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Passo domani mattina
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E-book265 pagine4 ore

Passo domani mattina

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Passo Domani Mattina è un romanzo di narrativa contemporanea dove i personaggi s'incontrano cercando una soluzione valida alle loro dinamiche relazionali in un mondo in cui nulla si crea e tutto si distrugge. Un mondo, quello di questa storia, fatto di persone che non hanno più il desiderio di conoscersi realmente, come invece Giovanni e la ragazza dell'autobus vogliono fare a tutti i costi. Tra queste due personalità principali si evolvono anche le storie personali di Samantha e di sua madre, due donne alla ricerca di un nuovo rapporto amorevole oramai perso da anni. Insieme a loro, tra le righe di questo romanzo conoscerete anche la vita di altri protagonisti come Laura, Sara e Luca. Personaggi combattuti quelli di questa storia, uomini e donne che viaggiano all'interno di una città moderna dove l'acqua che scende dalle montagne attraversa le case della gente passando all'interno di canali sotterrai chiamati "rogge" giungendo fino al mare, che tutto sa e tutto ascolta.
LinguaItaliano
Data di uscita13 dic 2017
ISBN9788827800041
Passo domani mattina

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    Anteprima del libro

    Passo domani mattina - Andrea Odoni

    Giovanni

    Capitolo 1

    C’erano istanti nella vita di Giovanni durante i quali immaginava che le cose sarebbero potute andare diversamente. C’erano frammenti della sua esistenza che non riconosceva più, che gli sfuggivano tra le dita senza chiedere il permesso. Giovanni aveva trentacinque anni e credeva di essere felice. Alle volte pensava alla felicità con maggiore intensità, alle volte un po’ di meno. Il suo oroscopo sul giornale spesso scriveva:

    Acquario: anche se non sapete esattamente come comportarvi di fronte a persone o situazioni che vi mettono in difficoltà, la cosa più importante sarà quella di mantenere sempre una certa parvenza di serenità e di determinazione. Infatti, chi vi ha di fronte non deve pensare di essere riuscito a spazientirvi, altrimenti comprenderà subito quale sia il vostro punto debole e lo sfrutterà a suo vantaggio, riuscendo davvero a mettervi in difficoltà. Nel lavoro ricordate che non sono i soldi a fare la felicità. In amore troverete a breve una persona adeguata al vostro stile di vita e con cui condividere il vostro tempo. Ricordate che per quest’anno il vostro segno non è in linea con Giove, evitate quindi di fare i tarocchi, di farvi leggere la mano o di andare da uno sciamano o altri pseudo-illuminati perché non potrà funzionare in base al concetto identificato come halo effect, o in altri termini, il principio di autorità. In pratica il vostro giudizio verrà influenzato da ciò che sapete o credete di sapere su chi parla. Per esempio, se un medico con il camice bianco Vi dà un consiglio sulla salute lo prenderete per vero. Se lo stesso identico consiglio arriverà da chi non è medico, è probabile che non ci crediate. Gli astri purtroppo in questo periodo non sono a voi favorevoli.

    Anche cambiando giornale la parola condivisione Giovanni la ritrovava spesso scritta fra le righe delle previsioni degli astri. Una volta, mentre si trovava dal giornalaio aveva pure acquistato Donna Moderna. Lo aveva fatto nel tentativo di scoprire parole nuove ma, a quanto pare, la sua era una condanna quasi quotidiana. Giovanni aveva sempre immaginato che la definizione della parola condividere fosse un errore nel vocabolario della lingua italiana, poiché così scriveva: Condividere: dividere con altri, avere in comune. Secondo Giovanni entrambi erano significati molto sinergici, perché lui si era sempre ritrovato a crederci, a pensarci e poi a vivere condizioni completamente inverse rispetto al dividere con altri o l’avere in comune qualcosa. Giovanni era uno di quelli che si era ricreduto sugli aspetti dell’etimologia di questo termine e quando andava in edicola prima di acquistare il giornale si raccomandava con il signor Guido il titolare: «Mi raccomando Guido, vediamo che ci siano notizie diverse oggi…»

    «Faremo del nostro meglio Giovanni.» Alla fine, il giornale lo comperava quasi sempre in quell’edicola in Via Mercato Vecchio a Udine. Un luogo dove il tempo si era fermato ad almeno settant’anni prima, come settanta era l’età di Guido. Un posto che sapeva di pagine antiche e l’edicola era gestita da oramai molte generazioni anche se il signor Guido fin da ragazzo, avrebbe sempre voluto diventare pilota d’aerei, vulcanologo, subacqueo esperto di immersioni a profondità subumane, mago (vero non finto) allevatore di cavalli da corsa zoppi, cuoco senza stelle Michelin ma comunque recensito sulla guida il Gambero Rosso. Il signor Guido avrebbe fatto di tutto ma non certo lavorare nella sua edicola. Spesso la vita è qualcosa che si crea nel tempo in cui siamo impegnati a progettare altro. «Mi sarebbe piaciuto fare molte cose sai Giovanni?» disse Guido, «Quali cose?» «Nella vita intendo.» «E quindi?» proseguì Giovanni. «Pilotare aerei, oppure anche essere il capitano di un peschereccio non mi sarebbe dispiaciuto, sai? Ma l’esistenza è breve e non si può fare tutto. L’ho imparato a mie spese.» «Capisco.» (rispose così a Guido anche se Giovanni non aveva capito realmente cosa intendesse.)

    Il Sig. Guido viveva assieme alla sua compagna di quasi trent’anni più giovane, la Signora Katharina Baumgartner di origine austriaca ma che nessuno aveva mai visto se non come immagine riflessa sopra lo schermo del cellulare di Guido e che veniva utilizzata come screen server. Passarci il dito sopra all’immagine sullo schermo della Signora Katharina per attivare le funzioni del telefono si sarebbe potuto immaginare come un atto osceno in un luogo pubblico e quindi penalmente perseguibile.

    In città tutti si chiedevano come Guido era riuscito in un’impresa considerata titanica sia per la differenza sostanziale d’età, sia per la bellezza disarmante della signora. Tutti in città si chiedevano se la Signora Katharina Baumgartner esisteva realmente. Questa era la domanda che tutti si ponevano e che nessuno, nemmeno il Signor Salvatore Spadafora siciliano purosangue residente a Udine ma domiciliato ad Acireale, di mestiere macellaio e con il negozio a pochi passi dall’edicola di Guido era riuscito a svelare. E si sa, i macellai sanno tutto di tutti a pari merito con le parrucchiere (soprattutto quelle del sud).

    «Ti va se ti spedisco di tanto in tanto via messaggio il tuo oroscopo del giorno? È gratis!» suggerì Guido a Giovanni. «Cioè?» «È arrivato ieri un nuovo mensile e con l’abbonamento alla rivista posso inviare gratuitamente ai clienti l’oroscopo tramite una semplice APP. Posso?» «Ma porta fortuna?» «Non lo so, ma nel caso in cui sia di pessimo gusto lo cambio prima d’inviartelo… così sarà sempre perfetto!» «E che senso ha cambiare un oroscopo?» «Beh… e che senso ha l’oroscopo? E comunque in questo modo ti porterà sempre fortuna! Lo sento!» «Ma tu sai cos’è una APP?» insistette Giovanni «Non ancora ma Katharina assolutamente sì.»

    Ma Katharina esiste? avrebbe voluto domandare Giovanni, ma si trattenne morsicandosi il labbro e tirò dritto per la sua strada. Tutta la città si poneva la medesima domanda: Ma Guido, settant’anni suonati, una pallottola dentro il ginocchio, un principio di scoliosi tipo anchilosante, i denti leggermente storti a causa di una caduta accidentale contro il paraurti di un Mercedes a benzina del 1963 parcheggiata a spina di pesce in un parcheggio in periferia a strisce assolutamente verticali e un capello pettinato alla moda periodo post bellico, come aveva fatto a conquistare una donna come la Signora Katharina Baumgartner? Nessuno era riuscito a trovare una risposta per lo meno plausibile. Nemmeno il parroco, che un giorno si sbilanciò raccontando di aver confessato la Signora Katharina Baumgartner un martedì pomeriggio di luglio del 1999 sulle gradinate della Chiesa della Beata Vergine Delle Grazie in Via Prachiuso con trentacinque gradi all’ombra e un principio di svenimento per la caldana improvvisa. Ma chi non rischierebbe di svenire confessando i segreti della Katharina? E quali segreti inconfessabili l’austriaca avrebbe mai confidato al parroco in quel pomeriggio assolato? E se invece fosse l’amante del sacerdote che, sotto mentite spoglie faceva finta d’essere la moglie di Guido? Un mistero.

    Giovanni lavorava in centro come direttore commerciale di una piccola agenzia web, uno di quei posti dove si realizzano siti Internet. In agenzia erano in cinque, lui compreso. Essere il direttore di quattro persone poteva apparire una cosa favorevole ma, a quanto pare, non lo era per nulla. Valentina era la segretaria dell’azienda, aveva ventotto anni, era studentessa online perennemente fuoricorso di psicologa all’università di Padova e pesava vestita cinquantatré chili scarsi ed era continuamente convinta d’essere in sovrappeso. Valentina leggeva riviste di moda dalla mattina alla sera. Era un’esperta sociopatica del fashion, del glamour o di qualsiasi altra definizione in inglese che nemmeno chi le aveva inventate ne conosceva effettivamente il significato. Tra le migliori riviste di moda lette da Valentina c’era sicuramente Vogue la storica rivista in grado di influenzare le scelte di abbigliamento in tutto il mondo. L'edizione italiana era considerata da tutti come la migliore edizione insieme a quella americana. Da notare, che Valentina era acerrima lettrice anche di l'Uomo Vogue, famoso in tutto il mondo grazie alla capacità di richiamare solo i nomi più importanti della fotografia e del mondo dello spettacolo per i suoi servizi. Da Robert De Niro a Jude Law, passando da Cate Blanchett a Michael Bloomberg, l'Uomo Vogue era un must per chi era alla ricerca delle migliori riviste di moda. Ma Valentina passava oltre e si dedicava anima e corpo anche ad altre riviste importanti. Nomi rilevanti come: Vanity Fair, rinata dopo una fortunata transizione al digitale e che accompagnava la versione stampata in maniera perfetta. Ma anche nomi come GQ, Marie Claire e Glamour. Valentina era un’esperta di stronzate pazzesche incastrate nella vita altrui e di conseguenza scopava poco. Sì perché se ti dedichi a sapere tutto di tutti, pure se il cane rattrappito e quasi morto di Kate Winslet soffriva di emorroidi allora è più che certo che scopi poco.

    A parte questo insignificante dettaglio, Giovanni considerava Valentina una donna capace e di fiducia. Con il tempo erano diventati pure amici. Si facevano le confidenze. Non tutte sia chiaro, ma quando ci si ritrova a lavorare a stretto contatto e si è in pochi dentro un ufficio diventava impossibile non condividere anche la propria vita privata. Forse questo era il vero significato della parola condivisione. L’amicizia. Valentina stava insieme a Luca ma Giovanni non l’aveva mai conosciuto. Fino a tre anni prima Luca spediva a Valentina i fiori in ufficio nel giorno del suo compleanno, del suo onomastico, del suo nuovo taglio di capelli, del suo nuovo completo intimo, insomma… sempre. Era passato già un anno dall’ultima volta che, dalla porta d’ingresso dell’agenzia erano apparse le rose che solitamente le inviava. Non arrivava più nemmeno un mazzetto di margherite. Sembrava che la loro storia non stesse andando per il meglio ma Giovanni non aveva l’eroismo di affrontare l’argomento o meglio, non si riteneva la persona più adeguata per farlo: «Non ti manda più i fiori nemmeno per il compleanno?» «Ma che ne vuoi sapere tu?» «No nulla, chiedevo.» «Ecco, appunto!» Silenzio.

    Alle volte Giovanni sbagliava completamente i tempi. Con le cose delicate spesso non ci azzeccava per niente. Qualche giorno prima del compleanno di Valentina, davanti alla macchina del caffè le aveva chiesto: «Tutto bene a casa?» «Sì bene, mi offri un altro caffè?» «Sì certo, ma… ne sei sicura?» «No.» C’è sempre un tratto di noi pronto a mentire, a raccontare un’altra verità. Valentina stringeva il bicchiere di plastica del caffè come se lo volesse disintegrare tra le dita. Lo aveva fatto così violentemente che la plastica si accartocciò su sé stessa fino a rompersi e il caffè aveva iniziato a colare di lato. «Merda!» «Non ti preoccupare si aggiusterà tutto.» «Non si aggiusterà un cazzo Giovanni! La situazione è oramai irrecuperabile! Voglio andarmene da casa! Non riesco più a recuperare nulla con Luca, mi sento male!» Spesso le parole sono inutili e non hanno un senso logico nel momento in cui basterebbero gli sguardi per spiegare ogni cosa. Gli sguardi sono meglio di un mondo di parole e certezze sbagliate, ma tra Valentina e Luca a quanto pare non c’era più nemmeno il tempo per quelli e le parole forse, non sarebbero riuscite a rattoppare un buco grande come quello che si era creato tra loro due. Questa era stata una grande confidenza tra Giovanni e Valentina e nemmeno immergersi completamente nelle riviste di moda aveva salvato Valentina dal pensiero della sua relazione, nemmeno venire a conoscenza che il cane di Kate Winslet quello con le emorroidi era morto per un attacco fulminante di pancreatite e nemmeno questa notizia aberrante le aveva impedito di pensare a Luca.

    Giovanni la mattina raggiungeva sempre il suo ufficio in bicicletta, salvo che non dovesse andare da qualche cliente a convincerlo che il suo sito faceva schifo, oppure che fosse giunta l’ora di rinnovarlo o di produrne uno nuovo di zecca. In quel caso e solo in quello, utilizzava l’auto. Ogni mattina Giovanni lasciava la bicicletta legata al palo in Via Portanuova d’innanzai la pizzeria Concordia. Un giorno gliel’avevano pure rubata tagliando la catena e lasciando incollato al palo un post-it giallo con scritto: Sei un coglione. Il giorno successivo, allo stesso palo, Giovanni aveva legato sempre con la catena (molto più robusta della precedente) la sua bicicletta nuova con ventisette marce, i freni a disco, il manubrio da gara, le gomme con il battistrada antiscivolo in caso di pioggia e la sella in gel che aveva acquistato al centro commerciale nel negozio specializzato e aveva attaccato sopra al manubrio un post-it giallo con scritto: Provaci e giuro che ti cercherò per tutta la vita!. Gli rubarono anche quella.

    Giovanni era uno di quelli buoni e non avrebbe fatto del male nemmeno a una mosca e questo in città lo sapevano tutti, forse pure i ladri di biciclette. Giovanni ne comprò un’altra usata per soli cinquanta euro e ogni mattina lasciava la sua due ruote legata a quel palo perché un mese prima l’incrocio tra Via Portanuova e Via Bartolini era diventato l’incrocio più importante della sua esistenza e lo era diventato poi per tutte le mattine dalle otto e trenta precise in poi. In quel tratto di strada iniziava la zona pedonale e nessuno poteva transitare a parte le persone a piedi e gli autobus e lei. Ma lei chi? (Lo scoprite tra poco).

    Non c’era poi veramente nulla di speciale in quell’incrocio, nulla di così importante da lasciare mute le persone che passeggiavano da quelle parti: un bar anonimo prima dell’incontro delle due vie sulla sinistra e qualche metro prima dallo stesso lato si poteva notare un negozio di giacche da uomo lavorate a mano, un cane che pisciava sempre sullo stesso palo ogni mattina perché aveva deciso in maniera autocratica che quel palo e solo quello era di sua proprietà e guai a pisciare sopra uno diverso, un vecchietto che dava da mangiare del pane raffermo all’unico colombo vivo lungo quella strada perché tutti gli altri erano stati morti sparati dai Vigili Urbani in quanto cagavano a raffica sopra le auto parcheggiate lungo la strada. Cagavano tutti tranne quel colombo probabilmente stitico e quindi risparmiato dalla tragica fine. Giovanni passava per quella strada perché quello era l’unico posto utile per godere del suo incontro quotidiano: Ci siamo quasi Valentina! aveva digitato spedendo il milionesimo messaggio con il cellulare.

    Ma passi ancora per di là? Ma la vuoi smettere? Non ti pare di esagerare? Ma sei diventato lo stalker di qualcuno?

    Esagerare? Stalker?

    Sì.

    No, anzi… non credo, almeno per ora no! aveva risposto a Valentina che gli aveva scritto già seduta alla sua scrivania. Giovanni, dopo quel breve scambio di messaggi, aveva infilato il telefonino in fondo alle tasche dei pantaloni accertandosi d’aver prima spento il display e accelerato il passo, nel tentativo di non perdere il suo incontro, ma era arrivato un nuovo messaggio di Valentina:

    Aurora Ramazzotti e Goffredo Cerza in vacanza in Indonesia. Sempre più social la figlia di Eros e Michelle Hunziker condivide uno scatto intimo immortalando il suo fidanzato comodamente seduto sulla tazza. E io il selfie lo faccio lo stesso, cinguetta Aurora di fronte allo specchio del bagno prima di andare a visitare la foresta delle scimmie di Ubud. Sei uno Stalker!.

    Giovanni aveva spento nuovamente il display del suo cellulare e si era concentrato nuovamente sul suo incontro. Era la donna più delicata che avesse mai visto. Camminava spedita sopra il marciapiede dove con i tacchi si riusciva ad avanzare più tranquillamente rispetto al resto della carreggiata tappezzata dai sampietrini. Quella ragazza che percorreva il lato della via opposto a quello di Giovanni era la cosa più deliziosa che i suoi occhi avessero mai incontrato. Alta quasi quanto lui, capelli tra il moro e il biondo raccolti in uno chignon e con un ciuffo che spesso le rimaneva sciolto appoggiandosi al lato del viso. Giovanni per i capelli raccolti aveva sempre avuto un debole come l’aveva anche per quelli lunghi. (Alle volte era un po’ confuso). I capelli erano il primo dettaglio che notava in una donna; la seconda cosa che guardava era la proporzione tra le braccia, il busto e le gambe e quelle erano esattamente le stesse che immaginava. Perché quella proporzione? Una volta, anni prima, Valentina aveva fatto leggere a Giovanni un articolo da un blog parecchio famoso Inciampando fashion life stile che così riportava una delle ricerche di Leonardo da Vinci (citato fortunatamente nel blog), il quale sviluppò una teoria a sua volta ripresa da Vitruvio artista dell’antica Roma, in base alla quale ogni corpo umano che si voglia asserire di proporzioni bilanciate dovrebbe essere alto otto volte la misura della sua testa e ciascuna sezione del suo corpo se suddivisa in otto parti doveva avere una misura pari a quella della sua testa. Le otto parti del corpo umano, secondo la suddivisione di Leonardo erano così:

    1. Dalla sommità al mento (altezza della testa)

    2. Da sotto il mento ai capezzoli (mezzo busto)

    3. Dai capezzoli al naturale punto vita

    4. Dal punto vita al punto di rottura delle gambe (il punto in cui il corpo si flette in avanti)

    5. Dal punto di rottura delle gambe alla mezza coscia

    6. Dalla mezza coscia alla caviglia

    7. Dalla caviglia al mezzo polpaccio

    8. Dal mezzo polpaccio alla base del piede

    Giovanni aveva negli anni perfezionato così tanto la tecnica per valutare la sua giusta proporzione che gli bastava un solo colpo d’occhio per decidere sì va bene oppure no non va bene. Non era più nemmeno una scelta conscia, bensì oramai il calcolo era impresso nella sua mente, nel suo inconscio. Il suo cervello elaborava i conteggi in totale autonomia.

    Il cellulare di Giovanni aveva continuato nl frattempo a ricevere i messaggi di Valentina: Ma dove sei finito! Ti sei perso? L’hai già baciata?☺ gli aveva poi scritto che in ufficio c’era bisogno di lui. Ma lui era lì, fermo all’incrocio tra Via Portanuova e Via Bartolini. In quel pezzo di strada dove il tempo si era fermato e la pioggia scesa all’alba si era asciugata quasi a dimostrare che le nuvole si spostano nell’attimo in cui s’incontra l’anima gemella. Lei era quella che cercava da un’esistenza intera, quella che nemmeno Dio era riuscito a fargli conoscere prima di allora. Forse proprio Dio dall’alto dei cieli si era ricordato di Giovanni e aveva deciso che sarebbe dovuto essere quello il giorno adatto per attraversare l’altro lato di via Bartolini. Un tratto di strada fatto di sampietrini appoggiati al suolo e voglia d’amore dentro il corpo. Giovanni l’audacia la tratteneva nascosta lungo la spina dorsale. Avrebbe voluto attraversare la carreggiata, racimolare un pezzo di eroismo e farlo giungere ai muscoli delle gambe che l’avrebbero accompagnato dall’altra parte della strada a prendersi quello che desiderava da molto tempo. Ma lui la forza di provarci non l’aveva nel DNA. Giovanni era nato al contrario con la paura d’amare qualcuno per davvero. MA DOVE SEI? aveva scritto a un certo punto Valentina in maiuscolo per l’ennesima volta seduta alla sua scrivania. Gli aveva lasciato anche un messaggio in segreteria: Abbiamo un po’ di problemi Giovanni, chiamaci!. Ma Giovanni dal primo giorno passato lungo quella via aveva imparato che il cuore può anche saltare un battito, ma che di amore non si può morire fino a quando non si muore per davvero.

    La Legge di attrazione era perfetta. Non si smentiva mai. Giovanni aveva letto diversi testi in merito a questa teoria della legge di attrazione ed era giunto alla conclusione che i simili si attraggono e i diversi si respingono. Secondo quel libro siamo come calamite solo che funzioniamo al contrario, cioè i poli uguali si attraggono. Una cosa strana ma che funziona. A pagina centotredici di The Secret, uno dei libri più venduti al mondo, una certa Marie Diamond, consulente di Feng Shui e insegnante oratrice scrive:

    Il segreto significa che noi creiamo il nostro universo e che ogni desiderio che vogliamo realizzare si manifesterà nella nostra vita. I nostri desideri, pensieri e sentimenti sono quindi importantissimi, perché si realizzano.

    Si potrebbe immaginare leggendo queste parole che questa signora abbia dei grossi problemi esistenziali, seguiti da tutta una serie di stati emozionali depressivo-compulsivi per scrivere e professare cose del genere, ma Giovanni in quel periodo si era appassionato all’argomento fino a mettere in pratica alcune iniziative tra cui appunto: Fare delle azioni e cioè mettersi in moto nei confronti di quello che in effetti voleva ottenere. Sopra quell’incrocio però, sopra quei sampietrini che delimitavano un lato e l’altro del marciapiede tutta la sua buona volontà nel riuscire ad attraversarlo svaniva nell’istante in cui appoggiava un piede e scendeva dalla sua banchina e nel tentativo di trovare il coraggio di passare dall’altra parte indietreggiava lasciando spazio al timore di fare o meno la cosa giusta. Giovanni immancabilmente risaliva, rallentava la camminata e lasciava sfilare quella ragazza più avanti rispetto a lui, in modo da poter continuare così a osservarla da lontano, senza intromettersi nella sua esistenza.

    Poco dopo Giovanni, prima di piazza San Cristoforo, si fermava e la lasciava sfilare mentre lui fingeva di guardare in basso da sopra il ponte che attraversa il piccolo canale della Roggia. Da lì in poi a Giovanni si arrestava il fiato mentre lei giungeva alla fermata dell’autobus numero uno della linea quindici che porta fuori città. La ragazza attendeva solitamente il suo autobus appoggiata con la schiena al colonnato davanti alla vetrata del caffè Astoria, una caffetteria storica situata sotto i portici della piazza, con le cuffiette

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