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Cooperative in Romagna: Una storia antica per un nuovo sviluppo
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E-book252 pagine2 ore

Cooperative in Romagna: Una storia antica per un nuovo sviluppo

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Info su questo ebook

Questa ricerca ha lo scopo di indagare la situazione della cooperazione operante nel territorio romagnolo, mettendo in evidenza gli interventi necessari per evitare situazioni di criticità a livello d’impresa e di settore. Superando le divisioni amministrative tra i territori, lo studio punta ad essere uno strumento comparativo tra i vari settori della cooperazione, evidenziando casi di best practices e ponendo al centro dell’attenzione il tema del cambiamento, allo scopo di delineare percorsi esistenti e strategie che consentano al movimento cooperativo di rinnovarsi e crescere, mantenendo allo stesso tempo saldi i valori costitutivi dell’identità della cooperazione.
LinguaItaliano
Data di uscita5 giu 2012
ISBN9788896771402
Cooperative in Romagna: Una storia antica per un nuovo sviluppo

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    Anteprima del libro

    Cooperative in Romagna - Paola Casta

    L’AUTRICE

    INTRODUZIONE

    Questa ricerca, promossa da una borsa di studio della Fondazione Giovanni dalle Fabbriche insieme a Confcooperative Ravenna, Forlì-Cesena e Circondario Imolese, ha lo scopo di indagare la situazione strutturale e congiunturale della cooperazione operante nel territorio romagnolo, mettendo in evidenza alcune possibili strategie ai fini di evitare situazioni di criticità a livello d’impresa e di settore.

    L’obiettivo è quello di fornire informazioni e valutazioni utili per le organizzazioni di rappresentanza delle imprese cooperative, non solo in vista della stagione congressuale di Confcooperative nei tre territori oggetto di analisi (Febbraio - Marzo 2012), ma anche nella più generale prospettiva di maggiore integrazione delle esperienze cooperative e non cooperative presenti in province diverse.

    Superando le divisioni amministrative tra i territori, lo studio punta ad essere uno strumento comparativo tra i vari settori della cooperazione e a mettere in luce le principali differenze e similitudini nello sviluppo delle imprese cooperative, evidenziando anche casi di best practices.

    Considerando l’andamento e le principali tendenze nazionali del movimento cooperativo, si effettua un’analisi di ciascun territorio, evidenziando i comparti in cui il modello cooperativo ha dimostrato o sta dimostrando una nuova vitalità, ovvero quelle categorie di imprese in cui si sono verificati o sono in previsione investimenti importanti, processi di cambiamento organizzativo e di rinnovamento.

    Il focus della ricerca è quindi la considerazione del ruolo delle imprese cooperative nello sviluppo di questi territori confinanti, mettendo in luce punti di forza e di debolezza, opportunità e minacce a livello sia di singola area, sia di territorio romagnolo nel suo complesso. Il tema del cambiamento è al centro dell’analisi, che vuole delineare percorsi esistenti e strategie che consentano al movimento cooperativo di rinnovarsi e crescere mantenendo allo stesso tempo saldi i valori costitutivi dell’identità della cooperazione.

    Accanto all’analisi della cooperazione nei tre territori, un’attenzione particolare è stata dedicata al tema della creazione di nuove cooperative, alla validità del modello cooperativo nel corrente scenario di crisi e alla percezione della cooperazione all’esterno, nell’opinione pubblica dei cittadini.

    La ricerca si è svolta tra Settembre 2011 e Febbraio 2012 ed è strutturata in tre capitoli.

    Il Capitolo 1 esamina la cooperazione nei tre territori, sia a livello di aderenti a Confcooperative, sia considerando il movimento cooperativo nel suo complesso. L’analisi è preceduta da alcune note metodologiche, che mettono in evidenza le criticità esistenti nel reperimento, nell’elaborazione e nell’interpretazione dei dati sulla cooperazione (non solo a livello locale, ma nazionale e internazionale). Il capitolo si chiude con un paragrafo sulla creazione di nuove imprese cooperative e sulle principali prospettive e difficoltà riscontrate dai giovani cooperatori nell’avvicinarsi all’idea cooperativa.

    Il Capitolo 2 contiene l’elaborazione di un sondaggio, realizzato personalmente nei tre territori al fine di avere una base informativa su cui formulare riflessioni in merito alla percezione esterna della cooperazione e ai principali ambiti in cui è importante mettere in atto strategie comunicative e di educazione cooperativa.

    Il Capitolo 3, infine, effettua una sintesi dei due capitoli precedenti, proponendo una SWOT Analysis, ovvero un’analisi dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e delle minacce che il movimento cooperativo sta affrontando nei tre territori delle province di Ravenna e Forlì-Cesena e del Circondario Imolese.

    1. UN’ANALISI DEL MOVIMENTO COOPERATIVO NEI TRE TERRITORI

    1.1. Note metodologiche

    Gli studiosi del movimento cooperativo concordano sulla generale scarsità e frammentarietà di studi sulle dimensioni economiche, occupazionali e sociali della cooperazione, sia a livello internazionale che per i singoli paesi¹.

    La conoscenza sulla cooperazione è spesso lacunosa e inficiata da problemi di provenienza e confrontabilità delle informazioni, e questo va a penalizzare le azioni di promozione ed educazione cooperativa, che non possono non partire dalla testimonianza positiva delle imprese cooperative esistenti.

    Come ha ricordato la presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, Pauline Green, per far fare un passo in avanti e promuovere la crescita delle cooperative a livello internazionale c’è bisogno di migliorare la conoscenza e aumentare la visibilità di questo modello di business sottolineando la sua importanza per lo sviluppo².

    Studi e ricerche esistenti sono spesso concentrati su contesti locali o su alcuni settori e/o tipologie di imprese cooperative: le criticità esistono quindi a livello di comparazione dei diversi contesti e di ricostruzione di un valido quadro interpretativo nazionale e internazionale.

    La realizzazione della presente ricerca ha fatto riscontrare analoghe criticità nell’elaborazione delle informazioni. Per i tre contesti territoriali analizzati – Provincia di Ravenna, Provincia di Forlì-Cesena e Circondario Imolese – le centrali cooperative hanno infatti costruito da diversi anni database interni di informazioni statistiche, che hanno rappresentato un punto di partenza fondamentale. Tuttavia vi sono difformità tra centrali e territori in termini di:

    - metodi di raccolta delle informazioni;

    - metodi di aggregazione delle informazioni;

    - costruzione degli indicatori.

    Inoltre, è significativo che le tre principali centrali cooperative³ (Agci, Confcooperative, Legacoop) non abbiano una classificazione di settori produttivi univoca, ma differenziata per aree di intervento, con conseguenti sovrapposizioni: tutto ciò complica ulteriormente l’elaborazione unitaria delle informazioni.

    Per superare questi limiti si è quindi fatto ricorso a informazioni statistiche di tipo amministrativo, in particolare utilizzando alcuni dati pubblicati dalle Camere di Commercio, che hanno il pregio di utilizzare le stesse categorie su tutto il territorio nazionale e sono quindi uniformi per i tre territori analizzati. Tuttavia, si tratta di dati uniformi ma piuttosto parziali: mancano infatti indicatori fondamentali per la cooperazione, come il numero dei soci. La scelta è stata comunque quella di integrare i dati provenienti dal mondo cooperativo con quelli delle Camere di Commercio, in modo da avere una base interpretativa più ampia e differenziare le chiavi di lettura delle informazioni.

    I livelli delle fonti sono quindi tre:

    - dati provenienti dalle Camere di Commercio (Registri delle Imprese);

    - dati aggregati del movimento cooperativo, elaborati e forniti dalle tre centrali cooperative⁴ su ogni territorio;

    - dati relativi alle imprese associate a Confcooperative e forniti dall’unione territoriale di competenza.

    Sebbene esistano a livello di singolo territorio esempi di rendicontazione sociale del movimento cooperativo, ad integrazione del puro dato economico, il rischio resta comunque quello di fornire un’analisi esclusivamente quantitativa della cooperazione, tralasciando proprio la dimensione sociale, ovvero una componente primaria e distintiva dell’impresa cooperativa, che si pone alla base del ruolo e del valore della cooperazione in un contesto territoriale. All’analisi di serie storiche di dati (a partire dall’anno 2000) sono perciò state affiancate interviste con i cooperatori sui tre territori e altre pubblicazioni e ricerche esistenti, con lo scopo di integrare la componente quantitativo-statistica con una più qualitativa, in grado di astrarre il puro dato numerico e restituire una fotografia complessiva del fenomeno cooperativo, in cui la dimensione ideale e quella materiale possano risultare fuse in unico sistema valoriale⁵.

    Questa riflessione, presente in letteratura, sulla natura dell’impresa cooperativa e sulla criticità della misurazione del movimento cooperativo fu sottolineata da Papa Giovanni Paolo II, nell’udienza dell’11 novembre 1989 ai responsabili di Federcasse e Confcooperative.

    Occorre però riflettere sul pericolo che il successo della cooperazione possa essere misurato solo dai risultati di crescita economica: tale prospettiva così riduttiva, non potrebbe certamente armonizzarsi con la visione cristiana della persona umana. Attraverso gli sforzi cooperativistici occorre anzitutto che venga riconosciuta ed avvalorata la persona, in ogni sua dimensione: essa, infatti, è la vera misura di ogni comunità, che intenda favorire un cammino di crescita e di progresso⁶.

    Sulla base di queste considerazioni di metodo, si presenta di seguito un quadro del movimento cooperativo nei tre territori oggetto della ricerca.

    1.2. Il movimento cooperativo in Provincia di Ravenna

    1.2.1. Imprese registrate e attive in Provincia di Ravenna

    Una prima osservazione può essere fatta sul numero di imprese cooperative, per il quale sono a disposizione diverse fonti di dati.

    I dati forniti dalle Camere di Commercio⁷ sono interessanti perché consentono, come sottolineato nelle note metodologiche, di procedere ad un confronto tra i territori, vista la medesima fonte di provenienza.

    Nonostante fosse a disposizione una serie storica dal 2000, si è considerato inizialmente il periodo 2004-2010, dato che con il D. Lgs. n. 6 del 17 gennaio 2003 Riforma organica della disciplina delle società di capitali e cooperative sono stati introdotti importanti cambiamenti nella disciplina delle società cooperative, rendendo ogni confronto con il passato soggetto alla massima cautela; è stato poi eliminato anche il 2004 perché, nei tre territori, risultavano ancora dei valori non conciliabili con l’andamento degli anni successivi.

    Importante, ai fini dell’interpretazione di questi dati, è la considerazione delle imprese per sede di impresa: le imprese presenti con sedi su più territori sono conteggiate esclusivamente nella provincia di localizzazione della sede legale.

    Sono state considerate le imprese registrate, sebbene comprendano anche le imprese in scioglimento o liquidazione, perché per queste era disponibile anche una disaggregazione per tipologia di cooperativa; le imprese attive, seppure nel numero complessivo, permettono poi di ricostruire la numerosità delle imprese effettivamente operative sul territorio (si vedano le Tabelle 1 e 2).

    Tabella 1 – Imprese registrate e attive, periodo 2005-2010, valori assoluti [RA]

    Fonte: nostra elaborazione da Infocamere (Stockwiew).

    Tabella 2 – Imprese registrate e attive, periodo 2005-2010, saldi annui [RA]

    Fonte: nostra elaborazione da Infocamere (Stockwiew).

    Nel periodo considerato le imprese cooperative attive hanno avuto complessivamente una crescita di 19 unità, con il 2008 e il 2009 che rappresentano gli unici due anni con un saldo negativo. Si registra una significativa crescita delle cooperative sociali registrate, che nel 2010 appaiono più che duplicate rispetto al 2005. Il dato sulla piccola società cooperativa può essere interessante perché incorpora anche la creazione di nuove cooperative, che inizialmente possono partire da un numero limitato di soci: l’andamento appare irregolare, con un saldo complessivo nel periodo di meno 5 unità, dovuto probabilmente alla creazione di nuove imprese che vanno sommate alle piccole cooperative già esistenti, le quali vanno progressivamente a perdere nel corso del tempo questo status, a fronte di una crescita della propria base sociale. I consorzi aumentano, dando atto di una tendenza generale sottolineata in letteratura e confermando dunque la validità della leva consortile come mediazione possibile tra l’aumento delle dimensioni aziendali e il mantenimento delle garanzie di democrazia e partecipazione.

    È questo il significato dei consorzi fra cooperative: la volontà di indirizzarsi verso un modello che alle grandi aziende fortemente concentrate e integrate verticalmente preferisce una diffusa e capillare presenza imprenditoriale basata sulle piccole e medie dimensioni e sull’azione consortile, quale modo egualmente praticabile per conseguire i vantaggi delle grandi imprese. Una rete capace di coniugare i benefici delle piccole e delle grandi aziende⁸.

    Prima di passare ai dati forniti dal movimento cooperativo, si presenta di seguito l’andamento del rapporto tra il numero di cooperative attive e il totale delle imprese attive sul territorio: la percentuale oscilla tra l’1,13% del 2005 all’1,19% del 2010. Sarà poi interessante confrontare queste percentuali con i dati degli altri territori e con quelli della Regione Emilia-Romagna e dell’Italia nel suo complesso (si veda il capitolo 3).

    1.2.2. Il sistema cooperativo ravennate

    In questo paragrafo si analizzano i dati complessivi elaborati annualmente dalle tre centrali cooperative, forniti da Confcooperative Ravenna (Tabella 3). Si segnala innanzitutto che dal 2006 è stato adottato un nuovo metodo di elaborazione dei dati, per cui si rileva uno scarto nei valori dovuto a questo fattore. Inoltre, i metodi di rilevazione non sono uniformi tra le tre centrali: Confcooperative e Agci partono dai dati di bilancio, mentre Legacoop si appoggia a informazioni raccolte tramite schede di rilevazione inviate annualmente alle imprese cooperative. Anche questo fattore può di conseguenza essere fonte di distorsioni nell’elaborazione congiunta dei dati.

    Tabella 3 – Cooperative aderenti alle tre centrali, periodo 2000-2010, valori assoluti [RA]

    Fonte: nostra elaborazione dai dati delle tre centrali cooperative, forniti da Confcooperative Ravenna.

    Una prima considerazione riguarda il lieve scostamento dei totali per anno rispetto a quelli elaborati nel paragrafo precedente, dovuto a fattori quali:

    - la presenza di cooperative appartenenti ad altre centrali; - la presenza di cooperative non ancora iscritte presso una delle tre centrali;

    - la presenza di cooperative in scioglimento e liquidazione non conteggiate dalle tre centrali ma inserite nell’elenco delle Camere di Commercio;

    - il diverso criterio di localizzazione delle imprese utilizzato nelle due elaborazioni (la Camera di Commercio considera unicamente la sede legale, mentre le tre centrali conteggiano anche eventuali sedi distaccate).

    Tabella 4 – Saldo cooperative aderenti alle tre centrali, periodo 2000-2010, valori assoluti e percentuali [RA]

    Fonte: nostra elaborazione dai dati delle tre centrali cooperative, forniti da Confcooperative Ravenna.

    Il quadro complessivo riportato in Tabella 4 restituisce una diminuzione delle imprese cooperative di venti unità, dovuta non solo alla creazione e cessazione di imprese, ma anche alla realizzazione di fusioni e incorporazioni, che appare un fenomeno di rilievo in Provincia di Ravenna, come sottolineato dalle relazioni presenti nei bilanci sociali di Confcooperative, a commento dei dati sulle tre centrali: il saldo negativo viene fatto risalire «alla prosecuzione dei processi

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