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Trame tra le mura
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E-book104 pagine1 ora

Trame tra le mura

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Info su questo ebook

Condividere un appartamento con altre persone è sempre un azzardo: le storie che nasceranno potranno essere comiche, romantiche, surreali, drammatiche... oppure (si spera di no) horror!
Non è quindi un caso se oltre sessanta autori hanno deciso di mettersi in gioco e partecipare a “Trame tra le Mura”, contest letterario con una sola regola: la storia deve essere ambientata interamente in un appartamento condiviso.
In questa raccolta troverete i cinque racconti vincitori del contest, “trame” per tutti i gusti che abbiamo selezionato pensando proprio a chi ha vissuto l'esperienza di un appartamento condiviso... anche solo con la fantasia!

“La volta che vissi con l'Anarchico” - Marco Zangari
“La Lettera” - Rossana Bergamini
“La Stanza Segreta” - Germano Chiaverini
“Tutta colpa di S.” - Rosanna Ferro
“Onora il padre” Antonio Michele Paladino
LinguaItaliano
Data di uscita28 lug 2016
ISBN9788898754618
Trame tra le mura

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    Anteprima del libro

    Trame tra le mura - AA.VV.

    AA.VV.

    Trame tra le mura

    I edizione digitale: luglio 2016

    © tutti i diritti riservati

    Nativi Digitali Edizioni snc

    Via Broccaindosso n.16, Bologna

    ISBN: 978-88-98754-61-8

    www.natividigitaliedizioni.it

    info@natividigitaliedizioni.it

    Prefazione dell'editore

    Non amando tanto le restrizioni dei generi (come dimostra l'apparente schizofrenia del nostro catalogo), quando pensavamo a un tema per un concorso letterario, avevamo bisogno di qualcosa in cui molti, scrittori e lettori, potessero riconoscersi, traendo spunto dalle proprie esperienze o magari da uno di quei racconti che girano di bocca in bocca alle feste, arricchendosi ogni volta di un particolare in più. Esperienze è quindi la parola chiave di Trame tra le mura, riprendendo la nostra idea di narrativa come rielaborazione in chiave letteraria dei momenti della nostra vita o di quella di qualcun altro. Così è nata l'idea del tema: l'appartamento condiviso, proprio perché permette di raccontare esperienze vissute, raccontate o anche solo immagine.

    Abbiamo poi lanciato il guanto di sfida agli autori, chiedendo di raccontare il loro libro in un abstract entro i 600 caratteri. Oltre 60 avventurosi hanno risposto all'appello, così dopo una selezione preliminare abbiamo pubblicato gli abstract sulle nostre pagine Facebook e Instagram, dove il pubblico ha potuto, con un semplice mi piace, sostenere le trame tra le mura che lo convincevano di più.

    Da questa selezione sono nati 15 racconti, e i cinque più apprezzati dalla nostra giuria interna sono quelli che potete leggere in queste pagine. Come presto scoprirete… ce n'è per tutti i gusti, letteralmente! Per permettervi di apprezzare anche la genesi di queste storie, abbiamo inserito anche gli abstract originali. Fico, eh?

    Ringraziamo quindi tutti gli autori che si sono messi in gioco, i nostri fan sui social che hanno votato i racconti, i Plof e le ragazze di Galleria Marconi per il prezioso contributo al videotrailer e, soprattutto, grazie di cuore a te che leggi. Ma ora basta con queste manfrine, è il momento di lasciare la parola alle Trame tra le mura

    Marco Frullo Frullanti

    La volta che vissi con l’anarchico – Marco Zangari

    Ne sapevo poco di anarchia e anarchici in generale. Cioè, sapevo quello che sanno tutti: che non credono in niente. Diciamo che questo è quello che pensavo, grosso modo. Non mi ero mai messo a studiare a fondo la faccenda.

    L’anarchia e le idee politiche in generale sembravano qualcosa di molto distante in quel settembre. Il mese stava quasi per finire, c’era l’affitto da pagare e ancora l’altra stanza rimaneva vuota. Maurizio, il ragazzo che la occupava prima, era un mio amico di lunga data. Andavamo molto d’accordo. Lunghe serate a parlare, qualche birra, e sicuramente qualche discorso sulla politica l’avremo fatto, anche se ora non ricordo se avevamo mai parlato di anarchia. In ogni caso, a lui era successo qualcosa ed era dovuto andare via più o meno di fretta. Sono abbastanza sicuro che nemmeno lui stesse pensando, in quel momento, a cosa fosse davvero l’anarchia. Ma poi, in queste cose, non si può mai dire.

    Di sicuro non ci pensavo io. Non sapevo chi avrebbe risposto all’annuncio, uno fra le migliaia nel quartiere universitario di Roma, dove le case venivano affittate al metro e al centimetro quadrato come fossero delle regge, come se non ci fossero i muri cadenti, i mobili scassati, i tubi tutti marci. A me e Maurizio era andata ancora bene, l’affitto era rimasto a livelli umani, ma il proprietario voleva la sua busta (non dichiarata) ogni 5 del mese, con la pioggia e col sereno. Che cazzo potevo fare, se non stare lì seduto ad aspettare?

    Qualcuno cominciò ad arrivare. Facce stordite, facce accaldate. Sembravano non ricordare nemmeno bene perché fossero venuti. Si guardavano attorno ed io mi guardavo in giro insieme a loro, notavo gli spazi lasciati vuoti dai poster di Maurizio, ricordavo il perché di ogni macchia e pensavo a quei lunghi discorsi, che probabilmente non avevano molto a che fare con l’anarchia.

    Vennero punkabbestia e matricole, ragazze e lavoratori. C’era chi mi faceva i complimenti per i canzonieri accatastati sotto i posacenere, e chi si lamentava della scarsa luce. È un primo piano, spiegavo. Aiuta a prevenire i suicidi, almeno. Non ridevano. Non l’avevano capita, mi sa.

    A me il primo piano faceva bene.

    Alla fine, quando stavo perdendo le speranze e le masse proletarie e svantaggiate erano tutte passate dal nostro minuscolo salottino e avevano fatto dei commenti sul pavimento arancione della cucina, venne questo ragazzo. MATRICOLA, disse subito. Ahi, pensai.

    ARTE E SPETTACOLO, aggiunse poi.

    Ahi, pensai ancora.

    Però sembrava sapere perché era lì, non fece facce strane quando gli dissi il prezzo, e sembrò gradire i volti del Che e di Kurt appesi al muro. Così gli offrii una birra, me ne aprii una anch’io e ci mettemmo comodi – io sul letto, lui alla scrivania.

    MI PIACE, disse lui.

    Va bene, dissi io, però sarebbe solo per un anno.

    Gli spiegai che Maurizio aveva intenzione di tornare, una volta calmate le acque. Un contratto di un anno era un’abitudine comune, specie per le matricole, ma a me piaceva parlare chiaro.

    NESSUN PROBLEMA, fece lui. Disse di chiamarsi Carlo e buttò giù un sorso. Ci scambiammo nomi e marche di liquori. Mi sembrava un tipo a posto, questo Carlo. Ero contento di averlo trovato. Mi preoccupava il fatto di trovare qualcuno fuori di testa, o invadente. Carlo disse di non essere nessuna di queste cose. Poi guardò la foto del Che, buttò fuori un po’ di fumo e disse, COMUNQUE IO SONO ANARCHICO.

    Ah, dissi io. Poi, non sapendo cosa aggiungere, buttai giù ancora un po’ di birra e fissai con aria vaga il poster del Che pensando, poteva andare peggio, no?

    Il Che, lì dal poster, continuava a fumare il suo sigaro. Per un po’ restammo tutti in silenzio.

    ***

    Fu così che cominciai a vivere con un anarchico. Ero un po’ preoccupato, a dire la verità. Nonostante lui sembrasse uno a posto e fossimo andati subito d’accordo, c’era questa storia dell’anarchia che scombinava tutto. Da quello che sapevo, gli anarchici se ne fregano di tutto. Cosa sarebbe successo alla casa? Carlo avrebbe magari lasciato scorrere l’acqua, col rischio di allagare il bagno, solo perché se ne fregava di chiudere il rubinetto? O avrebbe gettato la spazzatura per terra, sempre per lo stesso motivo?

    Per fortuna, non accadde niente di tutto questo. Carlo, anzi, era pulito fino all’eccesso. Aveva le sue stoviglie, che sciacquava subito e rimetteva da parte. Buttava la spazzatura puntuale e non lasciava mai l’acqua aperta.

    Contento di aver peccato di ignoranza, lo guardavo e pensavo, però, questi anarchici magari se ne fregano, ma la sanno tenere una casa. Visto che con lui ci dovevo dividere l’appartamento e basta, al momento, mi stava più che bene.

    Certo, c’erano altre cose. D’altra parte, uno non può essere anarchico e poi non comportarsi come tale.

    Quando ci eravamo incontrati la prima volta, avevo detto a Carlo che non ero una persona mattiniera. Adesso è diverso, ma un tempo non potevo tollerare che qualcuno

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