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Nessuno nasce pulito
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E-book291 pagine1 ora

Nessuno nasce pulito

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Info su questo ebook

La raccolta intitolata “Nessuno nasce pulito” contiene poesie esperienziali. La singolare titolazione prende spunto dalla condizione embrionale, “sporca”, di ogni lirica nascente che con lentezza, dopo un lavoro di analisi interiore da parte dell’autore e di limatura del testo, giunge al lettore nella versione pubblica, “pulita”: egli, il lettore, può solo intuire il percorso intrapreso dal poeta, farlo proprio senza l’urgenza dell’interpretazione.
Si tratta di una “raccolta di formazione”: elencate in ordine alfabetico, per interrompere la consequenzialità cronologica tra i vari componimenti, le poesie selezionate rappresentano folgorazioni e intermittenze della mente con cui il poeta registra stati mentali, impressioni, epifanie appartenenti al suo vissuto. Sono un “manifesto esistenziale” in cui riconoscersi e farsi riconoscere. È una poesia urbana, quotidiana, che non ricerca una lingua pura, panica e arcaica; non insegue la tradizione. La parola utilizzata in questa raccolta non è una mimesi della realtà né del parlato. È una voce autentica, che adopera slittamenti di senso e si pone contro la linearità sia geometrica (la posizione della scrittura nello spazio del foglio) che di pensiero.
LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2016
ISBN9781533113757
Nessuno nasce pulito
Autore

Michele Nigro

Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa). Ama leggere, ama i libri e si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli. Ha diretto la rivista letteraria Nugae-scritti autografi fino al 2009 e attualmente cura il blog personale Nigricante, http://michelenigro.wordpress.com

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    Anteprima del libro

    Nessuno nasce pulito - Michele Nigro

    CONTATTI

    Prefazione

    Leggendo l'opera di Michele Nigro, fin da subito si evince la sua ecletticità: dai temi trattati al modo in cui li tratta, nonché le poliedriche critiche che lancia.

    Come in ogni autore, si possono ritrovare degli elementi che lo fanno accostare ai grandi. Personalmente, forzando un po' la ricerca, in alcuni passaggi ho ritrovato gli errori di sempre dell'uomo e la solitudine del mondo di Quasimodo e il Montale del spesso il male di vivere ho incontrato, nonché alcuni temi felliniani (la strada) ma anche il vagare dei gabbiani del Cardarelli.

    Tuttavia lo stile di Michele Nigro è unico, personalissimo, con chiari riferimenti alla sua variegata formazione, cosa che ne fa un autore completo.

    Padroneggia il linguaggio, alquanto ricercato, tanto che le sue poesie sono ricche di minuzie che creano nel lettore vere e proprie immagini. Ottime le costruzioni sintattiche (diverse dislocazioni), utilizza ossimori (prigionieri liberi, presente assente), scomoda l'antropologo Marc Augé e i suoi non luoghi.

    Mentre l'opera è pregnante di scienza e filosofia, la religione viene sfiorata, vorrebbe quasi accantonarla, ma il palese laicismo deve necessariamente confrontarsi con la filosofia e la religione.

    La sua opera è un viaggio sulle ali dell'incertezza, con continui attacchi al presente, un ciclico tornare indietro per la preoccupazione di aver vissuto male, o quantomeno di non aver vissuto fino in fondo la propria vita. Non c'è paura, però, né del buio né dell'avventura.

    Tutto nasce dalla perdita dei valori, traditi da un consumismo esistenziale, e per questo è critico sul mondo d'oggi, tanto da sentirsi quasi un estraneo in questa generazione liquida, dove gli uomini innalzano sepolcri mentre sono vivi, a differenza degli animali.

    La vita è vista come un continuum, di cui l'uomo è solo un brevissimo segmento, nel quale occorre cercare sé stessi, continuandosi a voltare indietro mentre immagina il futuro, e quasi dimentica (volutamente?) il presente: si affida ai messaggi in bottiglia e alla rete, sempre per andare oltre il moderno disordine esistenziale, per superare l'ostacolo.

    C'è un continuo orientarsi, quasi si fosse smarrito (la selva oscura di Dante?), per ritrovarsi: un voltare pagina con un tocco personale. Magari oniricamente ritrova fiducia e speranza.

    Passa, attraverso varchi spazio-temporali, dai rimedi della nonna ai probabili futuri, poiché questa è, giustamente, un'epoca di passaggio.

    Si è immersi nella natura con tutti i sensi, a coglierne l'insegnamento.

    Il passaggio è difficoltoso (un passo insicuro), andando alla ricerca di sé stesso (il vero spettacolo della vita interiore): a volte la solitudine ricercata serve! La suprema azione della poesia sul caos: è la poesia l'ancora di salvezza?

    C'è il rischio di ritrovarsi in un circolo vizioso e continuare così ad avere rimpianti per quello che non è stato.

    Dall'antica saggezza, grazie a un ponte, a dei gesti liberatori, si passa nel futuro, poiché tutto sembra essere rimandato ad altro tempo, in attesa che germoglino nuove speranze (disperata voglia di vivere). C'è quasi l'illusione di una nuova giovinezza. Se non si coglie l'attimo si perde l'ennesimo tramonto.

    Il sentimento è parallelo alla razionalità, non c'è frontiera se non nel cuore e nella mente, e il viaggio deve continuare senza il fardello di memorie da portare dietro, alla ricerca di una nuova memoria (senza tempo), quindi occorre essere pronti a ricominciare e non bisogna fermarsi, perché ripartire è fondamentale.

    Antonio Scarpone

    Premessa

    Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo.

    Álvaro de Campos (Fernando Pessoa), Tabaccheria

    Come abbozzi di frasi scombinate, condensate intorno a nuclei imperfetti d'indecisione cronica, così le nostre personalità, tra correzioni, metadati dell'io, traslazioni, cancellature, cadute sintattiche, pentimenti lessicali, omissis, ripensamenti legittimi e pezzi di esistenza aggiunti nonostante la memoria remi contro, prendono vita tra le distrazioni volute o subite delle giornate-fiume pensate per noi dal marketing, nomi e cognomi ereditati e impegnati dietro condanne a piede libero travestite da scelte. La chiamano cultura sociale, e ti tocca perché senza non funzioneresti nel meccanismo che ti è capitato in questo angolo d'universo.

    Flussi di coscienza catturati per miracolo dal cloud s'arrampicano rachitici ma con passione su fogli di fortuna, strappi d'inchiostro e riparazioni in corso, senza prognosi: non c'è scuola che t'insegni a perdere con stile e a recuperare; solo la strada di carta testimonia in tuo favore durante il processo quotidiano alla tua stupidità. Embrioni di poesie bestemmiate ma desiderate sostituiscono, per quel che possono, i dialoghi persi con amici seppelliti e che non torneranno mai più: ci devi stare, lo devi accettare perché da queste parti le cose vanno così, mica già fluttui – ti piacerebbe! – come anima perfetta e rilassata sulle teste calde di un'umanità in ricerca spasmodica di verità calmanti? Mi dispiace! Niente più brainstorming nelle sale dell'adolescenza tra sprazzi di scienza e consigli biblici forniti senza prepotenza: ora mi restano solo ricordi di sorrisi e abbracci fraterni in mancanza di padri, e fogli stampati di conversazioni private – residui statici di un passaggio umano non più interattivo e vivo – recuperate con avidità dal mare elettrico di questi tempi moderni, come acqua depositata su foglie in una foresta tropicale dopo un acquazzone. Dovrò farmela bastare e ho già una sete matta.

    E a voi, a me, reduci da tante, troppe docce al giorno, riparati dietro occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero, riabilitati da profumi complessi e dentifrici sbiancanti, dico: nessuno nasce pulito. La bellezza del disordine che fa male, va assaporata con il tempo, accettata e apprezzata perché alla fine può anche piacere, e sai che ti piacerà; perché alla fine ti conduce come in un'inevitabile discesa – il più tardi possibile, mi raccomando! – verso fogli candidi, banali e quindi inutili o perlomeno verso scritture ordinate e civili in vista di esami imposti da altri, da quello che comodamente usiamo definire sistema, e che finiscono solo con la morte dello scrivente, e non dello scrittore; editing dell'anima poetica, votata all'analisi della realtà, da presentare a un pubblico non richiesto che attende fallimenti, gaffe e rinunce.

    Siamo bozze in cantieri aperti, spalancati verso libertà non previste negli elenchi ufficiali e per questo meravigliose; qualcuno muore mentre si rifà l'intonaco alle ossa, altri s'illudono di restare in piedi in eterno come castelli costruiti sulle rocce della fantasia. I più fessi s'accontentano di girare nudi come brutte copie della vita e forse sono più felici di chi attende la perfezione che, come quasi sempre accade, fa un'altra strada. Calligrafie discutibili fin dalle elementari fissano attimi di eternità personale nell'illusione di farsi ricordare, anche se a essere gettata nella mischia è sempre la solita scusa altezzosa, ma già usata da cani e porci, del si scrive per se stessi. Placente d'inchiostro private ci rendono veri ai nostri occhi, prima di essere presentati tutti belli, puliti e stirati al mondo lettore che dopo un sospiro ci dimentica. Ma fa parte del gioco.

    Sei il festival dell'errore e te ne vanti! Niente di definitivo, per fortuna. Anzi, ho deciso: rimango sporco, grazie! Così posso ricominciare...

    Michele Nigro

    (P)ossession(e)

    L'eterna manutenzione del superfluo

    inghiotte il nostro tempo,

    gli oggetti assediano l'essenza

    come buchi neri avidi di luce.

    Accogliemmo il sistema

    con un grugnito d'orgoglio 

    e ora viviamo la vita di altri,

    comodi prigionieri liberi.

    A parte

    La lunga pausa ha tracciato un solco nella terra

    la scelta del lato è spontanea

    naturale

    evolutiva

    necessaria.

    Ignora

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