#MeToo: Il patriarcato dalle mimose all’hashtag
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Info su questo ebook
Si snoda e sviluppa un acceso dibattito sulla Giustizia e sulla Libertà sessuale.
Il libro si propone di analizzare questo fenomeno inedito alla luce del ruolo svolto dai centri antiviolenza in un contesto patriarcale, orientando un potente riflettore sull’importanza del concetto di differenza di genere. Vi si descrive il contributo che la formazione scolastica, l’educazione di bambini e bambine e le neuroscienze possono offrire al miglioramento delle relazioni umane.
Infine ci si addentra nella zona più all’avanguardia, quella della Intelligenza Artificiale, occasione per un nuovo patto tra uomini e donne.
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Anteprima del libro
#MeToo - Maria Chiara Risoldi
Maria Chiara Risoldi
#MeToo
Il patriarcato dalle mimose all’hashtag
#MeToo
Il patriarcato dalle mimose all’hashtag
di Maria Chiara Risoldi
Collana Transiti
a cura di
Vittorio Zambardino
ISBN 9788893372398
copyright © 2018 Antonio Tombolini Editore
digital rights reserved
Via Villa Costantina, 61,
60025 Loreto Ancona
Italy
email: info@antoniotombolini.com
www.antoniotombolini.com
Immagine di copertina a cura di Marta D’Asaro
Editing a cura di Antonino Emanuele Valere
L’autrice devolve i diritti d’autore alla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna Onlus
ISBN: 9788893372398
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
PREFAZIONE
PREMESSA
#MeToo
DIFFERENZA DI GENERE
SPUNTINI DI NEUROSCIENZE
DIFFERENZE DI GENERE E CERVELLO
IL PATRIARCATO
ROBOT: MASCHI O FEMMINE?
L’ACCADEMIA
CONCLUSIONI: BREVE NOTA DELL’AUTRICE
PREFAZIONE
#MeToo ci ha raggiunti con la forza dell’alluvione mediatica. Ci ha disturbati nelle certezze e nei pregiudizi. Nessuno fra noi - e meno ancora i media - ha compreso che non si trattava della solita tempesta da social network. È stato altro e di più, e non si può chiedere sempre e solo al giornalismo di produrre un approfondimento che diventa sempre più difficile da realizzare mentre si sta sul pezzo
. Perché non c’è tempo. Perché le notizie si susseguono e, apparentemente uguali, rafforzano un’interpretazione di ideologie su opposti schieramenti.
Aggiungiamo la naturale pigrizia dei media, quasi un criterio economico di sopravvivenza in un tempo di crisi radicale, ed ecco che stavamo per scambiare un avvenimento fondamentale per la denuncia tardiva delle abitudini di pochi. Quasi uno scandalo di cronaca rosa
.
Maria Chiara Risoldi ha lavorato in corsa, e ha realizzato un approfondimento che scava dentro la psiche individuale e sociale, maschile e femminile. Scompone le posizioni emerse nel discorso pubblico e ne dimostra i limiti e gli errori. Ci porta fuori dal senso comune che sembra custodire certezze granitiche e ci dona uno sguardo empatico sulle donne e gli uomini.
Lo fa giocando nella scrittura gli elementi della sua biografia, quando analizza il suo oggetto alla luce della politica, della storia del movimento delle donne e con l’approccio della psicoanalisi e delle neuroscienze. Non sono o non sono solo le riflessioni di una studiosa, ma il pensiero di una psicoanalista che nel movimento delle donne ci è stata e ci sta ancora.
Scritto col ritmo di un reportage, questo piccolo libro è in realtà il saggio che in altri tempi avrebbe richiesto mesi e mesi di lavoro (e mesi e mesi per la pubblicazione). Ma Maria Chiara produce cultura in velocità, che è quello che andrebbe fatto sempre, raccontandoci un passaggio di questo tempo che è destinato a segnare un transito di costumi e linguaggi.
Vittorio Zambardino
PREMESSA
Ho davanti agli occhi la foto di una donna. In piedi, su un palchetto improvvisato, i capelli sciolti al vento, il velo che sventola legato a un bastone. Trema il cuore a pensarci. Sta rischiando la vita a Teheran.
Sarà infatti arrestata il 28 dicembre. Aveva aderito a My Stealthy Freedom, il movimento promosso sui social dalla giornalista Masih Alinejad. Social immediatamente oscurati dal più oscurantista Stato patriarcale.
Poco prima, sempre usando i social, l’attrice Alyssa Milano, dagli Usa, aveva invitato le donne a non tacere più gli abusi subiti, lanciando su Twitter #MeToo, hashtag diventato virale in pochissimo tempo. Nel mondo nordoccidentale centinaia di migliaia di donne denunciavano molestie, abusi, violenze sessuali subite in ogni ambito lavorativo. L’evento ha avuto il suo apice con il breve discorso di Oprah Winfrey, pronunciato accettando il premio alla carriera ai Golden Globe, il 7 gennaio 2018: «Per troppo tempo, le donne non sono state ascoltate o credute quando hanno osato dire la loro verità contro questi uomini di potere. Ma il loro tempo è scaduto. Il loro tempo è scaduto. Il loro tempo è scaduto» ha aggiunto, citando Time’s Up, il progetto – nato a inizio gennaio – che riunisce oltre 300 donne di Hollywood contro le molestie sul lavoro.
Sulla pagina Facebook del movimento My Stealthy Freedom, il 17 gennaio 2018, si poteva leggere questo appello: «Con la mia sciarpa bianca verso la rivoluzione. Oggi vado nella stessa strada dove una donna coraggiosa stava sventolando una sciarpa bianca attaccata a un bastone. #Whitewednesdays: chiediamo a tutti i popoli del mondo di partecipare alla nostra tempesta di tweet per scoprire cos’è successo a quella donna coraggiosa. Non ci dimentichiamo di lei finché non avremo notizie ulteriori».
Cosa hanno in comune queste donne? La società patriarcale. Una è feroce, l’altra è in crisi. La differenza è tra regime e democrazia. La differenza è la vita o la morte. Tra censura e libertà di parola.
Le nostre democrazie nordoccidentali consentono una accesissima discussione che, da dicembre 2017 fino al momento in cui finisco di scrivere, non si è placata, per fortuna, nemmeno un giorno.
Da Hollywood alle aziende, dagli uffici alle università, le denunce sono continuate. Donne famose e non denunciavano uomini famosi e non. Con conseguenze molto gravi per alcuni uomini, con infiltrazioni moralistiche e abusi di perbenismo. Ogni giorno, fino al momento in cui scrivo, femministe note, intellettuali, scrittrici e scrittori, attrici e attori, donne e uomini, hanno preso posizione. Un manifesto di donne francesi, firmato da Catherine Deneuve, è arrivato perfino a rivendicare la libertà per gli uomini di importunare le donne.
Analisi più o meno raffinate e approfondite sulla libertà sessuale, sulla relazione uomo-donna e sul corteggiamento riempivano i media e i social.
Tra tante parole a me, personalmente, ha colpito l’assenza di una parola. Patriarcato è la parola di cui ho sentito la mancanza nella discussione.
La mia impressione era che la suddetta fosse una discussione decontestualizzata, astratta.
Non ritengo possibile discutere di relazioni sessuali senza contestualizzarle. Sicuramente molti interventi davano il contesto patriarcale per scontato. Ma in assenza della descrizione del contesto come si fa a sapere se questo è implicito o se è assente?
Il paradosso per me, abituata per via del mio lavoro di psicoterapeuta al problema del silenzio delle donne, della tremenda fatica del denunciare, perfino della difficoltà di rendersi conto di stare subendo un abuso, una violenza, era che, davanti a una presa di parola di massa da parte delle donne, una delle preoccupazioni principali riguardasse le conseguenze che avrebbero subito gli uomini da tale fatto. Non sto dicendo che questa preoccupazione non debba essere sempre all’ordine del giorno, perché possono esserci false accuse, non è necessariamente sempre vera la parola di una donna. Sto dicendo che questa preoccupazione non può oscurare l’interrogarsi sulla novità dell’evento. Ma per cogliere la novità di un evento è necessario analizzarlo nel contesto.
Quello che stava succedendo era così nuovo che mi sembrava necessario cercare di capire che cosa stesse succedendo, che spostamento di rapporti di potere fosse in atto.
La violenza sessuale, la violenza