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Tremila mani
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E-book273 pagine2 ore

Tremila mani

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Info su questo ebook

Questo libro è una raccolta di brevi racconti fantastici e reali.

Leggendoli, spero vi regalino una sincera emozione ed una fresca boccata

d'aria buona o, più semplicemente, un piccolo sorriso.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mar 2018
ISBN9788892697447
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    Anteprima del libro

    Tremila mani - Franco Ganeo

    mani

    Tremila mani

    Racconti

    di

    Franco Ganeo

    Tremila mani

    Racconti

    di

    Franco Ganeo

    Immagine di copertina

    creata da Valeria Vezzaro

    dipinto La vita acrilico su tela

    6

    PICCOLO MONDO

    Uscì sbattendo talmente forte la porta da frantumare quasi l’intera

    vetrata, non fosse stato per quei vetri spessi, leggermente ondulati in entrambi i lati e con una sottile rete metallica all’interno, degni eredi di un orrendo stile anni settanta, indubbiamente più adatti alle finestre di un carcere piuttosto che ad una porta d’entrata qualunque di un

    anonima abitazione.

    Era arrabbiato, furioso, abbattuto ed affranto perché toccato nel vivo

    senza un po’ di delicatezza e men che meno col minimo cenno di

    comprensione.

    Appena tornato da scuola, il fratello maggiore l’aveva accompagnato

    nella propria camera chiedendogli perché mai appena terminato

    pranzo o cena se ne andasse in bicicletta sull’enorme parcheggio a

    poche centinaia di metri da casa, correndo a perdi fiato seguendo il

    perimetro dello spiazzo senza mai fermarsi, così da sembrare

    letteralmente uno scemo paranoico.

    "Ho creato una storia fantastica ed ogni qualvolta appoggio i piedi ai

    pedali iniziando a spingere più che posso, nasce un nuovo capitolo, un

    altro episodio. Che dici , son matto?"

    -Si, lo sei!. L’insulsa risposta però, non pronunciata dal vicino

    interlocutore ma bensì dal suo caro amico che, nascosto dietro la porta socchiusa origliando e sghignazzando come un pagliaccio inebetito,

    altro non aspettava se non un entrata in scena con tanto di battuta

    perfetta seguita da uno scrosciare di applausi, l’aveva ferito quanto

    una pugnalata alla schiena e fatto scappare dalla collera.

    Avrebbe voluto catapultarsi immediatamente nel suo piccolo mondo

    immaginario col maestoso castello dove i regnanti non erano altro se

    non un colossale alano ed un elegante dobermann, i bovari svizzeri ed

    i rhodesian ridgeback principi e principesse. Mastini di ogni colore,

    dal rosso mogano francese al grigio piombo napoletano passando per

    il fiammeggiante tibetano, come consiglieri di corte, per finire poi con i giullari travestiti e camuffati da basset hound, da bulldog inglese o da welsh corgi. Vero punto di forza era l’esercito composto da cento

    razze diverse, potenti, atletiche ed allo stesso tempo fiere di essere al servizio del nobile casato: rottweiler, schnauzer, boxer, terrier nero

    russo, fila brasileiro, leonberger e tante,tante altre ancora, pronte a 7

    difendere le sacre mura dagli invasori: gli astuti ed organizzatissimi lupi con i loro branchi e con al seguito i cugini più prossimi.

    Dall’attivo ed instancabile alaskan malamute al muscoloso shiba, per

    terminare col dignitoso akita.

    Non fosse stato per la differenza d’età, dimensioni e forza, vi avrebbe trascinato dentro quel ridicolo idiota lasciandolo proprio vicino al

    ponte levatoio necessario ad oltrepassare il profondo fossato infestato di alligatori, squali, piranha e lì, in campo neutro, le potenti ganasce ed i denti appuntiti degli eccezionali lottatori di entrambe le fazioni, gli avrebbero disintegrato e sbriciolato pantaloni, scarpe, felpa ed ogni indumento lo coprisse, fino a spogliarlo completamente rendendolo

    nudo come un insignificante verme. Questa volta la sonora risata a

    crepapelle sarebbe stata tutta per lui!

    Afferrata la sua bella bici rosso metallizzata, in una frazione di

    secondo si ritrovò senza manco rendersene conto proprio sul

    gigantesco spiazzo ma, anziché preparare i polpacci, i femorali ed i

    quadricipiti ai poderosi slanci , preferì appoggiare la sua velocissima due ruote e sedersi su una delle tre belle panche posizionate sul lato ad ovest. La prima da destra era riservata a Corrado e alla moglie Maria

    che di lì a pochi minuti sarebbero arrivati. Un’anziana coppia dolce,

    pacata e saggia che un paio di volte al giorno , mano nella mano,

    usciva di casa per una breve e lenta passeggiata , un po’ d’aria nuova

    sedendosi a riposare i piedi stanchi e, guardando saettare il giovane

    col suo destriero rosso, per divertirsi bonariamente.

    Corrado, camminando e sostenendo delicatamente col braccio la sua

    dama, che, causa un ictus, aveva perso l’uso della parola ed in parte

    quello delle gambe, una volta raggiunta la loro incantevole panchina,

    guardando il giovanotto gli domandò perché mai fosse fermo

    immobile seduto come un decrepito antico anziano, anziché a pedalare

    come suo solito. Tanto era il risentimento che da subito questi non

    rispose, ma per il gran rispetto verso il buon vecchio sapiente,

    inspirando profondamente riempiendo i polmoni e liberando un po’ la

    mente, voltandosi ed incrociando lo sguardo dei due mirabili

    sposini, con un fastidioso nodo in gola dovuto alla tensione, disse:

    Denis, l’amico stupido di mio fratello… e svelò quanto accaduto.

    I due vecchietti alzarono lievemente gli angoli della bocca e fissando

    il suo canuto cavaliere, l’inequivocabile gesto di lei che pareva

    suggerire un innocuo dai Corrado, diglielo, diede inizio al racconto

    8

    di quest'ultimo…di quando, alla sua stessa età, da piccoli pezzetti di legno, scolpendoli con un coltellino, ne ricavava dei soldatini uno più sgangherato dell’altro.

    Ad esempio, alcuni sembravano troppo grassi per divenire veri

    condottieri o semplici gregari, altri troppo flaccidi da non restare

    fermi e fieri in posizione eretta se non appoggiandovi qualche

    bastoncino di fortuna, ed altri ancora dalle proporzioni ridicole con

    teste minuscole e gambe chilometriche rispetto al busto. I pochi o tanti ben riusciti invece, quelli si, diventavano il suo vero esercito pronto a mille battaglie, conquiste, rivoluzioni, lotte corpo a corpo ed

    ovviamente, a vincere sempre.

    Quanti gli scherni e derisioni, le urla, i calci nel sedere da parte del padre che avrebbe preteso di renderlo lavoratore produttivo ed

    operoso già a dodici anni, altro che perditempo imbambolato a giocare

    coi suoi cubetti di legno. Era il suo piccolo mondo e a quanti avessero avuto il coraggio di sbeffeggiarlo, come un valoroso generale o capo

    tribù, sarebbe stato pronto a scagliare contro un vero e proprio plotone di gendarmi in abete, castagno e robinia. Ma fortunatamente c’era un

    cuore d’oro a fermare o placare le catastrofiche conseguenze belliche.

    Mostrando le mani segnate dal tempo e dal tanto lavoro poi, rievocò il

    tempo in cui, conosciuta una meravigliosa ragazza dagli occhi neri, si

    innamorò, creò una solida famiglia e si impegnò affinché le due figlie

    ora madri ed ottime lavoratrici terminassero l’università. Spiegò che

    da un po’ d’anni, il tempo dedicato a quella ragazzina bella quanto

    allora, era parte integrante della sua vita aggiungendo, con un sorriso quasi fosse tornato per un istante bambino vivace e fantasioso, come

    ancora adesso , ogni qualvolta ne avesse avuto l’occasione, si

    appassionasse giocando col suo micro universo creando nuove

    battaglie e rivoluzioni con i suoi immortali, valorosi e sempre pronti

    soldatini i legno.

    I due si scrutarono colmi di gioia e spensieratamente iniziarono una

    vera e propria discussione accesa e colorata su chi , tra marmorei

    spartani con scudi e lame affilate o strategici branchi di lupi dalle

    mandibole d’acciaio, potesse averla vinta; ma nel mentre una delle

    due coalizioni sembrava aver la meglio sull’altra, si avvicinò

    vacillante e col capo abbassato a guardar l’asfalto Denis.

    I due avversari decisero di deporre le armi per una breve tregua ed

    ascoltando le scuse dell’intruso citrullo, il giovane addestratore

    9

    condottiero non immaginò altro se non una precedente energica tirata d’orecchi da parte del fratello al suo bel amichetto.

    O magari, anzi ne era certo, proprio dal suo pianeta lontano , il re in carne ed ossa, quel magnifico alano paragonabile esclusivamente ad

    un perfetto apollo, ringhiando e ruggendo talmente forte da

    oltrepassare l’atmosfera terrestre con mille onde sonore dirette ai

    timpani dell’oramai pentito imbecille, voleva dargli un piccolo

    avvertimento: solo per stavolta , anziché fargli assaggiare le potenti

    mascelle, sarebbe rimasto calmo e tranquillo in quel fantastico piccolo mondo.

    10

    LASCIAMI SOGNARE

    "Non deve correre ne saltare! Niente scale, non la faccia giocare con

    altri cani, tanto meno con i bambini e, nelle giornate calde,

    assolutamente dentro casa al fresco!!"

    Questo, quanto mi disse uno tra i migliori specialisti veterinari in

    Italia, dopo una interminabile giornata di controlli, radiografie,

    risonanze e qualsivoglia esame possibile. Era la mia prima cucciola di

    American Bulldog!

    Per niente incantevole, aveva però qualcosa di speciale…ti guardava

    spocchiosa ed orgogliosa con il suo petto in fuori come un militare in

    carriera. Sembrava quasi presuntuosa, con un sogghigno che altro non

    diceva se non: attento! Sono una vera bull!

    La chiamai ANOUK( in lingua inuit, orso bianco).

    All’età di nove mesi, ahimè, l’amara scoperta: Soffriva di una

    gravissima malattia che le avrebbe compromesso l’apparato

    scheletrico e la capacità respiratoria.

    Cosa fare? Ogni movimento forzato era seguito da interminabili

    pianti, lamenti e guaiti.

    Era maggio, mi avevano da poco regalato un libro di Kuki Galmann:

    Elefanti in giardino.

    Il mattino della domenica, piacevole e soleggiato, decisi di uscire per una passeggiata con Anouk portando quel testo che ancora odorava di

    nuovo. Dopo una breve camminata trovai il posto ideale. Mi distesi

    sull’erba e cominciai a leggere.

    La mia orsacchiotta mi studiò per alcuni secondi, si distese vicino,

    mise la testa sopra la mia gamba e chiuse gli occhi. Forse sognò con

    me quelle terre sconfinate, foreste magiche, mille profumi, animali di

    ogni specie, orizzonti e notti che solo il continente Africano può

    regalare. Buffa, sbilenca ma altera, quella cuccioletta, era divenuta la mia compagna di sogni ed io per lei, almeno lo voglio credere, una

    specie di antidolorifico naturale.

    Ad inizio giugno di quel anno, fece un caldo anomalo. Temperature

    roventi ed una schifosa umidità, compromisero di più ancora le

    condizioni di salute di Anouk. Il mercoledì di quella settimana decisi

    di portarla in un luogo più fresco, andammo a Castel Tesino. L’ombra

    11

    degli alberi, un tappeto d’erba sublime, il ruscello cristallino, la cascata con acqua fredda e viva, le avrebbero sicuramente giovato.

    Portai con noi un capolavoro di Ernest Hemingway: Il vecchio e il

    mare.

    Trovai un luogo tranquillo, ombreggiato, vicino al torrente così da

    avere come sottofondo il rumore di quell’acqua vispa ed esuberante.

    Cominciai a leggere ed iniziò il nostro sogno! La testa di Anouk era

    appoggiata alla mia gamba, gli occhi chiusi probabilmente perché

    stava già sognando di essere nella corrente del golfo su una barca

    sgangherata con la vela rattoppata da dei sacchi di farina, forse era di fianco a Santiago e lo guardava pescare, forse…forse…forse sta

    ancora lottando contro un altro gigantesco marlyn!

    Ciao piccola ANOUK,CONTINUA A SOGNARE.

    12

    AL PRIMO PIANO

    La secolare magnolia, i robusti faggi, il melograno centenario, il bel

    corbezzolo e le tre querce a far da vedette, rendevano quel parco un

    arcobaleno di colori.

    L’abitazione in stile palladiano distribuita su tre piani, curata nei

    minimi particolari, dai colori tenui ai davanzali delle finestre

    finemente lavorati, dalla porta e balconi intonati a tutto quel verde al solido e imponente portone in ferro battuto, non poteva che attirare lo sguardo di chiunque vi passasse davanti.

    Per completare la perfetta diapositiva, a

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