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Né uguale, né diversa, ma libera.
Né uguale, né diversa, ma libera.
Né uguale, né diversa, ma libera.
E-book84 pagine57 minuti

Né uguale, né diversa, ma libera.

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Info su questo ebook

Nel 2014 pubblica il libro e successivamente in versione audio "Nè diversa, nè uguale, ma libera", edito da edizioni Mille di Torino". Un libro autobiografico nato di getto, per metter nero su bianco le proprie sensazioni, i propri vissuti, la propria esperienza di vita quotidiana. così dice Renata Sorba «Dedico questo libro a tutte le persone che ho conosciuto nella mia vita ed in particolare a tutti quelli che in momenti diversi, mi hanno supportata e permesso di condividere tante e diverse esperienze, accompagnandomi nel percorso da vedente a non vedente senza porsi troppe domande e pregiudizi su come ho vissuto e vivo. Grazie e riporto questa citazione: "Né diversi, né uguali, ma liberi".»
LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2016
ISBN9783958497566

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    Anteprima del libro

    Né uguale, né diversa, ma libera. - Renata Sorba

    Il ricavato della vendita di questo libro verrà in parte devoluto dall’autrice, a sua discrezione, ad associazioni di volontariato.

    Foto di copertina: Renata Sorba con il pilota Fabrizio Bedana, alla Manifestazione Disabili Volando, Boglietto di Costigliole (Asti), Ottobre 2008.

    Renata Sorba

    Né diversa, né uguale, ma libera

    2016, Team Service s.a.s. di Alberto Viarengo & C.

    Centro stampa digitale, copisteria, grafica, casa editrice, TNT Point e Coworking

    Via Nazario Sauro, 6 14100 Asti - Tel. 0141599781 Fax 0141598187

    www.teamserviceasti.it

    Dedico questo libro a tutte le persone che ho conosciuto nella mia vita ed in particolare a tutti quelli che in momenti diversi, mi hanno supportata e permesso di condividere tante e diverse esperienze, accompagnandomi nel percorso da vedente a non vedente senza porsi troppe domande e pregiudizi su come ho vissuto e vivo.

    Grazie e riporto questa citazione: Né diversi, né uguali, ma liberi.

    Lettera a mamma Emi

    Sono passati pochi mesi dalla tua scomparsa ed il vuoto che hai lasciato è incolmabile. Il nostro rapporto si è rafforzato negli ultimi dieci anni in cui insieme abbiamo affrontato la mia malattia e tutte le fasi che mi hanno portato alla cecità. Mi sei sempre stata molto vicina, ma senza essere mai invadente. Hai sempre cercato di spingermi ad essere libera e soprattutto a difendere a denti stretti la mia autonomia. Il dialogo ed il confronto a volte anche burrascoso, tipico del rapporto madre-figlia, hanno comunque portato ad un legame costruttivo. Se oggi sono quella che sono, lo devo a te. Anche se non sei più con me fisicamente, mi hai trasmesso tenacia, rigore, determinazione e tanta generosità verso gli altri. Ogni giorno cerco di ricordare le belle qualità che ti hanno contraddistinto. La libertà di pensiero e di azioni erano il tuo punto di forza e ne sto facendo tesoro. Grazie, Mamma, per tutto quello che hai fatto per me, ti porterò sempre nel cuore e tutto quello che faccio e che farò lo dedico a te.

    Renata

    La mia storia

    Il mio nome è Renata Sorba e gli amici dell’infanzia mi descrivono come una bambina riservata, tranquilla e serena e che viveva una vita relazionale normale.

    Purtroppo però, proprio in quel periodo mi fu diagnosticata un’ipoacusia bilaterale e per la mia famiglia fu un trauma.

    L’intervento di persone particolarmente sensibili al problema e a noi vicine sono state fondamentali per aiutare i miei genitori a vivere con maggiore serenità la mia condizione. Mi ricordo che ogni volta che ci recavamo da uno specialista, il medico, rivolgendosi ai miei familiari di cui percepivo l’ansia, li rassicurava dicendo loro che il mio deficit uditivo era facilmente colmabile con l’ausilio di protesi.

    Di conseguenza frequentai regolarmente gli studi, mi dedicai al volontariato e, appena maggiorenne, mi recai all’estero, a Londra, per affrontare un’esperienza da ragazza alla pari.

    Anche se il mio udito, nonostante il supporto protesico, non era perfetto, adottavo strategie vicarianti e all’epoca non sempre ritenevo opportuno informare gli altri della mia situazione.

    Essendo sempre stata una persona molto attiva non mi sono mai posta limiti e praticavo qualunque tipo di sport. Fin da quando ero ragazzina, durante il periodo estivo, frequentavo impianti sportivi ed in particolare la piscina e da autodidatta ho imparato a nuotare e ad appassionarmi a questo sport.

    Ricordo, durante l’adolescenza, interi pomeriggi trascorsi nella piscina comunale di Asti, in compagnia di amici, a fare gare di tuffi e di nuoto.

    Il mio rapporto con l’acqua è sempre stato di trasporto e di confidenza, mi lasciavo cullare per ore e ore. Alternavo le nuotate a giochi acquatici come la candela e il ponte.

    Ho sempre cercato di coltivare questa grande passione finché il visus me l’ha permesso e riuscendo ad individuare sul fondo della vasca la linea verticale che indica la corsia, nuotavo a dorso, stile libero e altro. Man mano che la vista diminuiva sviluppai la strategia di prendere confidenza con la vasca, esplorandola guidata da qualcuno. Presi l’abitudine di utilizzare lo stile a rana che mi consente anche oggi di avere una traiettoria autonoma prendendo come riferimento il bordo della vasca al mio fianco.

    Oggi, come un tempo, quando scendo in vasca (in genere frequento piscine private) mi sento completamente libera, disinvolta, serena e rilassata.

    Ho lo stesso rapporto con il mare, ma lo spazio è troppo ampio per cui l’orientamento e la traiettoria sono più difficili da mantenere, di conseguenza è importante la presenza di un aiuto, soprattutto vocale, per avere dei riferimenti e muovermi liberamente.

    La sensazione che provo ogni volta

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