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Scandalo in società: Harmony History
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E-book240 pagine3 ore

Scandalo in società: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra, 1817
Dopo un chiacchierato passato da libertino, l'affascinante Charles Alden, Visconte di Dayle, decide di entrare in politica, diventando un irreprensibile membro della Camera dei Lord. Qualcuno, tuttavia, cerca di screditarlo, fornendo alla stampa falsi ma assai succulenti pettegolezzi sulla sua vita sentimentale. Proprio in quel periodo, torna nella capitale la sua più vecchia e cara amica, Sophie, trasformatasi nel frattempo in una splendida creatura. Ribelle e indipendente, non è certo la donna di cui Charles ha bisogno per salvare la propria immagine, ma l'amore, quando è sincero, sa infrangere ogni ostacolo e sconfiggere ogni nemico, anche uno che si nasconde nell'ombra e che è molto più vicino a loro di quanto possano immaginare...
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2019
ISBN9788858994900
Scandalo in società: Harmony History
Autore

Deb Marlowe

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Scandalo in società - Deb Marlowe

    Immagine di copertina:

    Bruno Faganello

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Scandalous Lord, Rebellious Miss

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2007 Debra Bess

    Traduzione di Rossana Lanfredi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-490-0

    1

    Londra, primavera 1817

    Charles Alden, Visconte di Dayle, sprofondò nella sua poltrona preferita in uno dei salotti di White’s. Era presto e, attraverso le grandi finestre, la luce del mattino inondava la stanza. Sopra un tavolino al suo fianco erano posati un bricco di caffè, un piatto di pasticcini e una pila di giornali. Charles aprì il Times, affondò i denti nella calda, burrosa morbidezza di una focaccina e si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto.

    Fu soltanto dopo avere letto il primo giornale e mentre prendeva l’Edinburgh Review, che si accorse che qualcosa non andava.

    Intorno a lui si era fatto il vuoto e il salotto, di solito affollato di gentiluomini che cominciavano un nuovo giorno o concludevano il precedente, era quasi deserto, eccezion fatta per qualche sparuto gruppetto che, ben lontano da lui, bisbigliava con aria furtiva.

    Un uomo incrociò il suo sguardo, gli lanciò un’occhiata di profondo disprezzo e uscì, reclamando il proprio cappello.

    Assalito da un sinistro presentimento, Charles si rivolse al domestico che, un’espressione comprensiva sul volto, gli versava dell’altro caffè. «Bene, Bartlett, vedo che tu ne sai più di me. Dimmi, dunque.»

    Bartlett si schiarì la gola. «Mi sono preso la libertà di aggiungere una copia dell’Oracle ai vostri soliti giornali, milord. Forse desiderate scorrere l’articolo di fondo.»

    «L’Oracle? Ma è poco più di un foglio scandalistico! Comunque grazie, Bartlett.»

    Charles prese il giornale con una certa trepidazione e trovò quasi subito l’articolo che cercava.

    Astro nascente dei Conservatori oppure lupo travestito da agnello?

    Si dice che un libertino pentito sia il migliore dei mariti... ma che razza di politico diventa?

    Questa domanda si attaglia alla perfezione a Lord D., un tempo giovane gaudente e licenzioso e ora convertito in responsabile Pari d’Inghilterra. O no? A sentire certe recenti voci, c’è da chiedersi se non abbia cambiato la sua zona di pascolo solo per trovare nuove prede.

    Ultimamente Lord D. è stato visto spesso al fianco della famosa Lady A. Forse ciò non dovrebbe sorprendere, data la passata predilezione di lui per donne dalla dubbia moralità e la nota preferenza di lei per i giovani emergenti del partito politico del marito. Quello che sorprende è che un uomo esperto in certe... questioni come Lord D. sia potuto finire in una situazione tanto drammatica. Ieri, infatti, Lord A. è tornato a casa prima del previsto, giusto in tempo per notare un gentiluomo dalla scura chioma uscire dalla sua residenza attraverso la finestra della... camera da letto di Lady A.

    A quanto pare la dama è stata spedita in campagna, ma che ne sarà del gentiluomo in questione?

    Non si può negare che Lord D. sia un uomo dai molteplici talenti. Si mormora che sia in predicato per un’alta carica, ma noi dell’Oracle non possiamo fare a meno di domandarci se i Conservatori non dovrebbero riflettere meglio su tale eventualità. Siamo certi che si possa trovare qualcuno dotato di una maggiore integrità morale. Poiché se Lord D. non è in grado di rispettare le mogli dei colleghi di partito, come potrà rispettare la Nazione?

    Per un lungo momento Charles restò immobile, mentre una collera sorda s’impadroniva di lui. Maledizione! Mesi di duro lavoro, innumerevoli, estenuanti ore passate a costruirsi una facciata rispettabile. E tutto distrutto in un istante per colpa di un perfido pennivendolo.

    «Tenete la testa alta, ragazzo mio!» La voce tonante del vecchio Lord Rackham, che si era fermato dietro la sua poltrona, fece sussultare Charles. «Non fatevi vedere sconfitto da loro, è la cosa migliore. Domani qualcun altro verrà sorpreso a cacciare in territorio altrui e parleranno di lui. Presto vi dimenticheranno, vedrete.» E, dopo un’altra pacca d’incoraggiamento, il vecchio gentiluomo si allontanò per raggiungere i suoi amici.

    Con lenti, studiati movimenti Charles finì il caffè. Lord Rackham aveva ragione. Non doveva far pensare a nessuno che si vergognava; così si alzò, si mise la copia dell’Oracle sotto il braccio e, dopo aver fatto scivolare una moneta nella mano di Bartlett, uscì dal club.

    In St. James’s Street si fermò un momento, irritato dal sole abbagliante e dal traffico. Poi scoppiò in una gran risata. Ma chi diavolo credeva di essere? L’eroina di qualche romanzo gotico? Tuoni, lampi e fulmini dovevano forse squassare il cielo e i poveri comuni mortali correre a cercare rifugio, solo perché la carriera politica del Visconte di Dayle era in pezzi?

    Come a rispondergli, una brezza tesa gli scompigliò i capelli e Charles cominciò a dirigersi verso Mayfair. Chi credeva di essere? Ecco la domanda del giorno, no, dell’anno.

    Una sola era la risposta. Lui era il Visconte di Dayle, imitazione ben costruita dell’uomo che avrebbe dovuto essere degno di quel titolo. E senza la carriera politica, il Visconte di Dayle non era nessuno.

    La sua mente correva da uno scenario all’altro, alla disperata ricerca di un modo per salvare la situazione. Perduto nel turbine dei suoi pensieri, Charles si avvicinò a Piccadilly e non notò né il vento che aumentava d’intensità né la voce che gridava il suo nome.

    Fu solo quando qualcuno gli afferrò un braccio che tornò a essere cosciente del mondo che lo circondava.

    «Dayle, non hai sentito che ti chiamavamo?» Erano Henley e Matthews, due dei più degenerati fra i suoi compari di un tempo. Indossavano ancora i vestiti da sera e avevano un aspetto orribile. Charles sussultò.

    Quei due lo avrebbero fatto a pezzi, dopo aver letto l’Oracle.

    «Scusate, ragazzi, ero perso nella nebbia dei miei pensieri» replicò, cercando di avere un tono leggero.

    «È un piacere vederti, Dayle. È passato un secolo dall’ultima volta che siamo usciti insieme. Perché non lasci perdere i dibattiti politici e non vieni con noi? Sei troppo giovane per seppellirti alla Camera» disse Henley con quel suo tono strascicato.

    «Stiamo andando a mangiare un boccone» intervenne Matthews. «Sei stato nel nuovo bordello di Bentinck Street? Apre di mattina e offre anche la prima colazione. Mrs. Pritchett pensa proprio a tutto.»

    Charles lottò contro il desiderio di seguirli. Come sarebbe stato facile dimenticare il dolore dell’ultimo anno e l’umiliazione di quella mattina fra le braccia morbide e calde di una donna! E lasciar perdere tutto, finirla una volta per sempre con quella recita.

    Scosse la testa, per liberarsi di quel pensiero. No. Charles Alden era morto. Ucciso dallo stesso destino maligno che si era portato via la vita di suo fratello e sepolto dalla disperazione che aveva travolto suo padre. Non poteva più tornare indietro. Doveva andare avanti, invece. Avanti, un passo dopo l’altro, con decisione. Così rifiutò l’offerta di Henley e Matthews, li salutò e attraversò Piccadilly.

    Quando giunse in Berkeley Square, la tentazione aveva perduto ogni fascino e il Visconte di Dayle era di nuovo nel pieno possesso delle sue facoltà, pronto a concepire un piano d’azione.

    Il vento era diventato ancora più forte e spingeva nel cielo grosse nuvole che andavano a coprire il sole, quando Charles entrò nella sua casa di Bruton Street.

    «Milord» lo accolse il maggiordomo, «perdonatemi, non vi aspettavamo tanto presto...» proseguì, a disagio.

    «Non occorre che ti scusi, Fisher» ribatté Charles, dirigendosi verso la biblioteca. «Piuttosto, potresti mandare qualcuno a prendere mio fratello? Trascinatelo se necessario, ma ditegli che ho bisogno di lui subito. E portami del caffè» concluse voltandosi.

    «Un momento, milord!» lo richiamò il maggiordomo. «C’è un visitatore che vi aspetta.»

    «A quest’ora?»

    Fisher non ebbe modo di replicare perché in quel momento la porta della biblioteca si spalancò.

    «Dayle! Questa volta pagherete per la vostra perversità. Nominate i vostri secondi!»

    «Lord Avery, che piacere vedervi!» esclamò Charles, passandosi una mano sulla fronte. «Ripensandoci, Fisher, portami del brandy. E ora, milord» aggiunse con voce tranquilla, spingendo l’uomo nella stanza, al riparo dagli occhi indiscreti della servitù, «credo sia un po’ precipitoso parlare di secondi, mentre sarei felice di discutere con voi del disegno di legge in favore dei poveri.»

    «Non cercate di distrarmi, razza di cascamorto! So quello che avete fatto con mia moglie. Tutta Londra lo sa!» Lord Avery, un uomo piuttosto anziano, era grigio in volto e Charles lo fece sedere su una sedia. L’ultima cosa che ci mancava era che quel pazzo svenisse nel suo studio.

    «Sono tutte sciocchezze, milord» tentò di spiegargli. «Ieri sera ho cenato al Clarendon e sono stato là a chiacchierare fino a tardi. Numerosi gentiluomini sono in grado di testimoniarlo. Possiamo andare a chiamare anche adesso uno di loro.»

    «Io so solo quello che ho visto, repellente bellimbusto!»

    «Non posso sapere quello che avete visto, milord, ma so che non ero io.» Il tono di voce di Charles divenne più deciso.

    «Mi credete pazzo? Vi ho visto con questi occhi e tutta Londra sa che uomo siete!»

    «Signore, io ho parlato soltanto una volta con vostra moglie, per pochi istanti e in pubblico. Riconosco che è affascinante e molto bella, ma qualunque problema abbiate con lei non ha nulla a che vedere con me.»

    Charles vide il primo barlume d’incertezza sul viso dell’altro. Allora, un’espressione dura sul volto, concluse: «Se però decidete di non credermi, ebbene cercherò un secondo».

    Jack arrivò proprio in quel momento, pronto a difendere l’onore del fratello, ma ormai Lord Avery aveva ceduto. L’anziano gentiluomo si prese la testa fra le mani mentre Charles salutava Jack e un domestico portava il brandy. Avery ne accettò un bicchiere, lo svuotò in un sol sorso, poi protese il braccio per averne un altro. Infine si alzò.

    «Per ora mi basta la vostra spiegazione, Dayle, ma controllerò ciò che mi avete detto e, se è una menzogna, tornerò. D’altronde perché avrebbero dovuto fare il vostro nome, se non c’entrate nulla? Non ha senso.»

    «È esattamente quello che penso anch’io, milord» ribatté Charles.

    «Non è il momento di fare dell’ironia!» scattò Lord Avery, irritato. «Il mio onore e quello di mia moglie sono stati distrutti.» Tacque un momento, poi proseguì. «So che molti nel partito credono alla vostra trasformazione. Il libertino pentito... Ma io no! Conosco la vostra storia e quello che è successo oggi è la conferma che non siete cambiato. Sempre arrogante, provocatorio. Proprio come le vostre deboli idee politiche. È già discutibile che vi schieriate con le masse dei pezzenti contro i vostri simili nella Camera dei Lord, ma questo! Questo è imperdonabile e molti altri Conservatori la penseranno come me, quando avrò finito con voi!» Andò alla porta, ma si fermò sulla soglia. «Se non trovo conferma alla vostra versione dei fatti, domani mattina vi chiederò soddisfazione.» E uscì sbattendo la porta.

    Charles cominciò a passeggiare per la stanza.

    «Mi dispiace, Charles.» Il tono di Jack era quieto, prudente. «Non ne capisco molto, ma so quanto la politica sia diventata importante per te.»

    Charles annuì e bevve un sorso di brandy, poi andò alla finestra e guardò la pioggia che ormai cadeva a dirotto.

    «Gettami un osso, vuoi? Sto cercando di fare il fratello comprensivo.» Jack venne a mettersi alle sue spalle. «Dopotutto è solo uno scandalo, una voce. È così grave?»

    Charles fissò il volto del fratello riflesso nel vetro della finestra. «Sì, è grave, e non sarebbe potuto arrivare in un momento peggiore. Il Ministero del Commercio cerca qualcuno da mettere a capo di un comitato d’indagine sulle aree agricole depresse ed era stato fatto il mio nome. Jack, quel posto mi spalancherebbe la strada verso incarichi molto più prestigiosi.» Si passò una mano fra i capelli e continuò. «Guardati intorno, fratellino. In questo paese regna la confusione più totale e io ho finalmente raggiunto una posizione dalla quale posso fare davvero qualcosa.» Si batté con violenza il pugno su una mano. «Ora qualcuno vuole usare il mio passato per distruggermi. Nessuno mi prenderà più sul serio e io sarò solo l’ennesimo aristocratico buono a nulla che non sa nemmeno tenersi abbottonati i pantaloni! Questa storia potrebbe rovinarmi e la mia carriera politica potrebbe finire prima ancora di cominciare.»

    «E sarebbe tanto terribile?» Jack posò la mano sulla spalla del fratello. «Phillip è morto, Charles, ma tu no, forse è arrivato il momento di lasciar perdere tutto. Potresti tornare alla tua vecchia vita, potresti andare a trovare la mamma, a Fordham.»

    «No!» urlò Charles. «Non posso.» Fissò il bicchiere, ma non vi trovò risposta... né consolazione. Come poteva spiegare la propria disperazione a Jack? C’erano cose che il fratellino non avrebbe mai potuto capire. «Ho bisogno di tutto questo, Jack. Non so spiegarlo, ma ne ho bisogno, e tu devi aiutarmi a uscire da un simile pasticcio.»

    Jack restò in silenzio per un momento, poi andò a versarsi da bere. «Che cosa intendi fare?» gli domandò infine.

    «Suppongo di dover dimostrare una rettitudine ancora maggiore» rispose Charles con una smorfia.

    «Maggiore di cosa?» Jack scoppiò a ridere. «Non sarai stato davvero tu a saltare giù dalla finestra di quella vecchia sgualdrina, no?»

    «Buon Dio, no! Sono pronto a fare qualunque cosa per la politica, ma un’azione del genere sarebbe davvero troppo. E poi credo che Lady Avery civetti con noi giovanotti solo per distogliere l’attenzione del marito da quelle centinaia di migliaia di veterani che vanno alla deriva senza pensione e riportarla su di sé. Questa volta però ha esagerato.» Charles si passò una mano sulla fronte. «Eppure devo ammettere che è stato davvero un colpo da maestro. Chiunque ci sia dietro tutto questo, non è uno sciocco. Ha mandato in fumo mesi di lavoro e l’ha fatto con le armi che io stesso gli ho fornito. Il tutto senza lasciare alcuna traccia.»

    «A qualcuno non piace l’influenza che cominci ad avere. Ma come facciamo a stanare quel bastardo?»

    «Per prima cosa devo trovare l’idiota che ha scritto quel pezzo sull’Oracle. Che lo voglia o meno, mi dirà chi sono le sue fonti. Questo però non basterà a scoprire il codardo che ha architettato tutto. No, dovrò dargli qualcosa di meglio di cui parlare.»

    Jack quasi si soffocò con il suo liquore. «Meglio di donne e scandali? Ma non c’è nulla, Charles!»

    «Oh, sì che c’è, caro fratellino.»

    «E che cos’è?»

    «Un matrimonio.»

    In quel momento il fragore di un tuono fece vibrare tutta la casa.

    «Un matrimonio?» riuscì a chiedere Jack, sbigottito. «E con chi?»

    «Con la più pedante, noiosa, irreprensibile damigella che tu riuscirai a trovare in società.» Charles scrollò le spalle. «È evidente che l’unico modo che ho per far dimenticare i miei eccessi del passato è quello di garantirmi un futuro spento e monotono. Fammi una lista delle più vereconde, le più riservate. Io sposerò quella che sta in cima.»

    Un altro tuono rimbombò nella casa. I vetri delle finestre tremarono. Alle spalle dei due fratelli il ritratto del padre vibrò, si staccò dai suoi sostegni, cadde sulla mensola del camino e andò a finire sul pavimento, a faccia in giù.

    2

    Il passo leggero, la cartelletta con i disegni che ondeggiava e la cameriera che arrancava per tenere il passo, Sophie Westby attraversava Cheapside. Un vento teso le frustava le gonne, sfidava il nodo che tratteneva il suo cappellino. Sophie sollevò il viso, inalò l’aria frizzante e sorrise, deliziata. Londra poteva essere sudicia, a volte volgare, spesso grigia, ma era anche incredibilmente viva.

    Dopo anni d’isolamento trascorsi nelle quiete della campagna, nella vita di Sophie aveva cominciato ad accadere qualcosa. Disegnare mobili era da tempo la sua passione e, nel tentativo di allietare gli ultimi, solitari mesi di una difficile gravidanza alla sua carissima amica Emily Lowder, aveva pensato di ridecorare la nursery della sua casa di campagna. L’idea aveva avuto un incredibile successo. Le due giovani donne si erano così divertite ed Emily era stata così felice del risultato, che aveva affidato a Sophie anche l’incarico di occuparsi dei suoi salotti, troppo scuri e affollati di mobili. La nursery era stata presentata in occasione del primo compleanno del piccolo Edward e, con un certo dispiacere di Sophie, la stanza aveva quasi eclissato il piccino.

    Ne era stata molto colpita anche la Viscontessa di Dayle, la gran dama più raffinata ed elegante del vicinato. Lady Dayle aveva lasciato scorrere uno sguardo esaminatore sulla stanza e sulla sua ideatrice e, in un incredibile succedersi di eventi, aveva offerto a Sophie di trascorrere la stagione a Londra in vista di un grandioso quanto misterioso progetto di ristrutturazione che aveva intenzione di affidarle.

    Così, prima ancora che potesse rendersene davvero conto, Sophie si era ritrovata sistemata nella residenza londinese dei Lowder e finalmente incoraggiata a dedicarsi al suo lavoro di disegnatrice.

    Il risultato di tutto ciò era la giovane donna assolutamente inebriata dalla felicità, che in quel momento attraversava Cheapside.

    Una giovane donna che, poco prima, era scesa dalla carrozza, bloccata da un carretto carico di carbone capovolto in mezzo

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