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Nike & gli scritti di Zanthor
Nike & gli scritti di Zanthor
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E-book704 pagine10 ore

Nike & gli scritti di Zanthor

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Info su questo ebook

Capire lo scopo finale di Endeth è tutto ciò che rimane da fare.
La guerra tra Uomini, l'intricato gioco di Laura, Primo e Blen'Athan che muovono Elfi e Draghi come pedine, la Gilda delle Lame d'Ombra... Nulla ha più importanza.
Sebbene le cose non siano ancora ben chiare, tutto rimanda ad un unico filo conduttore, dalla creazione del mondo, fino alla sua fine: Gli Scritti di Zanthor, il più erudito tra gli Anorhin.
Quello che su quel tomo resta scritto potrebbe valere la salvezza o la distruzione di tutto ciò che conosciamo...
Ed Endeth non dovrà mai avere quegli scritti.
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 ott 2018
ISBN9788867828647
Nike & gli scritti di Zanthor

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    Anteprima del libro

    Nike & gli scritti di Zanthor - TIZIANO BARONI

    Imperiale

    CAP 1 - FALDENOR -

    Il fiume Crinas scorreva tranquillo tra il verde delle piane del­l’Argentiluvio, come un placido serpente dalle scaglie turche­si. Endeth camminava a testa bassa, triste e sconsolato. La fretta guidava i suoi passi, spingendolo verso il suo definitivo esilio da Esphira. Il suo animo era colmo di dubbi e incertezze, ma non poteva più tornare indietro. Come suo padre e parte della sua gente, anche lui doveva andarsene, nonostante quella scelta gli arrecasse stoccate di infinito dispiacere.

    Giunse di fronte all’inizio del terreno argenteo, dove la terra sembrava smossa da un frettoloso disegno a mano. La terra del­l’Argentiluvio dava il nome a quel posto incantato, e nemmeno la grande guerra aveva scalfito il suo suggestivo fascino. Endeth si guar­dò indietro, saggiando con tristezza la verde e lontana linea de­gli ultimi alberi di Esphira, sospirò amaro, ricordando tutti i soprusi che aveva dovuto ingoiare da quando vi era giunto la prima volta.

    "Dunque hai deciso." La voce proveniva dalla sua destra, dove un uomo dalla pelle bianca, striata di verde e argen­to, sedeva su un crostone di roccia illuminato dal sole.

    "Non ho avuto scelta, Blen’Athan rispose Endeth. Devo tentare."

    Un raggio di sole calò sulla splendente pelle scagliosa del drago, donandogli uno sguardo triste e comprensivo. "Non salverai tua madre... Lo sai bene. Il concilio degli Anorhin sta usando questo espediente per attirarti fuori da Esphira." disse, fissandolo con quegli occhi d’un aran­cione sgargiante.

    "Beh sospirò Endeth. Ci sono riusciti... Laura è stata chiara nel dirmi che non mi vuole tra i piedi... E io non ho certo inten­zione di rimanermene a Esphira con le mani in mano."

    "Già... Ma dovresti rimanere. Se tornerai indietro, Laura e tutti gli Elfi ti accoglieranno... Anche se non lo credi, sono un popolo benevolo."

    Endeth ridacchiò, ricordando tutto l’a­stio che la sola sua presenza suscitava nel popolo ‘benevolo’ che Blen’Athan decantava. "Laura... Non mi ha mai accolto in tutto questo tempo, non vedo perchè farlo adesso che può liberarsi di me, come lo ha fatto con mio padre e i suoi."

    "Non ti ho insegnato tutto quello che sai, per vederti andare a Ras-Anor a suicidarti! Non trovi strano che la notizia della cat­tura di tua madre sia trapelata a Esphira con troppa facilità?" inveì Blen’Athan.

    Endeth non fece una pie­ga, ricambiando con uno sguardo di gelo. "Infatti" Asserì. "Lo trovo strano, come trovo strano che nessuno abbia impedito alla notizia di raggiungere me e mio padre."

    Blen’Athan rimase interdet­to: Aveva adde­strato Endeth anche troppo bene. "Lucretia potrebbe essere già morta insistette. Torna in­dietro, Endeth. La guerra incombe di nuovo e il tuo apporto può essere importante."

    "Non avete bisogno di me... Lo sai. Se radunate gli Umani e gli Ordokh, riuscirete ad attaccare Ras-Anor senza intoppi."

    "E i Cavalieri di Scadia? Sai bene che in pochi possono con­trastarli, e tu sei tra questi. Endeth non rispose, voltandosi per an­darsene. Aspetta! lo incalzò Blen’Athan. Verrai catturato non appena metterai piede nei loro territori!"

    Endeth si voltò ancora e lo fissò negli occhi con una specie di sorriso disperato. "E chi ti dice che non sia mia intenzione."

    Blen’Athan venne scosso da fremiti, mentre i suoi occhi si spalancavano per lo stu­pore e il terrore. Non aveva mai visto Endeth così determinato. Sapeva fin troppo bene cosa succedeva a coloro che aveva­no la sfortuna di venir catturati dagli Anorhin. "Vuoi sacrificarti, o cosa?"

    "Lo sai cosa voglio, Blen’Athan... Io solo posso fermare questa follia... Io solo..." Nell’espressione di Endeth c’era fierezza, ma anche un’ombra di rassegnazione.

    "Nessun Anorhin ascolterà le parole di un ibrido!"

    Endeth gru­gnì e scoccò un’occhiata simile a uno strale di ghiac­cio. "Ibrido mormorò, scuotendo il capo. È proprio questo che voglio far dimenticare a tutti, ma nemmeno tu, che mi sei stato sempre tanto vicino, riesci a capire."

    "E che cosa farai, una volta che ti avranno catturato? Ti tortu­reranno a morte! Cercheranno di estorcerti informazioni pre­ziose! Vorranno sapere dov’è l’ultima stele e la Pietra del Mon­do! Vorranno sapere dove si trova Gildèrion!"

    "Così mi sottovaluti, drago rispose Endeth. Sai bene che nessuna parola uscirà dalla mia bocca... Mi hai addestrato bene."

    "E allora per cosa lo fai? incalzò Blen’Athan. Ti reputo trop­po intelligente per credere che tu vada solo per tua madre!"

    "Solo per mia madre!? Endeth stava per perdere la pazienza. Come puoi dire una cosa del genere?"

    "Dico solo quello che penso, lo sai... Posso capire il tuo dolore, ma non posso comprendere la tua esigenza di andare al marti­rio per un’idea inattuabile! Gli Anorhin non accetteranno mai le tue idee! Se non le hanno accettate gli Elfi..."

    "Devo! sbottò Endeth. Se avrò ragione, allora, il conflitto fi­nirà senza ulteriori conseguenze... Se invece avrò torto, beh... Lau­ra e tutti i suoi Elfi saranno felici di essersi tolto un peso come me!"

    "Laura non è una regina stupida, Endeth! Lei saprà come sfrut­tare il tuo potere... Dalle solo un po’ di tempo per abituarsi all’i­dea di..."

    "Di avere un mezzosangue nella sua amata foresta concluse Endeth secco. A Laura interessa solo il potere, e io non mi potrò mai prostrare davanti a simili ingiustizie!"

    "Gilnar ha disobbedito a un suo preciso dettame e lo ha fatto consapevolmente! Come poteva, Laura, fare altrimenti?"

    "Dividersi adesso è stata la prova lampante che Laura teme per la sua posizione."

    Blen’Athan non poteva credere alle pro­prie orecchie. "Da quando il tuo cervello matura simili idee?"

    "Da quando ho messo piede a Esphira... Nemmeno il mio ap­porto nella guerra, mille anni fa, ha epurato i suoi dubbi... Lei teme che io possa prendere il suo posto, un giorno."

    "Che cosa!?"

    "Hai capito bene. Blen’Athan, io non sono come gli altri, lo sai, come lo sa Laura... Io sono superiore a tutti voi, e Laura teme che, prima o poi, la spodesterò dal trono di fiori. Per questo ha esiliato mio padre, altrimenti una grande fetta di Esphira avrebbe appoggiato la mia ascesa."

    "Quindi avevi davvero queste ambizioni!" esclamò Blen’Athan.

    Endeth si prese il labbro inferiore tra le dita e abbozzò un mez­zo sorriso contrito, gelando il cuore del drago con un unico e intenso sguardo. "No. Non le ho mai avute... Però, con le tue ultime parole, hai confermato le mie tesi. Addio, Blen’Athan, forse ci rivedremo un giorno."

    Blen’Athan imprecò tra sé e sé per essersi tradito e fis­sò la schiena di Endeth per qualche secondo. "Endeth!"

    "Che vuoi ancora?" rispose Endeth, fermandosi ancora una vol­ta.

    Blen’Athan scese dalla roccia e gli venne incontro. "Allora la tua decisione è irremovibile?"

    "Irremovibile."

    "Allora ascoltami bene... Semmai dovessi trovarti in difficoltà... Semmai dovessi cercare un aiuto valido... Cerca l’ascia d’oro de­gli Ordokh, Lorhoa-Enis."

    Endeth già sapeva delle inci­sioni sull’ascia, e aveva già preso in considerazione l’idea di uti­lizzarle, ma intuì che nelle parole di Blen’Athan c’era del­l’altro.

    "Oltre alle incisioni" continuò il drago. Troverai in essa il modo per ricevere un valido aiuto, qualora ne avessi bisogno. Ricorda le parole del tuo maestro, in futuro.

    Endeth inarcò un sopracciglio e annuì, poi, senza più voltarsi, prese la via verso sud, abbandonando Blen’Athan, ab­bandonando il popolo dei Draghi e degli Elfi, abbandonando il suo passato e abbandonando ogni speranza di attuare le sue idee.

    Fu un singulto di gola dovuto al caldo a far rinsavire Endeth. Per un attimo si guardò attorno spaesato, sudato da capo a piedi. Era sempre seduto a gambe incrociate in cima a un colle, nei mean­dri più profondi del Faldenor: La casa degli Elfi reietti di Gilnar. Ancora quel sogno mormorò, fissando il cielo sereno di fine Marzo. Blen’Athan. Abbassò lo sguardo alle sue mani, che stavano stringendo il pen­nacchio ambrato sottratto all’ascia d’oro degli Ordokh. Sollevò l’oggetto con curiosità, portandoselo davanti alla faccia: Il pen­nacchio era a forma di goccia, con tanti minuscoli anelli di metallo che ne cingevano la superficie, incrociandosi tra loro. Ogni anello possedeva fregi e simboli diversi che, mediante la rotazione degli anelli, potevano scambiarsi di posto. Era un oggetto di pregevole fattura, forgiato millenni prima assieme all’a­scia d’oro da Blen’Athan in persona, come dono per Orodrokh Dardrok, il primo re degli Ordokh.

    Quando Endeth aveva visto l’ascia d’oro nelle Cripte Oscure si era ricordato di ciò che Blen’Athan gli aveva detto millenni prima, e non aveva esitato a svitare il pomo e tenerlo per sé. Sapeva che l’ascia d’oro possedeva un potere che gli sarebbe tornato utile in futuro, potere che era rinchiuso in quel pennacchio. Ricordava il momento in cui Blen’Athan l’aveva forgiato. Doveva solo riuscire a trovare la combinazione giusta per aprirlo, così da rivelare il meccanismo in esso rinchiuso e utilizzarlo a suo piacimento.

    Il sogno ricorrente che tormentava le sue notti aveva un senso: Blen’Athan voleva aiutarlo, un tempo, ma l’intervento alle Cripte Oscure aveva alimentano in lui non poche perplessità. Qualcosa era cambiato, ed Endeth non capiva. Cosa ti ha spinto a farlo? mormorò, fis­sando il pennacchio. Perchè sei inter­venuto? si chiese. Non hai alzato un dito, quando mio padre è stato esiliato... Quando Laura ha esiliato me... Adesso in­tervieni nelle faccende Umane!? Non ha senso. Volevi aiutarmi, un tempo... E ora sei mio nemico!? Qualcosa gli sfuggiva, qualcosa d’importante. Nonostante tutte le informa­zioni che aveva, nonostante il suo piano procedesse spedito, qualcosa non quadrava. Eppure gli scritti di Zanthor erano lì... Primo non li ha spostati. Continuò a pensare, a cercare una soluzio­ne, ma non nel pennacchio. Se Blen’Athan si è alleato con Primo e Nike... Le cose cambia­no. Anche quel mago, quell’Arian... Albion... Dannazione! Non ave­vo certo previsto simili pieghe! Era rima­sto impotente quando Albion, il Demone del Tormento, era tornata e aveva distrutto tutto ciò che la cir­condava. Era stato costretto a fuggire, anche per l’inter­vento del suo vecchio maestro.

    Endeth era ancora perso nei suoi pensieri quando un passaggio di Dorinas gli si manifestò dinanzi. Gilnar e Angilia compar­vero dallo strappo nell’aria, richiudendolo subito dopo. Endeth disse Gilnar. Tutto è pronto. Ho avvertito ogni elfo, e tutti sono ai tuoi ordini.

    Endeth scosse il capo. Dobbiamo rimandare l’attacco a Esphira, padre. Infilò il pennacchio in una tasca della sua tunica nera.

    Perchè? Qualcosa non va? chiese Gilnar.

    Endeth non ri­spose, posando invece lo sguardo su An­gilia. È un piacere riaverti tra noi, Angilia... Spero che la prigionia non ti abbia debilitato più del dovuto.

    L’elfa annuì con un flebile sorriso, mostrando l’orecchio sinistro mozzato per metà. Nulla che una come me non possa sopportare disse fiera e de­cisa. È un piacere rivederti, Endeth.

    Endeth so­spirò amaro e si alzò, lasciando che il vento gli scompigliasse un poco i capelli argentei. Avanti... Parla liberamente. Che cosa è successo a Senes?

    Senes è rimasto nelle prigioni di As’Urihel disse l’elfa, atten­dendo poi un cenno o una reazione, ma nemmeno dopo quelle parole Endeth aveva scomposto il suo gelido sguardo. È giunta un’umana a liberarlo, poi hanno liberato me, ma... Successiva­mente, si è fatto incatenare ancora nella sua prigione.

    Endeth non fece una piega. Immaginavo che Senes agisse in questa maniera.

    Angilia aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gilnar la zittì annuendo con vigore. Eravamo d’accordo sin dall’inizio. È stata un’idea di Senes per liberarti confermò. Anche se non mi aveva detto che volesse rimanere nelle prigioni Umane. aggiunse poi, con una nota incerta.

    Ma... Ma... balbettò l’elfa. Come può aiutarci d’ora in poi?

    Senes non può rivelare nulla, dato che gli è stato imposto l’Incanto della memoria. Presumo che Primo ne sia al corrente disse Endeth. Inoltre, sapevo benissimo che Senes aveva altri scopi, e non lo biasimo se cercherà di perseguirli. La sua parte l’ha già fatta, e noi non abbiamo più motivo di servirci di lui. Sa bene a cosa andrà incontro se cercherà di intralciarci, ma dubito che lo farà... Senes è molto intelligente, per essere un Umano.

    Angilia rimase comunque perplessa, ma non disse nulla. Non riusciva a reprimere il senso d’an­sia per la sorte di Senes. Nonostante fosse un Umano e, perciò, un essere inferiore, si era affezionata a lui durante il suo periodo di addestramento con Gilnar, e non le andava giù che Endeth lo trattasse come una qualsiasi pedina d’un gioco.

    Hai manda­to il messaggio ai Galar? Endeth si rivolse poi a suo padre, che annuì.

    rispose Gilnar. Ho firmato la missiva con la firma di Senes, e l’ho mandata con il suo anello sigillo... Non c’è niente che possa far insospetti­re i Galar. Dobbiamo solo sperare che Senes abbia perfettamente letto il carattere di Reymour Galar, il generale... Se, come mi ha scritto a suo tempo, egli farà l’esatto opposto di ciò che ho ordi­nato, Middlend dovrebbe essere sotto attacco tra non molto.

    En­deth si portò una mano sotto il mento, appoggiando il gomito sull’altra mano. Molte bene... Possiamo stare tranquilli, Senes è stato addestrato al meglio, ma ora dovremo trattarlo come se non facesse più parte del nostro piano, nulla che non si possa ovviare. D’ora in poi tratteremo Senes in base alle sue azioni: O come amico, o come nemico. Cadde un velo di silenzio, in cui Endeth stette a guardare il vuoto.

    Cosa ti affligge, figlio? Perchè vuoi rimandare l’attacco? chie­se Gilnar.

    Gli scritti di Zanthor.

    Beh... Qual è il problema? domandò ancora Gilnar. Se Primo o Nike li hanno... Non vedo cosa possa impedirci di impadronir­cene.

    Sia Nike... Che l’umano Arian mi dissero che non ne sapeva­no nulla. Primo era l’unico che sapeva della loro esistenza, e ho avuto modo di constatare che non li ha rimossi. Se hanno menti­to, significa che sono dei perfetti attori, tanto da riuscire a men­tire in una situazione disperata come quella in cui erano. disse Endeth perplesso.

    Può essere rispose Gilnar. Non mi stupirei più di tanto...

    Già... Se solo Blen’Athan non fosse intervenuto, avrei avuto il tempo di perquisirli... Così da saggiare se dicevano il vero.

    Temi che non li abbiano loro? chiese Gilnar.

    Gli scritti di Zanthor sono assai pericolosi, e Primo lo sa... Per questo non li ha mai usati. Inoltre, ho ragione di pensare che non ce li abbiano davvero, ma non posso certo cadere nell’errore di scartare l’ipotesi op­posta. Gli scritti sono essenziali per il piano che mi sono prefis­sato e, in qualche modo, dobbiamo averli!

    Spiegami una cosa, Endeth disse Angilia. Ma cosa sono questi scritti? Come facevi a sapere della loro esistenza?

    Ende­th si voltò dalla parte op­posta, guardando il manto verde e oro del Faldenor. In lonta­nanza, il lago Chestra rifletteva il disco so­lare in tanti piccoli sfavillii argentati. Zanthor era il più illuminato tra tutti gli Anorhin...

    Questo lo so già. lo interruppe Angilia, ma Endeth non vi badò.

    "Egli aveva scoperto tutti i segreti dell’etere, e del suo riciclo conti­nuo, i segreti di Prufunda e di tutte e dieci le Parole di Po­tere, ogni fonte di vita terrena non aveva segreti per lui... Ma per necessità, ha dovuto scrivere tutte le sue scoperte, i suoi esperi­menti, le sue opinioni... Le ha scritte duran­te la sua prigionia a Faclin­dor... Sapendo che a breve lo avrebbero ucciso."

    Quindi in questi scritti vi è... continuò timida Angilia, senza però finire la frase.

    "Quando venni catturato per la prima volta, mi imprigionarono a Faclindor, nella cella adiacente alla sua. Potevamo comunicare di notte, quando le guardie andavano nelle loro casupole... Mi ha detto molte cose e mi ha confermato tutti i suoi dubbi sullo Shu­ra. Egli ne era l’inventore, ma in realtà, sapeva benissimo che lo Shura avrebbe sancito la fine del popolo Anorhin. Egli mi disse che avrebbe nascosto i suoi scritti, proprio nella cella in cui era imprigionato... Un luogo talmente evidente e stupido che, dopo la sua condanna a morte, nessun Anorhin si è dato la briga di scoprire."

    Ma io andai a Faclindor, come mi avevi detto, ma non trovai nulla. disse Gilnar.

    Difatti fu Primo a trovarli... Li ha scoperti per puro caso, in­ciampando sulla piastrella sotto cui erano nascosti. Questo lo so perchè scavai nella sua mente tempo addietro, come già ti dissi rispose Endeth. Però, quando ho aperto il meccanismo che doveva nasconderli... Vi era qualcos’altro al loro posto: Un disco di me­tallo, o qualcosa di simile. Grugnì irritato e si pizzicò il mento. Se solo l’ira non mi avesse oscurato la mente, magari avrei pre­so quel disco per vedere di cosa si trattava.

    Non trovi che potrebbe essere stato qualcun’altro a prenderli? chiese Gilnar.

    Difficile, ma non impossibile... Ho delle ipotesi, ma per esporle devo ragionare su alcuni punti Prese un profondo respiro, la­sciandosi andare alla brezza di fine Marzo. Primo ha fatto un ottimo lavo­ro nel circondare i luoghi delle Cripte Oscure di un alone di terro­re... Esse, infatti, sono rimaste illibate per molto tempo, e dubi­to che un elfo di Esphira, o un drago, abbiano anche solo pensato di avvicinarvisi, mentre gli Ordokh hanno tentato, ma hanno falli­to.

    E gli Umani? chiese Angilia.

    Endeth grugnì ancora. Imprevedibili Umani. È proprio su questo che sto ragionando da tempo. Gli Umani sono molto propensi all’ottenere potere, per scalare le loro gerarchie sociali sarebbero disposti anche a profanare delle tombe e andare oltre il terrore, pur di trovare dei tesori da scambiare con esso. Primo deve aver dato per scon­tato che nessun Umano si sarebbe mai avvicinato, evidentemen­te, se l’ipotesi del furto da parte di un umano fosse quella giusta, non è stato così! Si fermò un attimo a contemplare il cielo, poi si volse verso Gilnar e Angilia, amplificando la loro curiosità.

    Continua! lo esortò Gilnar.

    Endeth si pose ancora il pol­lice sul labbro inferiore, assumendo un’espressione seria e severa.Nessun Umano è in grado di leggere gli scritti senza che la sua mente ne venga traviata in maniera irreparabile... I concetti in essi scritti sono assai complessi e legati a Incanti antichi che una mente debole come quella Umana non può reggere... Quindi, presumo che, se davvero fosse stato un umano a rubarli, non li abbia usati né abbia provato a leggerli, altrimenti sarebbero sal­tati fuori, e Primo ne sarebbe rientrato in possesso... Quindi, in questo caso, l’umano deve averne intuito la pericolosità e deve averli nascosti da qualche parte, in attesa di carpire il modo di utilizzarli o di comprenderne la natura.

    Perchè dovrebbe esserne entrato in possesso se qualcuno li avesse usati? disse Angilia.

    Perchè Primo controlla gli Umani con quella ‘farsa’ chiamata Impero... Da buon Anorhin, ha tenuto per sé tutti i segreti ineren­ti al suo passato, vigi­lando su un regno che egli stesso controlla nelle ombre. Almeno è quello che mi è sembrato di capire nell’osservare gli Umani che popolano le sue terre, e ascoltando i racconti di Ascarides... Ella è ciò che più si riconosce in quella menzogna, essendo di­scendente dell’umano che fondò l’Impero più di mille anni fa. Nemme­no lei sa che Primo controlla tutto sin dall’inizio. Perciò, a buon ragione, credo che se gli scritti di Zanthor fossero stati usati da un uma­no, Primo lo avrebbe sapu­to e ne sa­rebbe rientrato in possesso: Nascondere la devastazio­ne che un cattivo uso degli scritti può provocare, è cosa as­sai ar­dua, soprattutto per un umano, considerando anche la concentra­zione di popolazione che essi possono raggiungere. In poco tempo la voce si sarebbe sparsa, perciò, Primo, si sarebbe accor­to immediatamente dell’ubi­cazione degli scritti, anche se fosse accaduto fuori dai confini del suo regno.

    E perchè scarti la possibilità che gli scritti li abbiano gli Elfi di Laura o i Draghi di Blen’Athan? chiese Angilia.

    Perchè altrimenti non saremo qui a discutere, né i regni Umani e Ordokh avrebbero ragione di esistere disse Endeth con ci­piglio rab­bioso. Se Laura o Blen’Athan entrassero in possesso degli scrit­ti, li userebbero immediatamente per i loro scopi, so­stituendosi agli Anorhin che hanno tanto odiato in passato.

    E ne sei tanto sicuro? E se Laura o Blen’Athan avessero gli scritti e stessero solo aspettando il momento propizio per usarli? chiese Gilnar.

    Endeth scosse il capo con vigore. Io sono ancora vivo, e anche voi disse risoluto. Sarebbe molto stupido da parte loro, nel caso avessero gli scritti, non uti­lizzarli per uccidere me e il tuo popolo, padre... Altrimenti non avrebbero così tanta paura... Tanta paura da lasciare intatte le barriere che impe­discono di entrare a Esphira o nel Morben. Tanta paura da non uscire mai dai loro confini e lasciare l’intero continente in mano ai più prolifici Umani... Che lo hanno devastato nel corso dei se­coli. Inoltre voglio scartare a priori che gli scritti li abbiano Elfi o Draghi... Altrimenti sarebbe inutile com­battere per ripren­derli, e il mio piano sarebbe fallito prima an­cora di avere una forma definita.

    E quindi cosa proponi? Come facciamo a sapere dove sono gli scritti? chiese Gilnar.

    Endeth lo fissò a lungo, come se volesse leggergli dentro. Posso dedurre, quasi con certezza, che gli scritti fossero stati sot­tratti alle Cripte Oscure molto prima della mia sortita con il po­polo Ordokh. disse Endeth, spingendosi il labbro inferiore con il pollice.

    E come? chiese Angilia.

    Primo ha ritrovato gli scritti circa cinquant’anni fa, in uno dei suoi tanti viaggi per il mondo, e so che li ha posti nelle cripte poco dopo il suo ritorno nella capitale Umana... In quel periodo sono nati Ascarides e suo fratello, l’attuale Imperatore. Perciò, Primo, ha dovuto impegnarsi per parecchi anni, nel decidere chi sarebbe salito la trono. Inoltre era molto impegnato a diffonde­re menzogne valide tra il popolo, in modo da non far trapelare la notizia della nascita di due eredi. Ciò esclude a priori che Primo si sia recato nelle Cripte Oscure, né che abbia supposto di dover cambiare luogo per nascondere gli scritti. Le Cripte Oscure ave­vano adempiuto al loro compito alla perfezione, quindi pensava che esse sarebbero rimaste inviolate ancora a lungo. Gilnar e Angilia rimasero in silenzio e osservarono Endeth camminare in cerchio e giocherellare pensieroso con il labbro. Elfi e Dra­ghi non dovevano essere a conoscenza del ritrovamento, altri­menti non avrebbero certo lasciato che Primo tenesse gli scritti per sé, considerando la scarsa fiducia che avranno sicuramente riposto in un Anorhin. Quindi deduco che né Draghi né Elfi sapessero... Quindi escludo persino che li ab­biano cercati. Qualcu­no deve averli presi nell’arco di questi sei o sette anni.

    Sei o sette anni? Come fai a essere certo che sia accaduto in questo periodo? chiese Gilnar scettico.

    Endeth gli regalò uno sguardo intenso e superficiale, come a sottolineare la sua incapacità a comprendere concetti semplici. "Perchè circa sette anni fa, gli Ordokh attaccarono le cripte, come ben sapete, istigati da me al ritrovare la loro ascia d’oro, Lorhoa-Enis... Solo in quell’occasione, Ordokh e Umani hanno avuto l’occasione di entrare nel nascondiglio degli scritti, ma gli Ordokh non sapevano della loro esistenza, né sono mai entrati nelle cripte, dato che gli Umani li hanno sconfitti pri­ma ancora che avessero avuto il tempo di provarci. Quindi, pos­so dedurre che, se la teoria del furto da parte di un umano è giusta, essa si è attuata in quel periodo e, nel caso, l’umano in que­stione ha preso gli scritti senza leggerli, nascondendoli da qualche parte, consa­pevole o inconsapevole del loro reale pote­re. Potrebbero essere stati anche più umani, ma ciò non fa nessuna differenza." Ende­th si fermò e fissò suo padre, come se cercasse risposte nei suoi occhi.

    Ma com’è possibile che Primo non se ne sia accorto? chiese Gilnar. Possibile che avesse così tanta incuria di un oggetto tanto prezioso quanto pericoloso?

    Primo è un Anorhin e, in quanto tale, ragiona come un Ano­rhin. Non deve avere minimamente pensato all’eventualità che io mi liberassi dall’Endiness, come non deve aver pensato all’even­tualità che io volessi gli scritti, quindi ha ideato il nascondiglio per essi, in modo e maniera da scoraggiare e impedire l’accesso a eventuali avventori, curiosi, studiosi, e a tutti coloro che lui riteneva probabili intrusi. Nella sua superbia, deve aver riposto la massima fiducia sulle protezioni che aveva imposto alle crip­te, così come all’aura di terrore che quel luogo provoca nei cuori di molti. Perciò, non deve aver minimamente pensato che qual­che uma­no le avesse violate, né che le avesse supe­rate. Primo, nella sua mentalità da Anorhin, ritiene sicuramente che gli Uma­ni siano inferiori, dato che li controlla da secoli con menzogne ben studiate... Quindi, deve aver dato per scontato che gli scritti non erano stati toccati. Inol­tre, a protezione degli scrit­ti vi era un meccanismo a combina­zione abbastanza complesso da decifrare e, Primo, deve aver pensa­to che una mente Umana non potesse riuscirci, così come non ci sarebbe riuscito un elfo o un drago e, tanto meno, un ordokh. Ciò mi fa pensa­re che l’ipo­tesi del furto da parte di un umano, sia una delle ipotesi più valide... Ma, nel caso, deve essere stato un umano di intelligenza su­periore alla media, forse un conoscitore profondo della magia e un abile esperto di indovinelli e rompicapi.

    E tu credi che un umano possa raggiungere tali livelli? Credi che un umano possa raggiungere e addirittura superare il genio innato di un elfo o un drago? chiese Gilnar.

    Sottovalutare troppo gli avversari ha portato già gli Anorhin al­l’estinzione e, come tu hai appena dato per scontato la tua supe­riorità rispetto agli Umani, anche Primo deve avere fatto lo stes­so, evidentemente sbagliando. Ciò, rafforza ancora di più questa ipotesi. rispose Endeth, fissando Gilnar negli occhi, come a vo­lerlo indurre ad abbassare il tono. Gli Umani hanno dato spesso prova di evolversi in fretta, adattandosi a conoscenze a cui, in passato, non potevano ambire. Al contrario degli Elfi e dei Dra­ghi, che hanno solo conservato le conoscenze che avevano già, poichè è nella loro natura. Gilnar e Angilia fecero per replica­re stiz­ziti, ma Endeth fu più rapido: "Ascarides è la prova lam­pante di questa mia affermazione, dato che lei è riuscita a evo­care il varco di Prufunda, al contrario di te, padre."

    E le altre ipotesi? chiese Gilnar, sempre con cipiglio risentito.

    Ce n’è solo un’altra: Che gli scritti li abbia ancora Primo.

    M-ma... balbettò Gilnar confuso. Ma hai ap­pena detto che Primo non li ha! Come fai, adesso, a sostenere il contrario?

    L’ipotesi che intendo io, contempla il fatto che siano stati Nike o Arian a prendere gli scritti, mentre combattevo con Primo e scendevo nelle cripte disse Endeth. In quel caso, dobbiamo dare per scontato che Primo li abbia ripresi, come dobbiamo dare per scontato che Blen’Athan sappia che Primo li ha... In tal caso, sarei assai curio­so sulle sue reazioni a una simile scoperta. Si fermò, ridac­chiando tra sé e sé.

    Che hai da ridere? chiese Angilia irritata, un po’ anche per la sua completa estraneità ai suoi ragionamenti.

    È buffo... In entrambi i casi non possiamo esimerci dall’osser­vare le mosse di Primo, Nike e quel mago umano, Arian. Ora­mai Pri­mo sa che io cerco quegli scritti, quindi, se non li ha, la­sceremo che sia lui a ritrovarli per noi, per poi precederlo. Se in­vece li ha, cosa che trovo più improbabile... Dobbiamo scoprire dove li na­sconde, ma in quel caso, dubito fortemente che Blen’Athan ri­marrà in silen­zio.

    E se invece Primo li usasse? chiesero Angilia e Gilnar.

    Primo non ha sufficiente potere, né sufficiente intelligenza per usarli al meglio... E lui lo sa! Perciò non credo che si azzarderà e, nel caso lo facesse, tanto meglio! Endeth fissò ancora il man­to del Fal­denor, bofonchiando tra sé e sé.

    E se invece fossero Blen’Athan o Laura a usarli? chiese Gil­nar preoccu­pato.

    Endeth rise ancora. È un’ipotesi plausibile, ma... Il fatto che non abbiamo ancora subito conseguenze, mi fa supporre che Blen’Athan non ne sia en­trato in possesso e, perciò... L’ipotesi di un furto da parte di un umano si rafforza ancora. Gil­nar e Angilia si scambiarono un fugace sguardo d’incompren­sione, mentre Endeth continuava a guardare il riflesso del sole sul lago Chestra e giocare con il suo labbro. Padre, Angilia disse, senza staccare lo sguar­do dal lago. Come vi ho già detto, dobbiamo rimandare l’of­fensiva verso Esphira in tempi migliori.

    Gilnar e Angilia si rizzarono sulla schiena, entrambi annuirono. E tu? chiese Gilnar. Cosa farai nel frattempo?

    Ascarides si è fatta insofferente. Devo assolutamente impedirle di fare cose stupide rispose. E poi... Con la mano nella tasca tastò il pen­nacchio dell’ascia d’oro. Devo assolutamen­te risolvere delle questioni importanti.

    Ovvero? domandò Gilnar.

    Albion. Finchè non scopriamo fino a che punto Arian abbia ot­tenuto potere da quel Demone, mi sarà difficile avvicinarmi.

    E sia disse Gilnar. Terrò pronti i miei guerrieri per ogni evenienza e attenderemo un tuo ordine.

    Molte bene. disse Endeth, rimettendosi seduto a gambe incro­ciate sull’erba.

    Ma come farai a contrastare quel Demone? Hai un’idea? disse Gilnar.

    Un’idea in merito ci sarebbe, ma... Preferirei non usarla, a meno che non vi sia altra scelta. È per questo che sto cercando una via alternativa.

    Gilnar e Angilia rimasero in attesa di ulteriori spiegazioni, ma Endeth stette in silenzio. Sapevano entrambi che non avrebbero ottenuto altro. Si fecero un cenno d’intesa poi, sollevando entrambi i palmi, riaprirono un varco di Dorinas e scomparvero.

    Endeth attese qualche attimo, poi tirò fuori il pennacchio dell’a­scia, osservandolo con brama e curiosità. Che cosa hai escogi­tato, Blen’Athan? mormorò, prendendo con due dita uno dei sottili anelli che componevano il disegno e ruotandolo appena. Cosa hai in mente? Gli eventi avevano preso una piega molto strana, ed Endeth lo sapeva bene. C’era un tassello che non ac­cennava a comparire, un tassello che doveva sco­prire per risolvere il rompicapo. Ruotò un altro anello e sospirò. Ci vorrà del tempo disse.

    CAP 2 - DORMIVEGLIA -

    Un senso di oppressione attanagliava la testa di Nike, un manto nero e grigio di oblio che era calato sui suoi occhi da giorni. Sentiva il corpo rilassato, sopra un morbido e caldo giaciglio, ma la sua mente vagava su una strada incoerente di pensie­ri, senza riuscire a coglierne nemmeno uno. - Da quanto sono qui? - Cercò di aprire gli occhi. Tra la nebula confusa vide solo una stanza e due figure indistinte che si muovevano. Un fuoco acceso tremolava in un caminetto.

    Ne sei sicuro? La voce che aveva parlato gli era familiare, ma non riuscì a collegarla a nessuna faccia.

    Sì... Deve averli presi per forza lui. Non c’è altra soluzione. La voce di Lord Primo.

    Come hai potuto non rivelare a me e Laura una simile cosa!

    Blen’Athan rispose Lord Primo. Quegli scritti sono assai pericolosi e, infatti, non li ho mai usati. Non volevo certo dare in mano a voi una cosa così pericolosa.

    - È... Il drago! - pensò Nike.

    Semplicemente perchè non ti fidi di noi. disse Blen’Athan sec­co.

    "E se anche fosse? Gli scritti appartengono alla mia gente, e per questo non avete nessun diritto su di essi. Non ero tenuto a rife­rirvi del loro ritrovamento. E poi... No, non mi fido di voi... Come voi non vi fidate di me. Siamo pari."

    Blen’Athan sospirò e Nike attese la sua risposta, ma il manto oscuro del sonno cadde come una scu­re sul suo collo.

    Di nuovo aprì gli occhi per metà, e di nuovo ebbe visione della stessa stanza. Non c’era nessuno e il fuoco si era estinto nel ca­mino. Voltò la testa dall’altra parte, sempre con la mente immersa in una specie di liquame vischioso che gli impe­diva di ragionare. C’era qualcuno steso nel letto accanto, con gli occhi sbarrati che guardavano il soffitto. - Arian. -

    Arian stava immobile, come lui, gli occhi spenti e aperti in un’espressione di pura inconsapevolezza. Un’immagine strana ballonzolò nella mente di Nike per qualche istante, un’im­magine di un mostro enorme che distruggeva tutto. I pensieri, però, gli scivolarono via all’istante e le palpebre sbatterono.

    Forse ho un rimedio. Ancora la voce di Blen’Athan.

    - Ma quando è arrivato? - si chiese Nike, ma voltando gli occhi, vide che il fuoco del caminetto era di nuovo acceso, e Lord Pri­mo stava scaldandosi davanti a esso.

    Trovi che basti? disse Lord Primo. Catene. Mormorò quella parola con un tono scettico e disgustato.

    Albion ha paura delle catene, poiché sono il simbolo di prigio­nia e, inoltre, le mie non sarebbero catene normali. rispose Blen’Athan, accucciandosi su Arian, come se volesse studiarne l’espressione.

    L’avevo intuito continuò Lord Primo. E poi come vorresti fare? Beld’Est Arian è un ragazzo molto prezioso e intelligen­te.... Non voglio perderlo per strada. Inoltre, contro Endeth, il suo potere potrebbe essere determinante adesso.

    Infatti sarai tu a fargli capire il suo potere e, naturalmente, a fargli capire come e quando usarlo. Tu solo puoi capire quanto il Demone sia potente, dato che i tuoi avi hanno combattuto i suoi fratelli. Nel tuo sangue vi è un’avversione naturale che potrebbe guidarti nel­la maniera giusta. Comunque, avrò bisogno di un aiuto, un esse­re umano forte e fidato... Avrò bisogno di un po’ del suo sangue e della sua forza... Hai qualcuno da affidarmi? Qualcuno a cui possiamo rivelare la verità senza timore?

    Nike non riusciva a capire una sola parola, limitandosi a guardare le ombre confu­se che parlavano e gesti­colavano nervose.

    Sì... Ne ho uno che potrebbe anche essere messo a conoscenza di tutto. Non ci sono problemi. Ma perchè hai bisogno del suo sangue?

    Perchè Beld’Est Arian è Umano... Per legare un umano ad Albion ho bisogno di sangue Umano. È l’unico modo per ottenere il giusto legame etereo per le catene. spiegò Blen’Athan senza degnare Lord Primo di uno sguardo. Per quanto riguarda Nike...

    Non intendo accettare! inveì Lord Primo.

    Primo... Sai bene che il marchio, prima o poi, gli imporrà la scelta! Devo assolutamente impedire che il suo potere non gli sia deleterio. Inoltre, preferisco essere io a metterlo al corrente di tutto.

    Posso farlo io. rispose Lord Primo.

    Tu!? E come?

    Troverò un modo!

    Ancora l’ombra scura calò sugli occhi di Nike, impedendogli di sentire o vedere la fine di quella discus­sione.

    Fu il picchiettare continuo della pioggia a farlo svegliare ancora. Blen’Athan e Lord Primo erano ancora nella stanza, ma in com­pagnia di altre due persone. Il velo nero d’ombra non accennava a mollarlo un attimo e nemmeno nei sogni lo aveva lasciato in pace. Non avrà dei problemi? Una voce femminile, cono­sciuta.

    Beld’Est Namn disse Blen’Athan. Tuo fratello corre un ri­schio immane ad avere un simile mostro dentro di sé. Questo è l’unico rimedio per impedire al mostro di prendere il sopravven­to. È probabile che debba portarle per tutta la vita.

    Ancora stento a crederci che sia stato lui a far saltare le Cripte Oscure.

    - Sarinen. - pensò Nike.

    Infatti rispose Blen’Athan. Non ti ho ancora ringraziato per il prezioso aiuto... Non credevo che un umano possedesse un sangue tanto forte, il legame etereo è perfetto.

    Bah, forgiare delle catene col sangue... Tsè, Draghi! rispose Sarinen, come se il drago che aveva di fronte fosse una persona qualunque. E comunque è stato un piacere... Dopotutto, non ho mai conosciuto un drago, e tu sei il primo.

    Blen’Athan bofon­chiò qualcosa e si chinò su Arian. Nike cercò di vedere, ma la visuale era occultata dall’enorme spadone di Sa­rinen, poggiato proprio accanto al suo letto. Primo continuò Blen’Athan. Come hai risolto la situazione? Non ho visto né scene di panico né altre reazioni comunemente Umane.

    Come sempre... A parte poche persone fidate, nessuno sa di En­deth. Ho semplicemente sparso la voce di un elfo che si era al­leato con gli Ordokh, e che gli Ordokh hanno fatto saltare in aria le cripte con un enorme quantitativo di Sbarbatelle. spiegò Lord Primo.

    E come avete fatto a spiegare quel mostro enorme? chiese Sarinen.

    "Semplice: Ho detto a Branemon che l’elfo aveva risvegliato un fantasma della cripta... E che questo si è liberato, per poi tornare nel Prufunda. Ci ha creduto e, con molta probabilità, la voce si espanderà con rapidità, grazie anche al lavoro degli Esecutori. Inoltre l’intervento di Blen’Athan può essere spiegato in mille maniere... Vedrete che nessuno penserà più a questa storia tra qualche tempo. L’importante è che voi non diciate niente. Namn e Sarinen stettero zitti per qualche secondo, mentre Blen’Athan stava lavorando con qualcosa di metallico. Lord Primo riprese: Restano solo pochi punti da sistemare, ma per quelli non ci do­vrebbero essere problemi... Affido a voi due il compito, Sarinen, Beld’Est Namn."

    E sia. dissero assieme, prima che l’ombra tornasse a premere sugli occhi di Nike.

    La pioggia aveva smesso di cadere, e dalla finestra si intravedeva una moneta bianca e lucente che stazionava in un cielo scuro. Nike cercò di parlare, ma le labbra erano come incollate.

    Dunque sarebbe stata questa Ascarides disse Blen’Athan. "E lo sapevi ancora prima di richiamare il consiglio dei tre... Ci hai deliberatamente mentito, come ci hai tenuto nascosta l’esistenza di Nike. Dunque è stato lui a lanciare l’Exterminatus."

    Sì, è vero... Ma in quel momento non era importante che voi sa­peste chi aveva liberato Endeth, né sapeste di Nike.

    Ora che lo sappiamo, possiamo anche attaccare l’isola di Ascarinna e raderla al suolo.

    Nike ebbe un fremito nel sentire parlare della sua terra natia e di sua madre.

    No! lo seccò Lord Primo. Ascarides non deve sapere che noi sappiamo! Nel suo tono c’era qualcosa di strano, di diverso, una specie di dissenso legato a qualcosa che Nike non aveva mai udito nella voce del consigliere.

    Perchè? chiese Blen’Athan. "Ella ha liberato Endeth, lo ha fat­to con lo ‘Scambio’ e ha compiuto un atto immondo. Inoltre, potrebbe sapere cose che noi ignoriamo!"

    Pensi che Endeth abbia rivelato qualcosa di importante ad Ascarides!? Lo trovo impossibile, credo, invece, che Endeth si stia servendo di lei... Dicendole che la avrebbe ricongiunta con suo figlio. Ascarides vuole solo il trono d’oro dell’Impero e non esiterebbe a usare Nike per arrivarci. È così accecata dalla bra­ma di potere da aver aperto il varco di Prufunda per interrogare i morti, così da accertarsi che Nike fosse ancora vivo. In quel momento deve aver incontrato Endeth.

    Capisco... Blen’Athan stette in si­lenzio per qualche minuto, mentre Nike ribolliva di rabbia in si­lenzio.

    Inoltre, non credo che Endeth le abbia rivelato il suo piano per intero, non a un’umana così volubile. E poi... Se attaccassimo Ascarinna, genereremo una rea­zione imprevedibile da parte di Endeth. Potrebbe attaccare Esphira con i Reietti, e questo non deve accadere, per ora.

    E va bene disse Blen’Athan. Fingeremo di non sapere, forse potrebbe indurre Ascarides o Endeth in errore.

    Di nuovo Nike sbattè gli occhi, e di nuovo sentì che il tempo era passato: Blen’Athan e Lord Primo erano seduti al tavolo, mangiando e bevendo. Hai un’idea in proposito? chiese Blen’Athan.

    Molte... Ma per attuarle dobbiamo essere in pochi e, prima, devo aver sistemato tutte le faccende. Dovrò cercare negli archivi Imperiali e, per farlo, dovrò mobilitare i bibliotecari senza che si rendano conto di ciò che stanno cercando.

    Allora lo porterò nel Morben con me.

    Nike sentì Lord Primo sospirare e imprecare sottovoce. E sia! Ma bada bene a raccontargli solo lo stretto necessario!

    Lo farò... Come vuoi tu, Primo... Sappi, però, che Laura sarà messa al corrente di tutto. Deve sapere con chi ha a che fare. Di nuovo fu tutto buio.

    Un odore strano gli salì alle narici, un odore intenso e buono, un odore che gli ricordava bei momenti. Gli occhi gli si spalancaro­no di scatto e la testa si piegò verso la porta. - Roxanne! - esclamò. - Mi uccide­rà! - sentenziò poi, cercando di muoversi, invano.

    Roxan­ne era sullo stipite della porta, poggiata al legno con la testa riccioluta. Lo stava guardando con quegli occhi ver­dognoli da cerva. Ciao disse, avanzando verso il letto. Nike la seguì con lo sguardo, incapace di parlare e di muoversi. Roxanne prese una sedia e si mise ac­canto a lui, prendendosi il mento tra le mani. So che non puoi parlare... Perciò, per una volta, non mi interromperai... Tu ascoltami se puoi Si scompigliò i capelli. L’ordine di ucci­derti è stato ritirato... Quindi, per ora, non incorrerai in nessun pericolo da parte mia, né da altri membri del mio ordine Nike avrebbe sorriso, se avesse potuto. Roxanne continuò: Mi hanno curata... Ho cono­sciuto Lord Primo e quella strana creatura. Pensavo che il consi­gliere fosse un tipo borioso, invece è simpa­tico. Nessuno mi ha fatto domande, e ora mi lasciano tornare a casa.

    - A loro non oc­corre fare doman­de. - si disse Nike, mentre sprofondava nel buio.

    Di nuovo la nebbia si sostituì al buio dell’oblio, riportandolo in uno stato di dormiveglia vigile. Blen’Athan e Lord Primo erano ancora lì, ma stavolta stavano guardando fuori dalla finestra. Arian dormiva accanto a lui, ma non riusciva a vedere cosa gli avessero fatto. Dunque Angilia è riuscita a fuggire. disse Blen’Athan.

    Sì, ma c’è qualcosa che non mi quadra... Senes è ancora nelle prigioni, e dice di non sapere nulla, ma non posso interrogarlo perchè sarebbe inutile. Se Angilia si fosse libe­rata, o qualcuno si fosse introdotto per liberarla, trovo strano che Se­nes non sia stato scarcerato... Presumo che Gilnar o Endeth non abbiano più bisogno di lui.

    Può anche essere... Io, comunque, credo che nell’Impero ci sia una spia o qualcuno che lavora per conto di Endeth o Gilnar... Ho questo sospetto da quando abbiamo parlato durante il consi­glio dei tre.

    - Ma cos’è questo consiglio? - si chiese Nike

    E come ci saresti arrivato? chiese Lord Primo.

    Supposizioni: I nomi sui Necraliti che hanno concesso a Ende­th di sapere che Senes poteva entrare a rubare l’anello, il fatto che ci sia riuscito senza far­si scorgere, il fatto che Gilnar sapesse perfettamente come attira­re fuori il capo dei Grigi, e che sapesse del novizio che doveva entrare nell’Ecaron, e tante al­tre piccole cose. Qualcuno all’in­terno dell’Impero deve avere dei contatti con i nostri nemici.

    È possibile, ma se è come dici tu... Sono poche le persone che conoscono i nomi sui Necraliti che proteggono i tesori di As’Urihel. Così come sono poche le persone che possono accedere a certe informazioni, quindi il cerchio dei sospetti si restringe. Mi chiedo se Senes sapesse... A quanto afferma, si è fatto catturare di proposito per togliersi dai piedi Ende­th e Gilnar. Mi chiedo quale sia il suo reale scopo. Metter­si contro Endeth è cosa assai stupida per uno come lui.

    È inutile arrovellarsi... Endeth è assai superiore a noi, e i suoi piani ci sono ancora oscuri.

    Odio quando parli così di lui! Sembra... Che stai dalla sua par­te! inveì Lord Primo.

    No. Sai bene che non è così. Solo che... È stato mio allievo, e mi inorgoglisce non poco vedere i suoi progressi.

    Lasciamo perdere questo discorso tagliò corto Lord Primo. Dicevi che c’è una spia... E probabilmente hai ragione Si allontanò dalla finestra, cominciando a girare per la stanza. Nike ne distingueva l’ombra, ma i tratti erano sfocati. Quella ragazza, Roxanne... Fa parte di una confraternita di as­sassini molto nota e organizzata. Non so che tipo di incantesi­mo proteggeva i suoi ricordi, ma sono comunque riuscito a risa­lire a un’immagine un po’ confusa: Pare che sia il famigerato Quarto Mastro della Gilda dei Minatori a volere Nike morto. Po­trebbe essere lui la spia, an­che se do a questa ipotesi una bassa percentuale.

    - Il Quarto Mastro!? E perchè? - si chiese Nike.

    E cosa sarebbe questa Gilda? chiese Blen’Athan.

    Un’organizzazione che controllava una città Imperiale. Te lo racconterò più tardi. Trovo assai strano, però, che il Quarto Ma­stro intendesse far uccidere Nike. Se davvero lavorasse per En­deth, credo che sapesse che Nike è figlio di Ascarides, in quanto tale, sarebbe insensato farlo uccidere, altrimenti Endeth perde­rebbe la leva che ha su Ascarides.

    Forse non conosceva la sua natura di erede al trono, e magari il caso ha voluto che Nike si trovasse sulla sua strada.

    Non credo più alle casualità da molto tempo, e non avrebbe co­munque senso, ti racconterò la vicenda con calma più tardi. Co­munque, da quello che mi è sembrato di capire da quella ragaz­za, l’ordine di ucci­sione è stato ritirato.

    Il che è un bene disse Blen’Athan. Ma stiamo divagando. Riprendiamo il discorso sugli scritti.

    Sì. Capiremo le altre cose più avanti. rispose Lord Primo.

    Sappiamo che Endeth vuole gli scritti di Zanthor ed è già un inizio... L’importante è ritrovarli e arrivarci prima di lui. Hai qualche idea?

    Qualcuna, ma per attuarle dobbiamo lavorare nelle migliori condizioni possibili... Non possiamo farlo adesso. Dobbiamo aspettare che le acque si siano calmate. Inoltre, non capisco cosa Endeth voglia trarre da quegli scritti... Tu ne sai qualcosa?

    Non più di quello che sai tu. Non so nemmeno come faccia a sapere della loro esistenza.

    Ho un’ipotesi in proposito: Durante la sua prima cattura, Endeth è stato imprigionato a Faclindor. Anche Zanthor era lì in quel periodo, in attesa di essere giustiziato. Probabilmente Zanthor deve avergli rivelato dove si trovavano gli scritti, dopodichè Endeth è scappato, per poi essere catturato ancora da Exan e porta­to a Ras-Anor, dove è stato imprigionato definitivamente nel­l’Endiness.

    E tu come facevi a sapere degli scritti? chiese Blen’Athan sospettoso.

    Lord Primo sospirò. Fui io l’incaricato all’esecuzione di Zanthor. Mi disse che aveva lasciato delle memorie, ma non mi disse altro. Il resto lo conosci.

    Capisco... Ma ancora non mi spiego come hai potuto dare così poco peso al luogo in cui li nascondevi. Nella voce di Blen’A­than c’era una nota d’evidente rimprovero.

    Le Cripte Oscure erano piene di trappole e Incanti... Non pote­vo certo supporre che qualche Umano vi andasse e ne uscisse in­denne. Difatti, le cripte, hanno protetto gli oggetti che avevo po­sto al loro interno per anni e anni! Non potevo certo immagina­re il ritorno di Endeth.

    Sì, ma è stato un umano a prenderli rimbeccò Blen’Athan. Hai peccato d’ingenuità e superbia, come è nella tua natura, anorhin!

    - Anorhin!? Dove ho già sentito questa parola? - si chiese Nike.

    Lasciamo perdere questo discorso, drago! inveì Lord Primo. Dobbiamo preparare bene il tutto e ci vorrà del tempo.

    Già... E nel frattempo... Faremo in modo che questi due siano in perfet­ta sintonia con i loro poteri.

    Perfetto. Allora dobbiamo metterci in moto il prima possibile.

    Partirò adesso... Ma ho bisogno di un luogo sicuro, non posso trasformarmi in mezzo a degli Umani. Blen’Athan si volse ver­so Nike e gli venne incontro. Oh! Sei sveglio. disse, ma Nike non riuscì a rispondere, fissando il drago con lo stupore negli occhi. Sei molto in gamba, devo dire... Beh, non mi aspettavo nulla di meno. Ci divertiremo assieme. Gli impose una mano su­lla fronte e, di nuovo, il buio calò come un nero manto, ma sta­volta Nike sapeva che non si sarebbe svegliato tanto presto.

    Un prepotente fischio irruppe nelle orecchie di Nike. - Che succede stavolta? - pensò, cercando di aprire gli occhi, ma qualcosa gli impediva di farlo, come se qualcuno glieli stesse te­nendo chiusi. - Cos’è questo rumore? - Un ritmico sfarfallio, un rumore continuo, accompagnato da strani colpi alla schiena. Nike si accorse di essere legato a qualcosa, ma non riuscì a capi­re perchè. Il vento gli stava fischiando nelle orecchie e i capelli sembravano volersi staccare dalla testa. Pian piano si abituò alla pressione sugli occhi e riuscì ad aprirli. - I-impossi­bile! -

    Sopra di lui c’era il cielo, nero e stellato. Un manto scuro di buio ricolmo di puntini luminosi, un’immensa prateria di stel­le che accerchiava la luna. - Ma... Ma... Ma... - balbettò, senza capire cosa stesse succedendo. Ogni volta che sentiva il rumore, la sua schiena subiva un colpo da sotto. Ci mise poco a capire. - S-sto volando! S-sono sopra un... - Seguen­do i lacci che lo tenevano ancorato, vide due immense ali sbatte­re alle correnti ascensionali del vento. Era inca­strato tra le scapole di un drago, incatenato alla sua schiena me­diante corde e legacci. Il vento gli sferzava il viso, costringendo­lo a stare attaccato alla pelle squamosa. Una spes­sa coper­ta di pelo impediva al gelo delle nubi di farlo morire assiderato. Non riusciva a staccare gli occhi da quella magnifica, quanto terrifi­cante visione, impaurito e frastornato allo stesso tempo.

    Cercò di aprire la bocca per urlare, ma aveva sempre addosso la sensa­zione strana che da giorni lo ghermiva con spire invisibili. Ave­va lo stomaco sottosopra, e il cervello che pulsava, chieden­do aria ai polmoni. Il sudore cominciò a colargli copioso dalla fron­te, asciugandosi alla gelida aria delle nubi. Brividi di freddo lo scossero da dentro e da fuori. Si addormentò ancora, ricoperto da un telo di puro terrore, vedendo, in una coltre d’ombra, il remissivo vol­to di Exan che gli parlava.

    "Hai vinto tu."

    CAP 3 - LO SCIACALLO -

    Roxanne uscì dal portone principale di As’Urihel, dirigendosi verso est e costeggiando le mura. Aveva strani pensieri per la te­sta, erano successe cose strane e inquietanti che ancora non era riuscita a spiegarsi. L’avevano lasciata andare senza fare doman­de, senza chiederle il motivo per cui era stata ritrovata nelle Cripte Oscure, senza chiederle nient’altro che il suo nome che aveva dato senza esitare, dato che Nike lo conosceva –. Non si sarebbe mai aspettata di uscire viva dal palazzo dell’Imperatore, ma così era stato e non capiva il perchè.

    Giocherellando con il pendaglio dell’ordine al collo, camminava spedita verso il boschetto vicino alla cittadella nera, pensando e rimuginando come un fiume in piena. Nike... L’erede al trono d’oro disse. E chi mai l’avrebbe pen­sato... Quello lì, erede al trono d’oro. Non poteva crederci, ma era così, l’aveva sentito con le sue orecchie, mentre quello strano elfo lo chiamava a quel modo.

    Con un rapido gesto cacciò fuori un foglio sdrucito di pergamena, che un messaggero dell’ordine le aveva recapitato durante il suo soggiorno a palazzo. Lo aprì lontano da occhi indiscreti, spalancando gli occhi per la sorpre­sa. "Sciacallo... Che razza di missione sarà per affidarla uno come lui?" disse tra sé e sé, leggendo le disposizioni all’incon­tro. Giunse alle prime pendici alberate del bosco e si ad­dentrò. Percorse poche centinaia di metri, quando vide un uomo dal­l’aspetto selvaggio e dalla ghigna terrifi­cante poggiato all’ombra di un albero.

    Lo Sciacallo era un uomo sulla cinquanti­na. Era uno dei membri più temibili e pericolosi dell’Ordine del­le Lame d’Ombra, usato rare volte per la sua imprevedibilità e scarsa attitudine a coprire le tracce dopo gli omicidi che era te­nuto a compiere. Aveva capelli castani raccolti in una coda a minuscole trecce. Occhi profondi e svegli, circondati da fosse e occhiaie nere. Un fisico ricco di tendini e vene scoperte, le braccia colme di cicatrici da morso d’animale. Portava una pelle di lupo sulle spalle, che sembrava un tutt’uno con il resto del corpo. Roxanne si sentiva sempre a disagio di fronte a quell’uomo e, nonostante lei fosse considerata la mi­gliore nel suo lavoro, lo Sciacallo era considerato il più bestiale ed efferato.

    Quando il messaggero le aveva recapita­to la missiva con l’ordine d’incontro non era riuscita a crederci, né aveva obbiettato sul mancato rispetto della tempistica per il riposo. La missiva era stata contrassegnata con il sigillo del capo, e insi­gnita della massima priorità, ma quando aveva letto con chi doveva lavorare, non aveva potuto reprimere un singulto di paura.

    Roxanne. È un piacere, come sempre. disse lo Sciacallo, sor­ridendole con una fila di denti giallastri e ap­puntiti.

    Persino la sua voce le provocava brividi freddi. Sciacallo rispose lei, scacciando la paura e nascondendo l’ansia sotto un’espressione arcigna. Non posso dire altrettanto, dato che mi sono stati negati gli usuali mesi di riposo. Ancora una volta.

    La tua missione non è andata a buon fine, ed è stata persino riti­rata, perciò il capo non ha nemmeno considerato l’idea di man­darti a riposo. Il suo sguardo era pungente e sarcastico, intriso di una scintilla d’animalesca follia.

    Dimmi... Nella missiva non vi è scritto cosa dobbiamo fare, no­nostante sia della massima urgenza... Deduco che tu sappia.

    rispose lui. Ma racconta, Roxanne... Piaciuto il soggior­no a palazzo? Sai, il capo non è molto soddisfatto del tuo opera­to... E non è rimasto per nulla contento del fatto che tu abbia soggiornato a contatto con i lacchè dell’Imperatore.

    Che vorresti dire? chiese Roxanne sulla difensiva. Sai bene che le protezioni mentali che abbiamo sono inviolabi­li!

    Dico solo che per un certo periodo, ti avevano dato per mor­ta.

    Impossibile! Come sarebbe potuto... Poi si bloccò, ripensando che Nike le aveva sottratto il pendaglio nel loro scontro a Midd­lend: Forse qualche altro membro dell’ordine doveva aver visto il pendaglio nelle mani di Nike, pensando che lei era stata uccisa nell’azione.

    Oh, beh... Sai, si mormorava che quel Nike ti avesse ucciso... Infatti, il mandante del suo assassinio, aveva richiesto altri sicari all’Ordine, ma dopo poco... Ha ritrattato.

    Roxanne non riusciva a capire, si era chiesta più volte il motivo del ritiro dell’ordine, ma ancora non ne era venuta a capo. L’obbiettivo era un ragazzo assai abile disse. È riuscito a sfuggirmi un paio di volte, ma... Non mi ha mai vista in viso. mentì.

    Lo Sciacallo ridacchiò tra sé e sé, leccandosi le labbra e poggiando un capiente zaino per terra. Roxanne, la migliore assassina delle Lame d’Ombra. Adesso la tua reputazione è scesa, sai!?

    "Resto comunque

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