Celtic - il prequel Vol.2
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Anteprima del libro
Celtic - il prequel Vol.2 - D. J. Highlanders
633/1941.
Episodio 5
AMICI E NEMICI
James aveva preteso che la redazione gli pagasse il viaggio adducendo come motivazione il meraviglioso servizio sulla comunità celtica inglese che ne sarebbe derivato. Il caporedattore non era affatto d’accordo, tuttavia, contro ogni previsione, il direttore decise di assecondare il giovane giornalista, e si rese disponibile a soddisfare le sue richieste. Quindi lo illuse promettendogli un trattamento principesco, che si risolse in un biglietto andata e ritorno su una linea low-cost.
Sebbene la tratta Dublino – Londra Gatwich durasse solo un’ora e un quarto, James la visse talmente male che quel tempo gli sembrò interminabile. Le cause del suo malessere erano le seguenti: le poltroncine erano troppo strette e scomode e lui da un lato aveva un pachiderma che dava l’impressione di pesare non meno di duecento chili, e che oltretutto ansimava sonoramente ed emanava un forte odore di fritto, dall’altro lato una donna, diametralmente opposta all’altro in quanto eccessivamente magra, che non fece altro che parlare al cellulare per tutto il tragitto, incurante del volume della propria voce stridula e petulante, disquisendo con una carissima amica sulle ultime sette puntate della telenovela sudamericana del momento; le hostess, non proprio giovanissime, non erano affatto socievoli; infine, ogni volta che qualcuno apriva la porta del bagno, un cattivo odore si diffondeva per tutto l’aereo, probabilmente la conseguenza di un guasto all’impianto di aerazione.
Una volta atterrato James recuperò il suo bagaglio a mano, una valigia rigida di colore blu con una cerniera grigia dalla zip cromata, e si diresse verso l’uscita. Arrivato all’area commerciale vi si soffermò per vedere se ci fosse qualcosa di carino da portare alla propria fidanzata, che qualche giorno prima l’aveva lasciato per una serie di sfortunate incomprensioni, in seguito degenerate al punto da instillare persino nella mente di James atroci dubbi su alcune questioni personali. Cercava un peluche che le inducesse il desiderio di una coccola affettuosa, completamente dimentico del fatto che la sua ex odiava quel genere di oggetti. Era già capitato in altre occasioni che, alla consegna del regalo riparatore dopo una lite, seguisse un’ulteriore sfuriata della ragazza scatenata proprio dall’oggetto che lui le donava nel maldestro tentativo di riparare a una parola di troppo.
Giovanotto, giovanotto!
James era talmente preso a guardare i pupazzetti che non fece subito caso all’anziana signora che cercava di attirare la sua attenzione. Lei indossava un cappello bianco, un vestito blu elettrico, scarpe di marca d’alta moda col tacco alto e decorate con ricami in oro satinato tendente al rame sul collo e ai lati del piede.
Giovanotto! Mi ridia la mia valigia!
Cosa? Che valigia? Perché vuole la mia valigia?
Ma guarda questo! Quella è la mia…
Ehi, ehi! Piano, anche se sono irlandese nessuno le dà il diritto di trattarmi in questo modo!
Irlandese? Ma chi se ne frega da dove viene! Voglio la mia val…
Cosa? Come? No, no, questa non gliela faccio passare. Guardia. Guardia!
Sì, bravo! Così ti faccio arrestare, ladro!
Continua con le offese. Guardia! Dannazione, quando le cerchi non ci sono mai.
Mi dica.
Un vocione profondo giunse da dietro la sua schiena. Preso alla sprovvista, James si girò e vide un omone di colore, alto quasi due metri, con una massa muscolare da spaventare un palestrato, le braccia lungo i fianchi e in volto un’espressione per nulla rassicurante.
Ah, è qui. Non l’avevo vista. La signora pretende che gli dia la mia valigia.
Che faccia tosta! Questa è la sua. Lui ha preso la mia!
esclamò la vecchia, mostrando una valigia uguale a quella di James.
Mi state facendo venire il mal di testa! Qual è il problema?
disse la guardia, guardando James dall’alto in basso con uno sguardo cattivo.
La signora insiste! Questa è la mia valigia. L’ho sempre avuta sotto gli occhi durante il viaggio. Non capisco perché voglia prendere la mia valigia.
Sempre sotto gli occhi? Ma se sull’aereo ha russato come un maiale incinghialato tutto il viaggio, e nonostante il suo vicino, quello leggermente grassottello, abbia cercato di svegliarla più volte, ha continuato a russare infastidendo tutti con dei grugniti insopportabili. Se non avessi perso il volo precedente non sarei mai salita su quell’aereo pieno di zotici!
Dormito? Ma lei avrà sognato! E poi, io non l’ho vista…
Cafone! Ero proprio dietro di lei! Ascoltavo la trama della telenovela dalla sua vicina, sa, mi sono persa le ultime tre puntate...
Buona quella!
commentò James, alzando gli occhi al cielo. Rimane il fatto, agente, che questa signora vuole portarmi via la valigia.
Uhm. E per quale motivo dovrebbe portargliela via? Ci sono oggetti di valore?
Ma no! Ho solo vestiti, il mio computer portatile…
Mi scusi, io ho cercato di spiegargli che si è confuso e ha preso il bagaglio sbagliato…
Sbagliato? Non ci provi con me, le ho appena detto che non l’ho perso di vis…
E quando è stato il momento di scendere? Lei è andato indietro per lasciare spazio al signore al suo fianco, dico sempre quel poveretto un po’ grassottello, che aveva problemi di deambulazione, di respirazione e tanti altri che non sto ad elencare… Ha presente, no? Io ero ancora seduta, ma l’ho vista bene. Lei ha aperto il portellino e ha preso la mia valigia, e poi è scappato via. Ovviamente l’ho chiamata, ma era già al terminal.
concluse, rivolgendosi alla guardia che la guardava un po’ annoiato.
Quindi si tratta semplicemente di uno scambio di valigie, giusto?
Assolutamente no! Questa valigia è la mia!
Quant’è testardo questo irlandese!
L’ha sentita? Mi denigra!
Veramente non mi sembra…
rispose la guardia.
Vuole capire che si è sbagliato?
No, no. Sono uno attento, io. Queste cose non mi succedono!
Agente, vuole spiegare a questo signore che io ho la sua valigia e lui la mia?
La mia valigia non gliela darò mai!
Vede agente quando vado in giro, visto che l’età non è più quella di una volta e la vista mi sta abbandonando, ho imparato a contrassegnare le mie valigie con qualcosa di molto evidente.
Noto, noto.
Cosa state dicendo? Vi state mettendo d’accordo per fregarmi?
Giovanotto! Quella è la mia valigia.
Visto che sono uguali, da cosa lo capisce? Sentiamo!
Da quell’enorme fiocco rosa, legato al manico!
James guardò meglio la valigia che aveva con sé e non poté fare a meno di notare il grande fiocco rosa che pendeva da un lato fin quasi a toccare terra. Imbarazzato ammutolì, consegnò la valigia alla signora, prese la sua e si avviò mesto verso l’uscita.
Che gentaccia!
commentò l’anziana signora, poi ringraziò la guardia e si diresse verso il parcheggio dei taxi.
La guardia li osservò allontanarsi ognuno per la sua strada, le braccia dietro alla schiena, e scosse la testa.
***
Il Gran Sacerdote dell’Olmo si alzò di buon mattino e, insieme al suo grande amico Charlie, trascorse un paio d’ore a passeggiare per il Villaggio.
Qui costruiremo il nuovo centro culturale. Lo spazio sotto la Grande Tenda non è più sufficiente per le attività, soprattutto quelle più ingombranti come la musica, la pittura…
Come lo costruirete? Rimarrete sul tradizionale o farete qualcosa di completamente innovativo?
Io preferirei un edificio tradizionale, ma i giovani vogliono qualcosa di nuovo. Al Villaggio abbiamo due architetti neolaureati che stanno facendo pratica a Belfast, spero non siano troppo innovativi!
Sono cresciuti qui?
Certo. Uno è il figlio dei Bangoor, Anator; l’altra è la secondogenita dei McQueen, Basilea. Li conosci.
Mi ricordo di Basilea, ma Anator mi sfugge.
Se non mi sbaglio, tre anni fa è venuto da voi. Porta le treccine.
Ah, ho capito! Quel tipo un po’ svalvolato. Si è laureato in architettura?
Sì, ed è pure bravo, nonostante sia un po’ svitato. Ah ecco, lì a fianco invece stiamo costruendo il maneggio.
Ma non ce n’era già uno dalle parti della Foresta Stregata?
Sì, vicino alla casa degli Orion, ma è piccolo, i cavalli sono diventati troppi e lì non c’era abbastanza spazio per ampliarlo. Così mentre i ragazzi suonano Chopin, i cavalli si rilassano…
Chopin? Dubito. Conoscendoli, li sentirai strimpellare pop-folk, rock, metal, rap, o un’altra di quelle nuove diavolerie che s’inventano ogni giorno… io non ci sto più dietro.
Forse hai ragione, poveri cavalli. E da voi, come proseguono i lavori?
Noi siamo rimasti dentro le nostre mura. C’è molto movimento, ma il novanta per cento dei nostri ospiti sono semplici turisti che dopo una o due settimane al massimo tornano a casa loro.
Siete troppo tradizionalisti, ma è il bello della vostra comunità.
Sai, l’idea era quella di ricostruire un forte scozzese medievale con tutti i crismi. L’abbiamo fatto, penso che potremmo ritenerci soddisfatti. La vita a Duncarron è un po’ dura. Sono scelte. Non pretendo che tutti coloro che vengono a visitarci sposino la nostra causa. Molti stanno bene per qualche settimana o qualche giorno, ma poi la gente torna a casa, alle sue comodità.
A volte vorrei scambiarci i ruoli: io a Duncarron e tu qui al Villaggio.
Non penso proprio! Con tutta la gente che avete qui… quanti siete adesso?
Non ricordo, qualche migliaio, lo sa la signora.
Tua moglie?
Forse, ma meglio ancora la vecchia.
E pensare che quando avete iniziato eravate quattro gatti. Nessuno a parte noi credeva nel vostro progetto.
Voi, le ragazze di York…
Le Amazzoni? Ogni tanto ci vengono a trovare.
Vengono anche qui. Almeno una volta l’anno ospitiamo una loro delegazione in visita.
Quanto vorrei vivere da loro!
Eheheh, vecchio marpione! Purtroppo noi uomini siamo banditi da quella comunità.
No, non è proprio così. Hanno accettato qualche giovane maschietto.
Hanno cambiato il regolamento?
Sì, un paio di modifiche qui e là. Ma noi non siamo inclusi, quindi non farti venire in testa certi grilli…
Cioè?
"Li vogliono giovani e