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Come le foglie
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E-book248 pagine3 ore

Come le foglie

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Info su questo ebook

Riccardo Pitteri è nato a Milano, classe 1965. Vissuto per quasi metà della sua vita all estero facendo esperienze in vari settori, ha sempre scritto e "fumettato" per il solo piacere di farlo. Oggi autoproduce il suo primo vero romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2017
ISBN9788826481562
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    Anteprima del libro

    Come le foglie - Riccardo Pitteri

    http://write.streetlib.com

    CAPITOLO 1

    Dalle radici

    - Accidenti a te, Kostas! Il dottore lo disse chiaramente, non c'erano equivoci, il signor Kostas aveva capito benissimo. Quella mattina stessa fu dimesso dal nuovo ospedale di Rodi in Grecia. Il tempo di bagnarsi il viso, vestirsi, prendere il bastone e via, chek out. Scese con l'ascensore fino al piano terra ed entrò nella caffetteria del nosocomio. Raggiunto il bancone, ordinò Ouzo con ghiaccio. Proprio il bicchiere che, come gli aveva detto il Dottor Katsos poco prima, sarebbe stato l'ultimo della sua vita.

    Lo scolò in due sorsi, il primo lungo, da sete, il secondo piano, assaporandolo. In fondo al suo animo pensava - se devo star male- tanto vale sia qui all'ospedale. Passarono trenta secondi, niente. Ordinò il secondo Ouzo con un sorriso di bocca pensando - anche i luminari possono sbagliare dopotutto. Arrivò alla reception, si fece chiamare un taxi e si avviò all'uscita. La strada era lunga circa 70 km ma il signor Kostas voleva godersi il tragitto pertanto chiese all'autista di passare dalla panoramica, la strada che costeggia il mare, dalla parte est dell'isola di Rodi e che passa da Kalitheas, Ladiko, Afandu, Arcanghelos, Lindos ed infine Lardos e Kiotari, il paesello dove era nato, in casa, più di 65 anni prima. Santo cielo come era cambiata la sua isola dai tempi in cui era partito, non sembrava nemmeno più lo stesso posto. - Va bene- pensò il signor Kostas Tzambetullas - sono passati più di quarant'anni dall'ultima volta, a parte un breve periodo verso gli '80 ... però allora era ancora riconoscibile.

    La stagione estiva era proprio all'inizio ed il signor Kostas guardava incuriosito questi nuovi alberghi da 1000 stanze e non capiva cosa mai ci facessero delle piscine in riva al mare cristallino, pensò di chiederlo all'autista ma cambiò subito idea, non aveva voglia di parlare e nemmeno di conoscere la risposta, - chissà- pensò - come nascono certi pensieri- a volte basta un piccolo spunto, un niente e la testa comincia a frullare.

    Frulla per l'Africa, solo 15 anni prima, Africa e le sue infinite guerre, posto di vita senza alcun valore, Africa e morte, tanta morte, così tanta da abituarsi, un altro luogo, un'altra vita, senz'altro sbagliata, persa, ma non proprio tutto... no, non tutto.

    - Come si chiamava l'italiano? Roberto? No... Renato! Ecco come! Da quando era andato in pensione era stata l'unica persona con cui si era sentito a suo agio, avevano bevuto, parlato, sì, gli piaceva quell'italiano, anzi sperava di rivederlo presto.

    Il signor Kostas non aveva mai avuto figli, che ne sapesse lui, né parenti di sangue, aveva una moglie, questo sì, Eleni che lo stava aspettando a casa. Non aveva voluto che venisse a prenderlo all'ospedale, preferiva sempre sbrigarsela da solo finché avesse potuto. Elena, un altro pensiero, Eleni la bella, l'orgogliosa, la perfetta moglie greca, non l'avrebbe mai deluso. Arrivò a destinazione ed ella gli aprì la porta un attimo prima che lui toccasse la maniglia, Eleni, era ancora bella ...

    CAPITOLO 2

    Baretto sur la plage

    -Lavacca che caldo! Dopo tutto questo tempo non mi sono ancora abituato, certo per un turista è diverso, fa caldo ti butti in mare o vai nella tua bella stanza con l'aria condizionata e tutto, ma se devi ruscare è diverso, molto diverso.

    Ero arrivato a Kiotari il giorno prima ed avevo cominciato ad aprire il bar/taverna in cui avrei lavorato nei prossimi 6 mesi di stagione estiva. Guardai fuori e... sì il mare era sempre lì, menomale. Il padrone del locale era un vecchio greco nato e cresciuto nel posto, dubitavo che il vecchio Andonis fosse mai stato altrove, forse a Rodi città, sicuramente mai ad Atene. Era una persona semplice il signor Andonis, ma aveva delle fisse legate al passato di cui non si poteva parlare, come il fatto di dover aprire il bar alle 06.00. Chi mai sarebbe venuto a quell'ora? Sorrisi, forse il vecchio signor Kostas, avevo voglia di rivedere il vecchio testone. Quella testa e quella faccia come scolpite nel granito. Ricordava un poco la Cosa dei Fantastici 4, la sua testa sembrava divisa in settori, come se un chirurgo pazzo si fosse divertito a martoriarla. La sua faccia, la sua faccia... c'erano dei veri e propri buchi, come se lo stesso chirurgo avesse usato un cavaturaccioli. Quando arrivava portava sempre una paglietta fuori moda ed un paio di occhiali scuri, ma quando sedeva li toglieva entrambi e in quell'istante chi lo conosceva distoglieva lo sguardo, come se ci si potesse aspettare chissà quale miracolo o cambiamento, ma io non mi facevo problemi e lo guardavo dritto nelle palle degli occhi.

    Avevo finito di portare fuori i tavolini, pulito il biliardo, acceso la Cimbali, l'antica macchina del caffè di cui si raccontavano strane leggende. Uscii in strada. Il mare non distava più di 20 metri. L'odore di salsedine era così intenso la mattina presto che quasi dava alla testa, ma non era un’allucinazione quella che vedevo arrivare da ore 09.00. Un passo strascicato, un bastone nodoso, una paglietta e un paio di occhiali scuri. Mr Kostas Tzambetullas in persona, era proprio lui. Mi accesi la prima sigaretta e gli andai incontro. Ci stringemmo la mano virilmente, ma senza inutili sfoggi di forza, ci conoscevamo abbastanza da non aver bisogno di simili frivolezze. Una specie di ghigno apparve sulla faccia del greco.

    -Allora itale? (italiano- accusativo - greco moderno)

    -Tutto bene capo- risposi -e lei?

    -Tous les jours la mème- rispose il signor Kostas. Da quando ci conoscevamo avevamo sempre parlato in francese, ma oramai avevo imparato il greco e lo parlavo in modo fluente, perciò gli risposi nella sua lingua.

    -Hei! disse -parli come un rodiota ormai, complimenti... ma se non ti spiace preferirei continuare con il francese, qui pochi lo parlano e lo dimenticherei, n'est pàs?

    -Très bien Kirie (signore) risposi.

    Ci sedemmo al tavolino, il sole era appena sorto ed il bar si affacciava ad Est al 100%, un momento senza prezzo, tacemmo quindi. Esistono momenti in cui non serve parlare e le persone sensibili comprendono quando questi momenti arrivano, era ora. Quando il sole salì di un pollice dall'orizzonte il greco mi chiese se gli avessi fatto compagnia al primo giro. Era una domanda sensata malgrado l'ora, ma chi ha vissuto in Africa, e questo ci accomunava, sa che: 1° ogni momento è buono e 2° che una persona di buon senso comincia a bere la mattina, poi fa una siesta e quindi fa quello che può, se proprio deve.

    -Ouzo? Che altro? Ghiaccio? Si, ghiaccio, Cin cin- dissi.

    Il signor Kostas si limitò ad abbassare gli occhi. Poi cominciò a parlare -speravo che tornassi Renato, avevo voglia di questi momenti, mi sono mancati.

    Ci rimasi di stucco, non avrei mai immaginato che il greco provasse dei sentimenti per davvero, ma sembrava proprio che fosse così.

    -Mi stai prendendo per il culo amico? chiesi, il vecchio mi rispose che... no, no davvero, ma l'anzianità ti porta ad essere più attento e sensibile a determinate cose, ti rendi conto che sei solo, agli sgoccioli, ed il vero problema non è la morte, ma morire soli, come i gatti.

    -Beh- gli risposi -lei non è affatto solo c'è sua moglie, c'è Andonis, vi conoscete fin da bambini mon Dieu avrete ben qualche cosa che vi accomuna, ed in ultimo ci sono io. Insomma forse come compagnia non sono il massimo ma ascoltare una bella storia mi è sempre piaciuto e non mi devo sforzare, io l'ascolto volentieri. Oltretutto lei non è poi così vecchio.

    -Vedi itale- rispose -uno ha l'età che si sente addosso. Io sono stanco come un vecchio. Sono stato all'ospedale quest'inverno, mi sono reso conto della mia situazione, so che non durerò molto perchè non farò quello che mi hanno ordinato, e questa sarebbe per me la seconda volta.

    -Non l'ho capita Monsieur, intende che sarebbe la seconda volta che non esegue un ordine?

    -Per essere onesti la terza- rispose il greco -ma una non valeva.

    -Lei sta diventando criptico Monsieur.

    -No Renato, tutto è molto semplice oramai, ho preso una decisione e tu sarai coinvolto nella faccenda, se vorrai. Io ti dirò, durante i prossimi mesi, cosa mi ha tenuto in vita fino ad oggi poi... tu deciderai come usare quel che ti dirò e fin da ora ti dico... Kali tichi (buona fortuna) soldato.

    Rimasi un attimo in silenzio. Il signor Kostas non scherzava mai, se aveva detto una cosa del genere c'era sotto qualcosa, qualcosa di grosso, ma sapevo di non dover insistere, con quel tipo di persone non ci si può comportare come con gli altri, sarebbe stato come chiedergli come si fosse fatto quel buco nella guancia, o come mai gli mancasse un pezzo d'orecchio. Le persone come il signor Kostas dicevano le cose quando volevano loro ed era sempre il momento giusto, il maestro arriva quando l'allievo è pronto chi l'aveva detto? Aristotele? O forse era nel Signore degli Anelli, chissà.

    I giorni e poi le settimane passavano veloci. Dure e calde le giornate di lavoro per me e languidi i pomeriggi per il signor Kostas, ma trovavamo sempre qualche mezz'ora per un bicchiere e quattro chiacchere.

    -Lo vedi itale? Comincio a muovermi più lentamente, non riesco più a fare diverse cose che sino ad un mese fa erano semplici, il tempo stringe Renato, avrei bisogno di un po' del tuo di tempo, se vorrai, c'è qualcosa che devo dirti qualcosa di importante ed ho bisogno di tempo perchè per far sì che tu capisca bene, devo partire da lontano, anche omettendo le cose davvero inutili ci vorrà sempre un bel po'. Per esempio, cosa fai stasera dopo il lavoro? Ti andrebbe di sedere qualche ora con questa vecchia carogna?

    -Pensavo che Lei andasse a dormire presto- dissi.

    -È così- rispose il signor Kostas -ma prima vado e prima mi levo... alla nostra età non sono concesse lunghe dormite.

    -Bene Monsieur, io finisco alle 22.00 se vuole la raggiungo.

    -No, non ci sarà bisogno, verrò io disse il vecchio soldato-.

    Il mese di agosto arrancava ma, pur essendo il pieno della stagione estiva, era stata una giornata piacevolmente tranquilla.

    Ebbi un'idea, nel magazzino sul retro, dove dormivo e mi sdraiavo a volte, c'era un mucchio di vecchi mobili, stuoie e oggetti vari. Caricai sulla carriola del vecchio Andonis due poltroncine da hotel un piccolo comodino ed una grossa stuoia di canapa. Mi avviai verso la spiaggia, che distava un tiro di sasso, e lì arrivato mi apprestai a preparare un soggiorno da spiaggia, con tanto di fuoco e grosse pietre bianche intorno, la stuoia per terra, le due poltroncine e il tavolino in mezzo. Portacenere e bicchieri erano pronti sul vassoio ed il contenitore pieno di ghiaccio era in frigo con una bottiglia di Ouzo Barbajannis che teneva compagnia ad una caraffa di acqua ghiacciata. L'uomo di granito sarebbe stato puntuale, lo era sempre.

    -Yasou file! Esclamò il greco appoggiato ad un albero. Erano le dieci in punto. Trasalii.

    -Perbacco Monsieur, da dove saltate fuori? Non l'ho vista arrivare, e stavo anche guardando... è come un gatto pensai -kalispera Kirie- dissi invece. Venga signor Kostas ho preparato una sorpresa! -Una sorpresa- pensò Kostas -ci sono davvero poche cose in grado di sorprendermi oramai.

    Invece la sorpresa ci fu, il signor Kostas contemplò sorridendo il soggiorno da spiaggia creato da me per la serata, in effetti... molto bene, bello, non ci avrei mai pensato, ma più che sorpresa fu una sorta di invidia, ma un tipo positivo di invidia, come d’ammirazione. Si accomodò sulla poltroncina e mi guardò mentre tornavo dal bar con il vassoio e lo posavo sul tavolino.

    -Barbajannis èh? Ci trattiamo bene questa sera!

    -Così sia Kirie- dissi.

    -Ecco, la cosa che ammiro di più in voi italiani è la fantasia, la facilità con cui sognate e la realizzazione poi del sogno dal nulla e senza attrezzi, arrangiandovi. È una grande qualità dal mio punto di vista. Ora siedi Renato, ti prego.

    CAPITOLO 3

    Gli Albori

    -Vedi italè, tutto cominciò proprio qui. Non dico dove siamo ora, ma forse a non più di cento metri da questo luogo. Sai mio padre morì quando mia madre era in attesa del sottoscritto. Non lo conobbi mai. Mia madre era però una donna molto forte, sarebbe potuta diventare la matriarca di una grande famiglia se il destino non l'avesse ostacolata. Faceva di tutto, curava le capre, raccoglieva le olive, ricamava... insomma di tutto e di più. Io crescevo ed avevo un amico inseparabile, il suo nome era Petros.

    Ci furono scuole assieme, piccoli furtarelli, le prime sigarette fregate a suo padre, meccanico in un'officina improvvisata in un capanno dietro casa. Il padre di Petros, il signor Elias, era una di quelle persone dotate di quel senso pratico che fa sì che riescano ad aggiustare qualsiasi cosa, o perlomeno a capirne il funzionamento. La gente del villaggio lo sapeva meccanico di moto/auto ma comunque gli portava ogni genere di articolo non funzionante, frigoriferi, motori entrobordo, di tutto insomma. Il Signor Elias, oltre ad essere un genio, aveva anche un gran cuore. Aveva conosciuto bene mio padre, erano amici in gioventù. Alla sua morte mi prese sotto la sua ala protettrice, come se avesse avuto un accordo con lui prima che morisse, in giovane età, travolto da un trattore impazzito. Il padre del mio amico insegnò a Petros e a me tutto ciò che sapeva, o che riteneva dovessimo sapere. Noi lo seguivamo con interesse, anche se di tanto in tanto qualche distrazione faceva partire il nostro cervello di dodicenni per atri luoghi e pianeti.

    Era sempre bello sentir parlare il signor Elias, aveva un suo modo di spiegare le cose che toccava direttamente i nostri interessi. Faceva allusioni su quello che avessimo potuto fare, conoscendo tutte quelle cose e dava un buon contributo ai nostri sogni. Intanto crescevamo in fretta, come funghi. Inconsapevolmente, allora, non sapevo quale enorme favore mi stesse facendo il signor Elias, che con il suo sapere mi aiutò a diventare l'uomo che fui. Ora la Grecia è molto cambiata ma ai miei tempi, fino ad un certo momento, tutti erano indulgenti con quelli che erano definiti ragazzini e godevamo di una libertà assoluta. Questo periodo aveva fine in una data precisa, all'età di diciannove anni si veniva arruolati dall'esercito e si partiva per il servizio militare, con una ferma obbligatoria di 24 interminabili mesi, finiti i quali tornavi a casa, e cominciavi la tua vita da adulto, generalmente sposandoti entro il primo anno dal congedo. Ti sembrerà impossibile itale ma un tempo ero quasi belloccio, oddio non un Adone, ma non provocavo, come ora, orrore ai miei simili.

    Circa un anno o due prima della partenza, Petros ed io eravamo più legati che mai, la nostra amicizia ci faceva volare, simili in tutto, ci accorgemmo della bellissima Eleni quasi contemporaneamente. Sì Renato, proprio la mia Eleni, mia moglie. Ora mi dirai che l'ho avuta vinta io, ma non fu così. Nell'anno prima della nostra partenza diventammo un trio, con Eleni. La ragazzetta che conoscevamo da sempre e che correva scalza per il villaggio all'inseguimento di una capretta, era sbocciata nella rosa più bella di tutto il giardino... la bella Eleni era la nostra dea.

    Partimmo insieme Petros ed io, destinazione Atene. A quei tempi, Atene sembrava su un altro pianeta, eravamo emozionatissimi.

    Il Signor Elias, il padre di Petros, ci accompagnò a Rodi (Mandraki) con il suo Pick-Up. Sedemmo dietro sul vano di carico ed Eleni volle a tutti i costi accompagnarci all'imbarco. Sarebbero stati due lunghi anni, lo sapevamo tutti, il più dispiaciuto sembrava il Signor Elias che prima dell'imbarco infilò una busta nella mia tasca ed un'altra in quella di suo figlio. Buona fortuna figli miei, disse, si girò e tornò al Pick-Up. La bella Eleni ci guardò, prima l'uno e poi l'altro. In seguito ripensai molte volte a quel momento... ci stava mandando un messaggio, a tutti e due, cosa significava quello sguardo? Era diviso in due, non aveva dedicato più tempo a nessuno, c'era, in quegli occhi, dolcezza, ansia, forse anche rimorso? Non lo seppi mai e non lo so tutt'ora.

    Passammo il primo anno assieme, il mio amico ed io, distaccati ad una casermetta in cemento armato a nord, ai confini dell'Albania; l'unico ricordo che conservo di quel periodo è il freddo intenso, tutto qui. Dopo un anno fummo separati, Petros venne mandato a Salonicco mentre io fui spedito a Kerkira. Le licenze non erano molto frequenti ed anche avendone ci era impossibile tornare per via dei soldi. Era inutile sobbarcarsi un viaggio lunghissimo senza un soldo per arrivare a casa, senza un soldo e dover poi ripartire. Era meglio tenere duro fino alla fine, e basta. A posteriori seppi che Petros però uno di questi viaggi l'aveva fatto, forse suo padre gli aveva mandato qualche dracma. Quei due anni, devo ammettere, furono lunghi ma passarono e finalmente tornai a casa. È luogo comune per chi a Rodi ci è nato o per chi ci abita sentire l'isola prima di vederla. Il Ferry parte dal Pireo nel tardo pomeriggio ed arriva a Rodi al mattino presto del giorno dopo, quando i passeggeri sono assopiti. All'improvviso, poco dopo l'alba, vedi il più delle persone schizzare sedute dal giaciglio e li vedi annusare. È l'aria, gli annusatori, sono i residenti che sentono il profumo della loro isola, un misto tra Ibiscus e mentuccia, fra salvia e resina, è inconfondibile. Presi il primo bus della mattina per il sud dell'isola e dopo circa un'ora fui a casa. Ma ora si è fatto tardi itale, continueremo un'altra volta, se avrai la pazienza di ascoltare i ricordi di questo vecchio. Kalinikta mon amì.

    CAPITOLO 4

    Città, orrenda città

    Il Signor Andonis, il padrone del kafenion dove lavoravo, mi chiamò dal piano superiore. Parlavamo spesso l'italiano tra di noi perchè lui era della generazione di greci che avevano frequentato le elementari in italiano in quanto ex colonia. I rodioti e tutti gli abitanti del Dodecanneso, ai tempi, erano costretti a fare lezione in lingua italiana egli, infatti, era dieci anni più anziano dello stesso Signor Kostas anzi, forse proprio questa era la ragione del divario fra loro. Si conoscevano da sempre, è vero, ma erano di due generazioni diverse.

    -Ascoltami Renato, devo andare in città per due giorni, sai devo vedere dei parenti...

    -Lei non mi deve nessuna spiegazione signore, anzi se vuole l'accompagno e poi torno qui a difendere il forte- dissi.

    -Perchè Renato, non mi credi più in grado di guidare per 60Km? Disse lui alzando un sopracciglio. –Settanta- dissi -ma certo! Voi siete in forma smagliante, però mi dia retta e chiami qualcuno ad aiutarla a tagliare quella catasta di legna che ha accumulato sul retro oppure permetta che le dia una mano! Perbacco quello è un lavoraccio!

    -Sei un bravo ragazzo itale, io lo so e ho un grande rispetto per te e in più, mi fido ciecamente. Voglio che tu chiuda la baracca per un paio di giorni, fintanto che sarò via.

    -Ma è sicuro Mister? L'ha detto anche Lei che si fida di me, Le prometto che quando tornerà tutto sarà esattamente come l'ha lasciato.

    -Senti Renato, la stagione finora è andata discretamente e manca ancora qualche mese alla fine, io devo andare in città, tu tieni le chiavi del bar ed usa pure la cucina ma prenditi due giorni di riposo, te li meriti. Se, dico se, la mattina di mercoledì non sarò tornato, apri il bar come al solito e aspetta una mia telefonata.

    -Va bene Kirie, solo... non è da lei... tutto qui.

    -Dimmi ragazzo cosa farai? Vuoi un passaggio in città?

    -In città? Ad agosto? chiesi -neanche morto signore, se posso scegliere me ne resto proprio qui. Pescherò un po’, non l'ho ancora fatto quest'anno.

    -Ah! Disse il vecchio Andonis -la pesca, pensare che anche quest' anno ho messo la barchetta di legno in acqua e vigliacca se l'ho mai usata. C'è su anche quel 10cv fuoribordo che avrebbe bisogno di girare un poco, usala tu itale, che almeno serva a qualcosa!

    -Non rifiuterò

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