Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L amico di papà (eLit): eLit
L amico di papà (eLit): eLit
L amico di papà (eLit): eLit
E-book152 pagine2 ore

L amico di papà (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Per fare un favore al suo ex socio in affari, Reece Carlyle accetta di andare a controllare di persona come se la stia cavando la figlia dell'amico Amber Presley, che se n'è andata di casa per vivere da sola a Key West. Complici il mare e il sole dei tropici, però, Reece finisce per innamorarsi della ragazza. Ricambiato, le propone di lasciare l'isola con lui, ma proprio quando Amber sta per dargli una risposta, un imprevisto lo costringe ad assentarsi. E al suo ritorno...
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2018
ISBN9788858981559
L amico di papà (eLit): eLit

Leggi altro di Arlene James

Autori correlati

Correlato a L amico di papà (eLit)

Ebook correlati

Commedia romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su L amico di papà (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L amico di papà (eLit) - Arlene James

    successivo.

    1

    Amber Presley salì di corsa i gradini che portavano all'agenzia turistica, i tacchi vertiginosamente alti che ticchettavano sul pavimento. Con una mano teneva sollevato l'orlo della gonna lunga nera, mentre con l'altra controllava il contenuto delle tasche del mantello chiuso intorno al collo. Le foto e le riproduzioni delle vecchie lettere erano al loro posto insieme alla torcia elettrica, al necessario per il pronto soccorso e alla trousse dei cosmetici per creare effetti speciali. Non aveva avuto tempo di pettinare all'indietro i lunghi capelli castani, così li aveva raccolti in una retina e li aveva nascosti dentro il cappello a punta dalle tese larghe. Gli occhi truccati di nero, le labbra rosse, un enorme neo attaccato con l'adesivo e una blusa con le maniche a pipistrello completavano il costume da strega.

    Anche se erano le dieci di sera, l'estate della Florida era torrida e la temperatura sfiorava i quaranta gradi con un'umidità del novanta per cento. Ad Amber sembrava di morire sotto quel costume pesante. Quello che le era piaciuto di più appena arrivata a Key West era stato proprio il caldo. Dall'inizio di giugno fino a metà settembre, quando arrivavano i monsoni, non soffiava un alito di vento a rinfrescare l'aria e a scacciare l'invasione delle zanzare. Ma da ingenua ventunenne proveniente dal Texas, dove d'inverno nevicava e il freddo era pungente, non aveva pensato di potersi stancare di quel clima tropicale. Dopo tre anni, però, era maturata e aveva capito che non era tutto oro quello che luccica. Non è più la ragazza impulsiva che aveva deciso di scappare dai rigori invernali e dai genitori troppo oppressivi.

    Adesso il Texas le mancava, e così pure l'alternarsi delle stagioni. Purtroppo, però, lì abitavano anche Robert e Happy Presley, i suoi genitori, che sembravano non accettare il fatto che la loro unica figlia aveva il diritto di vivere la propria vita.

    Spingendo le pesanti porte a vetri in cima alle scale, Amber entrò nel piccolo atrio e salutò con un cenno del capo il signore calvo seduto alla scrivania. «Ciao, Conn. Scusami se sono in ritardo.»

    «Oh, sono solo cinque minuti» rispose il proprietario dell'agenzia in tono leggero. In tutto quel tempo Amber non si era ancora abituata all'atteggia-mento rilassato tipico delle Keys. Per lei, la puntualità significava ancora qualcosa.

    «La ragazza che doveva darmi il cambio al bar era in ritardo» si giustificò scorrendo la lista dei partecipanti al giro turistico di quella sera.

    Erano una ventina di persone, poche per essere un venerdì. Il tour durava tre ore, durante le quali accadeva di tutto: omicidi, apparizioni di fantasmi, bizzarri incidenti, ogni cosa sulla base di un'accurata documentazione storica. Accompagnare i turisti in giro per la città le permetteva di far sfoggio delle sue doti di attrice e soprattutto di guadagnare un po' di soldi extra.

    In verità aveva deciso di studiare recitazione più che altro per un desiderio di ribellione nei confronti dei suoi, anche se il teatro le aveva insegnato tanto e per una persona timida e insicura come lei era stato per così dire una palestra di vita.

    Così, tutti i venerdì e i sabato sera, si travestiva da strega per arrotondare lo stipendio. Quel denaro in più veniva messo in quello che lei chiamava fon do fuga. Il suo lavoro di cameriera serviva per paga re le bollette e l'affitto, dato che il costo della vita a Key West era esorbitante, mentre quella seconda attività le permetteva di accumulare il necessario per andare via di lì e cominciare a costruirsi una vita altrove. E forse, di dimostrare ai suoi genitori che era davvero cresciuta.

    «C'è qualcosa che dovrei sapere?» chiese esaminando in fretta la lista di nomi.

    Conn si strinse nelle spalle. «Ho sequestrato due bottiglie di whisky a un gruppo di sei studenti. Ho lasciato loro una bottiglia di birra a testa.»

    «Oh, Conn» esclamò Amber, «credevo che avessimo concordato che non sarebbe più successo. Non voglio più avere a che fare con gente ubriaca.»

    «Non ho detto che erano ubriachi, solo allegri.»

    Allegri a Key West significava che stavano ancora in piedi. Amber detestava quelli che esageravano con l'alcol. Aveva visto persone abitualmente gentili diventare sgradevoli e anche pericolose sotto l'effetto degli alcolici. Con un sospiro allungò una mano. «Passami il telefono.»

    Conn aprì il cassetto della vecchia scrivania ed estrasse l'unico cellulare che la compagnia possedeva. Era una misura di sicurezza, in caso qualcuno si slogasse una caviglia scendendo da un marciapiede o per un qualsiasi incidente. Amber si infilò il cellulare in tasca e uscì dalla porta sul retro, nel vicolo dove il gruppo la stava aspettando al buio. L'unica illuminazione era data da un piccolo lampione sotto il balcone per permetterle di fare un ingresso a sorpresa, come si addiceva a una strega.

    Amber si inchinò tenendo il cappello in mano. «Buonasera, signore e signori. Benvenuti al giro turistico più spettrale di Key West. Sono la vostra guida, Amber Rose, e questa notte vi presenterò i miei amici fantasmi. Tra un attimo saremo pronti per cominciare.»

    Mentre parlava, studiò il gruppo. Era formato per la maggior parte da coppie in scarpe da ginnastica, maglietta e pantaloncini. I bevitori alticci erano quattro ragazzi in canottiera e due ragazze vestite in maniera appariscente. Solo uno dei partecipanti si teneva in disparte: era un uomo sulla trentina, in pantaloni e camicia color cachi con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Aveva capelli castani striati dal sole, un po' lunghi sul collo. Amber conosceva il genere: il tipo da yacht, con tanti soldi da spendere e altrettanta voglia di divertirsi. Ce n'erano parecchi a Key West, ma di solito avevano un bionda formosa appesa al braccio.

    «So che il mio collega, il signor Snow, vi ha illustrato le regole da seguire, perciò mi limiterò ad aggiungere che lì all'angolo ci sono delle toilette, in caso ne abbiate bisogno, dato che lungo la strada non ce ne sono e urinare in pubblico è considerato illegale, oltre che maleducato. E poi disturba i fantasmi.» Dopo una pausa a effetto, proseguì: «Tra dieci minuti ve li presenterò». Così dicendo estrasse una pallina di carta da una delle numerose tasche, e la gettò per terra provocando una piccola esplosione di luce e fumo; poi sparì dalla porta sul retro seguita da uno scroscio di risate e da un lungo applauso di approvazione.

    Esattamente dieci minuti dopo riapparve in fondo al vicolo, la torcia nascosta tra le pieghe della cappa e puntata verso il mento per conferire un effetto spettrale alle guance bianche, alle labbra rosse e agli occhi truccati da gatto. Con un largo movimento del cappello fece cenno al gruppo di seguirla. E l'avventura ebbe inizio.

    Amber esordì con una breve storia dell'isola, che nel corso degli anni era diventata il rifugio preferito di artisti, scrittori e musicisti per la libertà che si godeva, per il relativo isolamento e per il sole, il mare e i favolosi tramonti, ormai famosi in tutto il mondo. Poi raccontò degli spiriti liberi che avevano sempre abitato lì e che rifiutavano di andarsene anche dopo morti. A ogni fermata indicava gli edifici di interesse architettonico e raccontava degli aneddoti interessanti sui fantasmi che popolavano il posto.

    A un certo punto il gruppo fu fermato da una delle bande di ragazzi del posto che gremivano la parte vecchia della città. Con l'esperienza, Amber aveva imparato che niente poteva calmare quei teppisti che disturbavano i turisti, perciò li inserì nella presentazione, col risultato di renderla più animata e di tenere sotto controllo la situazione.

    Dato il numero ristretto dei partecipanti, quella sera tutto si svolse senza intoppi. Anche gli studenti non crearono problemi e non le fecero domande. Il tipo solitario rimase in silenzio, come se fosse assorto nei suoi pensieri. Di tutto il gruppo sembrava il meno interessato alle storie che aveva raccontato, e dunque la sorprese che alla fine aspettasse pazientemente per avvicinarla.

    «Bello» si complimentò, rivolgendole un sorriso a trentadue denti. «Avevo dei dubbi, onestamente, ma devo ammettere che è stato divertente.»

    Statura media, aveva un viso squadrato, mascella prominente e mento volitivo, occhi verdi e un naso deciso su una bocca perfettamente disegnata. Con quei capelli spettinati, striati di biondo, che gli ricadevano sulla fronte a ciocche scomposte, sarebbe stato perfetto per la parte del pirata.

    Continuando a recitare il suo ruolo di strega, Amber fece un inchino esagerato. «La ringrazio, e anche gli spiriti la ringraziano.»

    Lui si mise a ridere, soddisfatto. «Prego.»

    Considerando chiusa la conversazione, Amber si diresse verso la porta dell'ufficio turistico. Inaspettatamente, lo sconosciuto la seguì.

    «Ehm... mi chiamo Reece Carlyle e sono nuovo dell'isola. Sono arrivato ieri pomeriggio. Mi stavo chiedendo, dato che lei è una guida turistica, se potrebbe darmi delle informazioni.»

    Ah. Uno di quelli. Era abituata a imbattersi in tipi che tentavano di rimorchiarla, e aveva imparato a tenerli a bada. «Certo.» Parlando continuò a salire i gradini dell'ufficio. «Faccia attenzione al portafoglio. Non si addentri nelle stradine buie. Si metta scarpe comode per camminare. Beva molti liquidi.» Si fermò tenendo una mano sulla ringhiera. «E vada a visitare il museo marittimo: ne vale la pena.» Voltandosi, infilò la chiave nella serratura. «Oh, e non dimentichi di usare la protezione solare e il repellente per le zanzare.» Poi si voltò ed entrò nell'edificio. «Buonanotte, signor Carlyle.» Appena chiusa la porta cominciò a togliersi il pesante costume. Era sudata fradicia.

    Conn se ne era già andato, anche se tecnicamente avrebbe dovuto aspettare accanto al telefono che lei rientrasse, ma ormai Amber era rassegnata: gli abitanti del posto erano così pigri e tolleranti che non concepivano potesse accadere qualcosa di male.

    Dopo avere riposto il cellulare nel cassetto della scrivania, si infilò un paio di sandali, si tolse la retina e legò i capelli con un elastico. Poi chiuse a chiave l'ufficio e messosi lo zaino in spalla si avviò verso casa.

    Reece rimase in piedi sotto la grande magnolia e guardò stupito la figlia di uno dei suoi migliori amici e socio d'affari camminare lungo il marciapiede con uno zaino nero sulle spalle. Amber Rose Presley era piccola di statura, e sotto il trucco pesante si intuiva un viso infantile e innocente. In maglietta e pantaloncini sembrava ancora più giovane. Non c'era da stupirsi che Robert fosse così preoccupato da chiedergli di andare a controllare come se la cavava. In via strettamente riservata, naturalmente.

    Robert sapeva dove lavorava la figlia e dove abitava, ma lei rifiutava di rispondere alle sue lettere e, dato che era maggiorenne, le autorità locali a cui lui si era rivolto avevano riso delle sue angosce paterne. Così, quando Reece gli aveva annunciato che per superare il trauma della separazione e del recente divorzio aveva deciso di attraversare il Golfo del Messico in barca a

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1