Tremila mani
Di Franco Ganeo
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Anteprima del libro
Tremila mani - Franco Ganeo
mani
Tremila mani
Racconti
di
Franco Ganeo
Tremila mani
Racconti
di
Franco Ganeo
Immagine di copertina
creata da Valeria Vezzaro
dipinto La vita
acrilico su tela
6
PICCOLO MONDO
Uscì sbattendo talmente forte la porta da frantumare quasi l’intera
vetrata, non fosse stato per quei vetri spessi, leggermente ondulati in entrambi i lati e con una sottile rete metallica all’interno, degni eredi di un orrendo stile anni settanta, indubbiamente più adatti alle finestre di un carcere piuttosto che ad una porta d’entrata qualunque di un
anonima abitazione.
Era arrabbiato, furioso, abbattuto ed affranto perché toccato nel vivo
senza un po’ di delicatezza e men che meno col minimo cenno di
comprensione.
Appena tornato da scuola, il fratello maggiore l’aveva accompagnato
nella propria camera chiedendogli perché mai appena terminato
pranzo o cena se ne andasse in bicicletta sull’enorme parcheggio a
poche centinaia di metri da casa, correndo a perdi fiato seguendo il
perimetro dello spiazzo senza mai fermarsi, così da sembrare
letteralmente uno scemo paranoico.
"Ho creato una storia fantastica ed ogni qualvolta appoggio i piedi ai
pedali iniziando a spingere più che posso, nasce un nuovo capitolo, un
altro episodio. Che dici , son matto?"
-Si, lo sei!
. L’insulsa risposta però, non pronunciata dal vicino
interlocutore ma bensì dal suo caro amico che, nascosto dietro la porta socchiusa origliando e sghignazzando come un pagliaccio inebetito,
altro non aspettava se non un entrata in scena con tanto di battuta
perfetta seguita da uno scrosciare di applausi, l’aveva ferito quanto
una pugnalata alla schiena e fatto scappare dalla collera.
Avrebbe voluto catapultarsi immediatamente nel suo piccolo mondo
immaginario col maestoso castello dove i regnanti non erano altro se
non un colossale alano ed un elegante dobermann, i bovari svizzeri ed
i rhodesian ridgeback principi e principesse. Mastini di ogni colore,
dal rosso mogano francese al grigio piombo napoletano passando per
il fiammeggiante tibetano, come consiglieri di corte, per finire poi con i giullari travestiti e camuffati da basset hound, da bulldog inglese o da welsh corgi. Vero punto di forza era l’esercito composto da cento
razze diverse, potenti, atletiche ed allo stesso tempo fiere di essere al servizio del nobile casato: rottweiler, schnauzer, boxer, terrier nero
russo, fila brasileiro, leonberger e tante,tante altre ancora, pronte a 7
difendere le sacre mura dagli invasori: gli astuti ed organizzatissimi lupi con i loro branchi e con al seguito i cugini più prossimi.
Dall’attivo ed instancabile alaskan malamute al muscoloso shiba, per
terminare col dignitoso akita.
Non fosse stato per la differenza d’età, dimensioni e forza, vi avrebbe trascinato dentro quel ridicolo idiota lasciandolo proprio vicino al
ponte levatoio necessario ad oltrepassare il profondo fossato infestato di alligatori, squali, piranha e lì, in campo neutro, le potenti ganasce ed i denti appuntiti degli eccezionali lottatori di entrambe le fazioni, gli avrebbero disintegrato e sbriciolato pantaloni, scarpe, felpa ed ogni indumento lo coprisse, fino a spogliarlo completamente rendendolo
nudo come un insignificante verme. Questa volta la sonora risata a
crepapelle sarebbe stata tutta per lui!
Afferrata la sua bella bici rosso metallizzata, in una frazione di
secondo si ritrovò senza manco rendersene conto proprio sul
gigantesco spiazzo ma, anziché preparare i polpacci, i femorali ed i
quadricipiti ai poderosi slanci , preferì appoggiare la sua velocissima due ruote e sedersi su una delle tre belle panche posizionate sul lato ad ovest. La prima da destra era riservata a Corrado e alla moglie Maria
che di lì a pochi minuti sarebbero arrivati. Un’anziana coppia dolce,
pacata e saggia che un paio di volte al giorno , mano nella mano,
usciva di casa per una breve e lenta passeggiata , un po’ d’aria nuova
sedendosi a riposare i piedi stanchi e, guardando saettare il giovane
col suo destriero rosso, per divertirsi bonariamente.
Corrado, camminando e sostenendo delicatamente col braccio la sua
dama, che, causa un ictus, aveva perso l’uso della parola ed in parte
quello delle gambe, una volta raggiunta la loro incantevole panchina,
guardando il giovanotto gli domandò perché mai fosse fermo
immobile seduto come un decrepito antico anziano, anziché a pedalare
come suo solito. Tanto era il risentimento che da subito questi non
rispose, ma per il gran rispetto verso il buon vecchio sapiente,
inspirando profondamente riempiendo i polmoni e liberando un po’ la
mente, voltandosi ed incrociando lo sguardo dei due mirabili
sposini
, con un fastidioso nodo in gola dovuto alla tensione, disse:
Denis, l’amico stupido di mio fratello…
e svelò quanto accaduto.
I due vecchietti alzarono lievemente gli angoli della bocca e fissando
il suo canuto cavaliere, l’inequivocabile gesto di lei che pareva
suggerire un innocuo dai Corrado, diglielo
, diede inizio al racconto
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di quest'ultimo…di quando, alla sua stessa età, da piccoli pezzetti di legno, scolpendoli con un coltellino, ne ricavava dei soldatini uno più sgangherato dell’altro.
Ad esempio, alcuni sembravano troppo grassi per divenire veri
condottieri o semplici gregari, altri troppo flaccidi da non restare
fermi e fieri in posizione eretta se non appoggiandovi qualche
bastoncino di fortuna, ed altri ancora dalle proporzioni ridicole con
teste minuscole e gambe chilometriche rispetto al busto. I pochi o tanti ben riusciti invece, quelli si, diventavano il suo vero esercito pronto a mille battaglie, conquiste, rivoluzioni, lotte corpo a corpo ed
ovviamente, a vincere sempre.
Quanti gli scherni e derisioni, le urla, i calci nel sedere da parte del padre che avrebbe preteso di renderlo lavoratore produttivo ed
operoso già a dodici anni, altro che perditempo imbambolato a giocare
coi suoi cubetti di legno. Era il suo piccolo mondo e a quanti avessero avuto il coraggio di sbeffeggiarlo, come un valoroso generale o capo
tribù, sarebbe stato pronto a scagliare contro un vero e proprio plotone di gendarmi in abete, castagno e robinia. Ma fortunatamente c’era un
cuore d’oro a fermare o placare le catastrofiche conseguenze belliche.
Mostrando le mani segnate dal tempo e dal tanto lavoro poi, rievocò il
tempo in cui, conosciuta una meravigliosa ragazza dagli occhi neri, si
innamorò, creò una solida famiglia e si impegnò affinché le due figlie
ora madri ed ottime lavoratrici terminassero l’università. Spiegò che
da un po’ d’anni, il tempo dedicato a quella ragazzina
bella quanto
allora, era parte integrante della sua vita aggiungendo, con un sorriso quasi fosse tornato per un istante bambino vivace e fantasioso, come
ancora adesso , ogni qualvolta ne avesse avuto l’occasione, si
appassionasse giocando col suo micro universo creando nuove
battaglie e rivoluzioni con i suoi immortali, valorosi e sempre pronti
soldatini i legno.
I due si scrutarono colmi di gioia e spensieratamente iniziarono una
vera e propria discussione accesa e colorata su chi , tra marmorei
spartani con scudi e lame affilate o strategici branchi di lupi dalle
mandibole d’acciaio, potesse averla vinta; ma nel mentre una delle
due coalizioni sembrava aver la meglio sull’altra, si avvicinò
vacillante e col capo abbassato a guardar l’asfalto Denis.
I due avversari decisero di deporre le armi per una breve tregua ed
ascoltando le scuse dell’intruso citrullo, il giovane addestratore
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condottiero non immaginò altro se non una precedente energica tirata d’orecchi da parte del fratello al suo bel amichetto.
O magari, anzi ne era certo, proprio dal suo pianeta lontano , il re in carne ed ossa, quel magnifico alano paragonabile esclusivamente ad
un perfetto apollo, ringhiando e ruggendo talmente forte da
oltrepassare l’atmosfera terrestre con mille onde sonore dirette ai
timpani dell’oramai pentito imbecille, voleva dargli un piccolo
avvertimento: solo per stavolta , anziché fargli assaggiare le potenti
mascelle, sarebbe rimasto calmo e tranquillo in quel fantastico piccolo mondo.
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LASCIAMI SOGNARE
"Non deve correre ne saltare! Niente scale, non la faccia giocare con
altri cani, tanto meno con i bambini e, nelle giornate calde,
assolutamente dentro casa al fresco!!"
Questo, quanto mi disse uno tra i migliori specialisti veterinari in
Italia, dopo una interminabile giornata di controlli, radiografie,
risonanze e qualsivoglia esame possibile. Era la mia prima cucciola di
American Bulldog!
Per niente incantevole, aveva però qualcosa di speciale…ti guardava
spocchiosa ed orgogliosa con il suo petto in fuori come un militare in
carriera. Sembrava quasi presuntuosa, con un sogghigno che altro non
diceva se non: attento! Sono una vera bull!
La chiamai ANOUK( in lingua inuit, orso bianco
).
All’età di nove mesi, ahimè, l’amara scoperta: Soffriva di una
gravissima malattia che le avrebbe compromesso l’apparato
scheletrico e la capacità respiratoria.
Cosa fare? Ogni movimento forzato era seguito da interminabili
pianti, lamenti e guaiti.
Era maggio, mi avevano da poco regalato un libro di Kuki Galmann:
Elefanti in giardino.
Il mattino della domenica, piacevole e soleggiato, decisi di uscire per una passeggiata con Anouk portando quel testo che ancora odorava di
nuovo. Dopo una breve camminata trovai il posto ideale. Mi distesi
sull’erba e cominciai a leggere.
La mia orsacchiotta mi studiò per alcuni secondi, si distese vicino,
mise la testa sopra la mia gamba e chiuse gli occhi. Forse sognò con
me quelle terre sconfinate, foreste magiche, mille profumi, animali di
ogni specie, orizzonti e notti che solo il continente Africano può
regalare. Buffa, sbilenca ma altera, quella cuccioletta, era divenuta la mia compagna di sogni ed io per lei, almeno lo voglio credere, una
specie di antidolorifico naturale.
Ad inizio giugno di quel anno, fece un caldo anomalo. Temperature
roventi ed una schifosa umidità, compromisero di più ancora le
condizioni di salute di Anouk. Il mercoledì di quella settimana decisi
di portarla in un luogo più fresco, andammo a Castel Tesino. L’ombra
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degli alberi, un tappeto d’erba sublime, il ruscello cristallino, la cascata con acqua fredda e viva, le avrebbero sicuramente giovato.
Portai con noi un capolavoro di Ernest Hemingway: Il vecchio e il
mare.
Trovai un luogo tranquillo, ombreggiato, vicino al torrente così da
avere come sottofondo il rumore di quell’acqua vispa ed esuberante.
Cominciai a leggere ed iniziò il nostro sogno! La testa di Anouk era
appoggiata alla mia gamba, gli occhi chiusi probabilmente perché
stava già sognando di essere nella corrente del golfo su una barca
sgangherata con la vela rattoppata da dei sacchi di farina, forse era di fianco a Santiago e lo guardava pescare, forse…forse…forse sta
ancora lottando contro un altro gigantesco marlyn!
Ciao piccola ANOUK,CONTINUA A SOGNARE.
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AL PRIMO PIANO
La secolare magnolia, i robusti faggi, il melograno centenario, il bel
corbezzolo e le tre querce a far da vedette, rendevano quel parco un
arcobaleno di colori.
L’abitazione in stile palladiano distribuita su tre piani, curata nei
minimi particolari, dai colori tenui ai davanzali delle finestre
finemente lavorati, dalla porta e balconi intonati a tutto quel verde al solido e imponente portone in ferro battuto, non poteva che attirare lo sguardo di chiunque vi passasse davanti.
Per completare la perfetta diapositiva, a