I campioni che hanno fatto grande la AS Roma
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I campioni che hanno fatto grande la AS Roma - Valerio Albensi
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I marchi, i nomi commerciali, i logotipi AS ROMA e AS ROMA HALL OF
FAME sono di titolarità esclusiva della Soccer S.a.s. di Brand Management
S.r.l. e il relativo utilizzo è stato rilasciato su licenza.
Immagini: © Simone Cecchetti, Luciano Rossi e AS Roma S.p.A.
Premessa di Fabrizio Grassetti Testo «Gialla come il sole...» di Massimo Izzi
Prima edizione: dicembre 2013
Prima edizione ebook: dicembre 2013
© 2013 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-5985-3
www.newtoncompton.com
FrontespizioImmaginePREFAZIONE
DI JAMES PALLOTTA
Presidente Associazione Sportiva Roma
Quando ho iniziato a trasformare il mio sentimento per la nostra Hall of Fame in queste parole che seguono, ho immediatamente ripensato alla prima cerimonia tenuta il 7 ottobre 2012, in particolare al momento in cui sono stato testimone dell’incredibile legame tra questa squadra, quegli eroi allineati sul campo e la nostra incredibile tifoseria.
Mentre scrivo sono trascorsi quindici mesi dal giorno in cui ho accettato la responsabilità di essere Presidente della AS Roma. In poco più di un anno ho avuto l’opportunità di incontrare molti dei nostri ex giocatori e di parlare con loro, di ascoltare le esperienze che ciascuno di essi ha collezionato con questo grande Club e di realizzare, ogni singola volta, quanto autentica possa essere la tradizione della Roma. E ogni volta, a ciascuno di essi, ho ricordato che sono sempre i benvenuti, incoraggiandoli a interagire con quella che è la loro squadra.
Roma e la Roma rappresentano allo stesso modo un’entità viva, che respira, e condividono un’autenticità che in qualche maniera, magicamente, è stata trasmessa agli uomini che hanno indossato la maglia giallorossa nel corso dei decenni. Ogni qual volta ho avuto la possibilità di parlare con i nostri giocatori del passato, a ognuno di essi ho sempre ripetuto questo: «Voi tutti siete l’anima di questa Società».
Forse con 86 anni di storia alle spalle e una così grande eredità, la Hall of Fame sarebbe dovuta arrivare prima. Quello che è certo è che la Hall of Fame rappresenta una maniera naturale di rendere onore ai nostri grandi del passato, di ringraziare idealmente tutti gli uomini che hanno contribuito al successo e alla crescita di questo Club e, non da ultimo, di permettere ai nostri tifosi di fare ancora una volta la storia della loro amatissima squadra, partecipando al processo di elezione.
A nome della Società, desidero ringraziare i nostri grandi del passato per quello che hanno fatto e per avere ispirato generazioni di tifosi.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano lo staff e la dirigenza della Società, nonché le singole persone che, a diverso titolo, hanno collaborato alla stesura, alla revisione e alla realizzazione del testo: Andrea Caloro, Gabriele D’Urbano, Massimo Germani, Fabrizio Grassetti, Massimo Izzi, Tiziano Riccardi, Luciano Rossi, Francesca Viola.
PREMESSA
DI FABRIZIO GRASSETTI
La storia della Roma, fin dall’origine, è stata scritta con il cuore e disegnata dai piedi di giocatori unici per qualità umane, fedeli interpreti dello spirito di una città il cui nome suscita l’interesse e il rispetto di tutto il mondo.
Se è vero, come ha detto Agostino Di Bartolomei, che esistono i tifosi di calcio e poi esistono i tifosi della Roma, è altrettanto vero che tanti calciatori che hanno indossato la maglia giallorossa si sono distinti dagli altri per passione e attaccamento ai colori sociali.
Grande merito della società, sempre all’avanguardia nell’ideare originali iniziative, è stato quello di onorare questi personaggi realizzando per prima in Italia la Hall of Fame, che ha suscitato la profonda commozione della tifoseria giallorossa.
Un’idea di grande successo, la cui missione è quella del recupero e cura della memoria storica del Club, della divulgazione dell’identità e della tutela del patrimonio sportivo e affettivo che tradizionalmente lega la Società, i propri tifosi e i calciatori che hanno contribuito ai successi e alla storia dell’AS Roma.
Questo libro ne ripercorre le tappe, approfondendo con ricchezza di dati statistici le singole vicende di tutti gli eletti e di diversi altri candidati, con pubblicazione di interviste inedite rilasciate dai primi o dai loro cari.
Leggere le imprese di chi, come Tancredi da Giulianova, Pendolino
Cafu, Kawasaki
Rocca, Core de Roma
Losi, Pluto
Aldair, Divino
Falcão, Fuffo
Bernardini, Ago
Di Bartolomei, Marazico
Conti, Bomber
Pruzzo, Fornaretto di Frascati
Amadei, Leone di Highbury
Ferraris IV, Hulk
Nela, Principe
Giannini e Aeroplanino
Montella, ha conquistato il diritto di far parte della Hall of Fame, aiuterà a far capire anche a chi non è tifoso giallorosso (... ma come fa?) perché la ROMA È MAGICA.
Grazie per sempre, campioni!
INTRODUZIONE
A volte viene da chiedersi se lo sport non sia altro che un magnifico pretesto. Oppure un espediente dell’uomo, l’unico in grado di raccontare ed esaltare certe storie. I numeri e le statistiche, i successi e le sconfitte, le sfide e l’attesa, i contratti e la cronaca che si accumula senza sosta, di fronte ad alcune vicende di persone e atleti, si riducono a particolari, pezzi di un universo assai più vasto disegnato nel corso dei decenni da calciatori diversi per epoca, lingua, provenienza, cultura e vissuto. E ancora, per caratteristiche tecniche, palmares, attitudini e sentimento. Tutti così differenti eppure straordinariamente vicini, accomunati da un’unica identità: quella di una squadra – l’AS Roma – che dell’autenticità e dell’unicità ha sempre fatto la sua bandiera.
Ci sono ragioni profonde alla base del legame ancestrale tra la Roma e i quartieri della città, i suoi tifosi, la gente e la storia. Quella della città e quella di una squadra nata allo scopo di tradurre su un campo di gioco una tradizione millenaria. Non è un caso se questo straordinario punto di contatto – unico nel panorama sportivo mondiale – fu avvertito immediatamente dai padri fondatori della Roma. L’ispirazione che guidò il primo presidente giallorosso Italo Foschi rientrava in un sentimento condiviso da quegli uomini – tutti eredi di una già gloriosa tradizione sportiva cittadina – che nel 1927 entrarono nella leggenda come attori e testimoni della nascita di un sogno.
ImmagineIl 28 marzo del 1928 l’avvocato Piero F. Crostarosa finì di mettere nero su bianco, in 36 pagine dattiloscritte, il resoconto di sette mesi di frenetica attività dell’allora giovane sodalizio. La sua Relazione Generale Sociale – Agosto 1927-Marzo 1928 era un concentrato di nomi, dati di contabilità, annotazioni logistiche e risultati delle tre discipline su cui si articolava allora la vita della AS Roma. Oltre al calcio, anche atletica e ciclismo. Al di là delle informazioni dovute ai soci, in coda al testo, aleggiava un sentimento che suona incontenibile. Crostarosa, già dirigente del Roman con il fratello Giorgio e il futuro presidente giallorosso Renato Sacerdoti, nell’ultima pagina del suo rapporto dà un volto alle centinaia di soci che sostennero il nuovo sodalizio in quella prima, leggendaria stagione: «Non vogliono e non debbono essere dimenticati», scriveva l’avvocato, «essi che con silenzioso e tenace appoggio formano il nucleo d’irradiazione della fede sincera, scapigliata e costante, innegabile coefficiente dell’ascesa fulgida e sicura dell’Associazione Sportiva Roma!».
Il passo più bello e suggestivo era quello dedicato alla popolazione locale, che tanto aveva atteso una squadra in grado di regalare ambizioni di grandezza incarnando l’identità e lo spirito della Capitale e della sua gente. Crostarosa, in poche righe, affrescava simultaneamente l’entusiasmo di una città e la missione della Lupa: «La numerosa ed appassionata massa della Capitale solo nella Roma
vede riposta con fiducia e simpatia la difesa degli aristocratici colori giallorossi, che si identificano poi in quelli di Roma Imperiale ed Eterna».
Non è un caso che nel 2013, 85 anni dopo, la AS Roma abbia scelto proprio questo passo della relazione di Crostarosa per annunciare l’elezione di Attilio Ferraris IV, Giuseppe Giannini, Vincenzo Montella e Sebino Nela nella Hall of Fame della Società. Quattro nomi che si sono aggiunti ai primi 11 atleti eletti nel 2012, l’anno in cui il Club giallorosso ha avviato un cammino fortemente voluto in Società: quello del recupero della storia e della tradizione.
Nel febbraio del 2012 la prima cerimonia dedicata ai Famers era assai lontana e anche nelle stanze del Centro Sportivo Fulvio Bernardini, dove già si lavorava in proiezione dell’edizione inaugurale del Hall of Fame Day, non era facile immaginare cosa avrebbe realmente significato riunire sul rettangolo verde dell’Olimpico – idealmente e fisicamente – Franco Tancredi, Marcos Cafu, Giacomo Losi, Aldair Nascimento Santos, Francesco Rocca, Fuffo
Bernardini, Agostino Di Bartolomei, Paulo Roberto Falcão, Bruno Conti, Amedeo Amadei e Roberto Pruzzo.
All’avvio delle votazioni per l’elezione di quel suggestivo undici mancavano ancora quattro mesi e di Hall of Fame non aveva ancora sentito parlare nessuno. Un segnale di ciò che sarebbe stato lo aveva offerto, significativamente, un ragazzo ignaro del progetto, Luca Di Bartolomei: «A volte per ricucire il filo della memoria basta un Ago», aveva detto durante il discorso tenuto per l’inaugurazione del campo dedicato alla memoria del suo leggendario papà. La placca che ritrae il Capitano dello scudetto del 1983 da quel 24 febbraio accompagna le partite e gli allenamenti delle formazioni giovanili della Roma, ed è lì a ricordare e tenere saldo il ponte che unisce una delle grandi icone giallorosse a quei ragazzi che giornalmente coltivano il sogno di difendere la maglia nel calcio dei grandi. L’intitolazione a Di Bartolomei di quel campo, costeggiato da una tribuna giallorossa, non riafferma il ricordo e le gesta del solo Agostino, bensì è lì a dimostrare come il testimone della fede romanista sia autenticamente vivo. Di Bartolomei ereditò il timone del centrocampo romanista proseguendo una grande tradizione che, prima di lui, aveva visto Franco Cordova arrivare dopo Giuseppe Tamborini, Sergio Carpanesi e Giancarlo De Sisti. E prima ancora, andando a ritroso, Juan Alberto Schiaffino, Egidio Guarnacci, Paolo Pestrin e Luigi Giuliano, Arcadio Venturi, Aristide Coscia e il primo grande centromediano giallorosso, Bernardini.
Dice Mauro Baldissoni, direttore generale della AS Roma:
Sarebbe quantomeno limitativo pensare alla Hall of Fame come a una doverosa esaltazione di un numero ristretto di atleti. Ognuno di noi ha un bagaglio di ricordi e quelli che riguardano lo sport e la nostra squadra del cuore, la Roma, si allineano giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, un po’ come i numeri di pagina per i libri. Rappresentano il filo conduttore delle nostre esperienze. In questo senso l’aspetto avvincente è dato dal fatto che ogni singolo frammento, ogni momento passato, può essere visto da due prospettive. Quella del tifoso e quella del campione, dell’atleta. È una storia comune, collettiva, che dà vita a un caleidoscopio inestimabile e sempre vivo, il patrimonio delle emozioni. La Hall of Fame dell’AS Roma, fortemente voluta da questa Società, nasce con questo obiettivo: tutelare un patrimonio intangibile e di tutti, un tesoro unico che si identifica nel nome, nei colori e nel simbolo che portiamo.
ImmagineÈ così che la Roma di oggi si lega alla Roma degli anni Trenta e, automaticamente, all’idea che sostiene la parabola millenaria della Città Eterna. In un’opera dedicata ai rioni di Roma¹, Luciano Zeppegno, nella prima pagina del capitolo dedicato a Testaccio, raccoglieva una testimonianza suggestiva proprio sulla squadra di Campo Testaccio, quella che prima del fischio d’inizio entrava in campo di corsa, da una botola a filo d’erba, mettendo in riga Ferraris IV, Masetti, Bernardini, Rodolfo Volk, Raffaele Costantino, Arturo Chini Luduena e il resto degli artefici di quella straordinaria età dell’oro: «Scarponi, parastinchi, mutandoni e tanta foga. E soprattutto, una maglia rosso fuoco da indossare con vanità sapendo di passare alla storia. Questi gli elementi indiscussi e indiscutibili [...] che collegano Testaccio all’unica, possente leggenda che non verrà mai meno». Per l’autore i campioni di quella Roma sono «i potentissimi punti di riferimento dell’emotività di un ambiente sempre inquieto: è dunque una storia fatta di entusiasmi, di passione, di imprevisti, di personaggi».
Quegli anni ruggenti hanno interpretato e codificato un modo di essere, che proprio grazie alla sua straordinaria autenticità ha resistito a qualsiasi ostacolo: al tempo e alle mode, al mutare delle abitudini e agli addii, all’evoluzione del calcio e della città stessa. Sempre, a prescindere dai successi e dalle difficoltà, la Roma ha messo in campo giocatori che hanno incarnato quello spirito. Questo libro è dedicato a tutti loro, ai campioni già eletti nella Hall of Fame e alle centinaia di giocatori, allenatori, presidenti e funzionari che hanno incrociato il loro cammino di uomini e sportivi con quello della AS Roma e della sua missione. Missione che per la Hall of Fame si delinea in maniera davvero naturale. Nel documento costitutivo l’AS Roma la descrive così: «Raccogliere, custodire, diffondere e valorizzare il patrimonio sportivo e la memoria di un’élite di giocatori, già ritirati dall’attività agonistica, che abbiano indossato la maglia giallorossa a partire dall’anno di fondazione 1927». Questa istituzione interna
dal 2012 ha l’obiettivo di non disperdere l’eredità sportiva giallorossa e di tramandare la tradizione romanista, favorendo la trasmissione alle nuove generazioni di memorie e testimonianze appartenenti a ogni epoca. È un racconto grandioso che non fa ombra al presente, né al futuro della Società, formando anzi un ideale ponte con il passato, con la Roma di Campo Testaccio. Per mezzo della Hall of Fame i tifosi possono scoprire la propria identità, conoscere una storia che non è una semplice glorificazione dei momenti più felici della vita del club. Ognuno dei Famers è testimone di successi speciali e delusioni sportive dolorose, dalle quali la Roma è sempre uscita più forte e più presente nel cuore della sua gente. Questi campioni sono apprezzati prima di tutto per le qualità morali, per l’attaccamento alla maglia e ai valori che essa rappresenta da 86 anni.
Per la sua Hall of Fame, l’AS Roma ha preso quindi in prestito dallo sport americano il modello che negli Stati Uniti è essenzialmente un luogo fisico. A Cooperstown, nello Stato di New York, dal 1936 esiste la National Baseball Hall of Fame and Museum, un posto fantastico nel quale immergersi per ore nei tesori di questo sport molto popolare oltreoceano. Le leggende di football americano e del basket trovano invece spazio rispettivamente a Canton, in Ohio, e a Springfield, in Massachusetts: veri e propri templi, mete di pellegrinaggio di appassionati da tutto il Paese. Questo è il modello al quale si ispira anche l’AS Roma. Per il momento, però, la Hall of Fame giallorossa è solo virtuale: si può visitare entrando nello spazio sul sito ufficiale della Società, dove si trovano gli armadietti dei calciatori con schede biografiche, statistiche e filmati. Il club ha preferito evitare tappe intermedie e aspettare che sia avvenuta la costruzione della futura casa romanista, il nuovo stadio di Tor di Valle. È in uno spazio nel museo giallorosso che i Famers troveranno per sempre il loro posto.
ImmagineL’idea di una sala d’onore
, nella quale dare spazio all’eccellenza degli atleti che hanno fatto parte della Roma, sorge nel 2010, nel quadro del piano di sviluppo che ha preceduto il passaggio della Società alla proprietà americana. La Hall of Fame nasce da un’intuizione di Mauro Baldissoni, subito sostenuta da Mark Pannes, attualmente direttore generale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’AS Roma, e fa parte di un piano più articolato che si muove su un doppio binario. Il primo punta al passato, alla salvaguardia di tradizioni e memoria storica. L’altro porta dritto al futuro, verso la valorizzazione della squadra e del marchio. Il modello della Hall of Fame romanista, dunque, prende il meglio dalle esperienze statunitensi e inserisce elementi di novità che lo rendono unico. Uno di questi, il principale, è il coinvolgimento diretto dei tifosi nella scelta dei Famers che ogni anno faranno parte delle classi di ingresso. Oltreoceano, in genere il diritto di voto è riservato a una o più commissioni composte soltanto da giornalisti specializzati, dirigenti e tecnici. Nella Hall of Fame della Roma, invece, questo organo di addetti ai lavori
convive con una sorta di giuria popolare a cui spetta l’ultima parola sull’elezione di un calciatore. È un modo concreto per rendere partecipi i romanisti e permettere loro di condividere la vita della Società.
I meccanismi che la regolano sono semplici. Ogni anno la Roma prepara una lista di candidati con due requisiti fondamentali: devono essere scesi in campo almeno una volta con la maglia dell’AS Roma in un’occasione ufficiale (campionati nazionali di Divisione Nazionale, Serie A, Serie B, campionati di guerra, competizioni internazionali) e devono avere smesso di giocare da oltre due anni. I calciatori in lizza sono scelti e votati da una commissione i cui membri sono individuati dal club sulla base di una o più caratteristiche come figura professionale, esperienza, competenze, legame personale con la Roma e con Roma. Successivamente, il voto viene aperto ai tifosi, che possono esprimere le preferenze online, integrando le scelte della commissione. Eventuali casi di ex aequo sono risolti premiando il giocatore più votato dal pubblico. Le regole della Hall of Fame prevedono l’introduzione di una prima classe, la 2012, composta eccezionalmente da 11 calciatori, uno per ruolo. Dal 2013 in poi, i giocatori eletti a cadenza annuale diminuiranno drasticamente allo scopo di preservare la qualifica stessa di Hall of Famer: fino al 2016 saranno quattro all’anno.
ImmagineStabilite le regole, il lavoro più complesso e faticoso è stato gestire la fase preparatoria che ha portato alla nascita della Hall of Fame e alla cerimonia del 7 ottobre 2012. Questo processo ha interessato tutta la Società, partendo dal Presidente, per coinvolgere tutto l’organigramma, e ha riguardato questioni organizzative e logistiche di grande importanza. Un lavoro che ha visto in prima linea Gabriele D’Urbano, responsabile dell’archivio storico dell’AS Roma, e il resto dello staff societario. Il contributo di tutti,