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Tutto quanto è amore
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E-book362 pagine5 ore

Tutto quanto è amore

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Info su questo ebook

Questa storia terrà col fiato sospeso fra palpiti, poesie e amori irraggiungibili, sarà bella, emozionante, suadente, romantica, forse per certe scene accenderà certi pensieri...
Comunque, anche se alcuni capitoli sono drammatici, non c’è da preoccuparsi perché il lieto fine è assicurato.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ago 2017
ISBN9788822811349
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    Anteprima del libro

    Tutto quanto è amore - Delia Bellone

    LV

    INTRODUZIONE

    Questa storia terrà col fiato sospeso fra palpiti, poesie e amori irraggiungibili, sarà bella, emozionante, invadente, romantica, forse per certe scene accenderà certi pensieri. Comunque, per qualunque avvenimento, anche se parla di cose un po’ tristi, non c’è da preoccuparsi perché il lieto fine è assicurato.

    I

    LA RAGAZZA DEL LAGO

    In una casa abitava una famiglia di persone oneste che avevano una figlia unica. La ragazza era un tipo grazioso e aveva un nome particolare che ricordava le viole o il colore viola, perché si chiamava Violacea. Salutati i genitori pensò di andare a fare un rilassante bagno nel pittoresco laghetto che c’era nelle campagne oltre casa sua.

    Andò da sola con la sua macchina, con indosso un vestito lungo fino ai piedi. Aveva portato con sé un piccolo blocco notes che usava per scrivere poesie che inventava lei stessa, ne aveva scritto proprio una la settimana prima, se l’era portata al lago perché voleva ispirarsi a scriverne altre.

    Arrivò vicino alla riva. Oh, com’è limpido oggi il lago, quasi quasi mi faccio un bagno. E svestitasi interamente si tuffò, Oh, che pace, il lago oggi è tutto per me, non c’è nessuno, solo piante acquatiche, qualche uccellino e qualche pesciolino.

    Violacea pensava di essere nella vasca da bagno di casa sua, quasi non si rendeva conto che il sole era già tramontato da un bel po’. Poi ebbe un brivido di freddo.

    Uscì di corsa dal lago, si asciugo con l’accappatoio che si era portato da casa, poi mentre si avvicinava verso il luogo dove era posteggiata la sua macchina sentì venire da lontano un dolcissimo suono di violino.

    Oh, che musica soave, ma chi suona il violino vicino al lago? Eppure non c’era nessuno quando sono venuta, o forse sarà la fata del lago. E sorrise fra sé per quel pensiero puerile.

    Poi calò il silenzio.

    Aprì la macchina. Mancava qualcosa. Oh no, il mio blocco notes con la mia poesia! L’ho perso nel lago? Oh povera me!.

    Una mano le toccò le spalle, lei spaventata si girò e dietro di sé vide un bel giovane dagli occhi neri, che le porse il blocco notes. «Cercavi forse questo? L’avevi perso quando sei entrata nel lago a farti il bagno.»

    «Screanzato, mi hai visto mentre ero nuda nel lago, comunque grazie per il blocco notes» disse Violacea che preso il suo blocco notes di corsa salì in macchina per tornare a casa.

    Oh che ragazza! Chissà chi è, la voglio conoscere! pensò il ragazzo.

    * * *

    «Allora Violacea, dove sei stata tutto questo tempo?» la interrogò la madre mentre versava la pasta nel piatto di Violacea.

    «Ho fatto una passeggiata al lago.»

    Non disse che si era fatta il bagno nuda e che un giovane l’aveva vista.

    I giorni passavano in fretta Violacea continuava il suo lavoro di studentessa, ma quando trovava un ritaglio di tempo… via a inventare un’altra poesia.

    II

    INCONTRO IN CHIESA

    Un pomeriggio Antonio andò di nuovo verso il lago pensando di incontrare la bellissima ragazza che gli aveva ferito il cuore, ma ancora lei non c’era, allora lui si mise a suonare il violino che si era portato con sé.

    Mentre suonava dai suoi profondi occhi sgorgavano calde lacrime e fra sé pensava Oh, dolce fanciulla del lago, perché oggi non vieni? Io ti sto aspettando il mio cuore si sta struggendo.

    Proprio mentre pensava queste cose un fruscio si udì dalle siepi del bosco ed ecco avanzare presso il lago la fantastica ragazza che aveva infiammato il cuore di Antonio.

    Il giovane la riconobbe subito e con voce tremante disse: «Vi… Viola-ce-a».

    «Ma chi mi sta chiamando?»

    «Io, ti sto chiamando io» fece Antonio.

    Violacea strabuzzò gli occhi. «Lo sciagurato dell’altra volta! E come fai a sapere il mio nome?»

    «Era scritto nel tuo bloc-notes, io mi chiamo Antonio, ma gli amici mi chiamano Antoine.»

    Parlarono un po’ presso il lago, ma poi lei, accortasi che si era fatto tardi, svelta salutò e salì in macchina, mise in moto e via come un fulmine.

    Il povero Antonio rimase tutto solo e fra sé. Oh, non mi hai neppure detto se ci incontreremo ancora.

    Di pomeriggio Antonio andò al lago, ma aspettò invano. Quella volta la ragazza non venne, allora lui salì in macchina per tornare a casa, ma mentre si avvicinava verso casa sentì le campane della chiesa suonare e la gente entrare con devozione.

    Cosa sta succedendo oggi? Forse una festa importante? Voglio vedere.

    Entrò in chiesa. C’era esposto il Santissimo, mentre i fedeli cantavano: «Eterno Padre, ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo Dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo per l’espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero, per la Sua dolorosa Passione abbi misericordia di noi e del mondo intero».

    Antonio guardò l’orologio. Le 3.00 pomeridiane l’ora della misericordia, i fedeli erano venuti a lodare Gesù Sacramento esposto.

    Durante la messa Antonio si accorse che era venuta a leggere proprio Violacea, che faceva parte dell’assemblea liturgica di quella parrocchia, fu solo un attimo e i loro sguardi si incontrarono.

    Violacea arrossì e per un attimo sbagliò a leggere una frase. Mentre il prete preparava l’eucaristia, i fedeli cantavano: «Tu sei la mia Vita, altro io non ho».

    Antonio mormorò con un sospiro:

    «Sì, tu sei la mia vita.»

    Una suora che era accanto a lui, avendolo udito, gli disse: «Sì, hai ragione è lui la nostra vita».

    Alla fine della messa mentre tutti i fedeli uscivano Antonio incontrò Violacea, voleva salutarla, parlarle un po’, ma la ragazza purtroppo non era sola, al suo fianco c’erano i suoi genitori e il timido Antonio non ebbe neppure il coraggio di guardarla.

    Violacea salì in automobile con i suoi genitori mentre Antonio rimase col cuore che palpitava di rabbia e amore: «Oh, Violacea, quando ti potrò parlare? Quando potrò dirti quello che provo per te?».

    Il giovane salì furioso nella macchina e si diresse verso casa. Negli occhi aveva solo lei. Non vedeva la strada, vedeva solo Violacea.

    Nello svoltare non si avvide di un marciapiede, ci salì su, perse il controllo dell’auto e andò a sbattere contro un palo.

    * * *

    Tornò a casa frastornato.

    In realtà era un tipo troppo buono per mantenere il segreto davanti i suoi genitori e anche che le sue labbra non parlavano, dai suoi occhi si notava che era successo qualcosa.

    «Antonino di mamma, che c’è figlio mio? Perché sei così sconvolto? La mamma ti ascolta e ti aiuta.»

    «Che cosa vuoi tu? Fatti i fatti tuoi non mi rompere le scatole!»

    La madre ferita nell’anima scappò con le lacrime agli occhi, nel frattempo arrivò il marito Carlo dal suo lavoro. «Antonio, ho visto che la tua macchina è un po’ rovinata, dove hai avuto questo incidente?»

    A quel punto Antonio non ce la fece più e tra singhiozzi raccontò cosa gli era successo, il padre gli diede una pacca affettuosa sulle spalle.

    «Coraggio figliolo, la macchina la faremo aggiustare, per quanto riguarda quella ragazza, Violacea, se ti piace veramente, be’, credo che dovrai corteggiarla. Sai, io a tua madre l’ho conquistata con carezze e gustosi cioccolatini.»

    «Oh, amore non dire queste cose» fece la signora Rosanna.

    * * *

    Sotto il cielo terso di luglio, le spiagge erano affollate di bagnanti, i bambini giocavano a fare spruzzi e castelli di sabbia, qualcuno mangiava il gelato, un bagnante più esperto si divertiva a mostrare le sue spettacolari acrobazie a fare salti fra schiumose onde. Violacea si era messa a sedere sul suo telo quando notò un giovane uscire dall’acqua. Aveva un fisico asciutto e scolpito come un atleta greco.

    Antonio le passò di fianco e lei finse di non conoscerlo, ma poi i loro sguardi si incrociarono, loro si salutarono e Antonio la invitò a mangiare una pizza e poi andarono anche a guardare un film al cinema, ma pur con questi stratagemmi non riuscì a conquistare il cuore della ragazza.

    Non riusciva a parlare apertamente a Violacea e a dirle quello che provava per lei.

    Quel pomeriggio tornò a casa. Era solo.

    Chiuse la porta e prese il violino che teneva custodito gelosamente, era suo e soltanto suo, non voleva far sentire a nessuno la musica che componeva. Si metteva a suonare una sua romantica musica, che ancora non sapeva come intitolare.

    Guardò i libri di anatomia che teneva aperti sulla scrivania. Frequentava l’università e pensava di conseguire la laurea in Scienze, studiava con impegno e aveva già preso ottimi voti. Ma di studiare quella sera non ne aveva proprio voglia. Pensò anche di mandare all’aria l’idea di laurearsi.

    III

    LA TERRIBILE SOSTANZA

    Passarono i giorni.

    Una sera a cena la madre lo guardò preoccupata. «Antonio, ma cosa ti succede?» Lo abbracciò come per dargli coraggio, ma si sentì impressionata quando senti il pulsare accelerato e strano del cuore del figlio: «Ma tu stai male figlio mio, che respiro affannoso che hai, sei malato di cuore».

    La signora Rosanna chiamò il dottore, il quale arrivò puntuale: «Allora, cos’è successo al nostro caro Antonio?». La signora spiegò al dottore quello che succedeva al figlio: «Bene, bene, scusa Antonio sdraiati un po’ sul letto devo ascoltare il tuo cuore».

    Il ragazzo si mise sul letto, il dottore con tutti i suoi arnesi ascoltò il battito.

    «Puoi alzarti.»

    «Allora cos’ha mio figlio? È grave?» domandò preoccupata la signora Rosanna: «Oh, signora il cuore di suo figlio sta bene, ma credo che o è sotto fortissimo stress oppure ultimamente abbia assunto sostanze molto eccitanti, io gli consiglierei di non bere alcolici non prendere caffè e non fumare e vediamo se si rimette a posto».

    Il dottore non sapeva che Antonio usava una droga terribile e che era proprio questa che faceva male al suo cuore.

    Passavano i giorni e sempre il solito nome girava nella mente di Antonio: Violacea. Antonio, come gli aveva consigliato il dottore, non fumava, ma quando era solo da settimane assumeva una droga. Inizialmente pensava che l’avrebbe aiutato a farsi coraggio e ad aprire il suo cuore a Violacea.

    Un pomeriggio Violacea era al lago, quando, come già le era successo altre volte, sentì una dolcissima melodia di violino.

    Antonio stava suonando da dietro un albero.

    Poi lui la vide.

    Per fortuna lei questa volta era da sola, Antonio sentì sobbalzare il cuore.

    La ragazza aveva posteggiato la sua macchina e si era andata a sedere sotto un grande albero, Antonio era proprio due passi dietro di lei: Ce la devo fare stavolta, le devo dire tutto.

    Si avvicinò alla ragazza e con modi seri da gentiluomo, prima le baciò la mano e con voce dolce e seria allo stesso tempo cominciò a dire: «Violacea, vuoi fare una passeggiata con me?».

    Lei rimase un po’ senza parole, dopo disse: «Se ti fa piacere». Antonio le prese una mano e si mise a camminare con lei, «sento spesso presso questo lago un suono di violino, ma non ho mai visto chi lo suona» fece Violacea. «Violacea, quello che suona sono io, l’ho portato con me nella mia macchina, se vuoi te lo faccio sentire di nuovo.»

    Aveva appena finito di parlare, ma quando fece solo quattro passi per andare a prendere il violino stramazzò a terra sotto gli occhi spaventati di Violacea che di corsa lo sollevò.

    «Ma che cosa ti è successo? Cos’hai?» Il ragazzo guardava con gli occhi sbarrati Violacea spaventata: O no povera me se questo è morto o mi muore davanti daranno la colpa a me.

    Antonio non dava segni di vita.

    Vediamo se è ancora vivo.

    Si avvicinò al suo petto.

    Sentiamo il cuore Avvicinò l’orecchio e senti un battito. Oh povera me, se a questo gli viene un infarto!

    «Aiuto! Aiuto!»

    Per fortuna il guardiano del lago la senti e corse ad aiutarla, vide cosa era successo e con animo generoso disse coraggio signora porti suo marito nel più vicino pronto soccorso, ce n’è proprio uno vicino al lago, «grazie signore ce lo porto subito, ma questo giovane non è mio marito è solo uno che conosco» disse Violacea salutò aiutata dal guardiano portò Antonio al pronto soccorso più vicino.

    Qui dopo una profonda analisi fu data la triste sentenza: «Signora, questo giovane usa una sostanza terribile che ha scompigliato il giusto funzionamento del suo cuore, sembra che questo giovane voglia farsi del male, come se si volesse suicidare».

    Oh no, come faccio a dirlo ai suoi genitori pensò preoccupata Violacea «Tranquilla, ci penseremo noi, lei ci dica solo come si chiama il giovanotto oh aspettate vado ad avvertirli io i genitori di questo giovane stanno vicino casa mia» disse Violacea. Salì in macchina e in poco tempo fu vicino alla casa di quel ragazzo suonò al citofono una voce di donna chiese: «Chi è?».

    Violacea pensò se dico il mio nome, non mi conosce e magari mi risponderà ‘non so chi sei, hai sbagliato strada’, se dico che sono un’amica di loro figlio forse mi aprirà, poi come faccio a dire a questi signori che il loro figlio si trova al pronto soccorso in gravi condizioni?

    Alla fine Violacea si fece coraggio e si schiarì la voce. «Mi chiamo Violacea, per favore aprite, devo dirvi una cosa importante che riguarda vostro figlio.»

    Il portone si aprì e comparve una signora che salutò. «Prego accomodati, cos’è successo a mio figlio?»

    «Signora, suo figlio si trova al pronto soccorso.»

    «Cos’hai detto? Al pronto soccorso?» chiese spaventata la signora Rosanna.

    «Sì.»

    «Che gli è successo? Voglio andarlo a vedere.»

    La signora piangeva e gridava, di corsa venne il marito a soccorrerla e insieme a Violacea andarono al pronto soccorso, li accolse l’infermiera dicendo: «Salve signori il ragazzo è ricoverato qui ma non basta, deve ricoverarsi in un ospedale più specialistico».

    I signori Carlo e Rosanna trovarono il figlio che ansimava su un letto di ospedale, sembrava in fin di vita, la signora Rosanna con le lacrime agli occhi si avvicinò dicendo: «Antonio che ti è successo, che ti hanno fatto, che cos’hai?».

    «Suo figlio ha usato una potente e micidiale droga. Ma stia tranquilla, non morirà, qui è sotto controllo, come le ho già detto necessita di una cura più specifica per disintossicarsi, già domani sarà trasportato in un ospedale specifico per tossicodipendenti.»

    IV

    SUSSURRO D’AMORE SOTTO OCCHI INCREDULI E MERAVIGLIATI

    La notte sembrava non volesse passare più tra i viavai di dottori e infermieri e Antonio lì sul letto che tra un affanno e l’altro gridava «aiuto Violacea, Violacea.»

    La ragazza accorse in aiuto. «Antonio, sono Violacea, ma cosa ti sei fatto? Perché hai voluto tormentarti con la droga? Io sono tua amica.»

    Antonio la guardò e con voce spezzata mormorò: «Violacea mia» dicendo così prese la mano della ragazza e se la poggiò sul cuore sotto gli sguardi increduli dei genitori di lui, poi la notte passò un’ambulanza e al mattino seguente venne a prendere il ragazzo. Mentre lo portavano via Violacea tra i singhiozzi diceva: «Antonio, sciagurato, fra un suono e l’altro di violino mi hai rapito il cuore, non voglio che ti portino via ora, voglio venire con te».

    In pochi secondi fu messo in un’ambulanza. Violacea non sapeva che fare, ma pazienza, almeno ora l’avrebbero curato bene, oh, ma perché mai le interessava così tanto quel ragazzo ora?

    Solo perché suonava il violino, solo perché l’aveva visto lungo il lago, solo perché aveva parlato un po’ con lui, solo perché l’aveva soccorso quando stava male e l’aveva portato in ospedale, solo perché aveva sentito battere il suo cuore? Forse questo ragazzo le interessava per una sorta di pietà umana o era qualcosa di incredibilmente dolce e unico che si chiama amore? Chissà.

    I giorni passavano, ma di Antonio non si sapeva più niente. Da quando era stato trasportato in ospedale, potevano visitarlo e assisterlo solo i suoi genitori e qualche parente intimo, ma se Violacea si presentava e chiedeva di vederlo qualcuno seriamente le diceva: «Signora, mi dispiace, ma il paziente non può riceve nessuna visita».

    V

    SOLO IL LAGO E IL SOLE AVEVANO SENTITO IL PALPITARE DEL NOSTRO DOLCE AMORE

    Un giorno Violacea ritornò alla prova, stavolta riuscì a farsi ammettere alla visita del paziente, disse mentendo che era una cugina di terzo grado, Violacea entrò a visitare Antonio che era disteso sul letto circondato da tanti arnesi e altri strumenti che controllavano come proseguiva; il suo volto era pallido, dimagrito, ma quando vide che era venuto a trovarlo Violacea meravigliosamente il suo viso s’illuminò di un sorriso dolcissimo, solo una breve visita, poi i dottori dissero che era ora di lasciare solo il paziente.

    Passò un bel po’ di tempo poi sentì dire che Antonio si era ripreso e aveva lasciato quell’ospedale.

    Un giorno Violacea pensò di andarlo a trovare a casa dei suoi genitori, ma i signori Carlo e Rosanna dissero a Violacea che il loro figlio era andato a riprendersi dallo stress di droga e ospedale da una loro cara amica.

    Ma strano come mai il ragazzo ora che era guarito, anziché tornare a casa sua era andato a casa di un’amica e poi chi era questa amica? È perché i genitori di lui l’avevano lasciato andare così? Violacea in questa storia non ci vedeva chiaro cominciava a provare una specie di gelosia per quel ragazzo Antonio dove sei andato, perché non sei nemmeno dai tuoi genitori? pensava Violacea; In realtà Antonio non era andato da nessuna amica dei signori Carlo e Rosanna, in realtà i genitori di Antonio si erano lasciati ingannare da una finta donna di carità che si era presentata con tanta dolcezza e aveva detto loro, che si sarebbe presa lei cura del loro figliolo, quando i genitori di Antonio domandarono alla ragazza chi fosse, lei rispose con un inganno che avrebbe preso in giro anche il più intelligente del mondo, che era la figlia di una loro lontana amica ormai defunta.

    I signori Carlo e Rosanna infatti avevano veramente una cara amica che era morta un po’ di anni fa e credettero davvero che questa ragazza fosse la figlia di questa loro lontana amica e così nella loro ingenuità avevano affidato il loro figlio alle cure di questa donna con molto impegno e amore. Ma non era forse perché la ragazza era anche molto carina?

    La ragazza in realtà era la figlia di un gentiluomo di alto prestigio sociale, era infatti un bancario e aveva il titolo di Conte. Lui però non lo era affatto, sua figlia questa ragazza che si spacciava donna di carità in realtà voleva prendersi cura del ragazzo, che fra l’altro era affascinante, solamente perché lei, essendo bella ma sola, non aveva uno stralcio di fidanzato. Nessuno la voleva perché risultava a volte un tantino antipatica, si credeva la più bella di tutte le belle, le altre ragazze dovevano inginocchiarsi dinanzi a lei che si spacciava col titolo di contessa anche se non lo era affatto, ospitava molto spesso il povero Antonio a casa sua con la scusa di curarlo dal suo stress, ma in realtà lo invitava a entrare nella sua stanza segreta a cui si accedeva scendendo 4 gradini soltanto per attirarlo a sé.

    La ragazza si chiamava Louisiana era bella con i suoi lunghi riccioli mogano dorato, quella stanza segreta dove lo ospitava aveva un’ampia veranda che dava nel bosco e si poteva vedere in lontananza anche il mare.

    Louisiana avevo un gatto che teneva in questa veranda. Era il suo compagno di giochi e faceva di tutto con quel gatto, lo usava a volte anche come suo cameriere, quando con voce imperiosa gli diceva, Puffetto fai questo Puffetto fai quello, il gatto obbediva.

    Louisiana ospitava Antonio in quella sua veranda segreta spesso offrendogli bibite, tè e tisane esotiche, si faceva trovare sempre con un ampio vestito rosa, una collana di turchesi con fiori azzurri sul lato destro dei capelli e teneva tra le mani un bouquet di rose rosse e margherite.

    Poi accendeva spesso dischi con musiche invitanti o con canzoni romantiche, lei sedeva sempre col suo ampio vestito ai piedi di lui, lo seduceva con il suo inebriante profumo che si metteva tra i capelli.

    Una volta accese un disco con una canzone che diceva: Amami come le stelle e la luna, amore ti prego amami dopo di noi c’è solo il vento che porta via l’amore…

    Usava tutti i suoi trucchetti seducenti, ma Antonio rimaneva sempre freddo dinanzi a lei, una volta esasperata lei gli disse: «Ma insomma non ti piaccio? Mi faccio bella per te, ti offro le bibite più gustose, ti accendo i dischi più romantici e tu non dici niente? Certo che hai un cuore di pietra!».

    «Smettila, non parlare, sei soltanto una seduttrice, ma il tuo metodo con me non funziona, tu non avrai mai il mio amore, perché nel mio cuore ho sigillato il nome di un’altra donna e batterà sempre per lei.»

    «Povero sciocco, credi che quella ti ama davvero, oh povero ingenuo, molto presto ti lascerà e si prenderà un altro» gli fece Louisiana.

    «Non sai quello che dici, mi fai solo pena, tu non potrai mai conoscere quanto è grande e unico l’amore che unisce insieme me e Violacea, non potrai mai capire quanto è soave e profondo il suo cuore, il nostro amore è inspiegabile perché è vero, intenso, non è fatto di rose, fiori, canzoni o bibite, il nostro amore è sincero ed è dal profondo del cuore» fece Antonio con voce seria, ma Louisiana sentendosi offesa per vendicarsi con voce forte gridò: «Puffetto Puffetto dai una bella lezione a quest’uomo!». Il gatto si presentò pensando di ricevere coccole o croccantini, ma Louisiana severamente gli disse: «Puffetto, devi dare una delle belle lezioni che sai dare solo tu a quest’uomo, obbedisci! Stimolato dalla sua perfida padrona il gatto si scaraventò sul volto del povero Antonio.

    Il povero giovane urlando di dolore disse: «Non mi vedrai mai più!».

    E scappò da quella veranda con il volto sanguinante; si andò a comprare un disinfettante, ma ebbe la precauzione di passare dal medico.

    «Buongiorno, ma chi è stato a graffiarti così il volto?» gli fece il dottore.

    «Un gatto,» disse Antonio «oh che bestiaccia, senti, ti prescrivo questo disinfettante, questo che hai comprato in farmacia è buono, sì, ma poiché a graffiarti il viso è stato un animale e non si sa se quest’animale era disinfettato o no, io ti voglio consigliare questo antisettico ad ampio spettro.»

    «Grazie, lo compro» fece Antonio.

    «Hai capito che si tratta di iniezioni endovenose, sei d’accordo a comprarle e a fartele?»

    «Oh certamente» disse Antonio, salutò il dottore e corse a comprare le iniezioni, andando verso casa si soffermò vicino un negozio di dischi e acquistò un cd.

    Bene pensò questo mi servirà per rilassarmi quando sono stressato.

    Tornato a casa salutò i genitori e corse a farsi l’iniezione endovenosa, era un po’ dolorosa, ma la fece con coraggio, poi spiegò ai genitori, i quali temevano che si trattasse di droga, che era un disinfettante per i graffi di un gatto che aveva sul viso.

    «Ma quale gatto? Se il nostro è nella sua culletta a giocare e mangiare croccantini e oggi tu non l’hai visto» disse la madre.

    «Mamma, parlo di un gatto randagio.» Non voleva che sapesse che si trattava del gatto di una ragazza che forse la madre conosceva, si vergognava a dire che era stato a casa di una ragazza nella sua stanza segreta.

    Per fortuna i graffi sul viso non si notavano, perché il dottore l’aveva coperto con garze color pelle, ma quando Antonio se le sollevò un po’ per fare la disinfezione facciale la madre vide dallo spiraglio del bagno riflesso allo specchio il viso del figlio trasfigurato e ne ebbe pietà.

    * * *

    Per fortuna la cura col tempo ebbe effetto, il viso di Antonio ritornò alla normalità.

    Un giorno uscì di casa per degli affari, ma come per incanto incontrò per strada Violacea che era da sola e a piedi, il cuore del giovane si accese di speranza vedendola frenò la macchina aprì lo sportello, salutò e invitò la ragazza a entrare, quella era un po’ titubante, pensava, ma cosa vuole questo da me?

    Alla fine però anche i suoi occhi si accesero di una luce particolare. E così Violacea entrò nella macchina di Antonio, lui mise in moto, non disse nulla, poi posteggiò vicino al lago proprio quello dove andava spesso Violacea. Non disse niente Antonio, ma guardando Violacea mise il cd che aveva comprato e una canzone dolce cominciò a farsi sentire: Accoccolati ad ascoltare il mare, quanto tempo siamo stati senza fiatare, seguire il tuo profilo con un dito mentre il vento accarezzava piano il tuo vestito.

    Il ragazzo si fece serio e con forza cinse il corpo di Violacea, lei ebbe un fremito, un dolce fremito, che le fece dire: «Ma cosa vuoi è bello il lago e anche questa canzone è bella».

    Antonio non disse niente, non voleva sfiorare quella ragazza, ma i suoi occhi luccicavano e il suo cuore in subbuglio non ce la fece più e con istinto abbracciò fortissimamente la ragazza.

    Lei sentì il battere forte del cuore di lui e capì. «Non c’è bisogno che dici niente, il tuo cuore parla da solo, questo non è battito di malattia questo è battito d’amore.»

    Antonio fece un sospiro e con voce tremante disse: «Vi-Violacea, io ti amo».

    «Oh, Antonio, che dolce che sei, quanto ti ho aspettato, ma non siamo ancora sposati, ma non importa, presto lo saremo.» Fece la ragazza e con slancio si strinse forte forte a lui: Oh, finalmente ce l’ho fatta a dichiarare il mio amore a Violacea!

    Antonio mise in moto e andarono ognuno a casa propria, nessuno aveva visto niente, quella volta il guardiano del lago non c’era e i loro abbracci e il palpitare del loro cuore li aveva visti e sentiti solo il sole, il lago e qualche uccellino.

    VI

    QUELLA PAZZA SERA IN DISCOTECA

    Quella volta tornata a casa Violacea aveva un viso che rifletteva una luce strana, mista fra emozione, paura e gioia, si era l’emozione di essersi stretta così forte ad Antonio e di aver sentito il battere così forte dei loro cuori che sembravano sciogliersi, la madre notò quella misteriosa luce sul volto della figlia e le domandò» che cosa c’è Violacea hai dei problemi?»

    «Oh no, mamma, nessun problema, stai tranquilla.» Ma la mamma dal volto di lei capì che aveva mentito.

    I giorni passavano e Violacea faceva il suo lavoro e quando aveva un po’ di tempo libero scriveva una poesia, da quando era stata da sola al lago con Antonio non le veniva in mente nulla ovvero le sue idee erano offuscate dal ricordo di Antonio, le sembrava di sentire il suo respiro, le tue parole, insomma tutto stava cambiando o era cambiato per Violacea; quando era da sola si stramazzava con tutti questi ricordi, ma poi le tornava il sorriso e si sentiva felice se si incontrava con lui.

    Un giorno Violacea uscì da sola doveva sbrigare degli affari, non l’avesse mai fatto di uscire sola perché per strada la fermò qualcuno poco raccomandabile cioè Louisiana la ragazza con il suo fare seduttivo si presentò a Violacea con un sorriso soave ma ingannatore e con voce tenera come il miele, ma il veleno all’interno dell’animo con una vocina dolce disse: «Violacea cara da quanto tempo non ci vediamo, vieni ti porto a fare 4 salti in discoteca con me da buone amiche, dai non rifiutare».

    «Grazie Louisiana, ma ho altre cose da fare oggi» fece Violacea. «Avanti non ti fare pregare non vorrai rifiutare l’invito di divertirti in discoteca con una cara amica «Violacea non sapeva cosa fare alla fine Louisiana con una dolcezza seduttiva portò Violacea in discoteca con lei.»

    Violacea era confusa, in discoteca suonavano una musica fortissima

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