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L’Assistente del Capo – La Serie #1-3: Bugie e Milionari
L’Assistente del Capo – La Serie #1-3: Bugie e Milionari
L’Assistente del Capo – La Serie #1-3: Bugie e Milionari
E-book454 pagine7 ore

L’Assistente del Capo – La Serie #1-3: Bugie e Milionari

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Info su questo ebook

L’Assistente del Capo – La Serie #1-3

#1

Dall’autrice di best-seller, Lexy Timms, ecco una storia che vi farà innamorare.
 

Jamie Connors ha perso le speranze negli uomini. Nonostante sia intelligente, bella, e leggermente sovrappeso, è una calamita per gli uomini con difficoltà a impegnarsi.


Il matrimonio di sua sorella è l’argomento principale in famiglia. A Jamie non darebbe fastidio se la sorella non le spingesse a perdere peso per entrare nel vestito da damigella d’onore. Inoltre, tutto sarebbe più semplice se sua madre la lasciasse in pace e il futuro sposo non fosse il suo ex-fidanzato.


Determinata a cambiare vita, accetta l’impiego come Assistente Personale del miliardario Alex Reid. Il lavoro include un appartamento nella sua proprietà, dandole così la possibilità di lasciare lo scantinato dei suoi genitori.

Jamie deve trovare il giusto equilibrio e capire come gestire il suo capo senza innamorarsene.

#2

Dall’autrice best seller, Lexy Timms, arriva una storia che vi farà innamorare.

Jamie Connors ha deciso che un lavoro è più importante di un fidanzato. È arrivata ad una fantastica posizione lavorativa come Assistente Personale del miliardario Alex Reid. Non dovrebbe essere un lavoro con altri benefici, eppure si ritrova nel letto di Alex. Nonostante sia intelligente, carina e leggermente in sovrappeso, non crede di poter essere abbastanza attraente per un uomo come Alex.

Cercando di gestire il lavoro e l’organizzazione del matrimonio di sua sorella, Jamie si ritrova a cercare di compiacere tutti. Il matrimonio della sorella è in primo piano per la sua famiglia. A Jamie starebbe bene se sua sorella non fosse così autoritaria, se sua madre smettesse di essere petulante ed il suo orribile ex fidanzato non stesse per diventare suo cognato.

Jamie deve imparare di nuovo ad amarsi, farsi sentire ed avere la sicurezza di perseguire ciò che desidera. Ha anche bisogno di dimostrare ad Alex che è perfetto per il suo lavoro e per il suo letto.

#3

Dall’autrice best seller, Lexy Timms, arriva una storia che vi farà innamorare ancora e ancora.

Quanto puoi avvicinarti al fuoco senza bruciarti?


Ha il lavoro dei suoi sogni, lavora e frequenta il suo boss incredibilmente sexy ed, allo stesso tempo, sta guadagnando una fiducia in sé che non aveva mai avuto e Jamie pensa di non poter avere di meglio.

Sta aiutando a dirigere una compagnia miliardaria. I problemi di famiglia sembrano risolti e anche se lei ed Alex devono risolvere dei piccoli problemini, sembra che siano in grado di essere professionali sul lavoro e innamorati al di fuori.

Peccato che la perfezione non sia esattamente come Jamie immaginava.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 dic 2018
ISBN9781386299141
L’Assistente del Capo – La Serie #1-3: Bugie e Milionari
Autore

Lexy Timms

"Love should be something that lasts forever, not is lost forever."  Visit USA TODAY BESTSELLING AUTHOR, LEXY TIMMS https://www.facebook.com/SavingForever *Please feel free to connect with me and share your comments. I love connecting with my readers.* Sign up for news and updates and freebies - I like spoiling my readers! http://eepurl.com/9i0vD website: www.lexytimms.com Dealing in Antique Jewelry and hanging out with her awesome hubby and three kids, Lexy Timms loves writing in her free time.  MANAGING THE BOSSES is a bestselling 10-part series dipping into the lives of Alex Reid and Jamie Connors. Can a secretary really fall for her billionaire boss?

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    Anteprima del libro

    L’Assistente del Capo – La Serie #1-3 - Lexy Timms

    Table of Contents

    #1

    Descrizione:

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    #2

    Trama:

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    #3

    Trama:

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    ––––––––

    Descrizione:

    Dall’autrice di best-seller, Lexy Timms, ecco una storia che vi farà innamorare.

    Jamie Connors ha perso le speranze negli uomini. Nonostante sia intelligente, bella, e leggermente sovrappeso, è una calamita per gli uomini con difficoltà a impegnarsi.

    Il matrimonio di sua sorella è l’argomento principale in famiglia. A Jamie non darebbe fastidio se la sorella non le spingesse a perdere peso per entrare nel vestito da damigella d’onore. Inoltre, tutto sarebbe più semplice se sua madre la lasciasse in pace e il futuro sposo non fosse il suo ex-fidanzato.

    Determinata a cambiare vita, accetta l’impiego come Assistente Personale del miliardario Alex Reid. Il lavoro include un appartamento nella sua proprietà, dandole così la possibilità di lasciare lo scantinato dei suoi genitori.

    Jamie deve trovare il giusto equilibrio e capire come gestire il suo capo senza innamorarsene.

    ** THE BOSS è il primo della serie L’Assistente del Capo. Tutte le vostre domande non troveranno risposta in questo libro.

    ––––––––

    È un romanzo per adulti. Contiene contenuti espliciti, ma è un romanzo d’amore, NON è un testo erotico.

    Capitolo 1

    Un’altra ora e potrai andartene. Solo un’altra stupida ora.

    Jamie cercò di resistere alla tentazione. Il tempo non sarebbe trascorso più velocemente. Provò a concentrarsi nuovamente sulla festa di fidanzamento della sorella alla quale avrebbe dovuto divertirsi–in teoria. Tuttavia, sembrava impossibile con il suo fottuto ex seduto proprio di fronte a lei mentre stringeva tra le braccia sua sorella.

    Stephen notò gli sguardi di Jamie e le sorrise falsamente. Jamie abbassò gli occhi sul bicchiere d’acqua ghiacciata scelto al posto della birra che in realtà desiderava. Poteva almeno dimostrare alla sua famiglia che si stesse sforzando di dimagrire.

    «Hai già scelto un posto per celebrare le nozze, Christine?» la madre di Jamie chiese prima di darle una gomitata con il suo ossuto braccio.

    Jamie cercò di mettersi in una posizione eretta, afflosciando le spalle un attimo dopo.

    «Non ancora.» Christine sorrise al suo fidanzato. «Stavamo pensando a quell’adorabile piccola chiesa a pochi isolati dall’appartamento di Stephen.»

    Il mio appartamento! Almeno lo era stato finché Stephen si era rifiutato di andare via. Con i suoi risparmi agli sgoccioli, era stato più semplice lasciarglielo e comunicare al padrone di casa di chiedere a lui l’affitto. Non aveva nemmeno protestato quando il padrone aveva insistito per lasciare il suo nome nel contratto dopo aver aggiunto quello di Stephen. Non si era lamentata, anche se avrebbe significato trasferirsi nel seminterrato dei suoi genitori. Temporaneamente almeno... Lo spero.

    «Oh, quella chiesa è così adorabile! Dovreste assolutamente prenderla in considerazione. È metodista, giusto?» La voce della madre innervosì Jamie. Sapeva perfettamente non le importasse niente di quanto fosse carino quel posto, voleva solo una conferma alla sua domanda. Era così che faceva sempre sua madre.

    «Certo,» Stephen rispose. «Non considereremmo mai una chiesa che non lo fosse.»

    Suo padre brontolò e controllò l’orologio. Era l’unico a ricordare quanto Stephen avesse affascinato tutti quando si era presentato come il ragazzo di Jamie. O, per essere più precisi, credeva che nessuno fosse all’altezza del suo angelo, Christine. Jamie non era sicura. Non era mai riuscita a ottenere l’attenzione del padre per poterglielo chiedere.

    Proprio in quel momento, furono serviti i loro pasti e a Jamie venne l’acquolina in bocca. Non poteva distogliere lo sguardo dal delizioso hamburger di pollo con patatine. Il cameriere aveva in mano due enormi piatti con cibo ipercalorico. Sorrise a tutti e mise l’hamburger davanti a Christine e Stephen, il pollo alfredo e la polpetta di granchio davanti ai suoi genitori e poi le sorrise compassionevolmente prima di servirle una semplice insalata.

    «Ho ordinato per te perché sei arrivata in ritardo,» Christine disse. «So quanto desidere dimagrigre, Jamie. D’altra parte, il vestito della damigella d’onore è molto attillato.» Lanciò uno sguardo a Stephen. «Non potrò mai mangiare tutto questo.»

    Jamie cercò di trattenere la rabbia e sorrise alla sorella. «Grazie. È perfetto.» Per un coniglio. Afferrò un crostino quando Christine annuì e morse una patatina.

    «Tesoro, sei sicura di volere i crostini?» Sua madre li tolse dalle sue mani. «Tua sorella si è preoccupata di ordinare del cibo salutare e tu vuoi vanificare i suoi sforzi.»

    «Non credo che i crostini saranno la causa della mia taglia quarantotto.» Jamie cercò di mantenere un’espressione indifferente. Il cibo cinese che ordinerò una volta fuori di qui sarà tutta un’altra storia. Versò un’intera busta di crostini nell’insalata, ignorando gli sguardi di Stephen e Christine. Esatto. Trovatevi una damigella di riserva. Mangerò questi fottuti crostini! Non era così grassa, ne era consapevole, ma la sua famiglia la faceva sentire una bestia accanto alla sua esile sorellina.

    Assaggiò l’insalata e desiderò fosse ricoperta da qualche gustosa salsa. Magari all’aglio o al formaggio.

    «E che mi dici della luna di miele?» sua madre chiese a Christine. «Avete scelto una meta?»

    «Non ancora.» Christine esclamò voltandosi verso l’uomo al suo fianco. «Stephen vuole sorprendermi. Ho chiesto solo che sia un posto caldo.» Asciugò un po’ di ketchup sulle sue labbra. «Jamie ha detto che mi accompagnerà a comprare dei bikini. Non è vero, Jamie?»

    Jamie si limitò ad annuire perché stava ancora masticando.

    «Preferirei facessi bocconi più piccoli.» Sua madre scosse la testa. «Ti riempirai prima. Forse non avresti bisogno di tutti quei crostini.»

    Togliti dalle palle, Ma! Non ho più sedici anni. «Certo, mamma.» Jamie sorrise e sorseggiò la sua acqua. Dannazione, perchè non ho ordinato una birra. Un’intera cassa?

    «Comunque, spero di andare in qualche posto nel Mediterraneo o ai Caraibi.» Christine sospirò. «Solo un piccolo e tranquillo paradiso.» Si voltò e baciò Stephen sulla guancia. «Non sarebbe divertente, piccolo?»

    «Sarebbe fantastico.» Strofinò il naso contro il suo.

    Jamie sentì l’improvviso bisogno di vomitare. Si alzò. «Con permesso. Torno subito.» Non aspettò lo sguardo di disapprovazione della madre. Andò direttamente in bagno. Una volta dentro, sospirò. «Ancora quarantacinque minuti,» mormorò. «Poi potrai andartene.» Ma l’uscita è così vicina! Poteva scomparire dalla circolazione...

    Se solo non avesse vissuto nel maledetto scantinato dei genitori. Se solo avesse abbastanza soldi da cambiare città. Se solo... allora sarebbe davvero potuta scomparire.

    Cercò di mantenere la calma. Era una persona intelligente, saggia e anche amichevole quando la sua famiglia non era nei paraggi. Tuttavia, non credeva in se stessa.

    Basta! Ritoccò il trucco. Era già abbastanza terribile che Stephen l’avesse lasciata per la sua sensuale sorellina, non voleva dare l’impressione di quella rifiutata. Sapeva che la loro storia non sarebbe mai durata, ma questo non cancellava il dolore e l’umiliazione.

    Sorrise al suo riflesso, cercando di sembrare più decisa e sicura di sé. «Esatto, Stephen, stupido coglione,» disse alla sua immagine e ridacchiò. «Non ho bisogno di te. Baciami le chiappe, idiota.»

    Rimase paralizzata non appena sentì la voce di Stephen dietro la porta.

    «Alex! Come stai?»

    Oh, merda!

    «È bello vederti Stephen. Come prosegue la vita da fidanzato?»

    «Alla grande! E che mi dici della vita dell’eterno scapolo?»

    «Ancora meglio.»

    «Ne sono sicuro.» Stephen rise, e Jamie sollevò gli occhi al cielo. «Sembri stanco. Troppo lavoro ti farà invecchiare prima.»

    Ci fu un sospiro e Jamie immaginò un uomo alto, bello e bruno passarsi le mani tra i capelli. Era sicura lo sconosciuto fosse affascinante. Stephen frequentava solo gente di bell’aspetto. Era probabilmente una persona che viveva per il lavoro. Circa trent’anni.

    «Continuo a ripeterti di assumere un’assistente personale,» Stephen disse. «Un giorno di questi impazzirai.»

    «Lo so.» Alex sospirò di nuovo. «In realtà, sto cercando un’assistente. Conosci qualcuno adatto al ruolo?» ridacchiò.

    «Davvero?» Stephen rise. «In realtà, conosco la ragazza che fa al caso tuo. Ha esperienza come segretaria.» Rise sotto i baffi. «E sta cercando un lavoro.»

    Jamie alzò gli occhi al cielo. Poteva immaginare a che genere di segretaria stesse pensando. Barbie. O una modella.

    «Aspetta Stephen.» Alex ridacchiò, e quel melodioso suono incuriosì Jamie. «Sono sicuro tu abbia buone intenzioni, ma non ho bisogno di distrazioni a lavoro. Potrà andare bene per te, ma ho parecchio da fare per la mia compagnia.» Alex diede un pugno scherzoso a Stephen.

    «Ti piacerà questa,» Stephen insistette.

    «Se è bella quanto la tua fidanzata, non funzionerà mai. Ho bisogno di una persona efficiente. Non una bellissima distrazione.»

    Stephen fischiò. «Bellissima come Christine? Divertente. No, non è per niente attraente. È la sorella maggiore di Christine, Jamie.»

    Jamie arrossì. Stephen non l’aveva mai definita per niente attraente quando la supplicava di fare sesso con lui.

    «Sarà stupenda.» Alex si fermò, probabilmente allungando il collo per vedere dove Christine fosse seduta e dare uno sguardo alla sorella maggiore. «È qui con voi?»

    «Sì,» Stephen rispose. «Ma è in bagno adesso. Sicuro di non volere una donna sexy?» Si strofinò le mani. «Ehi! Perché non ti unisci per cena? Te la presenterò quando uscirà dal bagno.»

    L’ultima cosa di cui Jamie avesse bisogno, era essere giudicata dall’affascinante amico di Stephen. Si osservò allo specchio sistemando i suoi abiti. Facendo un respiro profondo, tenne la pancia in dentro e cercò di apparire calma prima di aprire la porta del bagno, sorprendendo sia Stephen sia Alex.

    Sorrise freddamente al suo ex. «S-Stephen!» Balbettò quando notò l’uomo al suo fianco. Era l’uomo più bello che avesse mai visto. I suoi occhi blu risplendevano contro la sua carnagione abbronzata.

    Nonostante il commento di Stephen sul fatto che stesse invecchiando, non vide nemmeno un capello grigio tra la sua chioma castana. E teme di essere distratto a lavoro?

    «Jamie, stavamo proprio parlando di te.» Stephen esclamò.

    «Lo so,» Jamie disse, interrompendolo. «Le pareti del bagno sono molto sottili.»

    Stephen ebbe la decenza di apparire imbarazzato, ma si riprese velocemente. «Bene! Allora sai che cosa Alex sta cercando.» Indicò il misterioso e bellissimo uomo al suo fianco. «Ti presento un mio carissimo amico, Alex Reid. Alex, lei è Jamie, la sorella di Christine. Alex ha bisogno di un’assistente personale. Gli stavo giusto dicendo quanto saresti perfetta per questa posizione con la tua esperienza da segretaria.»

    «Tra le altre cose.» Jamie avrebbe voluto dirgliene quattro per il modo in cui l’aveva descritta. Tuttavia, aveva bisogno di un lavoro. Si sarebbe potuta trasferire dopo un paio di mesi. Alex e gli porse la mano. «Piacere di conoscerti.» Sperò che non fosse sudaticcia. «Mi piacerebbe darti il mio curriculum. Sono sicuro Stephen potrà fornirmi un modo per chiamarti.» Le mani di Alex sfiorarono quelle di Jamie, inviandole una scarica di nuove emozioni. Probabilmente il sapore della libertà. «Se volete scusarmi, devo tornare alla festa di fidanzamento di mia sorella.» Prima che Alex potesse aggiungere qualcosa, Jamie tornò al tavolo, cercando di trattenere le lacrime al pensiero che quella fosse la serata più umiliante della sua vita.

    Capitolo 2

    «Non posso credere tu lo abbia appena fatto,» Alex sibilò.

    Jamie poté ancora sentirlo quando si allontanò.

    «Non so chi sia più in imbarazzo; io o la ragazza.»

    «Come potevo sapere che stesse ascoltando?» Stephen si schiarì la voce. «Inoltre, non dovrebbe essere una sorpresa per lei. Sa già che deve dimagrire.»

    «Stephen,» Alex lo avvertì. «La tua mancanza di tatto è incredibile. Inoltre, non è nemmeno brutta. Ha dei bellissimi occhi azzurri, e un sorriso stupendo.» Si fermò e Jamie credette di essere abbastanza lontana finché non lo sentì aggiungere, «Quando sei diventato un perfetto coglione, Stephen?»

    Stephen diede una pacca sulla spalla dell’amico. «Lo sono sempre stato, Alex. Sei solo troppo impegnato per accorgertene.»

    «A quanto pare.»

    Jamie finse di far cadere qualcosa per ascoltare il resto della conversazione.

    «Comunque,» Stephen disse. «Ti unisci a noi per cena? Offrono i genitori di Christine.»

    «Stavo per andare via,» Alex rispose. «Buona serata. Assicurati che Jamie abbia le informazioni per chiamarmi.»

    Jamie sollevò lo sguardò non appena sentì il suo nome.

    «Lo farò,» Stephen disse quando Alex uscì dal pub. Prese Jamie per il braccio e le parlò in disparate affinché nessuno li sentisse. «Ho corso un rischio per te.»

    «Scusami?» Jamie allontanò il braccio dalla sua presa ma rimase.

    Stephen si strinse nelle spalle e lanciò un’occhiata veloce al loro tavolo prima di concentrarsi nuovamente su di lei. «Mi hai presentato Christine, adesso sto ricambiando il favore.»

    «Non ho bisogno che tu mi faccia favori.» Rabbrividì, non sopportando la sua presenza.

    «Ne hai bisogno adesso. Alex considera raramente qualcuno suo amico. Non frequenta nessuno, probabilmente perché non si fida. Non può rallentare se vuole rimanere in testa al gioco. Il mondo di Wall Street non aspetta nessuno. Nemmeno i multi-miliardari.»

    Alex era un multi-miliardario? Jamie rimase di stucco. In che cosa si era cacciata? Andò al tavolo e riprese la sua borsa.

    «Dove credi di andare?» Christine si alzò. «Abbiamo parecchio da discutere. Sei la mia damigella d’onore.»

    «Te la caverai senza di me.» Jamie sospirò. «Farò qualsiasi cosa tu voglia. Lo sai.» Scappò prima che la convincessero a restare. Aveva la sensazione che Stephen gli avrebbe raccontato tutto.

    Prese una strada diversa così i suoi genitori non avrebbero saputo che si era fermata in un ristorante cinese per del riso fritto e del Rangoon. Sola in un parcheggio con un contenitore vuoto di delizioso cibo che probabilmente avrebbe aggiunto altri due chili ai suoi fianchi, scoppiò a piangere.

    Come aveva fatto la situazione a sfuggirle di mano? Sapeva di non essere obesa, ma la sua famiglia riusciva a farla sentire come un elefante in una stanza.

    Aveva bisogno di perdere peso, l’aveva capito. Era ingrassata all’università e non aveva più perso quei chili di troppo. Altri si erano aggiunti anno dopo anno. Non aveva bisogno che continuassero a ricordarglielo. Jamie soffiò il naso rumorosamente su un sottile fazzoletto. E altre stupide lacrime le rigarono il viso. Non aiutava nemmeno che il suo ragazzo—ex-ragazzo—l’avesse mollata perché aveva i fianchi troppo larghi.

    Avrebbe dovuto amarla incondizionatamente. Non si sarebbe mai comportato da idiota insensibile con Christine perché era perfetta.

    Adesso Alex avrebbe pensato fosse patetica... se mai avesse ottenuto il lavoro. Comunque, sarebbe un capo insopportabile. Sbuffò e quasi scoppiò a ridere. Almeno la sua bruttezza aveva dei vantaggi. Non sarebbe mai stata abbastanza sensuale da farlo impazzire in ufficio.

    Aveva bisogno di quel lavoro. Avrebbe avuto i soldi per lasciare casa dei suoi e ricominciare da qualche altra parte.

    Jamie si rinfrescò il viso prima di uscire dal parcheggio. «Jamie,» disse alla sua immagine riflessa nello specchio retrovisore. «Tutti gli uomini sono maiali. Non devi essere legata a uno di loro come Christine. Hai chiuso. Non ti è rimasto niente.» Prese un respiro profondo. «Trova te stessa.»

    Capitolo 3

    Jamie ricevette una chiamata da Alex due giorni dopo. «Prima di tutto, mi vorrei scusare per il modo in cui ci siamo incontrati,» disse dopo le prime formalità. «Non era nelle mie intenzioni mancarle di rispetto. Mi dispiace per il comportamento di Stephen.»

    Jamie si alzò e mise il portatile da parte. «Non deve scusarsi.» Voleva quel lavoro, non si sarebbe comportata come la debole e insicura persona che Alex probabilmente si era immaginato. «Non è responsabile per le azioni di Stephen. Lui è, be’... Stephen.»

    «È un coglione,» Alex disse all’improvviso. «Spero potremo andare avanti e che non si sentirà offesa se le propongo un colloquio domani alle due. Non ha niente a che fare con Stephen. Il suo curriculum è notevole e sarebbe perfetta per questo lavoro.»

    Non è solamente per questo che sono perfetta. Hai bisogno di una segretaria che non sia attraente. Jamie fece una smorfia e pensò ai soldi che avrebbe guadagnato. Potrai lasciare lo scantinato. «D’accordo,» rispose, cercando di essere professionale e indifferente. «Domani andrà bene. Dove dovremmo incontrarci?»

    «Nel mio ufficio. Le invierò l’indirizzo e le istruzioni su come raggiungermi,» Alex disse. «Grazie, Ms. Connors. Ci vediamo.»

    «A domani alle due.» Riagganciò proprio quando sentì una nuova email arrivare, avvertendola che Alex le avesse appena inviato un messaggio. Sorrise per la sua tempestività e poi aprì l’email. Insieme all’indirizzo, trovò anche una descrizione del lavoro e i benefits. Sogghignò non appena vide quello più interessante: un appartamento con due stanze a soli tre isolati dall’ufficio di Alex e un salario due volte più generoso di quello del suo vecchio lavoro. Non si sarebbe mai lasciata sfuggire quell’opportunità.

    ***

    Il giorno seguente, Jamie si presentò nell’ufficio di Alex con quindici minuti d’anticipo. Indossò un completo non proprio fantastico, ma che non era male secondo lei. Raccolse i suoi biondi ricci in una crocchia molto stretta. Usò del correttore per nascondere le occhiaie e tinse leggermente le labbra. Non un trucco eccessivo, ma abbastanza da renderla presentabile. Dopo non aver chiuso occhio tutta la notte, si era risvegliata con un aspetto infernale. Solo i cosmetici avrebbero potuto risolvere il danno. Tuttavia, non era molto preoccupata. Alex Reid non aveva bisogno di una bella ragazza, ma qualcuno di efficiente. E Jamie era la persona adatta.

    «Mr. Reid la riceverà fra un momento,» una gracile segretaria le disse.

    Jamie si accomodò in sala d’attesa e osservò l’immacolato edificio. Era molto più grande dell’ultimo in cui aveva lavorato. I tetti e le pareti erano di marmo bianco e nero, adornati da stupendi dipinti classici e moderni che aggiungevano un tocco di colore. Doveva valere una fortuna. Alex possedeva tutto questo? Aveva già immaginato fosse ricco, ma questo era davvero eccessivo. La sua bocca divenne asciutta quando si rese conto di non sapere quale fosse il ruolo di Alex nella compagnia. Di che cosa si occupava? Avrebbe dovuto fare i compiti a casa. Idiota!

    I suoi pensieri furono interrotti dal suono del suo cellulare. Saltò in aria e lo cercò nella borsa. «Christine, non adesso,» sibilò.

    «Sarò veloce,» sua sorella rispose. «Hai già spedito gli inviti?»

    «No ancora, le buste non sono arrivate. Pensavo non avessi ancora completato la lista degli invitati.»

    «Jamie,» Christine si lamentò. «Dovevi aiutarmi la scorsa settimana, ricordi? Non hai idea di quanto sia stressante organizzare un matrimonio. Ho bisogno—»

    Alex apparve sulla soglia della porta del suo ufficio, un’espressione corrucciata sul viso in grado di terrorizzare e far svenire allo stesso tempo. Si appoggiò alla porta, incrociando le braccia al petto e mostrando un paio di gemelli d’oro.

    Jamie non sapeva da quanto tempo fosse lì. «Christine, devo andare.» Jamie riattaccò, evitando che la fastidiosa voce di sua sorella riecheggiasse nella stanza. Invece di chiudere la chiamata, mise in viva voce. La voce di Christine risuonò chiaramente, «Sei un’incompetente! Adesso dovrò occuparmi di–» Jamie riuscì a interrompere la chiamata prima che sua sorella potesse finire.

    Con il viso in fiamme, Jamie mise il telefono in borsa e sollevò lo sguardo su Alex. Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. «Mi scusi, Mr. Reid,» farfugliò. «Mia sorella è in piena crisi.»

    «A quanto pare non è così grave se le ha riattaccato il telefono in faccia per un colloquio.»

    Jamie arrossì ancora di più e cercò di mantenere un’espressione professionale. «Abbiamo risolto in fretta,» rispose. Voleva sorridere, ma strinse le labbra per evitare che gli angoli della sua bocca si sollevassero. «Grazie per aver trovato tempo per me oggi.»

    Piegò la testa di lato e le fece segno di entrare nel suo ufficio. «Come ho detto ieri al telefono, il suo curriculum è davvero notevole.»

    Jamie si sedette rigidamente sulla sedia di fronte all’imponente, e perfettamente organizzata, scrivania. Allora è così che andrà d’ora in poi. A eccezione del loro incontro informale e la conversazione telefonica, era chiaro che Alex preferisse avere una relazione strettamente professionale. Andava benissimo per Jamie. Preferiva mantenere una certa distanza.

    «Possiamo proseguire allora?» Alex si accomodò su una poltrona troppo grande anche per un uomo imponente come lui. Piegò le mani su un raccoglitore di pelle. «Perché dovrei assumerla?»

    Perché non voglio vivere nello scantinato dei miei genitori? «Sono una persona molto professionale,» Jamie rispose. «Non ho paura di lavorare duramente, sono efficiente, gli straordinari non mi spaventano, e sono anche troppo qualificata per questa posizione.» Stava sorridendo? Lei rimase sorpresa e cercò di concentrarsi sulle sue abilità. «Le mie capacità di multitasking sono impressionanti e sono in grado di organizzare il tempo nel migliore dei modi – sia il suo sia il mio.»

    «La maggior parte dei corsi sul time management dice che il multitasking produca un lavoro di bassa qualità.» Non batté un ciglio.

    Nemmeno lei. «Evidentemente, quelle persone non stavano facendo bene il loro lavoro.»

    Inarcò un sopracciglio. «Lei dice.» Si spostò e sbottonò la giacca. «Perché?»

    «Il trucco non è occuparsi di due cose simultaneamente,» Jamie disse, pensando a un valido esempio da presentargli. «Si tratta di gestire un compito aspettando l’altro. Per esempio, se il mio computer sta facendo degli aggiornamenti, posso rispondere al telefono, o organizzare il materiale per gli appuntamenti del giorno. In questo lavoro, è necessario concentrarsi su un compito e poi dedicarsi immediatamente a un altro.»

    «E se il telefono squillasse prima?»

    «Mi scusi?»

    «Che cosa accadrebbe se il telefono squillasse e nell’attesa decidesse si aggiornare il computer?»

    Lo fissò. «Risponderei. Il computer si aggiorna da solo. Bisogna solamente cliccare su ok quando ha finito.» Era una domanda trabocchetto?

    «Interessante,» Alex disse, non lasciando trasparire niente dal suo viso o dal linguaggio del suo corpo. «Mi dica, Ms. Connors, che genere di crisi stava avendo sua sorella?»

    E adesso avrebbe perso il lavoro. Jamie sospirò. «Voleva sapere degli inviti per il suo matrimonio.»

    «Che cosa nello specifico?»

    «Se erano stati spediti.»

    «E lo sono stati?»

    Lei scosse la testa.

    «Colpa sua o di sua sorella?»

    «Nessuna. Entrambe, credo. La lista degli invitati non è ancora completa e le buste non sono arrivate. Stiamo—»

    «Come ha trovato l’accoglienza della mia segretaria?» La sua domanda la spiazzò.

    «È stata molto cortese e professionale,» Jamie rispose senza esitazione.

    «Che mi dice delle buste?»

    «Non sono arrivate.»

    «C’è un importante file troppo grande per essere inoltrato tramite email, ma devo inviarlo entro un’ora. Come risolverebbe il problema?»

    «Bike messenger

    «Userebbe il pony express in bici?» Rimase sorpreso dal suo stesso commento. «Perché non usare il fax?»

    «Perché non ha un fax.» Ecco! Beccati questa! Kapow!

    Jamie notò le sue labbra sollevarsi e anche lei sorrise.

    «Sa come cambiare velocemente argomento.» Alex si appoggiò allo schienale della poltrona. «Almeno in una conversazione. Il suo vecchio capo non ha potuto fare altro che elogiare la sua etica professionale. Perché ha lasciato quel lavoro?»

    Jamie strinse le labbra. Lo aveva fatto perché Stephen era il figlio del suo vecchio capo. In questo modo Alex Reid avrebbe scoperto che Stephen fosse il suo ex ragazzo, e frequentare il figlio del capo non era per niente professionale, e l’avrebbe fatta apparire patetica ai suoi occhi. «C’è stato un conflitto personale tra me e un altro impiegato. È stato risolto, e non intendo ripeterlo.»

    Alex appoggiò le braccia sulla sedia, il sorriso scomparso. «Lasci che sia chiaro, Ms. Connors. L’onestà dei miei impiegati è molto importante e se crede che mezze verità la faranno apparire perfetta, e le garantiranno il lavoro, allora si sbaglia. Non ripeterò la domanda.»

    Jamie prese un respiro profondo. «Va bene. Me ne sono andata perché avevo una relazione con il figlio del mio capo. Non pensavo fosse la cosa giusta rimanere nella compagnia dopo ciò che era accaduto.»

    Alex annuì. «Come faccio a sapere che non accadrà di nuovo?»

    «Non è finita bene. Non commetto lo stesso errore due volte.»

    «Che cosa è successo?»

    «Si è fidanzato con mia sorella.»

    Alex sgranò gli occhi e Jamie aspettò che la compatisse. Si aspettò che la mandasse velocemente via dal suo ufficio affinché non dovesse più vederla. Tuttavia, mostrò la sua tipica freddezza e sguardo enigmatico. Sorrise e si alzò. «Credo di avere tutte le informazioni necessarie,» disse.

    Jamie si alzò e gli strinse la mano.

    «Grazie, Ms. Connors. Buona giornata.»

    «Anche a lei, signore,» lei rispose, il cuore a pezzi.

    La accompagnò alla porta e la aprì per lei. Jamie era già a metà strada verso l’ascensore quando la chiamò, «Ms. Connors?»

    Si voltò. «Sì, Mr. Reid?»

    «Domani alle sei in punto. Non faccia tardi il suo primo giorno.» Chiuse la porta, lasciando Jamie nella lobby, la bocca spalancata in modo poco professionale.

    Capitolo 4

    «Sei sicura di volerlo fare, Jamie?» sua madre le chiese. «Mancano pochi mesi al matrimonio di tua sorella e ha davvero bisogno di te adesso. Inoltre, non credo che rimanere seduta tutto il giorno aiuterà con la tua dieta.»

    Voleva lanciare un cuscino a sua madre. Davvero? Niente incoraggiamenti o congratulazioni? Jamie digrignò i denti. «Vedila così. Adesso che guadagnerò più soldi, potrò farle un regalo di matrimonio migliore.»

    Sua madre sembrava ancora poco convinta. «Dovrei acquistare un regalo davvero perfetto,» disse. «Stephen ha rischiato tanto per farti avere questo lavoro.»

    Già, perché non è possibile sia merito mio. Per questo ha dovuto raccomandarmi. Per avere un regalo più bello. Dubitava che quel coglione avesse una coscienza. «Lo farò, mamma.» Jamie sorrise forzatamente mentre chiudeva l’ultima scatola con i suoi effetti personali.

    Erano le otto di sera, da meno di sei ore era stata ufficialmente assunta da Alex Reid. Era stata la sua mossa più veloce, ancora di più del giorno in cui aveva lasciato il suo—anzi di Stephen—appartamento. Tuttavia, adesso aveva bisogno di sbrigarsi prima che i suoi genitori notassero la scorta di cibo spazzatura che teneva sotto il divano. Sarebbero impazziti.

    Doveva portare la sua roba nel suo nuovo appartamento che, per fortuna, era già disponibile. Alex Reid aveva corrugato la fronte quando lei gli aveva chiesto le chiavi, ma aveva risposto alla sua richiesta senza esitare. Jamie aveva pianificato di sistemare tutto da sola e dormire sul pavimento per quella notte.

    Sua madre sospirò per la centesima volta quella sera. «Preferirei davvero che ci ripensassi, cara.»

    «Già fatto,» Jamie disse. «Davvero. È la giusta decisione, mamma. Per tutti noi. Questo cambiamento mi farà bene.»

    «Avrei solamente voluto che avessi pensato a tua sorella prima di andare.»

    Jamie alzò gli occhi al cielo. Christine non dipendeva da lei e aveva la propria vita. Perché avrebbe dovuto pensare a sua sorella prima di prendere una decisione? Sorrise. Era compito di Stephen adesso. «Vado, mamma. Pensaci tu,» sbottò. Sollevò lo scatolo e andò verso la sua auto. Sua madre non la aiutò nemmeno, ma per Jamie non era un problema, anche se impiegò il doppio del tempo. Almeno l’appartamento era arredato.

    Non appena chiuse lo sportello dell’auto, vide suo padre uscire da casa. «Tua madre sta piangendo,» disse, guardandola come se volesse venire con lei. «Stai andando via?»

    «Ho trovato un lavoro, papà,» rispose. «Avrò anche un appartamento tutto mio. Inizio domani.»

    Sogghignò e poi l’abbraccio. «Congratulazioni, ragazzina,» disse.

    Jamie sogghignò, godendosi la sua approvazione. «Grazie pa—»

    Poi il telefono di suo padre squillò. Lo prese dalla tasca e guardò lo schermo. «È lavoro,» disse. «Scusami, Jamie. Buona fortuna.» Rispose al telefono e rientrò in casa.

    Jamie lo osservò e salì in auto.

    L’unico momento di euforia che la sua famiglia aveva mostrato nei confronti del suo nuovo lavoro si era esaurito in un batter d’occhio.

    Uscì dal vialetto decisa a cambiare vita.

    Capitolo 5

    Jamie inserì l’indirizzo dell’appartamento nel GPS e seguì le indicazioni. Non riconobbe la strada, ma suppose non fosse lontana dall’ufficio di Alex Reid. Il suo quartiere pieno di villette scomparve e fu rimpiazzato da abitazioni più grandi in stile ranch. Dal numero dell’indirizzo aveva ipotizzato si trattasse di un appartamento. Così rimase perplessa non appena accostò davanti a una villa molto moderna con degli imponenti cancelli. Jamie ricontrollò l’indirizzo e il GPS.

    Erano entrambi corretti. Sempre che non fosse uno scherzo di Stephen.

    Serrò la mascella e abbassò il finestrino per parlare al citofono. «Salve. Sono, uh, Jamie Connors. Dovrei trasferirmi oggi.» Perché sembrava un’idiota? Almeno la persona che controllava il cancello non le stava ridendo in faccia. Oppure aveva avuto la decenza di spegnere il microfono. Si passò la lingua sulle labbra e controllò l’ora. Erano le otto e trenta e il sole era scomparso. L’autunno era arrivato e ormai faceva buio presto.

    Proprio quando Jamie pensò di tornare a casa dei suoi genitori, il cancello si aprì silenziosamente. «Grazie,» lei mormorò chiudendo il finestrino e percorrendo il lungo vialetto.

    Non aveva osservato bene la casa prima di entrare, ma fissandola nell’oscurità notò solamente una struttura moderna e parecchie finestre. Non era molto illuminata a eccezione delle luci lungo il viale e l’area per parcheggiare con una grande fontana al centro.

    Parcheggiò l’auto nell’ultimo posto vicino al cancello sul retro. L’unica luce proveniva dai raggi lunari. Fu piuttosto sicura di aver visto una piscina, ma non si preoccupò a confermare quell’impressione.

    Infatti, proprio in quel momento, un anziano signore uscì da una porta vicina al punto in cui aveva parcheggiato.

    Jamie cercò di attirare la sua attenzione. «Mi scusi?»

    Lui sembrò sorpreso. «Mi scusi, signora. Mi ha spaventato.» Aveva un inconfondibile accento scozzese.

    «Sto cercando la suite numero due.» Non aveva idea di come spiegarglielo.

    Lui sorrise. «Oh sì! Deve essere la nuova assistente di Mr. Reid. Benvenuta.» Le porse la mano.

    Lei la strinse. «Allora mi trovo nel posto giusto. Iniziavo ad avere dei dubbi. Sono Jamie Connors.»

    «Lieto di fare la sua conoscenza! Sono Murray MacBane. Il cuoco.» Le fece un cenno con la mano. «Prego, cara. Le mostrerò la sua suite. Mr. Reid ha detto che sarebbe arrivata questa sera. Le ho preparato una torta salata in caso abbia fame.»

    «La ringrazio.» A sua madre non sarebbe piaciuto quest’uomo che le preparava delle torte aiutandola a ingrassare per il matrimonio della sorella. Jamie sorrise. «Sono contenta di averla incontrata.»

    «Sì! Stavo andando via! Anch’io sono contento.» La accompagnò oltre il cancello fino a una porta con il numero due. «Ecco. Ho messo la chiave nella cassetta della posta.» Le sorrise, con i suoi capelli d’argento sotto la luce del balcone.

    «Grazie mille.»

    L’anziano signore si voltò per andare via, ma si fermò tornando indietro. «Ha bisogno d’aiuto con i bagagli?»

    Lei sorrise. «Grazie, ma non è necessario. Non ho portato molto... per questa notte. Solo l’indispensabile.» Perché la metteva in imbarazzo che tutti i suoi averi entrassero in un’auto?

    «Buona fortuna allora signorina!» Murray la salutò con la mano e poi scomparve.

    Jamie girò la maniglia della porta. Era chiusa. Prese la chiave che Alex le aveva dato. Mr. Reid. Doveva assicurarsi di chiamarlo in quel modo. A quanto pare lo facevano tutti.

    Dopo aver aperto la porta, entrò e le luci si accesero in automatico. Semplici mobili grigi, bianchi e crema adornavano l’enorme appartamento. Dall’ingresso, Jamie poté ammirare la casa arredata in un unico ambiente. Doveva essere almeno centonovanta metri quadri—ed era solo il soggiorno-cucina. Una porta leggermente aperta mostrava

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