentarci. In fondo UK non è così lontano dagli States pensavamo tutti. Invece no, niente Firenze al ritorno, ma un solo pensiero in testa: in fondo gli States non sono così distanti dall’Italia, anzi dal Piemonte.
1
Giulia
Macché messaggino. Agguanto il cellulare e la chiamo; non mi importa che sia tarda sera e che lei stia già dormendo. Svegliarla è il minimo che possa fare.
«Che vuoi Giulia? Ti rendi conto dell’ora?»
«Volevi tenere una cosa così importante tutta per te?» esordisco senza nemmeno salutarla né tantomeno scusarmi. «Quando me lo avresti raccontato?»
«Oh Signore. È appena successo e già circola la voce in questo paese?»
«E meno male che Rosanna lo ha detto a Mariarosa che lo ha messaggiato a…»
«Pietà. Immagino il tamtam, tu evita di nominarle tutte, le pettegole del gruppo. Te lo avrei raccontato domani, al ritorno da scuola.»
«Troppo tardi per fare un piano di battaglia.»
«C’è una guerra? Non ho sentito nulla al TG. Anzi non ho neppure acceso la TV perché…»
«Lo so, eri a cena. Vuoi degnarti di raccontarmi nel dettaglio quello che è successo?»
«Ma niente. Nel pomeriggio Rosanna mi ha chiesto di farle il piacere di andare a prendere quattro suoi ospiti americani in stazione. Sai, ha di nuovo il pulmino rotto.»
«Sorvola su questi particolari inutili. Vieni al dunque» la sollecito fremendo di curiosità.
«Mi hai detto nel dettaglio
.»
«E in stazione chi hai trovato?» la incalzo.
«Nessuna anziana americana con abiti casual e scarpe comode come mi aspettavo, ma i quattro che sono già nei sogni di voi ragazze fissate con le storie d’amore.»
«Oh, smettila. Come sono? Carini? Simpatici? Interessanti?»
«Vecchi.»
«Come vecchi? Mi hanno detto bellissimi.»
«Quattro bellissimi vecchi.»
«Se fossi lì ti tirerei il collo. Sii seria e descrivimeli.»
«Alti e seccatissimi di raggomitolarsi sulla mia Fiesta con i loro borsoni sulle ginocchia. Specialmente quello che si è seduto davanti, un tipo con la puzza sotto il naso, mi ha lanciato un’occhiataccia quando ha tirato indietro il sedile per stare più comodo e per un pelo non tranciava le gambe a quello seduto dietro. Mica è colpa mia se non possiedo una limousine.»
«Ok, sono alti e poi?»
«Uno è biondo e lentigginoso, lo snob ha i capelli neri e le guance grigie.»
«Come grigie?»
«Ma sì, con la barba in ricrescita.» Sento uno sbadiglio ma faccio finta di niente. «Gli altri due mi pare siano castani.»
«Occhi?»
«Due per ognuno.»
«Laura!»
«Ma che vuoi? Una foto?»
«Perché vecchi?» continuo imperterrita a incalzarla.
«Avranno almeno venticinque anni, forse trenta. Troppo grandi. Scordateli. Li ho scaricati davanti all’albergo e subito Rosanna mi ha bloccata là a far da interprete. Avevo già fatto un viaggio penoso cercando di capire quello che mi dicevano in quel loro inglese a denti stretti. Ci mancava la cena. Non parlano l’italiano, solo uno sa dire qualche parola, giusto i soliti convenevoli.»
«L’età è quella giusta, invece, e la lingua non è certo un problema.»
«Perché l’età è giusta?» Deve essere proprio assonnata per fare domande così stupide. Sbuffo e con il tono che una nonna adopererebbe con la nipotina di due anni le spiego: «Tesoro. Perché a quell’età, se non sono proprio dei bamboccioni, hanno terminato l’università e magari si sono già fatti una certa posizione.»
«Ah!» La sua esclamazione sfuma in un altro sbadiglio. «La lingua non sarà un problema per te. Io ho quattro in inglese orale. Tradurre il menù però non è stato così difficile dopotutto. Sai cosa mi ha colpito?»
«Cosa?»
«La loro educazione. Pensa che Robert, lo snob, mi ha accostato la sedia e gli altri hanno aspettato che fossi seduta prima di sedersi a loro volta.»
«Proprio come i ragazzi del nostro gruppo.» Non posso fare a meno di commentare. «E gli altri come si chiamano?»
«E chi se lo ricorda.»
«Robert però lo ricordi. Ti ha colpito. Confessa.»
«Per forza che lo ricordo. Lui mi avrebbe colpito per davvero ogni volta che grattavo con la marcia, lo snob. Ero così a disagio.»
«Sola con quattro bei ragazzi in macchina? Ragazza mia, tu sei troppo emotiva.»
«Invece sono coraggiosa. Ho guidato per venticinque chilometri, sola con quattro sconosciuti in mezzo alla campagna. Ti rendi conto? Potevano essere degli assassini. Sai quanti serial killer ci sono in America? Non vedi mai Criminal Mind?»
«No, cara, io guardo solo film d’amore.» Sono ironica. La ragazza conosce benissimo i miei gusti in fatto di film: quasi tutte le sere sto da lei a vedere film romantici su Netflix.
«Adesso mi lasci dormire o no? Domani abbiamo una mattinata impegnativa a scuola.»
E mi sbatte giù il telefono. Sono sicura che solo lei riuscirà a dormire. A me, come sempre, toccherà trovare il sistema per farci notare. Non possiamo certo perdere questa buona occasione che si presenta nelle nostre vite.
Ragazzi interessanti, sì, molto interessanti.
Laura
Ecco, anche stanotte non riuscirò a dormire. Accidenti a Giulia e alla sua curiosità. Le voglio un mondo di bene ma ogni tanto la strozzerei volentieri. Domani mi farà il terzo grado per sapere tutto quello che non ha potuto estorcermi stasera, anzi questa notte. Lei pensa sempre ai ragazzi, agli abiti, alle vacanze. Sembra far di tutto per farsi giudicare sciocca e superficiale mentre invece è una brava ragazza, intelligente e anche studiosa. Esuberante forse è l’aggettivo giusto per lei. Mezzanotte e mezza, altro che le sane otto ore di sonno. Avrò le occhiaie e mi toccherà usare il correttore. A parte la scuola, ho promesso a Pierino e alla sua squadra di muratori che domani per merenda avrei preparato una torta. I lavori di ristrutturazione di quella parte della cascina stanno andando per le lunghe. Ci fosse mio padre, sarebbe tutta un’altra cosa. Sono sicura che lavorerebbero molto più veloci. Invece con me… anche loro, come tutti in paese, non riescono a credere che io possa vivere qui da sola e gestire il Bed and Breakfast che i miei hanno sognato e cominciato a realizzare. Credo che si aspettino che da un momento all’altro sospenda i lavori e che scappi via. Chissà dove, poi. A far la cameriera in un ristorante qualsiasi in una qualunque grande città? Ma nemmeno per sogno! I miei genitori sono morti in quel maledetto incidente e ora, oltre ai ricordi, che cosa mi resta di loro se non questa casa e il loro progetto del Bed and Breakfast? Qui sono a casa mia, nel mio nido: da qui nessuno mi smuove. Accidenti a Giulia. Ero riuscita ad addormentarmi e a non pensare. Ora mi tocca pure cambiare la federa del cuscino: è tutta zuppa di lacrime.
2
Laura
Oggi, dopo la scuola, do una mano ai muratori: non è un lavoro molto impegnativo, aiuto solo il garzone a riempire le carriole di sabbia per preparare il cemento, mentre facciamo quattro chiacchiere. Sono molto sorpresa quando sulla strada, vicino alla casa, vedo gli americani
come già tutti chiamano i nuovi arrivati in paese. Tuta e scarpe da jogging, mentre corrono si guardano intorno ammirando il panorama. Il mio paese, di epoca medioevale, sorge sul cocuzzolo di un’alta collina dalla quale lo sguardo può spaziare fino all’arco alpino di cui, al tramonto, si distingue lo spettacolare skyline. Intorno alla mia casa ci sono fitti boschi di rovere, mentre sul versante nord della collina i castagni, alcuni dei quali secolari, si fanno notare per la loro imponenza. Adoro questo paesaggio. Spero vivamente che quei quattro lo apprezzino. Ma che fanno? Si fermano qui?
«Hi, come stai?» mi saluta quello che se non ricordo male ieri sera ha spiegato che è qua per ritrovare le sue origini.
«Fine, thanks. Bene. And you?»
Con grandi sorrisi mi dicono che sono in perfetta forma, mentre Robert, lo snob, manco risponde.
«Stai lavorando?» mi chiede invece.
«Aiuto solo un po’ i muratori che stanno ristrutturando questa parte della mia casa.»
«Questa è casa tua?» chiede guardandosi intorno. Cos’è, un interrogatorio?
«Sì, abito qui.»
«Noi stiamo facendo jogging e intanto diamo un’occhiata in giro,» mi spiega, come se non lo avessi capito da sola.
I muratori, incuriositi, interrompono il lavoro; il capomastro, che conosco da una vita, mi guarda con fare paterno, come per chiedere se è il caso di intervenire cacciando gli intrusi.
Faccio le presentazioni e presto tutti chiacchieriamo animatamente, un po’ in inglese, in italiano e addirittura in dialetto.
«Un agriturismo? Interessante. Lo gestirai tu?» mi chiede ancora Robert e colgo una nota di scetticismo nella sua voce. Anche lui pensa che non possa farcela?
«No, certamente. Io cucinerò e le mie amiche mi aiuteranno nel servizio ai tavoli e nelle pulizie,» spiego. «Dapprima sarà un piccolo Bed and Breakfast e chissà che in futuro magari possa anche ingrandirmi aggiungendo un piccolo ristorante.»
«Vuoi fare tante cose, ragazzina, ma ora c’è il cemento pronto, si torna a lavorare,» mi interrompe Pierino, il capomastro.
Sto per prendere la carriola piena e pesante, ma una mano abbronzata mi ferma.
«Posso farlo io? È un buon modo per mantenermi in forma.»
Questo atto di gentilezza mi stupisce. Uno come lui che spinge una carriola di cemento. Incredibile. È da raccontare a Giulia. Senza aspettare la risposta, Robert mi ha sostituita nel lavoro. Vedendo che è inutile ribattere, propongo una bibita per tutti. Faccio sospendere il lavoro e invito tutti a entrare in casa, in soggiorno. Robert si guarda attorno incuriosito mentre gli altri si siedono intorno al tavolo pronti per la merenda. Scommetto che sta criticando, ma proprio non mi importa del suo giudizio. A me, la mia casa, piace così com’è, anche con qualche mobile un po’ rovinato e il copridivano sgualcito. Gli altri sembrano trovarsi immediatamente a loro agio e ora tutti bevono e sgranocchiano i dolcetti e la torta che ho preparato. Ma il tempo scorre veloce, dobbiamo tornare al lavoro.
«Sei gentile ad aiutarmi, ma non devi lasciare i tuoi amici e rovinarti la vacanza,» gli dico sperando che se ne vada.
Questo ragazzo mi mette soggezione. Giulia non deve saperlo perché mi prenderebbe in giro per giorni.
3
Giulia
«E mi chiami adesso? Bell’amica che sei! Quando è finito tutto, tu, serafica, ti degni di metter mano al cellulare?»
«"Signori scusatemi un momento. Devo assolutamente avvertire la mia best friend