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Kalèidos: Racconti di Ferruccio Sangiacomo
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E-book211 pagine2 ore

Kalèidos: Racconti di Ferruccio Sangiacomo

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Info su questo ebook

Freschezza ,ironia , sperimentazioni di genere che vanno dalla narrativa alla fantascienza alla commedia, ma soprattutto la smisurata fantasia di Sangiacomo contraddistinguono tutti i racconti di questo nuovo testo .
I protagonisti sono a volte pesantemente caricati del fardello della mediocrità , che ostentano però con sfacciata disinvoltura , incaricati dall’autore di presentarne i lati positivi ,anzi , gli indubbi vantaggi .  I vari caratteri che emergono fin dai primi racconti riflettono immancabilmente lati umani presenti nella quotidianità , che attraverso una lettura curiosa e snella ci trascinano ,senza che ce ne accorgiamo, in un mondo   surreale . Se con il racconto di fantascienza il lettore si illude di poter fare un libero volo di fantasia, approdando di lì a poche righe su un altro pianeta , dovrà concentrarsi invece in una lettura attenta , perché il duello linguistico tra i due personaggi prende il sapore del giallo . La sfida è in realtà tra l’autore ed il lettore stesso : anche  stavolta Sangiacomo si diverte a spremere da quest’ultimo la massima attenzione possibile illudendolo di risolvere il giallo e conducendolo invece in un finale a sorpresa .
Alcuni racconti hanno carattere più narrativo e portano fin dalla prima riga in un passato non remoto: pochi tratti, e siamo agli ultimi decenni del secolo scorso, in scene di quotidianità minuziosamente descritte . Mai quadretti , sempre scene con pochi personaggi , ma molto dinamiche : l’azione e gli scambi di battute procedono veloci e la scena   da bucolica si trasforma in surreale , come è tipico dello stile dell’autore .
Come ne “ il banchiere chef” , anche in “ kaleidos “ incontriamo personaggi , apparentemente miti , che rivelano nell’arco di poche pagine risorse imprevedibili . Come il venditore di rum portava il suo interlocutore in luoghi fantastici con grande abilità affabulatoria , così ora il padrone dell’officina stupisce per la trovata fantasiosa che la sua mente ha concepito tra la mola dell’arte guerra e il bancale bisunto .
Allo stesso modo più avanti troveremo parte di una banda di ragazzi di periferia ( e tutti i coetanei dell’autore proveranno un pizzico di nostalgia.... esistono ancora le bande ? ) La campagna , il fosso ....ma presto il racconto ci porterà verso lidi lontani ed esotici in una situazione pirandelliana : vivere di apparenza e forzarla, fino al punto che essa diventa realtà... o la realtà apparenza , e forse la fragilità umana in fondo resta la stessa , sotto qualunque corazza ?
Nel racconto con la pistola , l’esplorazione dell’animo umano e della sua capacità di reinterpretare la realtà e la vita tocca i suoi vertici ,mentre il lettore viene trascinato e forse “ sballottato “ fra il dramma e la commedia . Ci pare che ciò avvenga con gran divertimento dell’autore, che tra le righe sbircia le reazioni dei lettori con sguardo sornione. Ciò avviene anche nei racconti brevi , nei quali abili volteggi tra giochi di parole descrivono , sempre divertendoci , ma tenendo alta la soglia dell’attenzione per non perdere il filo conduttore della storia , una realtà che non è altro che quella che ci circonda , con i suoi stereotipi, i suoi pregiudizi , le sue trame , i suoi inganni .
La lettura del testo scorre sempre veloce tra stupore , percorsi avventurosi ,fantasiosi , surreali , riflessioni profonde.... il tutto in perfetto accordo .
Angela e Giulio Passadori
 
LinguaItaliano
Data di uscita28 mar 2020
ISBN9788835395492
Kalèidos: Racconti di Ferruccio Sangiacomo

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    Anteprima del libro

    Kalèidos - Ferruccio Sangiacomo

    PRODIGO

    Prefazione alla raccolta Kalèidos

    Freschezza ,ironia , sperimentazioni di genere che vanno dalla narrativa alla fantascienza alla commedia, ma soprattutto la smisurata fantasia di Sangiacomo contraddistinguono tutti i racconti di questo nuovo testo .

    I protagonisti sono a volte pesantemente caricati del fardello della mediocrità , che ostentano però con sfacciata disinvoltura , incaricati dall’autore di presentarne i lati positivi ,anzi , gli indubbi vantaggi . I vari caratteri che emergono fin dai primi racconti riflettono immancabilmente lati umani presenti nella quotidianità , che attraverso una lettura curiosa e snella ci trascinano ,senza che ce ne accorgiamo, in un mondo surreale . Se con il racconto di fantascienza il lettore si illude di poter fare un libero volo di fantasia, approdando di lì a poche righe su un altro pianeta , dovrà concentrarsi invece in una lettura attenta , perché il duello linguistico tra i due personaggi prende il sapore del giallo . La sfida è in realtà tra l’autore ed il lettore stesso : anche stavolta Sangiacomo si diverte a spremere da quest’ultimo la massima attenzione possibile illudendolo di risolvere il giallo e conducendolo invece in un finale a sorpresa .

    Alcuni racconti hanno carattere più narrativo e portano fin dalla prima riga in un passato non remoto: pochi tratti, e siamo agli ultimi decenni del secolo scorso, in scene di quotidianità minuziosamente descritte . Mai quadretti , sempre scene con pochi personaggi , ma molto dinamiche : l’azione e gli scambi di battute procedono veloci e la scena da bucolica si trasforma in surreale , come è tipico dello stile dell’autore .

    Come ne il banchiere chef , anche in kaleidos incontriamo personaggi , apparentemente miti , che rivelano nell’arco di poche pagine risorse imprevedibili . Come il venditore di rum portava il suo interlocutore in luoghi fantastici con grande abilità affabulatoria , così ora il padrone dell’officina stupisce per la trovata fantasiosa che la sua mente ha concepito tra la mola dell’arte guerra e il bancale bisunto .

    Allo stesso modo più avanti troveremo parte di una banda di ragazzi di periferia ( e tutti i coetanei dell’autore proveranno un pizzico di nostalgia.... esistono ancora le bande ? ) La campagna , il fosso ....ma presto il racconto ci porterà verso lidi lontani ed esotici in una situazione pirandelliana : vivere di apparenza e forzarla, fino al punto che essa diventa realtà... o la realtà apparenza , e forse la fragilità umana in fondo resta la stessa , sotto qualunque corazza ?

    Nel racconto con la pistola , l’esplorazione dell’animo umano e della sua capacità di reinterpretare la realtà e la vita tocca i suoi vertici ,mentre il lettore viene trascinato e forse sballottato fra il dramma e la commedia . Ci pare che ciò avvenga con gran divertimento dell’autore, che tra le righe sbircia le reazioni dei lettori con sguardo sornione. Ciò avviene anche nei racconti brevi , nei quali abili volteggi tra giochi di parole descrivono , sempre divertendoci , ma tenendo alta la soglia dell’attenzione per non perdere il filo conduttore della storia , una realtà che non è altro che quella che ci circonda , con i suoi stereotipi, i suoi pregiudizi , le sue trame , i suoi inganni .

    La lettura del testo scorre sempre veloce tra stupore , percorsi avventurosi ,fantasiosi , surreali , riflessioni profonde.... il tutto in perfetto accordo .

    Angela e Giulio Passadori

    ELOGIO DEL FALLIMENTO

    Sul palcoscenico di un vecchio cinema odoroso di muffa e di periferia sudaticcia è stata allestita una cattedra pudicamente ricoperta di tessuto verde, a beneficio dell'asino di turno. Di razza e arte varia i presenti ivi intrufolati, sedotti dal cartello ingresso libero e dalla prospettiva di tiepido riparo dai rigori mezzastagionali.

    Non si tratterà del solito imbonitore di ricette politiche, alternativo ai venditori fumanti di caldarroste e pattona? Dinanzi alla cattedra, quasi dubbioso se salirvi o no, compare un omino dall'aspetto diafano non così ripugnante da fare ribrezzo, non tanto brutto da sembrare caratteristico, non altrettanto squallido di chi può dirsi miserabile. Volto da fame decorosa, qualche anno in meno della sessantina che dimostra. La sua calvizie riluce senza gloria. In piedi sembra seduto, sebbene la geometria e la statistica gli assegnino un metro e sessanta, ma neppure è in fondo così basso da far berciare al marmocchio: papà, guarda: un nano! Ma ecco (onnipotenza della democrazia e del gessato blu scuro con cravatta in seta) colui, che a stento si meriterebbe un pronome personale in sua vece, può definirsi per autorità dell'assessore comunale alla cultura già suo vessatore antico compagno d'asilo, udite, udite, un mai^tre a penser . Nientemeno.

    Il quale di cui sopra ometto politico dalle ben cotonate chiome arriva di gran carriera accompagnato un da portaborse, lo abbraccia, beve la minerale, si siede, la fa sedere al centro dell’altare, ammicca, lo sovrasta e su di esso riluce.

    Brandito il microfono con disinvoltura, ricorda brevemente le sue (proprie) benemerenze passate e future e introduce bla bla l'oggetto della conferenza, senza indugi cedendo la parola. E ben presto se n’ va alla chetichella altrove, chiamato da improrogabili impegni taglianastro.

    Nella sala serpeggia un mormorio di perplessità; i più timidi sono circondati da scranni vuoti, il conferenziere appare più solo di loro nel suo smarrimento. Meglio non radunare la diaspora in prima fila: essendo così più difficile contarli, vi si rinuncia volentieri. Tema: elogio del fallimento? Sic . Ma guarda, non sanno più cosa inventare. Il microfono non funziona bene, ma non frigge tanto gracidevolmente * da costringere i quattro gatti ad andarsene al lardo.

    *Non esiste in italiano, né in altra lingua, ma mi suona bene.

    Gentili intervenuti,

    inizierò le mie argomentazioni con la confessione del mio totale e persistente insuccesso personale, di cui siete qui, come prevedevo, pochi, sparuti e disattenti testimoni. Ad esso hanno contribuito, come emerge da attenta analisi, svariati fattori: la situazione familiare, la formazione scolastica inadeguata, l'ambiente di lavoro, la mancanza di un affetto ricambiato, l'influsso negativo dei falsi amici. Come studioso della materia devo tuttavia affermare in primo luogo che la predisposizione genetica al fallimento risulta esserne la cagione più frequente e principale. Quindi, pertanto la presente lezioncina e la eventuale lettura del libro, che ho pubblicato a mie spese privandomi dei risparmi di una vita, non sono destinate a chiunque, ma solo a colui che per dono degli dei o degli inferi ha già la vocazione in pectore o in nuce ...

    Su di un tavolino vicino all'ingresso erano ammonticchiate poche diecine di copie di un poco attraente cibo psico-manual-letterario di incerto colore verdognolo, che salta al palato. Copertina rigorosamente anonima, con qualche fregio svolazzante: foglie d'acanto. Gli intervenuti subito pensano a come evitare l'obolo, svignandosela prima. O piuttosto aspettare la calca finale, ancorchè molto relativa. Una cerbera secca dall'aspetto fantozziano presidia con insano ottimismo il botteghino, sperando in una ricca messe. Scusate dell'interruzione.

    ... Ma perchè, dirà qualcuno, dovrei imparare a fallire? Non è più utile imparare, come fanno tutti , il modo per avere successo? Signori miei, troppo numerosi sono i vantaggi ed i proventi dell'uomo irrealizzato, definito comunemente mal riuscito, perchè restino sconosciuti ai più. Mentre nel testo, frutto di notturne fatiche, mi sono sforzato di esaurire l'argomento, elencandoli tutti, qui mi limiterò a citarne qualcuno.

    Dunque, capo primo ( squadernando il suo parto con malcelato amore):

    Il fallito non ha rimpianti.

    Tale affermazione richiede un esempio, più che una dimostrazione. Prendiamo un tizio che, disponendo del capitale necessario, inizia un'attività di produzione di, che ne so, maniglie. Le vendite sono favorevoli ed egli si procura un profitto soddisfacente. Se non che un giorno egli incontra una donna di pochi scrupoli e di molto appetito, la quale in poco tempo lo induce a dissipare il guadagno e ad impegnare tutto ciò che ha investito. In seguito l'uomo contrae prestiti e fa debiti a catena, seguendo il meccanismo perverso di un fato inarrestabile, finchè i creditori e gli strozzini lo portano in tribunale, che sentenzia il fallimento della sua impresa. Ma non il suo! Mai e poi mai un fallito di autentico talento, che non ha niente a che spartire col decaduto, riuscirà ad iniziare una qualsiasi attività anche provvisoriamente redditizia. E non perchè sia privo di idee o di fantasia, che anzi ne possiede sin troppa, ma perchè è lui il primo ad esser convinto dei suoi limiti, veri o presunti, che consistono nella totale mancanza di senso pratico. Pertanto, dovendo iniziare un'attività individuale perchè pressato dal bisogno e perchè nessuno lo vuole alle sue dipendenze, si rivolge per l'attuazione pratica dei suoi progetti, ad una pluralità di consulenti e costoro, pronti, attenti ed avidi come furetti, non ci mettono un quia ad inquadrare il tipo: magnanimo, disinteressato, generoso, anzi prodigo. Preoccupato di non dare loro fastidi pur di non averne. Faccia lei, ragioniere! Perchè i falliti veri, quelli col marchio, costituiscono il trampolino dei consulenti alle prime armi ed il salvagente di quei navigati, un tempo sulla cresta dell'onda, che al presente stanno per affondare...

    Mmomento di pausa del il conferenziere che si autocompiace per la brillante metafora salmastro-balneare.

    Già dopo aver pagato il notaio e le prime parcelle si troverà in una situazione di totale squilibrio finanziario, ma non se ne renderà conto, perchè i consulenti tarderanno a denunciarla, aspettando di mungere la vacca fino all'ultima goccia ed esentandosi per iscritto da ogni responsabilità. Ma non arriverà mai il periodo dei guadagni, perchè il feto aziendale sarà espulso ancora prima di diventare creatura.

    Dunque appare evidente che il nostro, a differenza del protagonista dell'ipotesi precedente, non potrà rimpiangere alcunchè: nè la gioia per i proventi realizzati, nè il piacere folle delle dissipazioni, nè l'amorazzo con la donna dai disinvolti costumi.

    Dunque niente rimpianti e tanta pace per il suo animo. Ha tentato, ma in cuor suo sapeva che sarebbe andata a finire così.

    Punto secondo e secondo vantaggio. A proposito di creature femminili: i falliti d.o.c. si rivelano sempre tali anche e specialmente nei rapporti con esse. Le donne sono dotate di una sensibilità acutissima nell'individuarli, ritenendoli non idonei nè alla proceazione, nè ad alcuno dei suoi succedanei. Viceversa essi sono reputati adattissimi per subire una forma sottile di inconsapevole sadismo impropriamente definita amicizia. Pur avendo il tribunale uterino già decretata la sentenza ed anzi proprio a cagione di essa, le caritatevoli si sentono il dovere di ripagare l' innocuo corteggiatore di tutte le carinerie, lazzi e frizzi, gratificandolo con una sorta di dono che è in realtà un onere. Moderno cavalier servente, confidente, latore di messaggi: questo è il suo ruolo. Leggero, non impegnativo e sotto molti aspetti divertente. Diamine, con queste dilaganti manie di protagonismo - si giustificherà l'uomo con se stesso di fronte ai richiami della dignità - occorre bene che qualcuno si rassegni a recitare da comprimario, da caratterista. Per darsi un contegno il giovane fallito, specialmente se è ricco di famiglia, si inventerà un amore impossibile con una ragazza eccezionalmente attraente, assolutamente fuori portata dai suoi mezzi psicofisici. Effettuerà rari, ma appariscenti tentativi di seduzione, in cui hanno gran parte i consigli degli amici (anche qui i consulenti!) in realtà mirati allo scopo di essere categoricamente respinto. Il fallito o non ha fascino, oppure ce l'ha, ma non se ne rende conto e quindi non sa usarlo. Spesso è anacronistico, ma senza originalità ed è sempre poco tempista: non sa cogliere l'attimo buono. Inoltre non è mai in buoni rapporti con se stesso: non vedendo l'ora di buttarsi via, intuisce che uno dei modi più decorosi per realizzare il suo desiderio è gettarsi ai piedi di una donna a cui non importa niente di lui.

    In certi momenti si convince, travolto dalla sua inconsapevole recita, di amare veramente, ma ciò che in realtà ama è colui che in sè medesimo contemporaneamente disprezza: il bighellone, il poetastro. E' incapace di volere ad ogni costo e quindi non avrà. Sposerà prima o poi una donna insignificante, ma di buona condizione familiare, che possa mantenere la sua inettitudine. Soffrirà veramente? Sicuramente non alla stregua di chi viene lasciato o tradito da una vera e non platonica fidanzata. In modo simile uno che rimpiange la vincita (virtuale) che non ottiene mai al totocalcio si dispiace infinitamente meno di colui che ha perduto un capitale effettivo giocando alla roulette.

    Avete compreso il vantaggio. No? Pensate allora ai realizzati: coloro che, dotati di fascino e intraprendenza, riescono a sedurre e magari a sposare una donna bellissima e corteggiatissima. Pensate alle guerre che devono affrontare quotidianamente per sopportarne le bizze e mantenerne i vizi! Cose da non dire. Invece il fallito, tranquillo nella sua guardiola di spettatore della vita, coccolerà per anni in cuor suo la trepidazione per il sentimento non corrisposto, spesso evocherà la visione superumana e celestiale della donna amata, raramente andrà in estasi dopo un fugace incontro ( di solito casuale). Dopo un paio di lustri, il ruolo che invitabilmente gli spetta gli verrà a noia e allora ricorrerà appena possibile all'alibi dell'età - ormai ho ventotto anni! - per ritirarsi dalla gara dell'amore, così come avrà già fatto da quella degli affari, oggi pomposamente definita carriera.

    Punto terzo: sport. Non avendo un lavoro impegnativo, non avendo una donna impegnativa, il soggetto avrà a disposizione un oceano di tempo libero per le attività sportive, nell'esercizio delle quali prodigherà tutto l'impegno che non ha mai messo nel lavoro e tuttavia, a causa della sua versatilità ( e mentalità) non riuscirà ad eccellere in nessuna specialità. Naturalmente si guarderà bene dal partecipare a competizioni, come del resto consigliano anche i medici. Il vantaggio di una vita fisica attiva e sana si riflette sul ...

    Punto quarto: salute. Ottima sotto tutti gli aspetti, nonostante qualche periodo di depressione. Tali forme di crisi, con conseguenze somatiche sulle articolazioni e sul fegato, si manifestano principalmente in previsione delle feste solenni, come Pasqua e Natale, quando atroci raduni familiari obbligano i parenti fino al terzo grado a riunirsi e confrontarsi davanti allo stesso desco imbandito. In queste occasioni accade spesso che qualcuno tra i parenti realizzati ( di solito numerosi, volitivi e poco sensibili) prenda affettuosamente di mira uno o più dei parenti falliti ( di solito pochi, vulnerabili e poco sensibili) costringendolo, sotto i fumi dell'alcool e dell'eccesso di cibo, ad un bilancio, ovviamente negativo, della propria vita. L'improvvisato Catone natalizio può essere un sadico puro ovvero, più frequentemente, un semplice ottimista, convinto che gli uomini e il destino possano cambiare per suo intervento. Alla fine del sermoncino pedagogico, l'unica mutazione che avrà prodotto nei confronti del catechizzato sarà una digestione difficile del cenone con la conseguenza di una o più notti di incubi. Catoni, rassegnatevi: il fallito non può essere diverso da sè.

    Ma vedo che il tempo stringe e devo quindi accellerare la mia esposizione. Bene.

    Punto quinto: divertimenti, sale biliardo e bar. Il fallito conosce un'infinità di giochi di carte e un repertorio di galanterie che le signorine

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