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Il Ladro del Tempo: Racconti
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E-book109 pagine1 ora

Il Ladro del Tempo: Racconti

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Chi è "il ladro del tempo" in questo tempo? Un'ombra che si accosta al tuo cammino e ruba il passo mentre tu non lo avverti, non ne hai consapevolezza. Il ladro potrebbe essere proprio questo tempo, questo mondo che ci ha fornito di catene che noi stessi abbiamo forgiato, questa società che ci obbliga a vivere in proiezione costante il futuro e quando lo riteniamo il presente è solo un presente virtuale che ci fagocita senza rendercene conto. Abbiamo abbandonato il rapporto umano, il piacere di una conversazione davanti ad un caffè guardandoci negli occhi; temiamo finanche lo sguardo degli altri, impauriti, che potrebbe svelare ciò che siamo e non quella bella mascherina nera e di raso che ostentiamo nei social in cui tutto sembra una festa, tutto è una apoteosi di giorni felici e spensierati. I social sono la proiezione di ciò che vorremo essere e non quello che siamo, mostriamo la proiezione di noi stessi e di come vorremo apparire. In realtà ci inchiniamo al ladro del tempo e viviamo l'immaginario, il futuro, il passato, ma mai il presente; non riusciamo più a guardare con gli occhi e dunque la bellezza ci sfugge come acqua che non riusciamo a contenere tra le mani, sfugge e ciò che ne rimane sono poche gocce, ben meno di quanto potremo raccoglierne. Diamo per scontato quello che ci circonda senza darne valore, non riusciamo più ad apprezzare la vera bellezza della natura che tanto concede e che noi tanto deprediamo. Dunque, un'alba è solo un altro giorno che inizia ed il tramonto è la manifesta dichiarazione della fine di essa; così un giorno insegue l'altro senza più badare al trascorrere dei giorni che diventano mesi e anni, non ci accorgiamo più delle stelle e della luna, quella luna che dapprima è nuova e poi calante quanto il sole che ha un ritmo, un tempo diverso, in quella completa discrasia che lo rende infedele alle leggi che la luna vorrebbe imporre, che detta maree ora basse ora alte; il sole sorge e tramonta a dispetto della luna. Non percepiamo la bassa marea, come i nostri momenti bui, tantomeno l'alta marea come i momenti in cui strabordano pensieri e parole. Non siamo più in grado di percepire la terra con le sue opere grandiose, non comprendiamo il cielo ora azzurro altre cupo, non afferriamo la bellezza del mare in burrasca o quando ci accarezza. Il ladro del tempo altre volte è, purtroppo, tutto relegato a quelle autostrade che percorrono il nostro cervello, collegate dalle sinapsi, caselli, barriere, che mettono in comunicazione strade ed autostrade che fanno fluire i nostri pensieri e le nostre azioni. Capita, a volte, che queste autostrade siano in manutenzione o crollano sotto il peso degli anni la cui conseguenza è che pensieri e ricordi si smarriscano a volte solo per qualche breve periodo altre per sempre. Temendo che smarrisca per sempre la bellezza e le gioie ho voluto che questi ricordi restino impressi sulle pagine di un libro con un inchiostro speciale. Sono altresì rimasto fedele al principio dell'antilibro come all'uso del "voccabolario", ovvero parola trasmutate dalla bocca - "vocca" in napoletano - per rendere la scrittura vicina al linguaggio comune che lascia trasparire libertà espressiva e origini. Dunque, questa mia è rivolta a coloro che hanno ancora facoltà di apprezzare la vita, per ricordarvi, voi che ancora potete, che gli attimi di bellezza vanno colti, che siano passioni, amori, compreso tutto quello che ci è sfuggito ma di cui conserviamo ricordi e consapevolezza, di quelle cose che ci hanno reso felici o che ci hanno lasciato l'amaro in bocca. È solo vita, quel lungo percorso che ci ha resi come siamo, essa dovrebbe insegnare a tutti che va vissuta a qualunque prezzo; le gioie vanno custodite .... ma che dolore.
LinguaItaliano
Data di uscita4 gen 2023
ISBN9791221447330
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    Il Ladro del Tempo - Claude de Bray

    Incipit

    Anima gemella e ammore

    Tanto tempo fa, ma non molto, la notte mi piaceva assaje, molto.

    Ehh perché lo so che parlo una lingua strana, mi capisco solo io, non perché sia più intelligente ma solo chiù strunze, più stupido.

    A me mi piace assaje fare riferimenti, sottintesi, a cose che ho visto, letto, sentito e lo so che non le potete comprendere a meno che non tenete la stessa capa vacante come la mia… che naviga alla velocità della luce, che sarebbe quella di un Corricolo che un tempo attraversava la Napoli borbonica.

    Poi ci sono pure fatti e misfatti che ammesco, mischio, inconsapevolmente e che mi inducono in errori colossali che un tempo non avrei mai commesso; ora mi sfuggono i nomi, i ricordi e confondo pensieri a volte attribuiti a Belli e invece sono di Trilussa.

    Il giorno che poi dimenticherò le persone amate, be… confido in una letterina che ho scritto ed affidato ad una specie di Babbo Natale.

    E di amore riflettevo in queste notti, di anime gemelle, di bellezza, in queste notti che stranamente non dormo come non accadeva da tempo, come se aspettassi qualcuno o qualcosa.

    Allora se tenete pacienza, pazienza, e seguite la cape, la testa, di caxxx che tengo, consapevoli che spesso lo piglio per la banca dell’acqua, provo a dire la mia.

    Stanotte mi sono ricordato, vagamente, i dialoghi di Platone ammiscati, mischiati, con Aristofane e altri nullafacenti e ho capito che, in fondo, nella vita è stato sempre quello che ho cercato, pur non riuscendoci.

    Non ho cercato avventure di cui vantarsi, ho cercato la bellezza.

    La cosa inizia da lontano, da questi maledetti greci che pure se ti dovevano dire buongiorno facevano un simposio, ed erano capaci di discutere se con tale parola si augurava un buon giorno agli altri, se era la conferma di un buon giorno, se fosse un buon giorno per colui che lo diceva…. insomma quando si mettevano a fare i simposi era uccelli senza zucchero!!!

    Androgini, Socrate, Platone, Eros e Aristofane… questo pensavo stanotte e tramutato il tutto in immagini tipo Il ratto di Prosperina, Amore e Psiche, Apollo e Dafne ammiscando quindi pure Canova, Bernini tralasciando l’arte pittorica che francamente ho difficoltà ad inquadrare…. È un fatto che ho sempre avuto; le immagini per me sono più complicate delle parole o delle cose materiali come blocchi di marmo, ci metto troppo tempo a mettere a fuoco l’arte pittorica perciò mi rompo il caxxo e vado avanti.

    Ue... uno è bravo in matematica, un altro in fisica quantistica, altri a scrivere canzoni, poesie ed altri, come me, a scrivere un cumulo di cazzate.

    Dunque partiamo dagli androgini, che nella mitologia greca erano con quattro mani, quattro gambe, due volti e da una parte tenevano il pisellino e dall’altra la farfallina, insomma avevano la parte maschile e femminile insite in un tutt’uno.

    Erano autosufficienti, forti, e temuti. Gli dei, che hanno sempre tenuto la cazzimma, iniziarono a temerli e Zeus, mi pare, scagliò una saetta e li divise; come Ercole perdeva la sua forza quando si tosava, gli androgini diventarono uomo e donna a cui l’uno mancava all’altra.

    Iniziò così per queste due nuove entità la ricerca dell’altra parte senza la quale la loro esistenza appariva inutile; cercavano di abbracciarsi, nella speranza di riunirsi, fondersi, e diventare ancora un tutt’uno… ma non ci riuscivano proprio.

    Siccome gli dei avevano, oltre alla cazzima, pure un egocentrismo sfrenato si resero conto che senza gli uomini, oramai tristi ed infelici, rischiavano a loro volta di essere infelici e allora mandarono a Eros per insegnare agli uomini e donne il kamasutra.

    Confidando che con il ricongiungimento fisico potessero avere una sorta di rimembranza androgina ed essere più felici, nel procreare gli Dei si sarebbero assicurarti la

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