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Messaggero Del Tempo
Messaggero Del Tempo
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E-book300 pagine4 ore

Messaggero Del Tempo

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Info su questo ebook

In uno dei primi weekend di primavera, un gruppo di amici festeggia il venerdì sera tra i locali di Shoreditch, a Londra. Uno di loro, William Blackbridge, introverso e un po’ asociale, tornando verso casa a Highgate Village, fa un incontro inaspettato. Ma è solo il primo di una serie di eventi che lo catapulteranno attraverso le strade della città, fin dentro l’angolo più angusto e desolato, dove si troverà faccia a faccia con la sua più grande paura: il passato. Eppure, solo accettando il suo passato e quello dell’intera umanità, e solo abbracciando le memorie del Tempo, egli potrà tornare ad abbracciare coloro che ama.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ott 2016
ISBN9788822860293
Messaggero Del Tempo

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    Anteprima del libro

    Messaggero Del Tempo - Lorenzo Ciotti

    LORENZO CIOTTI

    MESSAGGERO DEL TEMPO

    UUID: b639b412-c345-11e9-8da7-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    MESSAGGERO DEL TEMPO

    LORENZO CIOTTI

    ROMANZO

    MESSAGGERO DEL TEMPO

    © Copyright Lorenzo Ciotti

    Proprietà intellettuale riservata

    Anno 2016

    ISBN DIGITALE (EBOOK): 9788822860293

    È vietata la riproduzione, anche parziale e non autorizzata con qualsiasi mezzo effettuata.

    MESSAGGERO DEL TEMPO

    Ogni analogia a fatti, persone e cose è puramente casuale.

    Il romanzo ha come base eventi e periodi storici reali. Tuttavia le vicende narrate sono una libertà di fantasia dell’autore.

    COPERTINA A CURA DI MARIA EMILIA CIANNAVEI

    Maria Emilia è un'artista spoletina laureata in Architettura. Ha conseguito un dottorato in Ricerca in Rilievo e Rappresentazione dell'Architettura e dell'Ambiente presso l'università di Firenze, Facoltà di Architettura. Le diverse esperienze lavorative e le collaborazioni nel mondo dell'arte le permettono di avere un background artistico di rilievo, sia come come organizzatrice, sia come curatrice di mostre personali e collettive, sul territorio nazionale ed europeo.

    Contatti:

    studiociannavei@gmail.com

    www.mariaemiliaciannavei.it

    PROLOGO

    La notte era ancora giovane, con le luci soffuse dei lampioni arancioni, i neon delle vetrine e i fari delle automobili. Le strade e i marciapiedi erano umidi e scivolosi; solo poche ore prima aveva piovuto, ma ciò non rese i pub, i club e tutti i ritrovi notturni meno affollati. Al contrario, sembrava che la vita pulsasse nella grande città. La gente chiacchierava tra loro, degli argomenti più disparati. Lungo i marciapiedi e dentro i locali il chiacchiericcio si sovrapponeva alla musica che proveniva da pub, ristoranti, discoteche e fast food. A quell’ora della sera non si vedevano molte macchine transitare per la carreggiata, anche se autobus rossi a due piani e i taxi sfrecciavano lungo la strada con cadenza regolare. Un moltitudine di giovani delle più disparate etnie e classi sociali brindava con pinte di birra, cocktail dagli ombrellini colorati e calici di vino rosso. Erano le dieci e trenta del venerdì sera. La primavera era arrivata già da due settimane, ma il freddo proveniente dal nord ancora la legava all’ultimo gelido inverno. Eppure, l’euforia di un nuovo fine settimana con un bel bicchiere di alcool in mano e una buona compagnia, faceva dimenticare il freddo che ancora ammantava la città di Londra. Donne e ragazze nei loro abiti minuscoli e uomini in camicia, sfidavano stoicamente le temperature della notte, aiutati dall’alcool che circolava nei loro corpi, ridendo, bevendo e socializzando. Uomini ubriachi molestavano gruppi di ragazze più giovani, donne mature importunavano ragazzi allupati in un’eterna e ossessiva ricerca di un contorto sentimento giovanile ormai sparito da tempo.

    Un gruppo di giovani ridanciani con in mano dei boccali di birra era piegato in due dalle risate; risate dovute alle battute che il più alto della compagnia aveva appena raccontato in modo evidentemente esilarante. Si trovavano sul marciapiede scivoloso, coperto da un sottile strato di umidità, davanti alla vetrata di un locale stravagante, sulla cui porta in legno verniciato di viola era affissa una locandina che ritraeva un gruppo musicale che faceva il verso a una popolare band di fine anni ottanta.

    Dalla porta del locale arrivava un gran fragore di batteria e chitarra elettrica e dalle vetrine si potevano vedere decine di persone che saltavano, si spingevano, urlavano e si abbracciavano a ritmo di musica. Il gruppetto di giovani - tutti tra i venticinque o ventisei anni - era eterogeneo. Il ragazzo più alto, che aveva appena fatto ridere tutti, si chiamava Roy ed era circondato da due ragazze bionde e provocanti, praticamente identiche. Due gemelle di nome Brin e Christine, al fianco delle quali c’era Jeff, un ragazzo muscoloso di colore, seguito da un basso e tozzo giovane dai capelli biondi di nome Gary. Poi Isabel: alta, snella, con i capelli castani e gli occhi nerissimi. Infine c’era lui. Il suo nome era William Wiki Blackbridge. Capelli rossicci ondulati, che gli arrivavano dietro la nuca, occhi verdi e carnagione chiara, non era molto alto né particolarmente attraente. Aveva un fisico nella media e il suo aspetto era tutt’altro che fuori dall’ordinario. Indossava un paio di jeans e una camicia scura, sotto un giubbetto di pelle color borgogna, che si abbinava perfettamente ai suoi capelli. Il soprannome Wiki glielo avevano affibbiato i suoi amici e riguardava la sua ossessione: cercare notizie su Wikipedia. Passava molto tempo sul suo notebook a cercare informazioni sulle sue serie tv preferite, libri, personalità del mondo dello spettacolo, sportivo e culturale, singoli eventi, nozioni geografiche, scientifiche, e così via. Aveva venticinque anni e da qualche mese frequentava un corso specialistico in chimica. Usciva con quel medesimo gruppo di amici sin dai tempi della high school, ma tra tutti era particolarmente legato a Jeff. Al contrario di lui, Jeff era una persona flemmatica, a cui non interessava scoprire notizie e acquisire conoscenze di tipo generale. Amava concentrarsi di più su un argomento in particolare, come ad esempio la storia, la materia sulla quale aveva fondato tutta la sua carriera accademica.

    Jeff era un grande amante di storia e lavorava all’università come assistente di storia e cultura medievale. Tuttavia, tra tutte le informazioni che potevano essere approfondite, gli argomenti storici erano quelli che più annoiavano William. Non era un grande amante del passato, non lo era mai stato. La sua visione personale della vita non prevedeva il voltarsi indietro per guardare ciò che era stato. Preferiva concentrarsi sul presente, con un occhio aperto verso il futuro. Non vedeva niente di utile nel perdersi dentro memorie vecchie e andate, buone o meno che fossero state.

    Quella sera il presente dei suoi pensieri erano i suoi amici, in particolar modo Isabel. Era terribilmente attratto da lei. La considerava una ragazza simpatica e bellissima, ma era sicuro che le attenzioni della sua giovane amica erano più che altro rivolte verso Roy. Alto, bello, capelli scuri tagliati secondo la moda corrente, gli abiti all’ultimo grido e la battuta facile, lo rendevano sicuramente il più attraente della comitiva. Non aveva, al contrario di Wiki, nessun problema nel socializzare.

    Roy gli era simpatico, nonostante la tendenza - a volte fastidiosa - nel prendere in giro il prossimo. Lavorava come impiegato in un’agenzia immobiliare di grande prestigio, nel centro di Londra. Era un persona solare, amante della vita e dei suoi piaceri. Dalla sua aveva anche un carattere estremamente generoso.

    Wiki si giudicava una persona nel complesso tranquilla, ma aveva qualche difficoltà nell’entrare in confidenza con le persone. Qualcosa dentro di lui lo bloccava, o per lo meno ostacolava la voglia che aveva di comunicare con il mondo e con il prossimo. Il freno era spesso tirato e le emozioni faticavano a venire fuori. Con i suoi amici era più facile. Li conosceva da una vita. Ma, il blocco psicologico ogni tanto riaffiorava anche con loro, come una barriera invisibile che lo isolava da tutti.

    Christine e Brin stavano ridendo dietro un paio di ragazzi ubriachi, che le avevano apostrofate in maniera non troppo educata.

    «Ci vediamo a casa tua, tesoro! Anzi a casa vostra? Cristo, devo aver bevuto troppo, ti vedo doppia!» disse uno dei due sbigottito, rivolto alle gemelle, cercando di mettere bene a fuoco, mentre l’altro lo teneva per le spalle. Evidentemente la serata si era rivelata movimentata, tanto che il ragazzo che si era rivolto a Christine e Brin si piegò improvvisamente in due, vomitando in maniera spettacolare in mezzo al marciapiede.

    «Stasera, non credo che tu sia in grado di fare niente, idiota! Guarda, ti si è ammosciato anche il ciuffo dei capelli! Porta via quel sacco di patate prima che allaghi il marciapiede di vomito!» disse Christine ridendo al compare, mentre il giovane finiva di vomitare e veniva portato via in spalla dall’amico, palesemente imbarazzato per la figura appena fatta.

    Wiki considerava Christine e Brin un po’ superficiali. Sempre avvezze a pettegolezzi e chiacchiere, passavano più tempo dall’estetista che al lavoro. Erano super appariscenti nel loro look. Lavoravano nel negozio di cosmesi di famiglia e sembravano avere un grande occhio per gli affari. Ma, come Wiki sapeva, avevano entrambe un buon cuore (per non parlare del davanzale generoso che madre natura aveva concesso loro pensò il ragazzo), ed erano molto simpatiche. Loro due, e anche Roy, potevano considerarsi la sua antitesi. Simpatici, parlantina svelta e facilità nei rapporti interpersonali, erano persone che non passavano inosservate.

    «Che ne dite di un ultimo giro? Un’altra birretta non sarebbe male, domani è sabato e l’ufficio è chiuso. Grazie a Dio! Ho bisogno di staccare la spina e resettare tutto. L’ultima settimana è stata un incubo. Perciò, stasera baldoria!» disse Roy, affibbiando una sonora pacca sulla spalla a Gary, il quale sussultò per l’improvvisa botta. «Offre Gary, eh? Avanti non fare il tirchio, sono tre settimane che non tiri fuori una sterlina. È il tuo turno, noi abbiamo pagato tutti a giro!»

    Gary sbuffò e annuendo si avviò verso il locale. Passando dietro Roy non poté fare a meno di lanciargli un calcio nel fondoschiena, e ridendo sgattaiolò oltre la porta viola.

    «Ehi! Che brutto figlio di baldrac…» protestò Roy, ma non finì la frase, perché Isabelle gli tappò la bocca con le mani mentre rideva. Secondo Wiki, anche Gary e Isabelle potevano considerarsi agli antipodi. Lui era basso tozzo e biondo. Pelle chiara e occhi azzurrissimi, non era per niente atletico e non aveva molta cura della sua immagine. Sembrava a prima vista taciturno e introverso. Era un informatico e lavorava per un’importante azienda di software, dove, nonostante la giovane età, dirigeva un team di esperti nel progetto di creazione di una nuova applicazione per computer. Adorava i giochi di ruolo online e collezionare fumetti, ma in realtà era molto più di ciò che sembrava. Poteva venir scambiato per il classico introverso della compagnia, era invece tutto l’opposto: iinaspettatamente ironico e divertente, anche nei momenti di goffaggine, aveva una forza di spirito e una risolutezza fuori dal comune, come se non avesse paura di niente. Carattere d'accaio e irriverenza celati sotto una maschera di sbadataggine e finta timidezza. E come Gary diceva sempre, Questa attitudine mi aiuta enormemente a rimorchiare.

    Se Gary era il nord, o il nerd, a seconda dei punti di vista, Isabel era il sud. Alta, snella e bellissima, con lunghi capelli setosi, appariva sempre perfetta in ogni occasione. Aveva occhi neri così profondi e brillanti da sembrare due ossidiane, ma esprimevano allo stesso tempo calore e incertezza. Mondana, e sempre con il sorriso, si mostrava determinata e decisa, ma Wiki ne intuiva una fragilità e una insicurezza interiore che a volte traspirava, malcelata da situazioni di instabilità emotiva. Era insegnante presso una scuola elementare nei pressi di Maida Vale, e passava il tempo libero gestendo un piccolo negozio on-line di oggetti vintage.

    Wiki la stava fissando, mentre si appoggiava ridendo a Roy, e quest’ultimo se ne accorse, sottraendosi delicatamente alla sua presa e girandosi verso il locale, in attesa del ritorno di Gary con le birre.

    «Ma quanto ci mette quel maledetto Nerd? Ancora è in fila con le nostre birre? Diavolo, se ho sete! Ho bisogno di rimettere in circolo un po’ d’alcool, inizio ad avere freddo.» disse Jeff, stringendosi le braccia intorno al torace muscoloso. Indossava una maglietta bianca molto aderente, che ne metteva in risalto ogni singolo muscolo del tronco.

    Le gemelle lo guardarono storto, quasi all’unisono, e Brin disse «Non sei tu che guidi stasera? Hai deciso di tornare a piedi o accompagnato da un paio di uomini vestiti di blu?»

    Jeff sbuffò sonoramente. Aveva un aspetto molto particolare. Era scurissimo di carnagione. Portava i neri capelli ricci rasati corti, un pizzetto molto curato e gli zigomi alti. Gli occhi del colore dell’uvaspina matura contrastavano magnificamente con la sua carnagione color cioccolato.

    «Non stasera.» rispose Jeff a Brin. «Stasera me ne vado in metro, come quasi tutti voi. Tu, piuttosto. Visto le attenzioni che attiri faresti meglio a incamminarti. Vedo che arrivano altri due ubriaconi, chissà, forse uno di loro potrebbe essere il sogno della tua vita. Sono sicuro però che quello che cercano loro è amore - poco - e sesso – molto-» concluse il ragazzo in maniera piuttosto acida.

    Brin si portò le mani ai fianchi e iniziò a protestare.

    Wiki soffocò una risata guardando la scena. I due battibeccavano praticamente sempre tra loro, ma si vedeva lontano un chilometro che erano attratti l’uno dall’altra. Non erano mai stati insieme, almeno non ufficialmente, da quello che sapeva Wiki. E lui era amico di Jeff da tempo immemorabile.

    Si erano conosciuti quando Wiki si trasferì con sua madre a Queensbury. Lui aveva solo cinque anni e la sua vita fino ad allora era stata un continuo spostarsi. Non aveva mai conosciuto suo padre e sua madre non era mai stata esaustiva riguardo l’argomento, nonostante le sue richieste. Anzi, aveva tenacemente sostenuto di non sapere chi fosse il suo genitore. E secondo Wiki era probabile che lei dicesse la verità. Sua madre aveva avuto una vita molto movimentata. Wiki nacque quando lei aveva solo diciotto anni e ,da quel che il ragazzo sapeva, di avventure la donna ne aveva avute a sufficienza. Oltre che saltare da un uomo all’altro, saltava anche da un lavoro all’altro. L’infanzia di Wiki non fu semplice e lo portò a sviluppare un carattere solitario e introverso. Tuttavia quando lui e sua madre si trasferirono a Queensbury le cose cambiarono. Conobbe un ragazzino della sua stessa età, il figlio dei loro nuovi vicini di casa. Jefferson, detto Jeff. I due andarono subito d’accordo e tra loro nacque una sincera e profonda amicizia, che li legava tuttora. Il suo carattere mutò e riuscì a fare dei progressi nella socializzazione. Non scoprì mai chi fu suo padre e la ferita con il tempo e molto gradualmente, andava rimarginandosi. Sua madre morì di cancro quando lui aveva appena terminato l’università. Un bel tiro mancino della vita. Lei non era mai stata un tipo materno e la sua condotta sregolata fu sempre un ostacolo nel rapporto tra i due. Rapporto che, secondo Wiki, non si era mai veramente sviluppato. Le voleva bene, su questo non aveva dubbi, ma il carattere della donna lo aveva pian piano allontanato da lei ...

    Il battibecco tra Jeff e Brin terminò nel momento in cui Gary uscì fuori dal locale con le birre in mano. Quando si chiuse la porta alle spalle la musica arrivò loro ovattata e piacevole.

    «Finalmente!» sbuffò Roy. Strappò di mano una birra al tozzo ragazzo biondo, al quale per poco non caddero per terra le altre. Gary distribuì le bottiglie a ciascuno dei suoi amici, che si erano messi in cerchio tra loro vicino a un lampione.

    «Ultimo brindisi della serata, poi tutti a casa, sto morendo di freddo» disse Gary, alzando la birra in alto.

    «Oh, il povero culone ha freddo» lo prese subito in giro Roy, dandogli una spallata. Ma il ragazzo alzò in alto la birra, facendola cozzare con l’altra e tutto il resto del gruppo fece lo stesso. Il brindisi finì presto e i ragazzi bevvero avidamente tra chiacchiere e risate. Wiki stava parlando con Christine, ma la sua mente era assente. Era molto abile nel fingersi interessato a un determinato argomento, mentre in realtà i suoi pensieri vagavano altrove. Sua madre morta da quasi cinque anni e dalla sua scomparsa lui si era trasferito in uno piccolo appartamento nel nord di Londra, ad Highgate Village. Riusciva a pagare le spese del flat e il corso specialistico con i pochi risparmi che lei gli aveva lasciato e vendendo la vecchia casa nella quale avevano vissuto. Inoltre lavorava part-time per un’azienda chimica nel nord-est della città, ma quel lavoro non era particolarmente appagante. La morte di sua madre aveva aperto in lui un senso di vuoto. Anche se la donna era stata ciò che era stata, la sua perdita lo lasciava completamente solo. Non aveva un solo parente in vita, che almeno lui sapesse. Fu grazie ai suoi amici che venne fuori da quel balenarsi di limiti e identità.

    «Non trovi che sia ingiusto? Ehi Wiki, mi stai ascoltando?» chiese perplessa Christine, e lui si riscosse subito dai suoi pensieri, cercando di non dare nell’occhio e ripetendole come un pappagallo le paroline magiche. Con quelle era sicuro che Chris sarebbe stata soddisfatta. «Sono assolutamente d’accordo con te» disse con enfasi particolarmente convincente il giovane, che vide il viso dell’amica soddisfatto.

    «Bene. Signori, io me ne vado, devo arrivare fino a Oxford Circus, e poi prendere l’autobus, perciò è ora che mi metta in marcia. Se domani qualcuno avesse voglia, vado al cinema a vedere 00..» ma fu interrotto brutalmente da Roy, che gli disse: «Ma stai zitto, nessuno vuole venire al cinema con un nerd sfigato come te. Anzi, sai che ti dico, io ci vengo! Adoro le spy-story» e concluse scolandosi le ultime gocce della sua birra.

    Il Gruppo di amici si salutò calorosamente e poi si divise. Le gemelle e Isabel andarono in taxi, mentre Gary si avviò verso il bus. Rimasero Jeff, Roy e Wiki, i quali si diressero a piedi verso la stazione di Old Street.

    Quando ebbero attraversato la strada e si trovarono sul marciapiede, Roy si rivolse a Wiki, con fare stranamente compiaciuto «Allora? Se ti piace così tanto, perché non glie lo dici e basta? Ho visto come la guardavi e, giusto per la cronaca, tra noi non c’è niente, siamo solo amici. E anche per lei è lo stesso. Falla finita e diglielo. Alla peggio, ti guarderà schifata dall’alto in basso come un verme, ridendo alla tue dichiarazioni d'amore. Sto scherzando, non guardarmi con quella faccia da serial killer, scemo» gli disse Roy dandogli una pacca amichevole su una spalla.

    Anche Jeff si unì alla conversazione, esprimendo il suo punto di vista «Sai che ti dico, concordo con lui. Dille che ti piace e falla finita. Potresti avere una chance, come Brin, di trovare amore – poco - e sesso - molto. Ma anche io voto per la storia del verme» disse Jeff, guardandolo di sottecchi, mentre camminavano.

    «Ma piantatela, tutti e due» disse ridendo Wiki. «Ammetto che mi piace, ma non nel senso che credete voi. Non sono per niente interessato ad avere una storia con lei. Certo, dovessi trovarla a casa mia, che mi aspetta nuda sul letto, non mi perderei troppo in chiacchiere! Scherzi a parte, mi piace fisicamente, ma non credo sia il mio tipo. È una nostra amica, punto e basta» concluse Wiki. Non sapeva se era o meno la verità, quella che aveva appena detto. Ne era molto attratto, ma non da averci una relazione. Non credeva che i loro caratteri si potessero conciliare bene.

    Gli altri due lo guardarono perplessi ma si fecero due risate, prendendolo in giro, mentre la città scorreva intorno a loro, con le sue luci e i suoi rumori. Per le vie illuminate, costeggiate da alti palazzi e vecchie case, si poteva incontrare ogni sfumatura dell’essere umano: dall’hipster al nerd, dal maniaco al tossico. E poi spacciatori, puttane, gente che tornava a casa dopo una bevuta, coppiette e gruppi di amici, ricchi, poveri, timidi e spregiudicati.

    Quando arrivarono alla metro di Old Street, Wiki salutò i due ragazzi. Roy andava verso sud, mentre Jeff doveva aspettare un autobus. Wiki non aveva avuto molta fortuna nelle sue precedenti relazioni e molto dipendeva dal suo carattere e dalle troppe aspettative che si era fatto. Ma anche dalle troppe aspettative che si erano fatte su di lui le donne con cui era uscito. Aveva avuto una ragazza, ma la loro relazione era finita dopo pochi mesi, per il resto qualche storia occasionale di sesso facile, che alla fine non disdegnava.

    Scese le scale mobili - le quali sopra il corrimano avevano affissi cartelloni pubblicitari dai colori sgargianti - passando accanto a persone dai volti sconosciuti e infine scese sulla piattaforma, dirigendosi verso il binario che andava verso nord. L’odore metallico e di grasso tipico della metropolitana non gli diede fastidio. Era quasi un sapore familiare. Si sistemò tra due uomini che stavano discutendo dell’imminente partita dell’Arsenal da una parte, e a un gruppo di giovani ragazze volgari dall’altra. Le piastrelle erano unte di sporco e i cestini tracimavano immondizia. Il binario era molto affollato, come prevedibile il venerdì sera, ma era stato fortunato e il suo treno sarebbe stato il prossimo. Se fosse passato quello con il capolinea verso Edgware avrebbe dovuto aspettare almeno altri dieci minuti. Il vociare era alto e l’atmosfera allegra, ma Wiki aveva una strana sensazione. Il freddo si era insinuato in lui durante il tragitto da Shoreditch fino a Old Street e l’alcool che aveva in corpo non lo riscaldava.

    E non era solo quello. Il suo battito cardiaco accelerò improvvisamente. Iniziò a sudare freddo e una sensazione di stordimento lo stava colpendo. Il suo respiro si fece pesante e difficoltoso. Sapeva cosa gli stava accadendo e cercò di dare nell’occhio meno possibile. Poi il fischio del treno che sfrecciava lungo il binario lo fece sobbalzare. Lentamente il treno si fermò e le portiere si aprirono. Il ragazzo entrò di corsa nel treno, spingendo da parte un passeggero che stava scendendo, senza dare la precedenza. Entrò nel vagone della Northern Line e si accomodò in un sedile libero, chiudendo gli occhi e cercando di respirare lentamente. Aveva avuto un altro attacco di panico. Gli capitava di frequente ultimamente e forse doveva ammettere che aveva bisogno d’aiuto. Non gli aveva dato troppo peso le prime volte, nonostante il grande spavento iniziale, ma questi improvvisi malesseri erano scioccanti e imprevedibili, e non poteva conviverci. Doveva fare qualcosa, per porvi rimedio e decise che la settimana seguente avrebbe chiamato il suo dottore per farsi vedere. Il treno partì e gradualmente il suo battito cardiaco tornò normale, così come il suo respiro e la sudorazione. Quando riaprì gli occhi, la luce abbagliante del vagone lo colpì in pieno. Il treno aveva già superato Angel e si stava dirigendo verso King’s Cross St. Pancras. Wiki stava già molto meglio, ma aveva ancora una sensazione sgradevole, annidata dentro...Qualcosa che lambiva le pareti del suo essere… Non sapeva dare un nome a quel senso, ma lo mise subito a tacere. Era un chimico e sapeva che il suo attacco di panico doveva provenire da una situazione d’ansia latente, o da traumi che forse non aveva ancora superato, e non da un problema del suo organismo. Dominò i suoi sensi, mentre i passeggeri salivano e scendevano dal treno. Ormai il peggio era passato e, come sempre si ripeteva, il passato doveva rimanere tale. Eppure non poteva prevedere che nel giro di qualche ora il suo credo sarebbe stato totalmente capovolto.

    1.

    Scese dal treno nella stazione di Highgate mentre la vocina suadente della metropolitana ricordava ai passeggeri di non avvicinarsi alla riga gialla che delimitava lo spazio tra il binario e il treno. Salì verso l’alto, lasciandosi alle spalle il binario e il resto dei pendolari in uscita. Passò le barriere della metro, ritrovandosi di nuovo all’aria aperta. Highgate era una zona molto tranquilla, nonostante fosse piena di locali e ristoranti e non lontana dal centro città.

    Dalla sommità della collina su cui sorgeva, il villaggio dominava tutto lo skyline di Londra; esso illuminava il cielo notturno, con le luci provenienti dai grattaceli della City e quelle del West End. La tranquillità di Highgate era molto stabilizzante per Wiki. Il villaggio, situato tra Hampstead e Archway, era relativamente protetto dai turisti e poteva considerarsi un borgo a se stante, come molti altri di Londra.

    Il giovane, fuori dalla metro, attraversò Archway Road, stando attento ad evitare un autobus gremito di gente, per spostarsi poi verso Southwood Lane. La strada era fradicia per via della pioggia del pomeriggio. La via era lunga ma illuminata, eppure Wiki non vedeva anima viva in giro. Da lontano gli sembrava di scorgere una coppia che passeggiava sull’altro lato del marciapiede, illuminata dai lampioni, ma molto distante. C’erano alcune automobili parcheggiate lungo la strada e le villette erano silenziose e immutabili. Da alcune finestre fuoriusciva luce, sintomo che dentro c’era vita, gente che parlava, rideva o litigava; gente impegnata a condividere attimi di vita quotidiana. Altre dimore erano completamente buie e fredde. Le porte nere, rosse, blu e marroni rilucevano al buio e gli alberi scricchiolavano sotto il tocco del vento. Un gruppetto di persone stava entrando in una casa a mattoncini rossi a

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