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PianoSequenza
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E-book175 pagine2 ore

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Info su questo ebook

In via Margutta, nel cuore di Roma, è racchiuso un mondo intero. Tra le curve dei vicoli e i colori delle opere d'arte, la vita scorre come immagini di un film. In un appartamento abitano un gruppo di ragazzi che condividono passioni, sogni e momenti di vita quotidiana, ma soprattutto condividono le loro vite. Noel Marrell ha la passione per la scrittura con la quale tenta di entrare in un mondo fatto di pensieri ed emozioni, dove si accede solo grazie a una chiave speciale che aprirà la porta che divide la realtà e la fantasia cosicché non ci sarà più distinzione. Con le storie raccontate si intrecciano pensieri e riflessioni, a volte si tratta di semplici bigliettini di carta appesi per casa, vicino al portone, che ci invitano alla riflessione. Ecco allora che la vita di Noel Marrell, Lisa, Sandro, Frenky, Simon, Bea scorre davanti ai nostri occhi, come in un film di cui non siamo solo semplici spettatori, ma diventiamo noi stessi protagonisti. È una storia nella storia, vissuta in un giorno qualsiasi, che farà scomparire il tempo, slegandoci da inutili convinzioni, per portarci in un mondo alla fine fantastico. La trama meravigliosa del presente.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ago 2015
ISBN9788893062176
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    Anteprima del libro

    PianoSequenza - Mauro Montella

    sequenza"...

    Before

    Una delle rare sere dei primi di gennaio, stetti a sedere al tavolo della mia cucina, che mi porgeva degli scritti, a fianco a me c’era il Biografo, un amico vestito di tale soprannome solo perché lo reputassi alla visione della mia vita; stampata in false verità, senza righe, a mano libera su fogli bianchi per intenderci, mi sottolineo l’autore e l’aggiornavo con diletto alle ultime improvvisazioni sintattiche.

    In seguito gli svelai la tessitura di ogni racconto e tutto sfociò in incomprensibili risate.

    - Come avrai notato - cercai di spiegargli – ogni espressione implica molteplici motivazioni, talune banali ed altre dirette con uno stile reale ed istintivo, soprattutto istintivamente irreali, dalle sintassi imparate negli studi. Un caos che non si può definire in breve, Io stesso ignoro persino quanto sia greve!

    Il Biografo crede fermamente che le espressioni delle mie sensazioni siano meritevoli di ben altri appoggi. Affermò con convinzione - Se tu avessi studiato, avresti composto di peggio!

    Gli risposi con prontezza e decisione – Se avessi studiato sicuramente non avrei scritto mai nulla, poiché gli studi mi avrebbero privato di un’ignoranza per la quale io dedico tutto il mio amore.

    Mentre lo accompagno alla porta, compiaciuto fermamente del suo entusiasmo soggettivo, lo ricambio con una stretta di mano promettendogli che avrei parlato anche di lui via scrivendo. E credo di averlo appena fatto, caro mio biografo testa pelata.

    Ecco professore, questo che le ho appena anticipato potrebbe essere l'inizio del racconto di un artista per strada, che identifica la propria esistenza in due quaderni l’Eclisse. Lei ha letto i miei scritti, come hanno fatto altri; ricordo ancora la scena avvenuta a pranzo tra le portate:

    - Lei ha mai letto qualcosa concernente Gurdjieff? Sa, l’altro giorno parlavo con Ezio, un mio caro amico, che lo ha menzionato più volte.

    Sembrava che stessi parlando da solo, sino a quando mi interruppe aggrottando le folte ciglia sugli occhiali neri:

    - Giovanotto io non so di chi lei stia parlando, ma non le è mai capitato di leggere qualcosa scritto di mio pugno?

    - No, professore sono spiacente, non ho ancora avuto l’onore, ma perché lei ha mai letto qualcosa di mio?

    - Se esiste in libreria può darsi...

    - No, non credo! Esiste soltanto una copia e la tengo io.

    Sa, ha un valore inestimabile!

    - Se me la fa avere sarei felice di leggerla.

    - Guardi il caso ce l’ho proprio qui, la porto sempre con me ultimamente.

    - Bene! Avrà mie notizie!

    Dopo un paio di giorni, era domenica dopo pranzo, arrivò la sua risposta su un quarto di foglio, che mi consegnò la sua segretaria. Ricorda? Che domande, dimenticavo, lei Professore possiede una memoria d’acciaio, contrariamente alla mia molto volatile. Lessi più volte quelle notizie tanto attese:

    "Sono pensieri o meditazioni che come stelle filanti tentano d’illuminare un Io, che stenta a trovare i primi albori dell’alba dell’esserci; manca un impianto dove adagiare le meditazioni e le affannate ricerche.

    La sostanza lascia ben sperare, per cui occorre insistere convincendosi che gli scritti sono tali, quando hanno il diritto di essere letti. Auguri."

    2 Ottobre

    A. Ziello

    Difatti Professore, sono passato a trovarla, anche se dopo più di tre mesi, mi ha accolto nella sua sontuosa casa facendomi sentire come se fossi uno studente alla prese con la sua prima lezione di filosofia. Forse per lei i miei limiti culturali l’hanno impressionata al punto da farmi un preambolo di un quarto d’ora sulla differenza tra opinione e giudizio.

    Volevo farle notare i miei progressi, adesso ho un portatile e non che io sia più intelligente, ma più pratico questo è certo; e se mi avesse permesso le avrei letto L’Autistico, che non ha alcun riferimento od offesa nei riguardi della patologia, poiché il resto e solo un punto di vista!

    Solo che dalla sua ribattuta:

    - Preferisco leggere l’opera finita! -

    - Tale risposta suscita in me l’idea che lei non sia, poi tanto, in vena di ascoltarmi. -

    E da un’intenzione che inizialmente era un’impressione volta ad aiutarmi a comporre una trama, si è ridotta alla prefazione.

    Come a dire: Almeno quella, la faccio come mi pare.

    - Lei però, non mi lascia spiegare: a me non interessa immedesimare con soggetti irreali una mia autobiografia perché già di per se l’arte è autobiografica e coinvolgerla di fantasticherie, angherie ben strutturate, come mi indicherebbe lei a mio giudizio, si fa per intendere oggettivo peccherebbe solamente di amenità. Poiché il vero è semplice e nasce prima del falso senza artifizi; io questo ho imparato sulla purezza, ma sa com’è, in fondo sono solo un autodidatta che si diletta a scrivere anche con i fiori.

    Non mi fraintenda, sono lusingato delle considerazioni che lei ha formulato dopo avere accuratamente letto i miei scritti e mi sento in dovere di ringraziarla, ho imparato tanto sul significato di opinione come giudizio nella società.-

    Questo forse avrei dovuto aggiungerlo prima di esprimere la mia opinione su uno dei suoi romanzi (che a differenza di un’altra copertina che mi consigliò, di cui mi sfugge il nome ma comunque vincitrice del premio che non rimembro! Con una targa di merito affissa sul corridoio, che non vedrò, mi sono ritrovato ad imitare un giudizio, solo perché il mio tono in merito all’argomento del suo romanzo, era seriamente scherzoso. Quindi è come se le lettere le parole non cambiassero forma ne significato, è solo il tono della voce l’interprete predominante.

    - E tu che dici Nottola, non parli?

    - Se mi fai parlare! Ma se già lui ti ha lasciato intendere che avresti dovuto leggere il contenuto dell’altra copertina è evidente che quella non è la sua opera migliore, più rappresentativa, no?! C’era bisogno pure che ci mettessi il tuo, come lo chiami… modesto parere?!

    - No! Mi accusava di averlo scelto tra i suoi tanti poiché più minuto. Io ho solo detto che avevo scelto quel libro per il colore della copertina, mi piace il verde.

    - Tu ci pensi che non l’avrà nemmeno mai visto il colore di quella copertina?

    - Infatti sono rimasto in dubbio fino a quando mi sono congedato scusandomi in precedenza.

    - Sei peggio di un diesel!

    Immagino che si sia sentito offeso il prof, dopo avergli giudicato il romanzo mancante di sostanza, mi ha mandato via senza esitazione, si è alzato dalla sedia a mo di orso polare chiamando a comando la sua segretaria.

    - Il nostro discorso è concluso. Il signore se ne sta andando lo accompagni alla porta. Arrivederci!

    E la musona peggio di un portone mi ha indicato l’uscita senza nessunissimo tatto, d'altronde al mio arrivo non è che sia stata più cortese, ma adesso ripensandoci comprendo in pieno l’ammusata condizione della segretaria. Talvolta il Professore non è propenso a compromessi.

    Però un bicchier d’acqua, me lo potevano anche offrire! Capisci Nottola, ho una sete!

    Passai per il corridoio e neppure badai alla famosa targa, io sarò stato anche presuntuoso per certi versi, ma l’avvocato. Sì, perché è anche avvocato; non ho detto che in un frangente del discorso mi fece notare le due lauree, di filosofia e giurisprudenza istituite di fianco all’entrata del suo studio e non che l’esistenza della porta fosse di minore importanza; in breve, mi ha proprio cacciato senza mezzi termini. E mi sono ritrovato all’esterno della sua villa, in fretta e furia a coprirmi dalla temperatura che era peggio del suo atteggiamento e vittorioso nei riguardi della zip della felpa, anch’essa in tema alla situazione, alzando lo sguardo verso il viottolo dell’uscita, non ho potuto non notare lo splendido albero di pero, ancora imberbe, con i rami distesi al cielo in segno di grazia. Avrei giurato che al mio arrivo neppure ci fosse. Chiuso il cancello blu in sella alla bicicletta, dritto a casa.

    Tornato al centro a 327 passi dal mio mare, seminando rapidamente la parte alta della pianura e, benché non fosse buio, il respiro infastidiva la mia visuale, il colpo di coda dell’inverno mi prese in pieno, e ripensai per tutto il tragitto a cosa c’era scritto su quei due fogli che per tutto il dialogo ha squadrato tra le mani, mi arrestai diverse volte a cogliere con lo sguardo quei bassi rilievi.

    - E che c’era scritto?

    Erano scritti in braille, io a stento leggo l’italiano, ti puoi immaginare, Ho le mani ancora ghiacciate. Non ho neppure visto la mia reginella.

    Ah! Non ti ho detto cosa mi ha consigliato, in modo sarcastico, o meglio molto sarcastico:

    - Se è un diario, scrivi una dedica a Mia figlia e così hai risolto.-

    Scusa ma che c’entra, Nottola!?

    E poi perché, ho parlato della mia reginella con molta considerazione, dando a lei i meriti della mia continua dedizione alla scrittura.

    A questo punto preferisco l’incomprensione.

    Scusa se ti interrompo Nottola, ma parliamo sinceramente. Il talento emerge sulle menti meno dotate, meno condizionate.

    L’umiltà non si mostra, si dimostra.

    E solo un uomo insicuro appare finto nei confronti.

    E questo ultimo punto, sai benissimo che non mi riguarda.

    Reputo che la sensibilità di un essere non deve essere messa mai in discussione.

    E ti dirò di più, credo che quegli scritti in braille non fossero lì per caso.

    - Ma sai com’è: le persone tendono a farsi compiacere in situazioni di compianto.

    Sooner or later

    Anche a Roma, via Margutta ha visto il mondo, senza mai spostarsi: in veste di gerani e vite americana, tra le curve dei suoi vicoli longevi si presenta, inebriandoci con i sapori limpidi del mattino. E’ il 2 maggio e dal piano nobile per eccellenza, ovvero il secondo, del numero 54B, l’aroma del caffè fluisce dalla cucina percorrendo tutta casa, sino a varcare l’esterno, dileguandosi al suono dei primi cinguettii.

    - E’ una splendida cornice per noi quattro, non trovate?!

    Simon: - Chiudo io Noel.

    Frenky: - Diretti a casa; che bello avere una casa!

    Barcollando verso l’auto che ci riporterà a casa, vedo solo cartacce non raccolte, molte cicche, ed ecco lì due foglie!

    Sono le cinque di lunedì; questo profumo di caffè indica che Lisa è ritornata dal lavoro in pasticceria. Di sicuro è rientrata con delicatezza, a passo felpato, ed ha tra le mani un cabaret di cornetti caldi caldi. Poi si ferma in cucina, in attesa del nostro risveglio. Al gorgoglio della macchinetta messa sul fuoco, comincia a chiamare fastidiosa con la sua voce un po’ squillante :

    - Noel, Frenky, Simon, Sandro sveglia! Dai, svegliatevi, facciamo colazione! Tutti insieme! Ma guarda che macello, questo sembra tutto tranne che un appartamento!

    L’appartamento: dunque si entra, c’è l’ingresso piccolo con una consolle con specchiera, l’attaccapanni e la vaschetta delle tartarughe sul pavimento. Tre passi e sulla destra c’è una porta verde, gialla e rossa a strisce, che fa molto Giamaica, conduce al bagno; altri otto passi verso sinistra, in un cesellato di due archi dipinti giallo limone, c’è la cucina: moderna, funzionale e rossa, compresa di ciotole per cani e seggiolone di Gottardo. Restando con le spalle all’ingresso, di fronte abbiamo un enorme stanzone rettangolare, rischiarato da due enormi finestroni luminescenti, diviso in zona notte e giorno di tutti noi.

    Dormiamo tutti disposti a circondare un perimetro come per sentirci più uniti: con un letto matrimoniale, un letto singolo e due divani a tre sedute. La zona letto è interamente coperta da lenzuola vecchie e colorate, spillate e raccolte a mo’ di tendone da circo, fissate al soffitto; l’altra metà della stanza é dedicata allo studio e allo svago, è composta da tre scrivanie, un cavalletto con una tela di un paesaggio estivo, un acquarello del lungotevere, incompiuto, l’amaca di Frenky, il frigobar di Sandro, tanti cuscinoni variopinti sul pavimento, libri, piante, disegni e foto dappertutto. Su uno dei divani, quello posto sotto

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