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Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont
Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont
Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont
E-book62 pagine44 minuti

Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont

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Info su questo ebook

L'investigatore Bignè trascorre le proprie giornate nell'ozio, tra letture e musica, protetto dalle mura della sua antica villa, in compagnia del brontolio dell'anziana governante. Da mesi vive nell'attesa che qualcuno si presenti alla sua porta con un incarico che richieda grandi capacità di indagine.

Finalmente, in un giorno di pioggia, una lettera dal priore del monastero di Reburont riaccende l'entusiasmo del Bignè investigatore. Egli, avvalendosi dell'intuito della signorina Adele, sua collaboratrice, viene chiamato a far luce sulla misteriosa morte di un monaco, rinvenuto senza vita all'interno di una cappella.

I due si troveranno ad analizzare ogni elemento collegato al delitto, scontrandosi con evidenze che porterebbero all'ipotesi di un suicidio. Sarà realmente così?
LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2018
ISBN9788827814451
Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont

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    Anteprima del libro

    Le avventure dell'investigatore Bignè - I misteri di Reburont - Francesco Italiano

    Rosangela

    CAPITOLO PRIMO

    LA DIMORA

    «Avete visto il volto della morte, signorina Marvelle?» disse ad alta voce, esasperandone il tono drammatico.

    Era in piedi e camminava lungo tutto il perimetro della stanza, circumnavigando ogni oggetto che si trovasse all’interno di quel salotto, dal divano in pelle al tavolo d’ebano. Il palmo della mano destra reggeva il costone di un vecchio libro aperto, le dita erano occupate a tenere ferme le pagine ingiallite; il braccio sinistro, piegato dietro la schiena, si chiudeva a pugno all’altezza dei lombi, rendendo ancor più curva la sua figura.

    «No, signore! Sono svenuta…» proseguì, dando alla voce un acuto tocco femminile; il dorso della mano sinistra era finito teatralmente a contatto con la fronte, lasciando le dita aperte e morbide.

    Per l’ennesima volta stava recitando l’ultimo racconto di madame Devuriè, con occhio curioso, come se quella fosse la prima lettura. L’esile montatura degli occhiali era scivolata in basso, arrivando a poggiare sulla punta del naso.

    «Sarà questo il vostro destino!» quella dura sentenza fu accompagnata dal levarsi della mano stretta ad impugnare un’immaginaria arma, con la lama rivolta verso il basso.

    Alzò lo sguardo, quasi volesse fissare negli occhi la propria vittima.

    Una figura stava immobile di fronte a lui, a pochi passi di distanza.

    Alta, oltre l’orizzonte della sua visuale.

    Trasalì, facendo un balzo all’indietro.

    Il libro sfuggì alla presa; il tonfo riecheggiò nella stanza.

    «Signorina Adele! Quante volte vi devo dire che è necessario bussare prima di entrare?» l’espressione del volto era contesa fra l’irritazione e l’imbarazzo.

    «Perdonatemi, signor Bignè. Vi ho portato questo.» si piegò sulle ginocchia ed allungò le braccia, posando il vassoio che aveva in mano su di un basso tavolino rovinato dall’opera delle tarme.

    Alla vista della fumante tazza di porcellana e dei gustosi biscotti color arancio, i lineamenti dell’uomo si ammorbidirono.

    Raccolse il tomo da terra, non senza fatica, sistemò le pagine che si erano piegate nell’impatto e pose anch’esso sul tavolino, a due spanne dal tè.

    Si avvicinò al divano e si lasciò andare su di esso, alzando una leggera nuvola di polvere. La pelle scura e logora svelava da tempo ormai tutta l’età di quel sedile imbottito.

    Portò la tazza vicino alle proprie labbra e bevve gran parte del contenuto, con un solo rumorosissimo sorso. Fu il turno delle invitanti paste dolci: ne prese contemporaneamente un paio, usando due dita per biscotto. La mandibola iniziò a macinare avidamente, gonfiando le gote come un palloncino.

    Versi gutturali, di compiacimento; le palpebre socchiuse.

    Arrestò improvvisamente il movimento della bocca, voltandosi alla propria sinistra.

    «Signorina Adele, cosa fate lì? C’è altro?»

    «Andrò in città questo pomeriggio. Se avete qualche richiesta…»

    «Nessuna, nessuna.» tagliò corto, tornando a rivolgere la propria attenzione verso la tazza di tè.

    La ragazza lasciò la stanza, tanto silenziosamente quanto vi era entrata.

    Finalmente solo: in quel salotto era necessario che nessuno lo disturbasse. La mente, lì dentro, girava vorticosamente, a volte senza controllo, spesso in maniera davvero efficace.

    Quanti casi aveva sviscerato proprio su quella pelle martoriata dall’usura e dal tempo… Erano mesi che non affrontava un omicidio, un rapimento, un furto… nulla di nulla.

    Prendendo uno dei biscotti, la mano andò ad urtare la tazza: un po’ di tè fuoriuscì dal bordo; il liquido si espanse, rapidamente, minacciando il libro posto sul tavolo.

    «No!» esclamò, strabuzzando gli occhi.

    Dapprima salvò il tomo, poggiandolo al suo fianco, poi portò le mani in ogni tasca, alla ricerca di un fazzoletto: il tè stava per finire a terra.

    Lo trovò!

    Era giallo e rosa, sbiadito, con un buco in un angolo. Semplicemente orrendo: era perfetto.

    Lo utilizzò per bloccare il liquido prima che potesse raggiungere il pavimento. Cercò poi di passarlo su tutta

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