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Operazione Save Kama People - Romanzo
Operazione Save Kama People - Romanzo
Operazione Save Kama People - Romanzo
E-book333 pagine5 ore

Operazione Save Kama People - Romanzo

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Info su questo ebook


Mi sono imbattuto per caso in una notizia a dir poco angosciante: i servizi segreti di USA e Israele stanno pianificando lo sterminio di alcune razze. Mi trovavo a vivere in Senegal , quando venni a conoscenza di questa rivelazione e vivendo la realtà locale, fui inorridito da questa idea dello sterminio. Nacque così l'idea di scrivere questo romanzo, che ha dei fondamenti reali basati su indagini che feci durante la mia permanenza in Africa. Molti fatti e informazioni contenuti nel romanzo sono autentici, come lo è anche questa presenza costante delle forze militari USA che stanno avendo il controllo su tutti i territori. In Liberia, nota per l'epidemia di ebola, si sono insediate unità militari mediche degli USA ed è proprio da li che l'epidemia si è estesa ed è proprio in questo paese che le unità mediche Statunitensi hanno portato il loro equivoco aiuto iniettando sulla popolazione degli antidoti sinistri. Da un anno dall'inizio dell'epidemia, dopo essere state vaccinate, le persone iniziarono a guarire, ma dopo sei mesi iniziarono a dare segni di pazzia e muoiono per delle malattie banali. Il processo di sterminio è iniziato, nel silenzio più totale. Questa storia avventurosa denuncia questi fatti.
Un italiano viene a conoscenza di questo piano ed entra a far parte di un organizzazione umanitaria il cui intento è di ostacolare le manovre dell'esercito US Army che intendono iniziare in Senegal la loro campagna di vaccinazione su tutta la popolazione senegalese. Degli antivirus vengono inviati dagli USA appositamente per contrastare l'epidemia di ebola. Ma i membri dell'organizzazione umanitaria cercheranno in tutti i modi di impedire le vaccinazioni. Il loro piano riuscirà anche se non proprio secondo ciò che avevano pianificato.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2016
ISBN9788822837936
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    Anteprima del libro

    Operazione Save Kama People - Romanzo - Gian Elio De Marco

    INDICE

    Gian Elio De Marco

    ROMANZO

    OPERAZIONE SAVE KAMA PEOPLE

    Il TUBAB CHE SALVO' IL POPOLO NERO

    Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere protetti, i grandi segreti sono tenuti nascosti dall'incredulità della gente Marshall McLuhan – guru dei media

    PREAMBOLO

    Questo romanzo cela dietro la sua storia un fondo di verità. Esiste davvero un piano segreto per eliminare la razza nera, araba e quella asiatica. Un virus letale in grado di uccidere chiunque, un genocidio, ma la cosa richiede che l’intera popolazione bianca ed ebraica sia preventivamente vaccinata. Evidentemente, si farebbe credere a una profilassi necessaria per il ritorno di malattie ben conosciute, quali il colera o la febbre tifoide, e la popolazione bianca e quella ebraica sarebbero obbligatoriamente vaccinate con il pretesto di proteggere l’intera umanità. Un falso vaccino – inattivo – sarebbe inviato a tutte le nazioni che si vogliono colpire, all'interno di quella che sembrerebbe, solo all'apparenza, una gigantesca azione umanitaria coordinata a livello internazionale. Gli eserciti di Stati Uniti e Israele hanno già iniziato a testare queste nuove armi biologiche in Africa e, molto recentemente, in Siria. Presto, testeranno anche i farmaci, attivi e inattivi. Lo scopo ultimo di Stati Uniti, Israele e degli altri paesi della NATO è di creare un mondo senza la popolazione nera, araba e asiatica, un mondo dove l'élite bianca potrebbe costruire un nuovo impero senza l'intralcio di alcuna popolazione locale e senza scatenare una guerra nucleare che rischierebbe di distruggere l'intero pianeta.

    Questa storia viene vissuta dall’esterno dell’organismo dei servizi segreti, nessuno saprà le reali manovre che vengono pianificate da costoro. Il lettore vivrà questa vicenda solo per essere fedele alla realtà dei fatti che sono narrati.

    Capitolo 1

    Operazione Save Kama People

    In una sala ovale del Pentagono, aprile 2015. L’establishment dei servizi segreti militari, alti funzionari governativi, sono riuniti in un summit rigorosamente segreto. Il viva voce di un telefono rimane inavvertitamente acceso mentre la riunione è ancora in corso. In un ufficio adiacente, qualcuno ascolta quello che si sta pianificando nella sala accanto. Ciò che intende ha dell’inverosimile.

    Mi chiamo Bruno, Bruno Puiatti. Sono un cittadino italiano che ha abbandonato il suo Paese a causa della crisi economica che improvvisamente mi ha fatto ritrovare disoccupato e senza prospettive per il futuro. Cosi, un giorno, degli amici mi chiedono di accompagnarli in Senegal perché li aiutassi ad avviare un'attività commerciale. Considerato che parlo francese, la cosa mi sembrò giungere al momento opportuno, dato che la noia e la mancanza di prospettive per il futuro mi costringevano ormai da tempo all'inattività forzata. Mai avrei immaginato che proprio in questo lontano Paese sarei stato coinvolto in prima persona in fatti che decideranno le sorti del popolo nero, obiettivo dei sinistri piani dei servizi segreti militari israeliano-americani e di alcuni Paesi della NATO. Durante il periodo della presunta vacanza di lavoro, apprendo lo stile di vita del popolo senegalese e tutte le strategie che questi adottano per pagare le cose al prezzo più basso. Considerato il modus operandi europeo, la difficoltà nel fare dei buoni affari si dimostrò un fallimento. Dopo qualche tempo, decidemmo di rientrare in Italia a mani quasi vuote, ma la domanda che mi posi fu: perché dovrei rientrare se non ho prospettive? Meglio vivere un'avventura tra questo popolo che, a mio avviso, ha molto da insegnare sotto il profilo dell’essere rispetto alla cultura dell’avere degli occidentali. Senza entrare troppo nel merito delle capacità degli europei, che sono perennemente infelici a causa dei ritmi stressanti del loro modo di vivere, gli africani, al contrario, non possiedono nulla e sono senza dubbio più felici. Fu ciò che determinò la scelta di rimanere tra questa gente. Gli amici ritornarono ed io rimasi solo ad affrontare questa nuova esperienza della mia vita.

    I mesi passavano. Poi passò un anno, poi due. Tutto dava l’impressione che la mia vita si stesse adattando a quella dei senegalesi: ritmi rilassanti, nessuna corsa dietro al tempo, meditazioni, lunghe chiacchierate con gli amici. Fino a che, un giorno...

    Mi trovavo spesso a passeggiare nel quartiere di Almadies, un po' per noia, un po’ per sport; è un quartiere in stile europeo, palazzine eleganti, una strada pulita con palme ovunque, graziose villette e anche diverse rappresentanze diplomatiche di alcuni Paesi, tra cui l’Ambasciata americana. Sembrava uno di quei giorni in cui la giornata non è poi diversa dalle altre, ma di lì a poco incontrai qualcuno che cambio la mia vita.

    Rivolgendomi a un ragazzo che passava di lì, dissi Salam Haleicum, che è il saluto tipico dei senegalesi, in prevalenza musulmani.

    Haleicum Salam, rispose il giovane, robusto, dal fisico atletico, che si dimostrò subito interessato a intrattenere un dialogo con il sottoscritto. I tubab, che nella lingua wolof significa pelle bianca, vengono visti come una potenziale opportunità per ottenere del denaro, del lavoro o un aiuto. Il tubab in questione sono io e avvertivo che questo ragazzo avesse le medesime intenzioni degli altri suoi coetanei, ovvero imbastire un giro di parole allo scopo di chiederti dei soldi o un lavoro. Quando il pregiudizio appare scontato, accade il contrario.

    Che fai da queste parti?, chiede il giovane.

    Faccio una passeggiata e mi diverto a guardare l’Ambasciata americana, che con la sua imponenza rivela la megalomania del Governo americano. A differenza delle altre ambasciate, questa è davvero di grandi proporzioni, chissà perché...! E’ facile immaginare che loro non sono lì solo per avere un ruolo di rappresentanza, ma dietro quei muri devono celarsi un sacco di segreti.

    Il giovane sorrise e si presentò: Mi chiamo Moussa. Qual è il tuo nome?.

    Bruno, mi chiamo Bruno Puiatti.

    Devo dire, caro amico Bruno, che hai proprio ragione riguardo quest’ambasciata, io sono della stessa idea.

    Se sei della stessa idea, significa che non escludi nulla.

    A dire il vero, ho lavorato per un po' di tempo là dentro, mi occupavo di sicurezza. Lavoravo per una compagnia senegalese di vigilantes al servizio dell’Ambasciata statunitense.

    Questo m’incuriosì e desideravo saperne di più: Dunque, se lavoravi là dentro significa che ne avrai viste di cose interessanti o qualcosa che avrà attirato la tua attenzione.

    Il giovane Moussa sorrise divertito e annuì con il capo, con un’espressione buffa. Là dentro accadono delle cose strane, alle quali non so dare una risposta; le manovre che avvengono al suo interno sono alquanto misteriose.

    A che genere di manovre ti riferisci?.

    E’ una lunga storia, perché inizia qualche settimana prima di quel giorno. Tutte piccole vicende che mi lasciarono sempre in curiosa attesa di qualcosa in procinto di accadere, il che si verificò puntualmente.

    Hai stimolato a tal punto la mia curiosità che vorrei chiederti di sederci da qualche parte per ascoltare il seguito della tua storia, se non hai altro da fare.

    Ok - rispose Moussa - andiamo più in là che c'è un piccolo posto per sederci, così mi offri un caffè.

    D'accordo.

    Ci avviammo verso un tipico e squallido locale, chiamato boutique, dove si vendono generi alimentari; lì fuori c’era un ragazzo che vendeva del caffè caldo, contenuto in quelli che sembravano dei thermos. All’esterno di questa boutique c’era una panca di legno sgangherata e decidemmo di sederci li.

    Dunque, stavi dicendo a proposito del tuo servizio di vigilanza all'ambasciata?

    Un giorno, ero di servizio all’entrata carraia dell’ambasciata, dove c’era una sbarra che bloccava l’accesso al parcheggio quando vedo arrivare un SUV nero a tutta velocità. Gli intimo di fermarsi per verificare il suo pass, si apre il finestrino dalla parte di chi era alla guida e un signore dalla carnagione bianca, dall’aspetto aggressivo m’intima di non fargli perdere tempo e di aprire immediatamente la sbarra. Allora rispondo che devo fare il mio dovere e seguire la prassi, non si entra senza che ci siano i dovuti controlli. Ero armato e nel caso in cui ci fosse stata una reazione violenta e inattesa avevo l’ordine di sparare.

    Fuck you, mi disse il signore dall’accento fortemente americano. Scese dall’auto e si diresse deciso verso la sbarra, che oltrepassò rapidamente, e con passo accelerato si avvicinò all’entrata dell’ambasciata. Gli urlai di fermarsi e lui mi mostrò il dito indice, continuando deciso il suo percorso. Era la prima volta che accadeva una cosa del genere, la sua reazione mi aveva colto di sorpresa e non sapevo se estrarre la pistola e sparare un colpo in aria, lasciar correre o inseguire l’individuo... insomma, una situazione grottesca e imbarazzante per un novello vigilante. Seguii la terza via, inseguire l’individuo. A quel punto il signore americano s’immobilizzò, mi guardò ed esclamò in inglese qualche cosa che non capii. Dall’interno del posto di guardia dell’ambasciata uscirono due militari americani in divisa che riconobbero l’individuo; uno dei due m’invitò a ritornare al mio posto di guardia, era tutto ok. L’americano si diresse scortato dalle guardie verso il posto di controllo, ma non sembrava dessero grande importanza al modo violento di agire di questo signore. Una volta entrati, tutto ritornò all’apparente normalità. Ma dopo qualche minuto, il signore uscì dal posto di guardia più arrabbiato che mai e imprecando in inglese... era solo, nessuna scorta. Mi guardò male, risalì sul SUV che era fermo davanti alla sbarra e partì velocemente facendo cigolare i pneumatici.

    Mi venne spontaneo rispondere a Moussa: Che cosa ha di strano tutto questo, forse un imprevisto da parte di un signore che aveva una giornata storta.

    Moussa continuò: Venni a sapere che il signore in questione era il responsabile di un'unità speciale dell'ambasciata... il signor X! Dopo mezz’ora circa ritornò, seguito da due SUV neri che avevano i finestrini abbassati. Scorgevo che dentro c’erano dei signori in borghese, armi alla mano. Mi si gelò il sangue e non sapevo cosa fare. Lasciarono le auto davanti all’entrata e scesero tutti, il signor X da una parte e dalle altre due auto sei individui con occhiali neri e pistole alla mano. Insieme a loro, un signore piccolo di statura, apparentemente calmo, che dava l’impressione di essere il capo di costoro.

    I soliti servizi segreti americani, armati, con fare minaccioso e autoritario; proprio come nei film. Ma la storia finisce cosi?.

    Moussa sorrise e rispose di sì. Da quel giorno non accade nulla d’insolito, ma iniziai seriamente a pormi delle domande... cosa è andato storto al signor X per avere un comportamento così aggressivo? Qui c'è qualche cosa che non è chiaro, chissà cosa c’è dietro questa storia.

    Certo che questi servizi segreti hanno sempre qualche cosa di losco nei loro intenti. Probabilmente la situazione che mi hai raccontato è la prova che un imprevisto ha fatto cambiare o saltare i loro piani strategici, il che significava dover iniziare tutto da capo.

    Tu hai dell’ingegno amico, forse è proprio di questo che si tratta, qualche cosa ha cambiato i piani a cui lavoravano da mesi o anni. Qualche cosa è andato storto.

    Vabbè, se la storia finisce qui, non ci resta che salutarci.

    Ma a quel punto Moussa mi pose alcune domande sulla mia vita e sul perché ero in Senegal. Detti rapidamente e in modo conciso una risposta Sono qui perché amo il popolo senegalese, ho voltato pagina e ora desidero vivere una nuova avventura della mia vita.

    Se cerchi avventure, posso sempre facilitarti la strada, fu la sua risposta.

    Sorrisi prontamente. E’ a quel genere di avventure sessuali che ti riferisci? Se è così non m’interessa, non è di questo genere di avventure a cui mi riferivo, ma l’avventura della vita in genere, conoscere, vivere delle esperienze, essere di utilità al prossimo.

    Mai una risposta fu rapida come quella del Moussa: E' proprio questo genere di avventure che intendevo e potrei davvero aiutarti a fare qualche cosa di utile per il prossimo.

    Spiegati meglio Moussa.

    Senti, se ci incontriamo stasera o domani mattina, dimmi tu quando, ti posso far conoscere una persona che ti aiuterà e potrà esserti utile in qualche modo. Credo che gli farebbe piacere fare la tua conoscenza.

    Ok, sono curioso di conoscere questo tuo amico, purché non mi venga a chiedere soldi; sono in pratica con le tasche vuote e non ho nessuna intenzione di realizzare o investire su nulla.

    No, niente di tutto questo... abbi fiducia.

    Ci salutammo dandoci appuntamento per l’indomani alla stessa ora, ma in un altro luogo, più tranquillo: la spiaggia di Ngor, una baia abitata da pescatori che si trova proprio nei paraggi dell’ambasciata americana di Almadiess. Oltretutto, è vicina a casa mia.

    Il giorno dopo c'incontrammo a Ngor. Il mio nuovo amico Moussa si presentò con un signore dalla carnagione nera, magro, altezza media, distinto, un modo di fare molto signorile, gentile e loquace. Il suo nome era Mamadou Bassenè.

    Dopo qualche minuto di chiacchiere formali, mi pose delle domande riguardanti la mia vita: il motivo per cui ero venuto a vivere da queste parti e altre curiosità che si dicono in circostanze simili. Ma a un certo punto, Mamadou Bassenè si fermò e mi pose u'insolita domanda:

    Se avessi bisogno del suo aiuto per fare una determinata cosa, saresti disposto ad aiutarmi?. Sospettando quali potessero essere gli intenti di questo signore, legati sicuramente ai soldi e agli affari, replicai prontamente:

    Dipende, caro amico. Non intendo fare nessun investimento o affare dal momento che non ho i mezzi finanziari per poterlo fare. A parte questo, non intendo entrare in loschi giri e fare delle cose poco chiare.

    Mamadou Bassenè mi rispose con voce calma e chiara: Ciò che intendo riguarda la società e il pericolo che questa corre a causa di certe persone malintenzionate che creano problemi non solo al mio Paese, ma soprattutto alla razza africana.

    Questo è interessante e mi trovi pienamente d'accordo, ma come potrei aiutarti?.

    Mamadou Bassenè prontamente si espresse in questi termini: Il mio amico qui presente Moussa mi ha spiegato che tu non sei d'accordo con la politica americana. E’ così?.

    Sì, pienamente d'accordo. Quello che fanno i servizi segreti americani va contro i miei valori di pace e di amore sulla Terra. Ritengo inoltre che siano un vero pericolo per l’umanità. I loro intenti non sono per nulla pacifici e non cercano sicuramente legami di amicizia e fraternità, inoltre seminano discordia e inimicizie dappertutto.

    Bene - risposte Mamadou Bassenè - direi di passare al punto seguente: ti chiediamo di aiutarci, perché è proprio di questo sistema imperialista americano che si tratta.

    La mia sorpresa fu tanta dal momento che tutto mi attendevo, ma non di cooperare per un'ideologia. Vi ascolto.

    Mamadou Bassenè accennò un sorriso e mi disse che avremmo dovuto rincontrarci il giorno successivo in un altro luogo, una casa che era nei pressi del villaggio di Ngor dove mi avrebbe spiegato meglio di cosa si trattava. Tutto questo mistero mi rendeva alquanto sospettoso ed ebbi l’impressione che Mamadou Bassenè intuisse i miei dubbi.

    Non temere nulla, non sei obbligato ad aiutarci, ma quello che ti dirò dovrà rimanere un segreto, ti chiedo solo questo. Va bene?. Va bene correrò il rischio. Nella mia vita il rischio ha sempre fatto parte del mio modo di vivere; tanto valeva osare.

    Il giorno successivo andai all’appuntamento. Strada facendo, mi chiesi se fosse la cosa giusta; pensai che alla peggio avrei fatto dietrofront e me la sarei data a gambe levate. La villetta era isolata e si trovava di fronte al mare; un luogo davvero carino, tranquillo. La casa aveva delle palme e una piccola piscina, vuota, che stava a indicare che non era frequentata, ma l’erba del giardino era ben curata e c’erano dei fiori multicolori un po' ovunque. Aveva l’aspetto di una romantica casa per amanti. C’era una grande vetrata con vista sul mare. Quella vista era il sogno della mia vita, ma la curiosità di sapere come sarebbe proseguito quell’incontro mi fece distogliere lo sguardo da quel paesaggio. A quel punto ero proprio curioso di scoprire cosa si celava dietro questa storia misteriosa. Prima di sedermi su uno dei divani presenti, entrò un signore che poi seppi chiamarsi Seddou. Era un individuo distinto, dal portamento gentile e dai modi raffinati. Mi mise subito a mio agio chiedendomi se la vista del mare era di mio gradimento. Mamadou Bassenè mi presento il signor Seddou e mi spiegò che ruolo aveva in questa vicenda. Il signor Seddou è un funzionario di banca, ci sarà utile per riuscire ad avere i fondi necessari alla nostra causa. Considerato il mio pragmatismo, desideravo avere subito delle informazioni esaurienti su tutta questa faccenda. Dunque, fui diretto: Potrei sapere come esservi di aiuto?. Mamadou Bassenè comprese e rispose a tono: Cercavamo da tempo una persona come lei, uno straniero, intelligente, attento e anti-americano.

    Prontamente risposi: Io non sono anti-americano, caso mai sono contro l’imperialismo del governo americano. Forse è leggermente diverso il concetto.

    Lei ha ragione, forse mi sono espresso male, ma è di questo che si tratta. I servizi segreti militari americani stanno preparando un piano per uccidere a più riprese la razza nera; presumiamo che stiano pianificando questo genocidio proprio qui nel nostro paese, il Senegal. Queste informazioni le ho ricevute da qualcuno, di cui non posso rivelare la fonte perché non so proprio chi sia.

    Lei non sa chi è? Potrebbe essere tutto un inganno, la burla di qualcuno che si prende gioco di lei!.

    "E’ vero signor Bruno, ma dalle poche informazioni che ho appreso, sostengo che questa persona sia venuta a conoscenza direttamente o indirettamente di questo piano. Chiamiamola: Gola profonda. Io sono un medico; un giorno qualcuno mise sulla mia scrivania dell’ambulatorio dell'ospedale presso il quale lavoro, una busta e al suo interno una lettera scritta a macchina nella quale mi spiegava il piano in questione. Nel leggere quelle righe, provai un senso d’indifferenza, come se la cosa non mi riguardasse, ma ciò che suscitò maggior interesse era la parte finale della lettera che diceva: la prego faccia qualche cosa e distrugga questa lettera perché se giungesse nelle mani sbagliate, la sua vita e anche la mia saranno in pericolo. Fui tentato di tenerla e farla leggere a qualcuno, ma seguii i consigli, ma prima la lessi e rilessi per ben memorizzare il suo contenuto e poi, con un senso di liberazione la gettai nel water del bagno.

    Avevo letto da qualche parte che esistevano certi piani segreti dagli intenti davvero analoghi. Forse delle storie inventate, prive di fondamento, ma quelle righe stavano a indicare che questa storia aveva certamente un fondo di verità e la persona sconosciuta doveva saperne di più, ma andare oltre a quello che c’era scritto poneva lo sconosciuto in una posizione di reale rischio per la sua vita. Sappiamo che la realtà a volte supera la fantasia e questo messaggio aveva proprio dell’inverosimile. Chiesi a delle infermiere se avevano visto qualcuno depositare qualche cosa nel mio ufficio o se avessero notato qualche cosa d’insolito nel comportamento di qualcuno; ma nessuno vide niente. Mi chiesi più volte se facevo bene o male credere a questa storia, forse potevo cadere in una trappola, forse qualcuno aveva fiducia in me e mi affidava un segreto d’importanza capitale; ma perché proprio a me. Insomma, come può immaginare mi feci un sacco di ovvie domande che andavano sempre di più a suscitare il mio interesse per questa vicenda. Restare impassibile o accettare di credere a ciò che aveva scritto questa persona sconosciuta alla quale non sapevo nulla di più? Dunque, che fare? I dubbi aumentavano, ma il giorno dopo mi giunse la telefonata di una donna, con accento franco americano, che mi chiedeva se aveva letto il messaggio. Confermai prontamente e le chiesi se davvero era autentica quella fonte. Dall’altro capo del filo, la voce femminile disse: Quello che c'è scritto è la pura verità, sono chiamata direttamente in causa in questa faccenda, ma ho le mani legate e la mia vita potrebbe essere in pericolo; io so che lei è un bravo medico, lei può fare qualche cosa di utile, non perda tempo, i giochi sono iniziati e il Senegal sarà la base operativa di questo programma top secret. Questo sarà il nostro ultimo contatto e terminò dicendo: mi creda, è la verità, non ho altro da aggiungere; faccia qualche cosa e presto, la prego.

    La telefonata s’interruppe. Un contatto diretto con questa persona non c'è mai stato; mi venne anche il sospetto che questa gola profonda fosse una mitomane, ma non ebbi questa impressione dal tono della sua voce. Non fui più ricontattato. Quella notte, non riuscendo a dormire a causa di questa storia, compresi che se avessi rinunciato a fare qualche cosa, avrei tradito le aspettative di qualcuno che probabilmente non era in grado di fare nulla, forse si trovava in una posizione sfavorevole e probabilmente, in casi d’indagine, il cerchio si sarebbe chiuso facilmente intorno a lei. Se avessi rinunciato ad agire o avessi omesso di valutare quanto la lettera riportava, probabilmente sarei la causa di quest’efferato genocidio di massa. Dunque, non mi restava che parlare con qualcuno di fiducia, e sentire altri punti di vista. E' per questo che mi sono affidato a degli amici intimi, che conoscerà a tempo debito. Nella sostanza rimanere impassibile mi faceva sentire in colpa, la posta in gioco era davvero alta, decisi di tentare qualche cosa e mi venne l’idea di fondare un’associazione umanitaria che, in un modo o nell’altro, si sarebbe resa utile e considerato il mio lavoro di medico, ero nella posizione di essere compatibile con questa. Inoltre, se attraverso questa scelta scoprissi una reale minaccia, avrei operato senza indugio per indagare, cercare conferme e casomai contrastarla. Ritengo che se lei si fosse trovato nelle analoghe circostanze si sarebbe posto le medesime domande".

    Sì, in effetti avrei seguito il suo stesso percorso.

    Per ostacolare questo piano diabolico, assieme ai miei amici, abbiamo deciso di scegliere un tubab, un bianco. La sua presenza darebbe un carattere internazionale a questa organizzazione e in più aumenterebbe la credibilità verso questi servizi segreti; siamo convinti di questo. Si rammenti che il nostro intento è di entrare nelle simpatie di questi signori, soddisfare le loro aspettative e naturalmente pianificare delle contromisure perché questo loro progetto non vada a termine.

    Esclamai prontamente: Qui stiamo entrando in campo minato. I servizi segreti; questa è roba seria e forse anche pericolosa. Quale potrebbe essere il mio ruolo in questa faccenda? E poi chi vi assicura che io possa aderire per portare a compimento la vostra missione!.

    Quello che le ho detto deve restare confidenziale e nessuno ci assicura che lei possa accettare; diciamo che il nostro istinto ci fa dedurre che lei è una persona che potrebbe veramente esserci di aiuto e se rifiuta, noi non ci siamo mai conosciuti, questa casa non esiste, tanto meno noi, e lei ritornerà alla sua vita normale. Riteniamo che lei non farà nulla contro di noi, proprio perché lei afferma di amare gli africani e desidera aiutarli. Sono certo che comprenderà l'importanza di questa causa.

    Il signor Mamadou Bassenè sembrava una persona sincera e onesta e questo mi rassicurò, qualunque fosse il seguito di questa storia valeva la pena fare un passo in avanti.

    Va bene, continui a spiegarmi di cosa si tratta ed entri nel dettaglio perché possa darle chiaramente una risposta.

    Quello che le dirò la sorprenderà. Nella lettera c’era scritto che i servizi segreti militari di USA, Israele e qualche paese della NATO stanno lavorando a un progetto top secret di genocidio batteriologico a livello mondiale. Il loro progetto è quello di diffondere malattie create in laboratorio che uccideranno tutta la popolazione nera, araba e asiatica. La diffusione è molto semplice da attuare, poiché il materiale può essere spedito facilmente e in piccole quantità assieme a partite di cibo o altre materie prime soprattutto attraverso associazioni umanitarie che si renderanno complici a loro insaputa, di quest'efferato genocidio programmato da questi vertici militari. Il sistema è semplice; una volta che questi batteri si attivano iniziano a propagarsi come accadde con il virus Ebola, che fu certamente sperimentato dagli americani proprio qui in Africa e siamo convinti che non sia il primo di questo genere di sperimentazioni, accadde anche con l’AIDS e molto probabilmente ne stanno sperimentando degli altri. Una volta introdotto il virus e inizia a propagarsi, il governo americano, per compiacere all’opinione pubblica, si offre di intervenire per aiutare e contrastare l’epidemia, ma nella realtà non faranno altro che iniettare altri virus sulla popolazione. Un falso vaccino, inefficace, verrebbe inviato, sotto l'apparenza dell’atto umanitario", a tutte le nazioni non-bianche e potrebbe contenere alcuni principi attivi che renderebbero la malattia ancora più letale. Con la scusa di immunizzarla dal contagio, utilizzeranno degli pseudo-antidoti, che nella realtà non faranno altro che generare nuove malattie di per sé di natura normale, come un raffreddore o il morbillo e così via, ma che diverranno letali per la popolazione. Apparentemente queste malattie non creeranno nessun allarme perché sono considerate malattie non contagiose, curabili attraverso delle patologie tradizionali. La propaganda mediatica americana farà passare per salvatori del mondo gli americani, mentre l’effetto domino del genocidio è già iniziato. Israele ha il medesimo piano con i Palestinesi, e partecipa anche a questo progetto, compreso qualche paese della NATO, forse la Francia e l’Inghilterra, ma non ne siamo certi, ma presumiamo che siano questi perché sono gli unici paesi ad avere forti interessi qui in Africa. Questo è in grandi linee quello che stanno pianificando ed era scritto in quella lettera che ricevetti, non so altro di più! La cosa certa è che l’’Africa è il terreno fertile per queste sperimentazioni, considerato il livello di povertà, la mancanza d’informazioni e d'igiene tra le popolazioni del continente, che potrebbero far dedurre essere la causa principale di tali fenomeni virali. Veniamo a lei, ciò che le chiediamo è di mettersi a capo di un’organizzazione umanitaria che coopererà, se ci riusciremo, con le autorità americane che si convinceranno che la partecipazione di quest’organizzazione servirà da copertura ai loro intenti. Tale cooperazione con associazioni umanitarie farà da garanzia e diverrà più credibile agli occhi dell’opinione pubblica. Nella realtà noi cercheremo di contrastare la diffusione dell’epidemia facendo un po’ il gioco delle tre carte. Questi sono dettagli che vedremo a

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