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La risacca: simile a una foglia morta
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La risacca: simile a una foglia morta
E-book163 pagine2 ore

La risacca: simile a una foglia morta

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Info su questo ebook

Una storia del Mar Ligure, fra Livorno, Monterosso, Sestri Levante e Monaco. Cesco, giovane studioso toscano, vede un cadavere che galleggia, in modo incongruo, sulla Baia delle Favole di Sestri Levante. Va "di qua, di là, simile a una foglia morta", e Cesco si trova coinvolto nell'indagine sul delitto, insieme alla sorella della vittima e a un ricco uomo d'affari monegasco, con la sua bellissima moglie dal passato misterioso.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2018
ISBN9788827837733
La risacca: simile a una foglia morta

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    Anteprima del libro

    La risacca - Laila Cresta

    Indice

    Cap. I

    Cap. II

    Cap. III

    Cap. IV

    Cap. V

    Cap. VI

    Cap. VII

    Cap. VIII

    Cap. IX

    Cap. X

    Cap. XI

    Laila Cresta

    La Risacca

    Simile a una foglia morta

    Youcanprint Self-Publishing

    ISBN | 9788827837733

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti  dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Cap. I

    STRANI INCONTRI DI SPIAGGIA

    Appoggiato al muretto della passeggiata a mare di Ponente, a Sestri Levante, Cesco cercava di capire cosa fosse, quel qualcosa che pareva muoversi fra le onde e che probabilmente era andato a sbattere contro il cane che stava giocando sul bagnasciuga. Si avvicinò perplesso, mentre un uomo richiamava l'animale in tono concitato e si dava alla fuga abbandonando sconvolto la spiaggia.

    Era l'ora in cui i gabbiani diventavano silenziosi.

    Il ragazzo non aveva fretta di rientrare: a casa nessuno lo aspettava e lui si era attardato oziosamente sulla passeggiata fino al momento prima, guardando con simpatia i giochi di un cagnone rosso che si divertiva rincorrere le onde, che poi ricambiavano il favore. Si era appena drizzato per avviarsi verso casa, quando un guaito spaventato lo aveva raggiunto: nonostante la sua mole, il cane stava correndo verso il padrone poco lontano con tutta l'aria di volergli balzare in braccio. Il ragazzo si voltò a guardare, impallidì, e lottò contro lo stomaco che non voleva stare al proprio posto: un cadavere sbattuto qua e là dalla risacca non è una bella vista. 

    Dopo qualche ora, anche il medico legale aveva raggiunto i carabinieri che il ragazzo aveva chiamato, e ognuno si dava da fare secondo i propri compiti. Cesco assisteva da lontano: aveva descritto all'appuntato il ritrovamento del corpo, ma non aveva molto da dire. Aveva anche cercato di non guardare direttamente quella cosa morta: sulla retina aveva ricevuto solo l'impressione fugace di qualcosa di livido e di inumano, ma aveva notato l'alone verdastro, così incompatibile con un essere umano vivo, che si allargava attorno a quel che restava della bocca e della zona oculare. Quella specie di relitto si lasciava portare di qua e di là come la foglia morta di Verlaine, aveva pensato Cesco, solo che un uomo non era una foglia d'autunno staccata dal ramo, e avrebbe dovuto morire nel proprio letto.

    Il ragazzo promise all'appuntato che il giorno dopo sarebbe andato al Comando a firmare la deposizione, e si avviò finalmente verso casa. Il sole morendo incendiava il mare, e lo trasformava in un lago di sangue.

    Il lunedì mattina, Cesco cercò, in rete, notizie su quello che era successo il giorno prima. Si parlava del cadavere di uno sconosciuto trovato in mare da un turista. C'era anche il suo nome. Sperava che a nessun giornalista venisse in mente di cercarlo.

    L'articolista immaginava che l'uomo potesse essere caduto da una barca. O gettato. Era vero che in paese non era stato denunciato nessun incidente, ma secondo Cesco non significava nulla: il mare se la rideva dei confini e se ne andava di qua e di là, coi venti.

    Il medico legale, lesse il ragazzo, aveva stabilito che quel tizio non era cosciente, quando era finito in mare: sulla nuca, erano evidenti segni di un grave trauma cranico. Il colpo avrebbe anche potuto essere accidentale, pensò il giovane perplesso, magari cadendo lui aveva battuto il capo contro qualche scoglio o sulla fiancata stessa della barca, ma in questo caso era ancora più strano che nessuno avesse denunciato l'incidente.

    Al comando, l'appuntato prese i suoi dati anagrafici (Francesco Morelli, da Livorno, 29 anni, indirizzo di Livorno, indirizzo di Sestri. Collaborava con l'Università di Civitavecchia, dove si era laureato in Biologia ed Ecologia Marina), Poi lo passò al Maresciallo che, nonostante lui non ci tenessi affatto, lo portò all'obitorio. Anzi, alla morgue, come dicevo in Francia, in America e chissà dove altro ancora, pensò Cesco: lui era sempre riuscito ad affrontare momenti spiacevoli, ma all'inizio non poteva fare a meno di distrarsi con pensieri non del tutto congrui, a combattere con la voglia di girarsi dall'altra parte. Il nonno, tutto d'un pezzo com'era, scuoteva il capo guardando la severo, quando se ne accorgeva.

    Morgue era la moglie di Allequin, pensò ancora Cesco. Forse, sorella-amante di Artù? Quella che l'aveva odiato tanto e poi l'aveva amato tanto da portarselo via, quand'era morto... Già: il ragazzo in quel momento avrebbe pensato a qualsiasi cosa, avrebbe fatto qualsiasi cosa, basta non dover abbassare lo sguardo su quel cadavere, anche reso in qualche modo più presentabile dagli estetisti dei morti, che fortunatamente non erano più maledetti come quelli antichi...

    E infine, dovette guardare. Il morto della spiaggia era stato un maschio piuttosto alto, e aveva avuto il fisico di chi nuota molto: atletico, ma anche elegante e armonioso. Sul cranio spuntavano ancora dei capelli lunghi e biondi. Sembrava giovane.

    No, non l'avevo mai visto, affermò deciso cercando di guardare altrove, ma il Maresciallo scosse il capo, dubbioso. Gli mostrò la probabile ricostruzione delle fattezze devastate del morto, ripetendo la domanda. Il ragazzo deglutì, abbastanza stupefatto. Capiva l'insistenza dell'uomo: quello, avrebbe anche potuto essere il fratellogrande che lui non aveva mai avuto.

    Cesco era meno alto, e probabilmente più pigro, un po' Ciccioso insomma, ma anche il morto era stato biondo, aveva avuto gli occhi grandi e neri come i suoi. Non era facile capire quale potesse essere stata l'arma del delitto, se delitto era: il medico fece notare che la ferita dilavata dal mare non presentava più nessuna traccia dell'oggetto che l'aveva provocata, e che sui bordi erano stati falsati dall' intervento vorace dei pesci.

    L'uomo era morto da almeno una ventina di giorni, continuò, ma il lungo tempo che il corpo aveva trascorso in acqua rendeva difficile determinarlo: probabilmente il mare lo aveva trattenuto nei suoi fondali di alghe finché il corpo deteriorandosi non ne era sfuggito.

    Guardando l'immagine, Cesco si trovò a ripensare versi famosi: Biondo era e bello e di gentile aspetto….

    Involontariamente, chiese: Aveva una cicatrice sul volto?. Il maresciallo lo guardò aggrottando la fronte: Perché dice questo, Dottor Morelli?, chiese.

    No, non aveva un motivo logico per chiederlo, solo un ricordo improvviso di un personaggio antico e doloroso, biondo e bello come quel morto… Arrossendo furiosamente, un po' impacciato, Cesco ripetè il verso senza guardare in faccia il suo interlocutore, contemplandolo in poco più di un sussurro: Ma l'un dè cigli un colpo aveva diviso.

    Il medico intervenne, scuotendo il capo con aria sorpresa: Dante, eh? È strano, ma è proprio quello che è venuto in mente a me. Guardi, c'è un solco sottile, sull'osso, proprio qui. L'uomo indicò quel che restava della faccia, della fronte in obliquo verso il basso, passando per il sopracciglio dietro fino alla palpebra inferiore, poi continuò: "E' un miracolo che ce l'avesse ancora l'occhio.

    Qualsiasi cosa sia successa alla sua faccia, è successa prima della morte, ma non molto tempo prima: il danno deve essere stato profondo, e non era ancora ben cicatrizzato. Quest'uomo non aveva più di trent'anni, e non solo era sano, ma anche in splendida forma fisica, credo che niente abbia potuto rallentare il processo di cicatrizzazione. No, si tratta di un danno recente".

    Cesco restò ancora un attimo a guardare quel foglio che riproduceva le fattezze del morto, poi alzò il viso: Posso tenerlo?, chiese d'istinto.

    Il Maresciallo lo guardò corrugando le sopracciglia, poi spianò il viso: Capisco! esclamò. Poi: Non vi è del tutto nuova, questa faccia, eh? Vi assomiglia davvero… Sicuro di non conoscerlo?

    Cesco fece cenno di no con la testa, e l'altro sospirò: Magari volete capire dove e se l'avete visto, chissà quando… Ma si, potete tenerlo, Dottor Morelli. Ne abbiamo altre copie.

    Camminando verso la spiaggia, Cesco si chiedeva cosa gli fosse venuto in mente, dai carabinieri. Cosa ne se ne faceva, di quel disegno? Oltretutto, o prima o poi sarebbe arrivato anche giornali, se non scoprivano in altro modo chi fosse quel tizio. Cesco si sedette su una panchina, per guardare l'immagine con calma. Sì, probabilmente il moto era stato davvero un bel ragazzo. Lui pensava di avere l'aria più simpatica, ma per il resto loro due si somigliavano davvero, almeno un poco, anche se il viso dell'uomo era più asciutto, quasi intagliato con l'accetta. Un fratello maggiore, appunto. Probabilmente si lasciava influenzare dall'accaduto, ma gli pareva addirittura che nello sguardo di vetro di quel fratello sconosciuto ci fosse come una richiesta di aiuto, congelata per l'eternità… Ormai però lui era al di là dell'aiuto. Tutto quello che si poteva fare per quell'uomo, e magari per la sua famiglia, era capire cosa gli fosse successo. Non è giusto che sia morto così, e alla sua età, si disse Cesco suo malgrado. Sapeva che era un pensiero infantile, quel giusto/non giusto, quando ormai aveva imparato che la vita in realtà non è né l'uno né l'altro, ma solo cieca...

    Il giovane tirò fuori la pena dalla tasca e tracciò una linea su quel viso morto, più o meno dove l'aveva indicato il maresciallo. Sussultò. Cambiava lo sguardo, e anche i lineamenti sembravano cambiare radicalmente: il viso che aveva davanti adesso era inquietante, aveva l'aria pensierosa, e insieme come esterrefatta e dolente.

    Lo avevano ucciso. Cesco era certo di questo come se ci fosse stato anche lui, sul ponte di quella nave. Gli pareva di vederlo, quel giovane biondo che gli somigliava tanto, appoggiato al parapetto, e qualcuno l'aveva colpito, e gettato in mare. Ma non era strano che, addosso, non avesse neppure un brandello di stoffa? Chi se ne starebbe completamente nudo sul ponte di una barca, magari di notte? Forse era il padrone di qualche yacht di lusso… Difficile. Le sue, le aveva notate, erano mani da lavoro, come di un marinaio della vela, o di un muratore. Poteva essere stato in compagnia, ed essere uscito un momento a prendere un po' d'aria, così com'era, anche se forse chiunque si sarebbe infilato almeno una vestaglia, o un accappatoio: sul mare, l'aria della notte può essere pungente e, dall'altra parte, l'uomo civile è così inveterata l'abitudine di coprirsi, prima di andare all'aperto...E tanto più sarebbe vestito, quel giovane, se avesse fatto parte dell'equipaggio.

    Cesco alzò lo sguardo verso l'orizzonte. Si perse nell'azzurro di quella baia che, di solito, lo calmava, gli faceva bene: lui l'amava da sempre, insieme all'altra baia che se ne stava con lei schiena contro schiena. Di Sestri, e dei suoi due mari, Cesco amava tutto: i suoni, gli odori, i colori, la vita e la morte. Quel giorno però qualcosa non andava. Gli sembrava di non capire quello che le onde cercavano di dirgli, ed era la prima volta. A Cesco pareva che la risacca volesse parlargli di lui, di quel giovane sconosciuto che lei aveva abbracciato già morto, quando qualcuno si era disfatto di quel corpo abbandonandolo al suo testardo andare.

    Il giorno dopo, Cesco prese il treno per Genova e in biblioteca, andò a frugare negli archivi di quel quotidiano locale, in cerca di non sapeva cosa. Finalmente una foto attirò la sua attenzione.

    Il battello si chiamava Margie star, ed era un lussuoso due alberi a motore fatto su imitazione del Royalist, il brick della Marina Militare Belga che nel 1971 era stato premiato dal Llyd's Register. Imbarcava un equipaggio di una ventina di persone. Nella foto, la Margie Star era alla fonda del porto di Genova, e tutti i marinai ero in piedi sui pennoni a farsi fotografare.

    La qualità della stampa non era granché e non si poteva essere certi, ma c'era un marinaio che sembrava proprio quel morto: era biondo, con i capelli evidentemente lunghi, legati sulla nuca come facevano molti marinai. La nave batteva bandiera monegasca.

    Il gossip diceva che, appena pochi mesi prima, il brigantino era stato acquistato da una ditta che si diceva appartenesse a un ricco uomo d'affari dalla fama piuttosto equivoca. A quanto pareva, la barca era stata un regaluccio per la sua bellissima moglie. C'era anche una foto dei neo-proprietari, non nuovi alla cronaca mondana e a quel che sembrava neppure alla nera: M. e M.me de Forestier.

    Lui era un uomo fisicamente abbastanza insignificante, ma il suo sguardo pareva freddo, inquietanti, il suo atteggiamento lo faceva sembrare più alto di quanto non fosse. Quanto alla signora, si trattava di una bruna dalle forme ancora superbe: pareva non superare i quarant'anni, i suoi occhi avrebbero potuto essere violetti come quelli di quella famosa attrice del passato. Peccato che sembrassero di vetro: Cesco si disse che per quanto il marito sembrasse un duro, lei non doveva essere tanto da meno.

    Al registro una navale il ragazzo accampò motivi di studio parlando della sua collaborazione con l'università, e quel brick, diceva il giornale, era stato impiegato per anni in ricerche oceanografiche per conto dell'acquario di Monaco.

    In una pubblicazione specializzata del registro, Cesco trovò

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