Siamo tutti compagni di scuola: Intervista a Carlo Verdone
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In un'intervista ricca di aneddoti e curiosità, Carlo Verdone svela i retroscena del film che ha segnato gli anni '80 del nostro cinema. Una villa sull'Appia Antica, una rimpatriata organizzata dalla bella di classe, un gruppo di quarantenni che si ritrova nello spazio di una serata a rivivere sentimenti, emozioni e rancori nati lontano, persi in un passato che rimanda ai banchi liceali.
Compagni di scuola è l’emblema della summa poetica di Carlo Verdone, il film che rispecchia al meglio la malinconia velata di rimpianto, l’umorismo crepuscolare, la risata liberatoria bagnata dalle lacrime di un autore che con quest’opera abbandonò il fregolismo degli esordi, per approdare verso i lidi della maturità artistica.
Attraverso le parole di chi calcò il set di questo formidabile grande freddo all'italiana, il lettore potrà entrare nel cuore di tutti quei personaggi che, nello spazio della durata filmica, sono diventati anche i suoi compagni di scuola.
Gianluca Cherubini
Gianluca Cherubini, Giornalista, speaker in Radio e TV collabora con "Il Tempo" e "Il Corriere dello Sport". Nel 2019 ha pubblicato “Siamo tutti compagni di scuola” (Bibliotheka, 2019) e “E anche questo Natale…” (Bibliotheka, 2020).
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Anteprima del libro
Siamo tutti compagni di scuola - Gianluca Cherubini
© Bibliotheka Edizioni
Via Val d’Aosta 18, 00141 Roma
tel: +39 06.86390279
info@bibliotheka.it
www.bibliotheka.it
I edizione, ottobre 2019
Isbn 9788869345920
e-Isbn 9788869345937
È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale,
del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta
dell’editore e con citazione esplicita della fonte.
Foto di copertina: per gentile concessione dell’autore: Rino Petrosino.
Foto: Archivio personale di Carlo Verdone e di Rino Petrosino
Progetto grafico e disegno di copertina:
Brozzolo Riccardo per Eureka3 S.r.l.
www.eureka3.it
Gianluca Cherubini
Gianluca Cherubini nasce a Roma nel 1987, è un giornalista pubblicista dal 2013.
Attualmente lavora in radio e tv presso il Gruppo Editoriale Caltagirone.
Per sette stagioni ha collaborato con il quotidiano Il Tempo
, in precedenza è passato anche attraverso Il Corriere dello Sport
.
Da sempre grande appassionato dei film di Carlo Verdone e - in generale - delle pellicole italiane anni ‘70, ‘80 e ‘90.
Fino a Io e mia sorella ero l’attore che si trasformava,
bravo a imitare la gente della strada.
Mi stavo indirizzando però verso una commedia un po’ borghese.
Volevo un film corale, mi venne incontro un’occasione….
Ai miei genitori.
A Carlo Verdone.
A chi mi ha aiutato in questo percorso.
A chi avrebbe voluto esserci, ma non ha potuto.
Prefazione
di Fabio Traversa alias
Fabris
Guàrdate com’eri, e guàrdate come sei… me pari tu’ zio
dice il greve Finocchiaro. Sì, sono io, Fabris… primo banco a destra…
rispondo timidamente. Ne sono passati di anni. Ora ho i capelli grigi. Finocchiaro direbbe: Grigi? Ma se sei pelato fracico?!
Caro Finocchiaro, gli anni passano, passano per tutti. Allora, quando ci rincontrammo in quel di Villa Scialoja, erano già passati anche per te. E per tutti gli altri che, ostinatamente come te, davano invece l’impressione di non averlo capito. Certo, ero cambiato di aspetto, ma dentro ero meno cambiato di voi, ex compagni di scuola. È vero, non avevo avuto successo nella vita. E si vedeva a prima vista, dal mio fare dimesso, dal vestito della prima comunione, dai fiori spennacchiati che sembravano presi da ‘na tomba
. Ma sicuramente non mi ero fatto strada, come alcuni di voi, in modo arrogante e violento. Non avevo inseguito come altri il mito del denaro. Non avrei mai rubato dei soldi soffocato dai debiti. Non avrei mai finto di essere invalido per ridere alle spalle di chi ci cascava.
Mi era rimasta l’ingenuità, la purezza che tutti voi avevate perduto, presi a schiaffi dalla vita o appresso a effimeri obiettivi.
Pìgliatela con Cecchi Gori
direi ora a Finocchiaro. Pìgliatela con lui che non aveva capito niente del film, salvo poi ricredersi. Hai rischiato di non esistere, Finocchiaro. Come tutti noi, se il film fosse saltato.
Ero molto a disagio, io Fabris, quel giorno. Un disagio che mi farà scappare via mandandovi tutti Affan’…
insieme a Villa Scialoja, dimora troppo sfarzosa per uno come me. A volte la fuga può essere una salvezza. E chi ti incontro in questa fuga
? Piero Ruffolo, Er Patata, che come me e più di me, porterà il peso del suo disagio esistenziale per tutta la durata del film.
Grande film Compagni di scuola, la cui genesi, nel libro, è riportata in maniera meticolosa, con garbo e sincerità. Pensai che non avrei mai più partecipato a un evento del genere - dice Carlo Verdone ricordando la cena coi suoi veri ex compagni da cui avrebbe poi tratto spunto per il film - Mi mise di cattivo umore cercare di essere quello che non eravamo più.
Già, quello che non eravamo più
. Personaggi raffiguranti le molteplici maschere che assumiamo e dietro cui ci nascondiamo per evitare un confronto aperto e sincero col prossimo, con noi stessi. Travestimenti ora divertenti, ora patetici, odiosi o tormentati. Questa è la grande bellezza
di quel microcosmo umano, volontariamente coatto, raccontato nel film.
Ecco, tra i tanti colpi di genio di Carlo, c’è proprio Fabris, personaggio apparentemente marginale eppure così centrale. Sì, perché Fabris, come il film stesso, nasce in fondo da quella cena, da quel disagio e dal coraggio artistico ed umano di Carlo di affrontarlo. Paura del tempo che passa, del fallimento, di non essere riconosciuto, ma soprattutto paura di doversi mascherare per piacere.
Essere un Fabris non è facile. Si fa notare perché non si riconosce. Viene preso in giro perché non recita
una parte, da vincente, ma perché è