Nove mesi per non morire
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Anteprima del libro
Nove mesi per non morire - Bruno De Stephanis
Stephanis
Capitolo primo
Le voci
La bolla: "L’inizio e la fine sono legati ad un battito. Un battito per ogni cuore. Il mio è un cuore ancora infinitamente piccolo, che sta rinchiuso in una specie di bolla d’acqua, come fosse una sacca, dove batte un altro cuore molto più grande. Due cuori e due battiti in un corpo solo, che insieme si accompagnano verso un viaggio ripetuto più volte negli anni, nei secoli, generando una nuova vita, oppure una morte.
Fuori da questo posto pieno di acqua, si captano delle voci, tante, alcune sono cosi importanti, che possono decidere del tuo destino. Sopratutto quella di una madre. Visto che porta in grembo la mia bolla. La mia futura mamma si chiama Agnese Rivelli, ha sedici anni, è alta un metro e settanta con i capelli biondi e gli occhi chiari. Frequenta il liceo classico e ha un sogno, vuole fare l’attrice. È dolcissimissima, e non lo dico perché sto dentro di lei, ma perché glielo dice tutti i giorni, Gino, il bidello della sua scuola:
Agnè sei cosi dolce che me te magnerebbe come 'na zolletta de zucchero
; e questo mi mette tanta allegria.
Oggi la mia piccola mamma sta correndo veloce sul suo scooter per le vie della grande città, alle voci si aggiungono i rumori della strada; sta raggiungendo un’altra voce protagonista di questa nostra storia. Colui che ha creato questa bolla, cioè un padre, il mio. Che si chiama Valter e di anni ne ha diciotto. A moro sei più fico di Borriello!
gli dicono tutte le ragazzine che si lasciano abbagliare dai suoi occhi azzurri e da quel fisico scolpito da buon nuotatore quale è…un metro e ottanta per 75 kili di soli muscoli! Lui frequenta l’ultimo anno del liceo scientifico e anche lui infondo ha un suo sogno, forse è solo momentaneo, ma che comunque non gli farebbe male se diventasse realtà, data la situazione; quello di smettere di scopare a destra e a manca, visto che l’ha combinata grossa... mettermi al mondo! L’incontro tra le due voci è stato dettato dal caso. E infatti, quello di oggi, ventiquattro giugno 2014 ore 18:15, è per decidere del mio caso. Definitivamente!
Si sono dati appuntamento al solito chiosco bar, al Pincio. Dove vanno molti giovani della Roma bene. Dentro le loro abitudini, fatti di linguaggi sciolti e schemi consolidati, per non sentirsi esclusi. Alcuni di questi sono già arrivati a bordo dei loro scooter Honda Sh bianchi e se non fosse per il colore della maglia diverso, sembrerebbero tanti soldatini!
Anche il motore dello scooter di Agnese ora è spento e riposa. I due si sono seduti al tavolino che rimane più isolato di tutti, per non farsi sentire, anche se qui gli altri ragazzi e ragazze sono talmente presi a parlare di moto, macchine, cellulari e french alle unghie, che se si mettessero ad urlare non catturerebbero di certo la loro attenzione. Passati i primi minuti di imbarazzo, davanti a un bicchiere di succo d’ananas e una birra Corona, le voci finalmente si accendono e parlano di me.
La prima voce (Agnese):Lo so anch’io che non lo possiamo tenere, cazzo
. Quasi gridando Ma mi sento in colpa. Mica è una cosa così. È sempre un essere umano. E poi ho paura di abortire. Mi fa schifo … schifo hai capito?
E non riuscendo più a trattenersi, giù a piangere di brutto.
La seconda voce (Valter): Ma che colpa e schifo di cosa?
Scocciato "È successo e non è colpa di nessuno. Ma che alla nostra età vogliamo rovinarci la vita per questa cosa? Oggi abortire è diventata una scemata. Ma dai, paura di che? Il dottore che ho trovato è uno importante, è molto bravo, fidati. Tra due giorni andiamo da lui ed è fatta.
Sono già passati due mesi abbondanti, qui se aspettiamo ancora, allora sì che diventa un problema. Hai capito? Aho, mi hai capito? E piantala di piangere e farti ogni volta mille problemi, cazzo!Per cercare di calmarsi Valter si accende una Marlboro prima di riprendere il suo discorso
Guarda che se c’è uno che dovrebbe piangere qui, sono io. Se lo scoprono i miei viene fuori un bel casino. È gente importante, lo sai. In più sta cosa mi costa mille euro. Questo sì che è un vero schifo, altro che colpe e paura!".
Agnese che ha smesso di piangere, a quelle parole si stranisce di brutto e non gliele manda di certo a dire: Che stronzo! Di lui non te ne frega un cazzo, vero? Una scopata andata male! Una delle tue tante. Pensi solo ai soldi e a non avere problemi personali. Me lo ripeti ogni volta che ci incontriamo. Che scema sono stata a mettermi con uno come te. Sei proprio uguale alla tua famiglia di notai. Dei gran pezzi di merda, se vuoi saperlo. Degli arricchiti bigotti che ti guardano dall’alto in basso. Tranquillo, da questo momento la risolvo da sola, sta cosa!
Toccandosi la pancia. Poi, si alza decisa e si avvia col casco in mano, sul suo motorino, per sfrecciare via veloce in mezzo al traffico senza voltarsi indietro.
Valter, invece, ci mette qualche secondo in più ad alzarsi dal tavolo. Con una mano tiene lo scontrino del bar, ancora da pagare, e l’altra la usa per spegnere, con rabbia, la sigaretta nel portacene. Anche se Agnese non è più lì, continua a guardare verso la sua direzione per esprimere il suo disappunto. Brava, meglio così. Vai, vai, sai che dispiacere. Adesso chiamo il dottore e annullo tutto. Così non tiro fuori nemmeno un euro. Fanculo te e tutte le donne del mondo! Sanno solo piangere e romperti i coglioni!
.
L’aria fresca asciuga le nuove lacrime di Agnese, che a bordo della Giulietta, il suo scooter, sfoga la rabbia facendo salire i giri del motore. La prima voce, quella dolce, della mia custode, vorrebbe cancellare tutto, fuori e dentro di lei. Cancellare il ricordo di quel momento di passione giovanile divampante, dove scopri l’amore ed il sesso; dove tutto è bello, tutto è come l’hai sempre sognato, come lo hai immaginato; finalmente arrivi al culmine di quella felicità di cui hai tanto sentito parlare, che quando la sfiori ne rimani senza fiato, e per uno strano scherzo del destino, ti risvegli con un figlio in pancia, come in questo caso, capendo che è stato il frutto di una passione sbagliata. Anche se in un primo momento la disegni come una cosa buona e bella, poi nella realtà della vita, a sedici anni, realizzi che è solo un gran casino. Perché nel mondo reale è una cosa che non si accetta. Una cosa, che se scoperta, può creare dei gran problemi a tutti. Soprattutto a te, rovinandoti la vita. E passi di colpo dalle stelle alle stalle, ti senti in colpa, ti senti una nullità. Una senza più un futuro. Vieni investita da un sentimento subdolo chiamato ansia; già, la sua maledetta ansia. Questa cosa malvagia che Agnese si porta dietro fin da piccola e che la far sta male oggi più di ieri. Perché ora non ci sono qui con lei, le sue piccole pillole, alle quali aggrapparsi quando gli attacchi di ansia, sono forti e non si possono controllare. Oggi era troppo presa dal tutto, per ricordarsi di mettere in borsa il suo porta pillole dorato.
Ora il mondo intorno a sé, in ogni minuto della giornata, le sembrava essere come un nemico che le stava succhiando l’anima senza poterci far niente. Era da tempo che si rapportava in negativo con tutto e tutti. Con la scuola, con le sue amiche, con la famiglia e anche con le sue passioni. Tutta colpa della stramaledetta seconda voce. Quella cattiva, quella di Valter. Il gran pezzo di merda. È solo colpa sua se lei si sente cosi, se sta andando tutto a rotoli nella sua esistenza. E pensare che prima di mettersi con lui, prima di iniziare a scoparci, giorno dopo giorno fino a restarne incinta, era il ritratto dell’allegria, della spensieratezza. La pazzerella della compagnia.
Sempre pronta a ridere di tutto e tutti. Il mondo era dalla sua parte senza riserva alcuna. Regalandole voglia di vivere e spensieratezza. Era un periodo di quelli positivi, quelli dove tutto sembra girare per il verso giusto, a differenza di ora. Stava andando bene anche a livello artistico, per ciò che concerne la realizzazione del suo sogno impossibile, l’attrice. Le cose si erano smosse, grazie a Gloria, la sua amica del cuore e del liceo. Avevano deciso di andare a teatro a vedere una commedia bellissima di un giovane regista di teatro, parente di Gloria, molto bravo e apprezzato dagli addetti del settore. Insomma uno che si stava facendo notare nel suo ambiente. La cena dopo lo spettacolo, in una trattoria pizzeria di Testaccio vicino al teatro, era stata il pretesto per mettere a conoscenza Aldo, il regista, della passione di Agnese.
E la cosa aveva funzionato alla grande. Proponendole un provino, il giorno dopo, proprio nello stesso teatro della sera prima, con l’assegnazione di una piccola parte all’interno della nuova commedia che avrebbe portato in scena a breve, tanto le era piaciuta per la sua freschezza e spontaneità. Era un lavoro importante con inizio immediato delle prove. Dandole il copione con la parte e gli orari. La sua vita da quel momento le sembrava come un incantesimo, una magia. Parlando della cosa con tutti, compresi i suoi, con un entusiasmo coinvolgente. Ma per colpa della sua incasinata situazione, anche questa grande gioia, si stava trasformando in fatica; stare al passo con memoria e puntualità non era cosa facile. Mettendo a dura prova la sua ansia perenne. Pur tenendoci tantissimo a quel lavoro, come a quel figlio che aveva dentro di lei. Che avrebbe voluto tenere a tutti i costi, anche sapendo che era una missione impossibile. Resa ancora più impossibile per averlo fatto con la persona più sbagliata della terra. Un belloccio che al liceo se le scopava tutte. Uno di quelli che non aspetta altro che vantarsi, agli occhi dei suoi amici del Pincio, altri stronzi come lui, delle sue performance e che se ne fotte altamente dei sentimenti delle persone. Che è solo preoccupato per i soldi da spendere per gli eventuali aborti. Già tre al suo attivo contando anche il suo. Quello che invece lei avrebbe voluto evitare con tutte le sue forze, stando più attenta. Dandosi mentalmente della scema. Capendo che la fine del suo bambino era ormai segnata; che con l’aborto lo avrebbe ucciso e non sarebbe mai arrivato ai fatidici nove mesi.
Era per tutti questi brutti pensieri che diventava difficile fermare le lacrime che ora scorrevano inarrestabili; come inarrestabile sembrava essere la sua mano sopra la manopola del gas, che non le dava neanche più il tempo di guardare la sua bella città, Roma, che lei amava tanto. Specie alcuni dei suoi odori, come quelli di oggi mentre si avvicinava nei pressi di villa Borghese. Dove da bambina ci andava a giocare e a correre con la sua piccola bici a tre ruote, insieme alla sua mamma e al suo papà. Ed era proprio per loro, per nascondergli il suo sbaglio, il suo peccato, che lo avrebbe fatto, quel maledetto aborto!
La bolla: Adesso la prima voce si è fermata, insieme ai suoi pensieri. Il rumore è cessato ed i suoi piedi camminano svelti verso la sua meta. Il battito del suo cuore è forte ed il respiro molto affannato. Lo sento da dentro la mia bolla. Fa respirare male anche me. Ora i piedi si sono bloccati mettendo in circolo la sua voce.
Agnese: Ciao sono io, mi apri per favore?
Il tono è agitato.
La bolla: Ora Sento il rumore di una porta aprirsi automaticamente. La prima voce torna a camminare all’interno di un grande spazio tra rumori di voci e musica dolce. Bello, mi piace. Subito dopo arriva una voce come la seconda, quella del mio papà, stronzo, quindi cattiva
.
Terza voce (Aldo Manfredi): "Agnese allora me lo fai apposta! Non te ne frega niente di fare l’attrice.
Mancano solo tre settimane al debutto ed è la terza volta che arrivi alle prove con oltre mezz’ora di ritardo e magari senza avere studiato, al tuo solito. Ma sei fuori? In teatro ci vuole rispetto! Impegno! Disciplina! Ti ho dato un ruolo piccolo ma importante nella mia nuova commedia. Sai bene che siamo stati scelti per partecipare ad un festival internazionale, e sai anche quanto ci tengo! Questo è il tuo ringraziamento per averti presa? Per averti dato questa opportunità?".
Agnese è intimorita e senza fiato davanti a quest’uomo alto e magrissimo con i capelli lunghi e neri; e adesso si presenta anche lei la sua nemica di sempre, l’ansia. Cerca di farsi forza e comunque di salvare la situazione con varie scuse.
Agnese: Hai più che ragione Aldo. Ma è stata tutta colpa di una manifestazione e del traffico. Un gran casino te lo giuro. Io ci tengo tanto alla commedia, a fare l’attrice, lo sai, per me è la prima volta e ti prometto che da … da oggi … io …
.
L’ansia aumenta a dismisura, tanto da far notare ad Aldo qualcosa di diverso in lei.
Aldo: Agnese ma che cosa hai? Stai male? Agnese?!
Ed il mondo svanisce. Svenendo insieme a noi, facendoci finire a terra!
La bolla: Il rumore assordante della sirena mi terrorizza più delle voci cattive. Sento il pericolo in arrivo e la paura e la preoccupazione aumentano. Soprattutto per lei, la prima voce, la mia custode fedele. Non sento più il suo cuore, il battito sembra spento!
.
L’ambulanza è arrivata tempestiva dopo la chiamata di Aldo, coinvolgendo tutti gli attori e tecnici della compagnia curiosi e solidali. Il primo a soccorrere Agnese è Luca Valenti, uno studente di medicina di 21 anni, un bel biondino, di statura media e dagli occhi azzurri, al suo secondo anno di specialistica. È un volontario del 118. Seriamente preoccupato, parla con Mario, il suo collega alla guida dell’autoambulanza, mentre con la mano tiene ferma la maschera d’ossigeno sulla faccia di Agnese.
La quarta voce: (Luca Valenti): "Poveretta. È