Lorenzo che vola sul fango
Di Luigi Caruso
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Info su questo ebook
Ma per non impazzire sotto i bombardamenti dovrà affidarsi ai sogni e alla fantasia per trasformare la crudeltà del mondo in uno scenario fantastico.
Accanto a Lorenzo passano tante altre storie, ora tragiche ora fortunate, che lo accompagnano durante la sua esperienza in trincea, in un tempo dilatato in cui i secondi pesano come ore.
Sperando nella fortuna e tenendo sempre la mente viva per sopravvivere all’inferno dei vivi, dalla trincea Lorenzo inizierà un viaggio che lo porterà ad attraversare l’Europa, tra filo spinato e paesini di frontiera dove conoscerà l’amore, nuove amicizie riempiranno il vuoto di quelle perdute, in un incrocio causale di destini. In cui ogni giorno potrà essere indifferentemente l’ultimo o il primo di una nuova esistenza.
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Anteprima del libro
Lorenzo che vola sul fango - Luigi Caruso
mondo
La notte di Lorenzo
Ottobre 1917
Lorenzo si rigira tra le mani la sigaretta spenta.
Ha imparato a fumare al paese, da quando aveva 15 anni e coltivava i campi lavorando duramente fino al tramonto e dormendo pesantemente di notte.
Ora di anni ne ha 19 e sta sveglio di notte, con a fianco un fucile, appoggiato ad una mitragliatrice. Avrebbe voglia di fumare ma farlo significa rischiare la vita. Abbassa la testa, si toglie l’elmetto e si sistema i capelli chiari, così insoliti per un contadino pugliese. Porta con sé la madre negli occhi verdi e il padre nel corpo basso e muscoloso.
Guarda in avanti, dentro il buio. Da bambino non ne ha mai avuto paura e l’oscurità della notte era il momento in cui si ammiravano le stelle. Ma da quando ha iniziato a fare la sentinella di trincea il buio si popola di mostri austriaci con la mazza ferrata, pronti a spaccargli il cranio.
Non c’è niente oltre il buio, solo terra ed ossa
si ripete Lorenzo in continuazione ma non serve a molto. L’equilibrio della sue abitudini contadine è stato rotto dalla guerra, ogni giorno ha visto ragazzi come lui morire per caso o per un piccolo errore e avere vicino una mitraglia, anche sapendola usare, non ti garantisce salva la vita. Durante il giorno la presenza dei commilitoni ti distrae, durante gli assalti nemici Lorenzo si concentra sul bersaglio senza pensare a quel che potrebbe essere il suo destino. Ma di notte è un povero ragazzo solo contro l’ignoto che potrebbe spazzarlo via in qualsiasi momento, senza preavviso.
Prova a pensare ad altro.
Alza gli occhi al cielo, come se fosse ancora al suo paese. Ammira la notte impreziosita dalle stelle che splendono nel cielo limpido, piccole luci che avvolgono dall’alto il terreno aspro della montagna. Il freddo secco sembra annullare la distanza tra la terra ed il cielo e ci si sente vicini a quelle luci, così vicini che pare riscaldino e tolgano un po’ di gelo dalle ossa.
Fa freddo qui, pensa in cima. Ma come è possibile che l’altitudine sia uguale?
Un ufficiale gli ha detto che la sua postazione si trova alla stessa altitudine del suo paese, in Puglia.
Si deve essere sbagliato, a casa mia non fa così freddo in estate
Il paese di Lorenzo posa su una collinetta, dominando un terreno piatto. Lì ti senti un po’ sovrano che vede tutto dall’alto. Qui sei sul fianco di una montagna che pare un nano in mezzo a monti giganti con le cime innevate che incombono da lontano, maestosi e terribili nella loro imponenza. Hai la piena coscienza di essere uno tra i tanti, e nemmeno tra i più importanti.
Cerca le stelle preferite: il gran carro, la stella polare, un’altra chiamata Aldebaran. Quando era bambino suo nonno imbastiva dei racconti su quelle luci appese in cielo e lui, una volta cresciuto, le cercava ogni sera per un saluto. Ma mentre i suoi occhi scorrono la volta scura in cerca del nord celeste un rumore dal buio, proprio davanti a lui, gli fa puntare lo sguardo dentro il nero che copre il terreno oltre la trincea. Per istinto di conservazione abbassa immediatamente la testa, per poi rialzarla con prudenza per scrutare il buio. Uno, due, tre, dieci secondi. Silenzio. La mente di Lorenzo, contadino trasformato in soldato, trasportato dalla Puglia al Friuli, torna all’incubo avuto nella prima notte di sonno una volta giunto al fronte.
Un soldato nemico spuntava dal buio, col volto coperto da una maschera antigas, avanzando veloce verso di lui, baionetta innestata. Le mani di Lorenzo correvano veloci alla mitraglia che invece di sparare si inceppava, lasciandolo indifeso di fronte all’assaltante. Quel simulacro di volto disumano ed anonimo, feroce nella sua determinazione avanzava implacabile verso di lui, inerme ed indifeso nella sua buca, con la gambe bloccate dal fango. Gridava ma dalla sua bocca non emetteva nessun suono, intorno a lui nessun commilitone ad aiutarlo. L’incubo terminava nell’attimo esatto in cui la baionetta del nemico si conficcava nel suo petto e la disperazione della vita che finisce superava ogni dolore fisico.
E adesso, ad ogni guardia notturna, non riesce a non pensare che quel sogno sia stato una premonizione.
Calmo…
tocca la sigaretta nel taschino e pensa a lei. Non è stato facile per lui inserirsi in un brulicare di uomini che marciano, si sdraiano e si alzano, fumano, bevono, mangiano, urlano e hanno le stesse sensazioni di esaltazione e terrore che ha lui.
Che poi anche sotto staranno come me…
sotto è la trincea austriaca posta leggermente più in basso della loro.
Ci sarà un austriaco che vede italiani sbucare dalla notte
pensare che anche il nemico è un uomo come te, con la stessa paura dell’ignoto e della morte, allenta la tensione alla bocca dello stomaco, dove il rancio si sta ancora agitando, dando senso di fame e nausea al tempo stesso. Lorenzo mette tutte e due le mani tozze sulla sua mitragliatrice, la rassicurante assistente meccanica nel lavoro di quotidiana macelleria umana. L’unica presenza che gli restituisce un minimo di sicurezza in mezzo alla assoluta irrazionalità della guerra.
Nei giorni precedenti Lorenzo, in un momento di disperazione, aveva pensato che forse la sorte migliore era toccata ai ragazzi rimasti bocconi sul terreno durante l’assalto. Ma i suoi vent’anni ancora da compiere si erano subito ribellati all’idea. No! Lui voleva tornare al sole della Puglia e non rimanere con la faccia nel fango in attesa del trasporto sulla barella, usata per gli ancora vivi e per i già morti, e della sepoltura in una fossa poco dietro la trincea.
Lorenzo guarda la sigaretta. Lei non può dargli risposte.
Gli basterebbe fumarla con la testa fuori dalla trincea e probabilmente una pallottola arriverebbe indolore a chiudergli l’esistenza. La rimette in tasca ma poi la ritira fuori. Insieme alla mitraglia sono la sua compagnia per stanotte.
Con la sigaretta spenta osserva la Terra di Nessuno.
È la parte di mondo dove giace sfinita la vita che si scioglie in lamenti, sospiri, forse pensieri ma questi ultimi si possono solo immaginare poiché chi rimane nella terra di nessuno non torna indietro. Sicuramente non da vivo, e forse neanche da morto.
A Lorenzo sembra il limbo che gli avevano insegnato al catechismo, che gli ha sempre trasmesso un misto di tristezza e paura. Pensava a quelle anime innocenti, né condannate né salve, sospese per sempre in un luogo indefinito, senza un’identità.
Un po’ rassomiglio a loro, non sono più contadino e non vorrei esser soldato. Sono anche io in un limbo, un limbo terreno, un posto sospeso non per i morti ma per i vivi
Pensa ai morti che giacciono lì in mezzo e sente i brividi del freddo eterno. Si concentra sul nero della notte e sui suoi rumori.
Da qualche giorno i crucchi
hanno iniziato a muoversi al buio. Si sente che l’attività continua anche di notte seppur senza mai un assalto o una sortita verso le linee italiane. Persino un povero contadino ha capito che lanciare gli uomini contro un reticolato difeso da mitragliatrici, in campo aperto, significa solo morte per chi attacca. Anche nel raro caso in cui la trincea nemica sia presa si lasciano a terra talmente tanti soldati, tra morti e feriti gravi, che non c’è poi la possibilità di difenderla efficacemente e si riperde nel giro di pochi giorni.
E’ una fabbrica di vedove
pensa lo scapolo Lorenzo, che non sa se avrà mai l’occasione di trovarsi una moglie.
La sigaretta continua a girargli tra le dita. Lorenzo dialoga con lei.
Ti accendo, poi mi accuccio e ti aspiro
.
Nuovamente un rumore dal buio.
Lorenzo dimentica la sigaretta che ricade nel taschino, prende il fucile e allunga il collo.
Vede ombre muoversi ovunque.
Niente panico
dice tra sé. Ma subito si rannicchia nella trincea. Sente il panico salirgli su per lo stomaco e crede di rivedere il soldato austriaco del sogno. Lo immagina senza più la maschera mostra la sua faccia feroce ed urlante mentre si sporge nella trincea, sollevando una mazza ferrata con la quale si accinge a spaccargli il cranio. La suggestione è più forte della realtà e Lorenzo si lancia di lato e riemerge dal bordo, col fucile in mano.
Davanti a lui nessun nemico, solo la notte con i suoi rumori.
È solo un sogno
punta il fucile in direzione del reticolato e lo vede tremare.
Calmo…finirò per impazzire e spararmi in testa da solo
Vede ancora il filo spinato ondeggiare e pensa che il tremore venga dalle sue mani. Cerca di farsi forza, osserva le mani e si accorge che sono ferme. È il reticolato che si muove.
C’è qualcuno davvero!
Spara tre colpi e urla. Ai suoi fianchi sente partire i colpi delle altre sentinelle, sparati a casaccio nel buio. Si butta di lato e cade sulla mitraglia.
Che succede?
urla il sergente Alessi, che si è materializzato al suo fianco.
Il reticolato si muove!
grida Lorenzo.
Spara, allora!
Il ragazzo torna in sé. Afferra la mitraglia e spazza con le pallottole il terreno dietro il reticolato. La polvere che si alza forma il volto di un soldato, la stessa faccia feroce che il ragazzo aveva immaginato urlante mentre lo finiva con la mazza. Pochi secondi e di nuovo silenzio. Neanche un gemito.
Continua a guardare
gli ordina il sergente balzando di lato, per poi infilarsi nel rifugio e uscendone con una lampada. Quasi scostando Lorenzo ne dirige il fascio di luce verso la terra dei morti. La polvere si dirada. Il reticolato si muove ondeggiando. Lorenzo pensa che si stia muovendo per i colpi ricevuti e arrossisce dalla vergogna.
Il sergente scruta il terreno davanti a lui, oltre il reticolato, con espressione cupa; Lorenzo teme che da un momento all’altro si giri verso di lui, rimproverandolo. Passare da idiota ai suoi occhi lo avrebbe ferito. Poi gli occhi del sergente si sgranano quando il fascio di luce mostra una scena orribile.
Una mano stringe forte il reticolato ad una decina di metri dalla trincea. La polvere e il fango che la