Ecosofia: Percorsi contemporanei nel pensiero ecologico
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Info su questo ebook
Questo volume rappresenta l’avvio di un percorso insieme accademico, culturale, etico e scientifico. Un percorso che trova nel momento filosofico il collante trans-disciplinare: né madre di tutte le scienze né pura speculazione astratta, costretta a inseguire un concreto che le sfugge sempre. La filosofia, intesa come Ecosofia, apre spazi di gioco e di manovra per poter gettare le basi di una problematica delle nature, delle culture e dei saperi in maniera innovativa. Questo volume vuole essere il primo tassello di un lavoro collettivo, giovane e con molteplici punti di vista, che condivide insieme la passione per la ricerca e le difficoltà di un pensiero che si rivela, ogni giorno di più, sempre più debole.
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Anteprima del libro
Ecosofia - Paulo F. Lévano
Percorsi contemporanei
nel pensiero ecologico
a cura di
Gianluca De Fazio
Paulo F. Lévano
© STEM Mucchi Editore s.r.l.
Via Emilia Est, 1741 - 41122 Modena
In copertina: foto di Francesco Di Maio; elaborazione grafica: Gianluca De Fazio. Graffito anonimo, Dipartimento di Filosofia, via Zamboni 38, Bologna
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Edizione digitale: marzo 2017
Produzione digitale: Mucchi Editore
ISBN: 9788870007381
Indice
Frontespizio
Colophon
Introduzione
1. ECOLOGIA FILOSOFICA
I. Ecologia e filosofia: tra Fenomenologia e Scuola di Francoforte
II. L’ecologia: un pensiero della finitezza
III. Alcune conclusioni
2. ECOLOGIA PSICO SOCIALE
Per una ecologia del soggetto
I - Metastabilità e soggettività
II - La forclusione e l’abisso malinconico del soggetto
3. ECOLOGIA EPISTEMICA
Per un modello ecologico di circolazione della conoscenza
I – Prototetica ecologica
II – Modellistica ecologica
III – Autoreferenzialità luminosa
IV – Proliferazione del senso comune
V – La scienza di noi stessi
4. IL COMPORTAMENTO COME UN TESTO
I - Vocazione scientifica
II - Comportamento e testo in Etnosemiotica: una teoria delle pratiche
III - Il corpo: il grande traduttore
5. ECOLOGIA AMBIENTALE
Oltre la dialettica Natura/Cultura
I - Ontologia della Gestalt. Un percorso nell’ecologia profonda
II – L’antropologia dell’ambiente di Tim Ingold
6. ETNO-ECOLOGIA
Orientarsi al di là di individuo e ambiente
I - L’emergenza ambientale di soggetto e oggetto in etnosemiotica
II - Ecologia relazionale. Accenni all’etnopsichiatria
7. APPENDICI
Appendice A
Appendice B
8. Bibliografia
Ecologia psico-sociale
Ecologia epistemica
Ecologia ambientale
Filmografia
Etnoecologia
INTRODUZIONE
I saggi contenuti in questa raccolta segnano i punti di incontro di differenti e molteplici percorsi. Si tratta, per prima cosa, degli esiti del seminario in forma laboratoriale che risponde al nome di Ubi Minor, tenutosi, con un inaspettato successo di pubblico, tra il 12 maggio e il 14 giugno 2016 nel Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna. Il seminario ha tentato di abbozzare una definizione trans-disciplinare dell’Ecosofia. Mediante contributi provenienti da differenti ambiti disciplinari – dalla filosofia teoretica alla storia della scienza, dall’etnografia alla semiotica, dal diritto alla storia della matematica – si è tentato di declinare l’Ecosofia a partire da una triplice linea di ricerca: ecologia psico-sociale, ecologia ambientale e infine, ma non certo per importanza, ecologia epistemica.
Prima di entrare nel dettaglio dei contenuti, vorremmo mettere in risalto le urgenze di questi seminari/laboratori.
Innanzitutto, la necessità di produrre spazi di sapere che non fossero delle mere ripetizioni ermeneutiche, quanto una vera e propria dinamica di produzione di conoscenze. Si tratta, infatti, tanto di seminari professionali – gli interventi sono stati condotti da giovani ricercatori e studenti interessati alla ricerca, il tutto di concerto con docenti dell’Università: i professori Marco Ciardi, Manlio Iofrida e Francesco Marsciani –, quanto dei laboratori sperimentali e innovativi – non si aveva di mira soltanto ripetere le nostre ricerche oppure fare un excursus sulle definizioni che negli ultimi trent’anni sono state date dell’Ecosofia, ma creare una linea di ricerca autonoma che rilanciasse il problema dell’ecologia filosofica.
Si è posta, poi, la necessità di fare muta, per parafrasare Deleuze e Guattari, il bisogno di creare rete tra giovani ricercatori in un periodo storico che li vorrebbe chiusi nelle rispettive e solipsistiche piste di ricerca, atte a desiderare una carriera che appare, sempre più, come un miraggio opprimente e settorializzato. Ubi Minor è stato – e lo è tutt’ora – un luogo d’incontro. Sicuramente non l’unico: si inserisce, infatti, in una molteplicità di spazi che si stanno creando tra ricercatori giovani amanti del proprio lavoro, spinti dalla passione che la scoperta produce costantemente.
Incontri, dunque, frutto di altri incontri: quello tra il gruppo di ricerca, e collana editoriale, Officine Filosofiche e la collana dei Quaderni di Etnosemiotica; tra alcuni membri di Officine Filosofiche e Deckard, piattaforma divulgativa che si occupa di storia della scienza; infine, gli incontri dei problemi (teorici e non) che quotidianamente i giovani ricercatori trovano sulle proprie strade. Ma Ubi Minor è solo la punta di un iceberg ben più ampio. Alcuni relatori, ad esempio, appartengono alla categoria dei cervelli in fuga
: chi da Monaco di Baviera, chi dalle università olandesi, per alcuni talenti della ricerca italiana questi seminari/laboratori sono stati l’occasione di poter portare (o riportare) in Italia saperi che non trovano spazio nell’insegnamento delle istituzioni.
L’Ecosofia ha a che fare con questo processo. Più che una raccolta di soluzioni ad hoc nell’epoca dell’efficienza, questi seminari hanno rappresentato la convergenza di desideri e problemi comuni in una Università, come quella di Bologna, che si è mostrata sinceramente ricettiva a queste istanze. Ringraziamo, inoltre, chi ha partecipato come uditore e ha contribuito a fare di Ubi Minor un luogo di confronto e discussione, rompendo gli argini soffocanti degli steccati disciplinari, rendendo la riflessione una serie di momenti di condivisione rigorosamente trans-disciplinare (contro i dialoghi tra sordi della moderna inter-disciplinarietà).
Veniamo allora allo specifico dei contenuti di questi seminari/laboratori.
Sotto la pleonastica definizione di Ecologia ambientale vanno inseriti i testi di Prisca Amoroso e Lorenzo Mantovani, nei quali la nozione stessa di ambiente viene sottratta a qualsiasi configurazione in termini di soggetto e oggetto. Da questi interventi, è emerso che diverse formulazioni del rapporto individuo/ambiente possono essere chiamate in causa per smarcare l’ambiente da una riflessione che lo presenterebbe o come l’oggetto eminente di una riflessione ecologica (interpretazione naturalistica dell’ecologia), oppure come un mero costrutto di una soggettività ecologica (interpretazione culturalista dell’ecologia): l’ambiente, da un punto di vista ecosofico, non ha a che fare con uno spazio oggettivo, ma è piuttosto un campo di interazione che si costituisce assieme a chi lo abita e lo attraversa. Amoroso e Mantovani ci presentano il rapporto tra l’individuo e l’ambiente nell’ottica di una relazione gestaltica e plurale, secondo una prospettiva dell’abitare, e non come qualcosa di estraneo e radicalmente altro rispetto agli individui che lo popolano e che, formandolo, ne sono al contempo formati.
Mettere in discussione lo schema soggetto/oggetto, per ripensare il rapporto tra gli individui e i loro ambienti, significa impostare in modo diverso la questione ecologica. In particolare, il concetto ad essa connesso di emergenza ecologica
.
L’ecologia non coincide con il semplice ambientalismo, ma ha a che fare primariamente con le soggettività che abitano gli spazi-ambienti. Per questo, la nostra ricerca ecosofica si è avvalsa di una Ecologia psico-sociale, il titolo dei saggi di Gianluca De Fazio e Francesco Di Maio: a partire dal concetto di individuazione come processo, sulla scia del pensiero di Gilbert Simondon, l’ecologia psico-sociale mira a superare teoreticamente la contrapposizione tra azione individuale ed effetto ambientale, tra il divenire-soggettività e il modello delle Identità formali, le quali, invece, impongono forme predeterminate senza relazionare queste ultime ai singoli mondi-ambienti da cui le soggettività stesse emergono. L’apposizione del prefisso eco rivela tutto il proprio potenziale: non si intende, infatti, costruire l’egemonia di una qualsiasi forma di universalismo opposto ad un relativismo nichilista, né viceversa. L’ecologia psico-sociale si prefigge lo scopo di pensare una possibile convivenza fra molteplici e differenti regimi di pensiero e di esistenza, sforzandosi di pensare gli stati di minorità nel loro essere minoritari.
Proprio su una immagine del pensiero differente, rispetto a quella che con Theodor W. Adorno possiamo definire Ragione strumentale, si concentrano i saggi che abbiamo definito Etno-ecologia, scritti da Riccardo Giannini e Roberta Sartor. Questi testi ci presentano un modo differente di approcciarsi ai saperi (la semiotica e la psichiatria) cercando di evitare qualsiasi deriva etnocentrica.
Ma un punto nevralgico, in questi sentieri appena abbozzati, è espresso da quella che abbiamo definito Ecologia epistemica, ovvero un discorso ecologico sulla scienza. La tesi, che viene argomentata nel lungo saggio di Alessandro Ballone, Paulo F. Lévano e Gaia Pisani, consiste nell’idea secondo la quale non sia possibile ascrivere alla sola comunità scientifica – intesa come collettività di esperti – la gestione della questione ecologica. Al contrario, l’emergenza ecologica è strettamente connessa con l’idea della knowledge society, cioè con l’idea diffusa del funzionamento della conoscenza scientifica attraverso le varie discipline che la compongono. Attraverso concetti come modello, mappa e ignoranza epistemica, si è imbastito un discorso atto a liberare il mestiere dello scienziato dal destino di essere il custode di un sapere oggettivo e, di conseguenza, unico soggetto abilitato a formulare discorsi sui rischi ambientali. Il linguaggio della scienza, quando incontra l’emergenza ecologica, perde capacità di enunciare soluzioni o misure cautelari. La crisi ecologica, da questo punto di vista, non sembra risolvibile in termini oggettivi. Ciò non significa né, da un lato, che la scienza sia impotente né, dall’altro, che essa possa essere considerata neutra rispetto alla crisi stessa. A nostro avviso, significa che l’emergenza ecologica non è una questione primariamente epistemologica, bensì politica. Tuttavia, va sottolineato che la scienza rimane un potentissimo strumento per produrre problemi nuovi che permettano di continuare ad esplorare il mondo.
Il volume si arricchisce anche della partecipazione dei professori Manlio Iofrida e Francesco Marsciani, entrambi dell’Università di Bologna. Si tratta delle trascrizioni dei loro interventi con cui si sono aperti e chiusi i seminari/laboratori di Ubi Minor. Le loro riflessioni sono per noi imprescindibili: ci offrono le basi teoriche e scientifiche per poter portare avanti la nostra ricerca.
L’intervento di Iofrida apre il volume con una ricostruzione del concetto di Natura, muovendo una forte e decisa critica, mediante la Storia della filosofia, a qualsiasi forma di riduzionismo culturalista o di tecnovitalismo. La Natura, per Iofrida, appare come un fondo ineludibile e irriducibile alla semplice attività umana la quale, tuttavia, è intrecciata in un chiasma inscindibile con la Storia e con il sociale, mediante rapporti di reciprocità: l’ecologia, ci dice l’autore, è necessariamente un pensiero della finitezza.
L’intervento di Marsciani, invece, si situa a metà del volume, funziona da pietra angolare: dopo aver sviluppato il problema dell’inerenza tra l’individuo e l’ambiente, Marsciani ci offre l’immagine di un pensiero analitico che, non dimenticando il momento riflessivo, rimane in continuo dialogo con quanto eccede il taglio dell’analisi: in particolare – e ci pare di cogliere alcune congruenze con il discorso di Iofrida – l’autore mette in evidenza il tema della corporeità, ancoraggio e luogo