Horror Vacui - Paura del Vuoto
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Anteprima del libro
Horror Vacui - Paura del Vuoto - Anna Angelica Godoli
http://write.streetlib.com
GIORNO 1, mercoledì
Horror Vacui
Letteralmente orrore del vuoto,
teoria formulata da Aristotele secondo cui la natura
rifugge il vuoto e perciò tenta in tutti i modi di riempirlo.
Il 23A sfreccia velocemente davanti a piazza Beccaria mentre la solita voce annuncia i nomi delle fermate, come ogni giorno. Chiara Ceccarelli e Matteo Torelli, sedici e diciassette anni, sono appena usciti da scuola, evitando tutti i ragazzi del primo anno che bloccano l’entrata, e stanno tornando a casa; Chiara, capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi color nocciola e naso all'insù guarda con insistenza fuori dal finestrino, stringendo lo zaino rosso tra le braccia mentre Matteo, con le gambe stancamente divaricate, le cinge la vita con un braccio. Ritmicamente, quando il bus cambia direzione, Chiara appoggia dolcemente la testa sulla spalla di Matteo.
«Quali sono i piani per oggi?» gli chiede sbadigliando.
«Dobbiamo studiare Cartesio, poi guardiamo un film... » risponde lui, tirando la testa all’indietro.
«Dopodomani c'è la festa a casa dell'Elisa e non ho niente da mettere, i miei non mi danno la paghetta dal 1657 a.C.»
Matteo ride appena.
Il bus si ferma e apre le porte per lasciar scendere i passeggeri, poi parte di nuovo. Matteo sorride allegro nel notare che fortunatamente i ragazzini delle scuole medie sono scesi.
«Ho sentito che suo padre le ha dato circa 600€ da spendere come voleva in negozi e le ha pure pagato un viaggio a Ibiza... »
«Non penso di averla mai vista a scuola con lo stesso vestito per due volte…» aggiunge, ridacchiando.
«Queste persone sono terribilmente viziate, se chiedessi ai miei genitori di portarmi a Ibiza o di comprarmi un vestito nuovo e super costoso per la festa mi manderebbero a lavorare zappando la terra. Non ci pensi a quanto sarebbe bello avere tutto ciò che si vuole? Se tutto fosse gratuito e potessi entrare nei negozi, prendere tutto ciò che vuoi… »
«Probabilmente tutti smetterebbero di lavorare… Poi non m’interessa così tanto avere tutto ciò che voglio…» continuò Matteo, inarcando appena un sopracciglio.
Chiara si aspetta la tipica risposta Ho già te ed è tutto ciò di cui ho bisogno, ma non è il tipo di ragazzo che ricorre spesso a frasi romantiche di questo genere.
Il bus si ferma ancora, ormai quasi completamente vuoto, mentre Chiara abbandona ancora la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi e credendo che quell'incredibile e improvviso silenzio sia esclusivamente dovuto alla stanchezza oppure al fatto che, quando loro parlano, si crea un’atmosfera strana che li fa sentire divisi dal resto del mondo, come se tutto il resto tacesse. Non percepisce più il rumore provocato dai motori delle macchine o dalla ragazza che parla al cellulare con un tono di voce troppo alto, tutto intorno a lei adesso è calmo e ovattato.
Il bus resta immobile, con le porte aperte, per cinque minuti, poi quindici, poi venti pur non essendo al capolinea. Matteo la scuote appena e Chiara apre distrattamente gli occhi.
«Siamo fermi...» dice lui.
«Allora? Non sono stupida… Deve esserci stato qualche problema, ripartiremo tra poco, non c’è bisogno di preoccuparsi» ribadisce lei seccamente.
Matteo afferra lo zaino, caricandoselo sulla spalla per poi afferrarla per un braccio e tirarla su in modo un po’ troppo brusco.
Chiara borbotta qualcosa d’incomprensibile, contrariata, scendendo dal bus con un piccolo salto; Matteo la prende sempre in giro per questo e per la sua scarsa altezza in generale. L’aria fresca di settembre la assale, accarezzandole il viso. Gli sbalzi di temperatura le fanno venire sempre il mal di testa.
Alza gli occhi verso Matteo che si guarda intorno spaesato, quasi terrorizzato, per poi rivolgere lo sguardo nella sua stessa direzione.
Tutto si è bloccato a metà. Nel vero senso della parola.
Le macchine sono in coda per le strade, le persone piantate al suolo sono immobili come alberi, perfettamente in piedi, ma ferme, quasi morte. Non un cenno, un moto, come statue, come se fossero capitati all’interno di una fotografia, ma i movimenti lasciati a metà non sono sfumati, ma chiari e decisi. La schermata con gli orari dei bus annuncia lo scorrere dei minuti, ma tutto è fermo: quelli che portano i cani al guinzaglio o i ragazzi solitamente rumorosi delle scuole medie. Eppure il vento c’è, continua a far muovere le nuvole, gli alberi e i capelli castani di Chiara. La vita scorre in lei e sotto i suoi piedi. Forse anche quelle persone sono ancora vive dietro quella morte apparente. I loro cuori battono ancora, il sangue scorre nelle loro vene eppure non riescono a esprimerlo.
«Cosa vuol dire tutto questo?» chiede Chiara, senza perdere troppo la calma.
«Non ne ho idea... » risponde Matteo, tentando di non lasciar trapelare il proprio nervosismo per non farla andare nel panico e rassicurarla nonostante Chiara non sembri sconvolta, ancora presa dalla stanchezza.
Continuano a guardarsi intorno spaesati per una decina di secondi senza sapere esattamente cosa fare; Chiara si guarda le mani stranita, provando a muovere qualche passo mentre Matteo percepisce un brivido lungo la schiena come se ogni responsabilità ricadesse improvvisamente su di lui. Deve prendersi cura di Chiara.
«Andiamo a casa…» sussurra nervoso, arricciando appena le labbra come fa sempre quando qualcosa lo infastidisce.
«Non voglio andare a casa, non ora!» risponde alzando appena la voce, mentre uno strano sorriso le illumina il volto, come un lampo a ciel sereno.
«Voglio andare in centro!»
Afferra la mano di Matteo e inizia a trascinarlo dalla parte opposta mentre lui tenta di impuntarsi con scarsi risultati. Per arrivare in centro ci dovrebbero mettere una trentina di minuti, può accadere qualsiasi cosa. Non vuole essere troppo negativo, ma chi li assicura che le macchine non inizino a esplodere, che la terra non si apra per risucchiarli oppure che non si scateni una tempesta o altre catastrofi da film americano?
Dopotutto, se il mondo intero si è bloccato, deve esserci una causa. Qualcosa di decisamente straordinario e pericoloso.
Si guarda intorno guardingo, mentre Chiara avanza con gli occhi rivolti davanti a sé, senza osservare davvero ciò che ha intorno.
«Siamo completamente soli. Anche se c'è tutta questa gente intorno, siamo soli. Non sto parlando delle frasi filosofiche che leggi in giro sulla solitudine o cose così. Ora siamo davvero soli. Possiamo fare tutto ciò che vogliamo.»
Matteo si stupisce per quella presa d’iniziativa e rabbrividisce, provando ad allentare la presa di Chiara sulla propria mano mentre si sente osservato da tutti quegli occhi persi nel vuoto. Non c’è molta gente per strada e Chiara sfreccia senza difficoltà tra la folla, tranquilla. I turisti sono bloccati davanti al Duomo, le ragazze si stanno scattando foto, con la mano bloccata a mezz'aria, sorridenti. Chiara osserva i negozi quasi completamente vuoti vista l'ora. Matteo estrae il telefono, accorgendosi poco dopo che non c’è campo, per poi aprire le note e scrivere 21 ottobre 2014, 14:30, l’ora esatta in cui tutto si è fermato. Forse gli sarebbe tornata utile per una possibile intervista dei media.
Perché gli esseri umani non funzionano? Se si trattasse di una sorta di epidemia? inizia a riflettere stranito.
«Wow... Facciamo una pazzia?» sussurra Chiara prima di entrare e iniziare a guardare i vestiti estasiata mentre Matteo sospira chiedendosi come le venga in mente di mettersi a fare shopping nel bel mezzo di una tale catastrofe naturale.
Chiara ignora le commesse sorridenti bloccate dietro alla cassa e inizia a guardarsi intorno con un