Lo spacciatore di libri e altre storie
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Tra le varie novelle si inserisce la vita dei protagonisti alle prese con qualcosa che ha lasciato tutti interdetti.
Riusciranno a volgere in positivo ciò che ha fermato il mondo intero?
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Anteprima del libro
Lo spacciatore di libri e altre storie - Lorenzo Ponti
Lorenzo Ponti
Lo spacciatore
di libri e altre storie
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-6466-1
I edizione settembre 2022
Finito di stampare nel mese di settembre 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Lo spacciatore di libri e altre storie
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Durante la pestilenza che colpì la terra, la gente era costretta a stare a casa per evitare contatti e così scongiurare il pericolo di spargere il virus e non aumentare la capacità del Covid di appestare la gente. Tanta gente moriva, specialmente i più anziani e ammalati. Sembrava quasi un virus nazista da come selezionava i più deboli; stronzo, se la prendeva con i più fragili. Chissà se un virus ha un cervello proprio; non credo, altrimenti si sarebbe fatto distruggere. Comunque, la gente chiusa in casa non sapeva come passare il tempo; chi leggeva quintalate di libri, chi si dedicava alla cucina recuperando vecchie ricette dei nonni, chi faceva ginnastica e chi faceva tutte e tre le cose. Altri, quelli che avevano un’età consona, fecero anche altre cose. Ci furono anche tanti casi di separazione; la convivenza forzata portò anche questa piaga. Tanti tentavano con espedienti più o meno scaramantici di allontanare il male; alcuni con riti animisti, altri consolandosi dicendo che era un male mandato da Dio per punirci dei nostri errori; i primi vennero risparmiati, i secondi uccisi dal virus per ignoranza nei confronti delle Sacre Scritture. Anche il virus benché senza cervello sapeva che Dio non è fonte di punizione, ma solo di accoglienza, pietà e amore incondizionato. Un giorno, un giovane lanciò una proposta via web ad un gruppo di amici, stanchi di ricette e ginnastiche: come il Boccaccio durante la peste, propose di scappare nottetempo, per evitare i posti di blocco che la polizia aveva sparso per la provincia, e spostarsi in gruppo nella casa che aveva sulle montagne della sua città, poi una volta arrivati, con provviste sufficienti per lungo tempo, rinchiudercisi dentro per poi scrivere una storia per notte, fino a che il male non fosse passato. La proposta piacque a tutto il gruppetto, tre ragazzi e tre ragazze, insomma tre coppiette. Si diedero una settimana di tempo per racimolare viveri senza dare nell’occhio, poi stabilirono una data e un’ora che non vi svelo per proteggervi dal dover tradire anche sotto tortura questi impavidi, che in quanto giovani avevano ragione di questo gesto anche se illegale. La partenza avvenne come stabilito alle 2,30 del mattino (…zo, non dovevo dirvi l’orario) di un venerdì sera (a dir la verità neanche il giorno) e fecero la spola tra una casa e l’altra per offrire un passaggio e prendere meno auto possibili. Giunti sull’Appenino reggiano (e va beh, portate pazienza e non rivelatelo) e arrivati, fecero un gran respiro, aprirono la porta della casa ed entrati, dopo un altro gran respiro, la richiusero girando la chiave; ci fu uno sguardo complice tra ragazze e ragazzi come a dire: non è che poi per scrivere trascuriamo la parte sessuale?
. Sempre con uno sguardo e senza fiatare tutti risposero: scordatevelo, tra uno scritto e l’altro si fa e come
. Non c’è tv, internet prende poco e oltre i libri siamo senza svaghi, quindi…
Partirono per una storia senza ritorno, almeno fino a quando il male non fosse scemato. Rassettarono camere, cucina; spazzarono, passarono lo straccio, spolverarono, poi come primo giorno l’obiettivo era quello di fare una buona cena e bere una buona bottiglia. Un sonno ristoratore, poi sveglia alle 8,30, colazione, passeggiata per i boschi, memoria e condivisione delle storie ecc.
Il primo che partì a raccontare fu un ragazzo (non farò nomi, e questa volta non sgarro). Disse che nel suo quartiere viveva una persona che non dimostrava i suoi anni…
Primo giorno
L’UOMO CHE NON DIMOSTRAVA I SUOI ANNI
Giovanni si alzò relativamente presto quel sabato mattina. Il