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Riprendo fiato: #laprefazionenonesiste
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E-book158 pagine2 ore

Riprendo fiato: #laprefazionenonesiste

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Info su questo ebook

Una donna che cerca la sua risoluzione. Un percorso in mezzo al traffico di Bologna e contemporaneamente dentro se stessa. La scoperta di un tradimento a causa di un banale anticipato ritorno. Qualcosa che può sommergere chiunque, da un momento all'altro...

Nel mondo NOI siamo un pugno di fiori.

Ci sono libri che non sono libri ma strade.

"Questa storia incalzante, in cui la scrittura diventa voce che dialoga direttamente col lettore, racchiude un piccolo ma fondamentale suggerimento: a volte basta fermarsi, riprendere fiato, e la vita ci apparirà sotto un’altra luce". (Carla Casazza)

Anna Maria Maddalena Dilevrano, in arte MagdalaDì, vive sui colli imolesi con i suoi due figli.  
Maestra d’Arte, pittrice, scrittrice è presidente dell’Associazione artistico culturale “Il Paese di Leonardo: i Vitruviani”. Lavora come operatrice quantico energetica, conducendo percorsi di formazione individuale e corsi evolutivi.

Julka Caporetti, scrittrice, vive a Bologna con il compagno e tre figli.
Di formazione pedagogica, lavora con i bambini da zero a tre anni. È vice presidente dell'Associazione “Il Paese di Leonardo: i Vitruviani”. Ha pubblicato "Nel guscio" (Albatros, 2009), "Tango sul fango" (2012) e "Capriole finite bene" (Il seme bianco - Castelvecchi Editore, 2017).

 
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2017
ISBN9788827524046
Riprendo fiato: #laprefazionenonesiste

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    Anteprima del libro

    Riprendo fiato - MàgdalaDì & Julka Caporetti

    MàgdalaDì & Julka Caporetti

    Riprendo fiato

    #laprefazionenonesiste

    UUID: bdc707ac-0f55-11e8-95ec-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Apre la porta e la colpisce come uno schiaffo quella scarpa gettata distrattamente sul pavimento di cotto rosso.

    Nooo! Non è vero! Non sta succedendo!!!

    Quella scarpa è lì estranea, femminile e irrimediabilmente di un'altra.

    Le sinapsi si uniscono facendole visualizzare un ‘allarme rosso’ gigante, sulla luce lampeggiante troneggia una sola parola che non lascia spazio a interpretazioni:

    TRADIMENTO

    Richiude la porta in silenzio, furtiva, vergognosa del suo stesso anticipato ritorno. Diversamente bugiarda o solo ansiosa di ritrovare al più presto un collante per il suo vertiginoso caleidoscopico pensiero.

    Scende il più velocemente possibile le scale.

    ʻPrecipitevolissimevolmenteʼ è la sola parola che vive.

    In un attimo è in strada. Sale sull’auto. Gira la chiave d'accensione e…

    Riprendo fiato. Sì… ora riprendo fiato…

    Respira corto, poi più profondamente.

    Fai tre respiri profondi Mag… tre respiri profondi… l e n t a m e n t e…

    Ingrana la prima.

    Voce di donna alla radio.

    Mette a fuoco soltanto due parole di quel prolisso e inascoltato discorso: ‘vittime’ e ‘ostaggi’.

    L'illuminazione arriva come un vuoto al centro dello stomaco! Un pugno.

    Siamo VITTIME, nella migliore delle ipotesi OSTAGGI, nelle mani di chi può decidere, improvvisamente, la fine della nostra felicità.

    (Solo ieri al telefono ti ho detto ti amo. È così strano che tutta una vita sia in balia di un pronome e un verbo di sole tre lettere. All’inizio, in mezzo e alla fine).

    Semaforo verde

    Prima, seconda, terza, poi frena di colpo. Il cuore le singhiozza nel petto. Stava guidando troppo veloce ma fortunosamente l'auto davanti a lei ha svoltato a destra, non è quindi merito suo se il tamponamento non c'è stato.

    L'universo, consapevole, oggi non le ha elargito un altro trauma. Per la stessa legge che fa traboccare il vaso o come quando si è gravemente ammalati: ogni malattia basta a se stessa e ci è dato portare solo ciò che possiamo sostenere.

    Accosta e, ferma lì, al bordo del marciapiede, con le gambe che ballano e le frecce accese dalle sue mani disordinate e tremule, in modo totalmente illogico, Magda Leah pensa.

    Le danzano in mente tutti gli istanti prima di dormire. Sì, quelli. Perché è proprio in quel momento della giornata che le sue difese si abbassano e lei diventa vera.

    Accade da tutta una vita, semplicemente così. Le volte in cui l'ultimo pensiero è stato per lui. Le volte in cui lontana, stremata da una giornata di lavoro passata a convincere, intrattenere, contendere, vendere (che vendere era la parola d'ordine, seguita da ‘marketing- marketing- marketing’), con gli occhi pieni di sonno afferrava carta, penna e il desiderio di lui scivolava via imprimendosi sul foglio, che se si volta indietro quel foglio è moltiplicato per cento, per mille, per centomila. Parole e parole. Il fiume. La cascata. La piena.

    Le volte in cui il momento più sacro, quello prima di un sogno, è stato per lui.

    Lui che senza preavviso, come quell'auto sconosciuta, ha cambiato direzione, disorientandola e costringendola in una posizione pericolosa, in un posto che non le appartiene e in un ruolo che non sapeva di poter interpretare, proprio lì, vicino a uno stupido marciapiede con il rumore dei clacson e le auto che le sfrecciano accanto.

    Banalmente sola nel traffico. Banalmente tradita.

    Una cosa della vita elementare e matematica, certo. Che può capitare, certo. Come non pensarci!

    Una cosa ovvia come è ovvio che tu sia #analogamentestronza Magda Leah!

    A mano a mano che il tremore rientra a un livello accettabile, la mente le riporta le immagini di lui. Anzi, pardon, ʻLuiʼ con la L maiuscola!

    Ricorda quando lo vide la prima volta, le era apparso subito diverso da tutti i fidanzati o pseudo-tali che aveva frequentato fino a quel momento. Lei, che se il Lui in questione non proveniva da una famiglia socialmente sfasciata, se non aveva i capelli lunghi, se non era amante della musica afro, di Bob Marley, di Janis Joplin e di tutta quella combriccola lì, non lo prendeva nemmeno in considerazione. Lei, che se il Lui in questione, per caso, aveva cento euro sul conto corrente, significava che era sostanzialmente fortunato e, di conseguenza, poco attraente. Lei, che si avvicinava solo agli animaletti da salvare o a quelli che ne avevano almeno l'aria; ebbene, lei, quel giorno, si era sentita attratta da uno normale, che non aveva bisogno di niente, che aveva già tutto al suo posto.

    Magda Leah valuta, soppesa e non può fare altro che sentirsi #analogamentestronza, esattamente come l'hashtag che ama tanto scrivere, perché, nonostante tutto, sta cercando di ricreare a prescindere il suo mondo perfetto.

    Proprio così, tenta di ricrearlo ovunque, per sopravvivere, per sentire il profumo della lavanda anche davanti a un cassonetto dell'immondizia, per entrare dentro il rosso delle sue quattro frecce e poi viaggiare libera, per migliorare il suo corpo e ritrovare la sua pura essenza, anche se ha a che fare col cemento tutti i giorni.

    Questo è il suo potere. Il potere poetico della sua vita che ora si ripromette di non perdere mai più di vista, nemmeno davanti a una stupida, elegantissima, materialissima, rossa scarpa con tacco dodici.

    Tu… tu… tu…

    -Nella mente questo pronome le ricorda il suono di un telefono occupato-

    Occupato. Sì. Sei occupato ora, eh?!

    Come ho fatto a essere così ciecamente coinvolta da non accorgermi delle sfumature, da non vedere oltre!?

    Che meravigliosa creatura è l'essere umano! In quale incredibile modo si racconta e s'infiocchetta la vita; penso che potrei scriverci un libro o che so… dipingerci sopra: diventarne graficamente cosciente. Consapevole. Ecco! Magari così me ne libero una volta per tutte, di questo ‘poema’ chiamato sentimento.

    È un dolore spigoloso… acuto, ossuto e assurdo!!

    Non ci posso credere, eppure devo: una cavolo di ‘lei’ con te! Una visione chiara, una presenza nella MIA casa!!

    Sopra il nostro letto o… gettata sul divano?

    Non guardare Mag, meglio non sapere

    Sono tornata in anticipo e ben mi sta!

    Vorrei solo riavvolgere questa giornata come farei con un vecchio nastro e tagliarne via l'ultimo pezzettino. Ecco cosa. Non vorrei avere mai visto quella dannata scarpa!

    Invece? Invece sarà ancora lì, nello stesso posto, sconvolgentemente e realmente al ‘MIO’ posto!

    E io qui, sbalzata in mezzo al traffico che spinge, soffoca, in mezzo alla vita che brulica, che stordisce… che mi sta facendo un male boia!

    E ‘lei’? Lei è dentro casa mia! Ma bene!!

    Semaforo rosso

    Il sorriso dell'uomo che regge il volante dell'auto a fianco: ecco una cosa che le fa male, le taglia l’anima come un coltello taglia il burro e diventa occasione per un moto di invidia mista a rancore che emerge dirompente.

    "Ma cos'hai da ridere?… Mi guardi?! La vedi la mia faccia inferocita, stravolta, eh?!

    Hai smesso di ridere?! Bravo!

    Vedo che hai capito! E non continuare a guardarmi che non è giornata!!"

    Ma Dio mio! Mi sfogo con il primo che capita e cosa cambia? Niente cambia! Mi sento solo, ancora e sempre #analogamentestronza!!

    Peggio di così!

    Semaforo verde

    #DaiCheEVerde

    Ripartiamo. Dai che è meglio. Dai che è verde!! Dai!

    Ripartire e dare gas alla mia vita potrebbe essere un'idea: mortalmente gasata. Non prenderei il premio originalità, questo è certo.

    Ma in fondo è originale il tradimento? Trovare tuo marito a letto con un'altra è originale?! Ecco. Appunto. No, dico… fosse stato con ʻun altroʼ avrei potuto sentirmi sensibilmente speciale, ma quella maledetta scarpa non lascia dubbi. Femmina. Lo so. Lo sento. Non è scarpa da gay quella.

    ʻPerché come sono le scarpe da gay?!ʼ

    -Flautano le vocine nella sua mente-

    Come sono? Non lo so… Sono diverse, sono diversamente femminili, ecco. Non così!

    Accidenti sto impazzendo! Sto impazzendo e il bello è che non me ne frega niente. È la mia vita questa! La casa mi sta crollando addosso e non ho nemmeno un tavolo sotto il quale nascondermi aspettando la fine della scossa.

    Questo tremore non finirà mai! È rabbia lavica, atavica! Rabbia vera come quella della Madre Terra: vulcanicamente ribollente… sì sì, mi sento proprio così! Esternamente espandibile, rabbia che divora da dentro il suo legno… praticamente sono un tarlo… Oddioo!!! Se non stesse succedendo davvero riderei!

    Un tarlo sì, ma prima divorerò te, mio caro bastardo maritino! Sarò la nuova mantide italiana! Mi chiameranno: ‘La mantide della circonvallazione’, mi chiameranno… o la ‘tarlide’?! Boh!

    (Ehi tu, sì tu! Non ridere che qui ‘o si lava l'onta o si muore’! Bene, fai le cose per bene! Che non è come hai fatto fino adesso! Ecco! E mentre cerchi di capire cosa ti sta succedendo io riprendo la mia schifosa giornata…)

    Frena di schianto e si attacca al clacson

    I ragazzi sugli scooter che zigzagano tra le auto sono davvero un pericolo. Dallo spavento e dalla rabbia le verrebbe da mandarlo a quel paese ma trattiene tra i denti le parole con quello strano pudore delle mamme nei confronti dei figli del mondo.I ragazzi sugli scooter che zigzagano tra le auto sono davvero un pericolo. Dallo spavento e dalla rabbia le verrebbe da mandarlo a quel paese ma trattiene tra i denti le parole con quello strano pudore delle mamme nei confronti dei figli del mondo.

    Ma no, dai, potrebbe essere mio figlio!

    A proposito di figli, e la mia Virginia?! Virginia…

    Si sarà fatta anche lei il viaggio della famiglia felice?! Mmh! Le ragazzine di oggi sono molto più sveglie di quanto lo fossimo noi: non credono più al mulino bianco, alla torta della domenica dopo il brodo e il lesso, tutti insieme a tavola fino alle tre del pomeriggio a chiacchierare, e intorno i bimbi che guardano i grandi, con le palpebre pesanti, le guance piantate fra le mani e i gomiti che scavano il tavolo. Chissà se avrà captato qualcosa, con quelle antenne tipiche degli adolescenti poi, e soffrendo anche più di me, forse.

    La mia dolce quattordicenne Virginia. Mi par di vederla tra i suoi amici che sbuffando boccate di fumo, tira fuori una voce degna di un portuale scafato mentre racconta di quanto sia stronzo suo padre e patetica sua madre! La mia Virginia…

    Che incubo, ma cosa vado a pensare! La mia Virginia non è mica così!! Eh, ma io poi che ne so, anche il mio caro-dolce-marito non era mai stato così!

    Mi domando: Perché siamo tutti ipocritamente mascherati da bravi e illudiamo chi ingenuamente si fida?? Perché? Eh! Perché??

    Perché siamo tutti #analogamentestronzi. Ecco perché.

    E ora che faccio? Come mi consolo? Cosa m'invento?!

    Uff… nulla. Ormai non m’invento più nulla.

    Necessito di una tregua, mi devo calmare, così non va bene.

    Dov'è il buono che avevo visto, davvero mi sono sbagliata su tutto?

    Dove sono i miei ricordi? Ho bisogno di richiamare buone sensazioni, i ricordi sono un ottimo pronto soccorso in questi casi.

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