Il rapinatore puntiglioso
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Ne consegue che la commedia presenta due livelli di lettura: il primo livello divertirà (almeno spero), con le sue continue gags e la sua struttura narrativa di senso compiuto e un po' romantica, i lettori poco interessati al comizio. Il secondo livello, con i suoi intenti satirici, potrà, invece, offrire (anche questa è solo una speranza, in quanto, non a tutti risulterà evidente lo strale contenuto in ciascuna delle gags) numerosi spunti di riflessione a chi coltivi interessi di natura sociologica.
Esiste una qualche differenza tra la mia satira e quella così in voga in parecchi programmi tv? Io credo di sì. La satira di moda alla tv parla alla "pancia" del pubblico, mirando a gratificarlo e ingraziarselo enunciando ed esprimendo in forma notevolmente ed efficacemente umoristica, insinuazioni e malignità già note e largamente diffuse fra la gente comune. La mia satira, invece, è più simile a quella di Esopo: si rivolge alla "mente", non gratifica la "pancia", anzi rischia di suscitare reazioni ostili o comunque negative; e, soprattutto, getta una luce, seppur fioca, su atteggiamenti erronei o luoghi comuni. Per esempio, sono evidenziati i frequenti monologhi travestiti da dialoghi (vedi il "dialogo" tra direttore e rapinatore), il narcisismo individualistico travestito da nazionalismo, il razzismo di sostanza travestito da antirazzismo di forma... Ma vi è un'altra differenza sostanziale tra la mia satira e quella dei comici di professione: io non vado a colpire sistematicamente i potenti o, comunque, i politici, soddisfacendo l'inconsapevole invidia o malcontento dei meno fortunati (sarebbe un gioco molto facile, di sicuro successo, ma assolutamente improduttivo, anzi fuorviante per l'interesse collettivo, in quanto alimenterebbe un pernicioso circolo vizioso), ma cerco di stimolare la riflessione delle persone di buona volontà, sottolineando, a costo di rendermi sgradevole, gli errori e gli equivoci della classe popolare, che è la madre di tutti i politici, la scuola da cui essi sono usciti, e la fucina che deve produrre le nuove generazioni. Auguro una piacevole lettura ai miei eventuali lettori e un pizzico di riflessione a quelli più pazienti.
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Anteprima del libro
Il rapinatore puntiglioso - Salvatore Messina
SALVATORE MESSINA
IL RAPINATORE PUNTIGLIOSO
Commedia satirica in tre atti
UUID: 93b37b82-d1c3-11e7-a3e1-17532927e555
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Indice dei contenuti
SALVATORE MESSINA
IL RAPINATORE PUNTIGLIOSO
Commedia satirica in tre atti
INDICE DEI CONTENUTI
PREFAZIONE
PERSONAGGI
ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
ATTO TERZO
Dal diario del rag. Miserocchi
Prefazione
Personalmente trovo esilarante questa commedia, e prima di scriverla non sospettavo di possedere una vis comica. Ma, a parte il fatto che mi sono divertito mentre la scrivevo, sono particolarmente orgoglioso di essere riuscito, pur mantenendo la coerenza narrativa del racconto, a mettere alla berlina numerosi luoghi comuni della cultura contemporanea, e a evidenziare molte debolezze, ipocrisie e superficialità umane, nonché alcuni angosciosi drammi esistenziali. Questo era il vero intento della commedia, e quindi spero che il lettore, di là dal divertimento, non manchi di cogliere tutti gli appunti satirici, non sempre immediatamente evidenti. La commedia è, in realtà, un vero e proprio comizio (sullo stile dello Speakers' Corner di Hyde Park) sotto mentite spoglie. Avevo pensato, infatti, di evidenziare taluni luoghi comuni, ipocrisie, debolezze e contraddizioni umane, nonché autentici drammi interiori spesso sottovalutati, ma mi rendevo conto che ben pochi avrebbero avuto la pazienza di ascoltarmi; ho quindi scelto di presentare questi temi in una forma comica e surreale.
Ne consegue che la commedia presenta due livelli di lettura: il primo livello divertirà (almeno spero), con le sue continue gags e la sua struttura narrativa di senso compiuto e un po' romantica, i lettori poco interessati al comizio. Il secondo livello, con i suoi intenti satirici, potrà, invece, offrire (anche questa è solo una speranza, in quanto, non a tutti risulterà evidente lo strale contenuto in ciascuna delle gags) numerosi spunti di riflessione a chi coltivi interessi di natura sociologica.
Esiste una qualche differenza tra la mia satira e quella così in voga in parecchi programmi tv? Io credo di sì. La satira di moda alla tv parla alla pancia
del pubblico, mirando a gratificarlo e ingraziarselo enunciando ed esprimendo in forma notevolmente ed efficacemente umoristica, insinuazioni e malignità già note e largamente diffuse fra la gente comune. La mia satira, invece, è più simile a quella di Esopo: si rivolge alla mente
, non gratifica la pancia
, anzi rischia di suscitare reazioni ostili o comunque negative; e, soprattutto, getta una luce, seppur fioca, su atteggiamenti erronei o luoghi comuni. Per esempio, sono evidenziati i frequenti monologhi travestiti da dialoghi (vedi il dialogo
tra direttore e rapinatore), il narcisismo individualistico travestito da nazionalismo, il razzismo di sostanza travestito da antirazzismo di forma... Ma vi è un'altra differenza sostanziale tra la mia satira e quella dei comici di professione: io non vado a colpire sistematicamente i potenti o, comunque, i politici, soddisfacendo l'inconsapevole invidia o malcontento dei meno fortunati (sarebbe un gioco molto facile, di sicuro successo, ma assolutamente improduttivo, anzi fuorviante per l'interesse collettivo, in quanto alimenterebbe un pernicioso circolo vizioso), ma cerco di stimolare la riflessione delle persone di buona volontà, sottolineando, a costo di rendermi sgradevole, gli errori e gli equivoci della classe popolare, che è la madre di tutti i politici, la scuola da cui essi sono usciti, e la fucina che deve produrre le nuove generazioni. Auguro una piacevole lettura ai miei eventuali lettori e un pizzico di riflessione a quelli più pazienti.
Salvatore Messina
Sin dall’incipit della sceneggiatura si comprende che ci si trova davanti