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Il Miracolo in Sè: Il dominio di se stessi
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E-book112 pagine1 ora

Il Miracolo in Sè: Il dominio di se stessi

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Info su questo ebook

Ogni nostro pensiero, buono o cattivo, si concretizza,
si materializza, diventa, in una parola, una realtà.
 
“Quando praticate coscientemente l’autosugge­stione, fatelo con naturalezza, con semplicità, con convinzione e sopratutto, senza alcuno sforzo. Se l’autosuggestione incosciente e spesso cattiva si realizza così facilmente è perché essa viene fatta senza sforzo”
 
“Allorché v’è un conflitto tra la volontà e l’immaginazione è sempre l’immaginazione che ha il sopravvento. In questo caso, che è purtroppo molto frequente, non solamente noi non facciamo ciò che vogliamo, ma il contrario di ciò che vogliamo; per esempio: più vogliamo dormire, più vogliamo trovare il nome di una persona, più vogliamo trattenerci dal ridere, più vogliamo evitare un ostacolo pensando che non possiamo, e più siamo sovraeccitati, più il nome ci sfugge, il riso abbonda, più direttamente corriamo verso l’ostacolo.
L’immaginazione dunque e non la volontà è la prima facoltà dell’uomo: perciò è veramente grave errore quello di raccomandare alle persone di curare l’educazione della loro volontà: è invece l’educazione della propria immaginazione cui bisogna rivolgere tutte le nostre cure”
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 ott 2018
ISBN9788869373817
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    Anteprima del libro

    Il Miracolo in Sè - Émile Coué

    COSCIENTE

    ​PREFAZIONE

    Emilio Coué nacque a Troyes, nell’Aube, nel 1857 da modesta famiglia, che non gl’impedì però di compiere un corso regolare di studi, laureandosi in lettere. Ma la sua inclinazione per la chimica lo spinse allo studio delle scienze, nelle quali poté anche laurearsi dopo non lievi difficoltà. Costretto dalle poco floride condizioni economiche ad occuparsi in una farmacia, egli seppe traspor­tarsi a poco a poco, e mercé l’acuto spirito di os­servazione di cui era dotato, dall’analisi chimica alla analisi psichica.

    Osservando l’azione capric­ciosa dei medicamenti ch’egli doveva preparare per gli ammalati, l’efficacia d’una parola suggestiva detta a proposito nel consegnare la medicina, op­pure la guarigione di un male ribelle, con le gocce di bleu di metileno o con le pillole di mica panis, egli riuscì a riconoscere nel pensiero umano la forza di plasmare il corpo fisico, in perfetto ac­cordo in ciò, col pensiero filosofico indiano che ritiene l’attitudine della mente essere il grande segreto, il grande mistero ed il maggior fattore della vita umana.

    Il suo incontro con Liébeault e Bemheim, i mae­stri della scuola psicologica di Nancy, avvenuto nel 1885, decise della sua vita. Liébeault per il primo aveva messo chiaramente in rilievo il feno­meno della suggestione; il Bernheim, suo discepolo e teorico, aveva diffuse per il mondo le idee del maestro: Coué, dopo aver seguito le esperien­ze del Liébeault, si mise a studiare e a praticare la suggestione, ma il suo temperamento positivo e concreto non poté contentarsi di quelle esperienze fatte senza metodo e conobbe essere necessario risalire alle vere cause psicologiche dei fenomeni, per poterli dirigere e dominare.

    Egli intuì che ciò che determinava l’azione ca­pricciosa dei medicinali, delle suggestioni e del­le panacee, non poteva essere se non l’immaginazione del malato, ed intravide quindi che la stessa immaginazione metodicamente diretta con graduali esperienze, avrebbe dovuto sviluppare le più singolari attività.

    La felice intuizione del prof. Coué sta appunto in ciò, di aver colto una nuance che differenzia la sua concezione della suggestione da tutte le altre esposte fin qui: non è la volontà che può mettere in moto le enormi forze subcoscienti che sono dentro di noi, ma bensì la nostra immagi­nazione.

    Verità questa che d’altronde era già stata intuita da Ludovico Antonio Muratori, che nella sua opera Trattato della forza della fantasia, pub­blicato nel 1740 a Venezia, aveva quasi due secoli prima del Coué intuito l’enorme potere che in es­sa è racchiuso.

    Ma un altro fatto venne a scoprire il prof. Coué colle sue acute osservazioni, che cioè la pas­sività, l’incapacità di resistenza manifestata dal soggetto suggestionato o ipnotizzato, non era la conseguenza della lotta tra lui ed il suggestionatore, come tutti i praticanti hanno ritenuto fi­nora, ma doveva essere la conseguenza della lotta che veniva ad intraprendersi tra l’immaginazione e la volontà del soggetto, e scoprì che in questa lotta la volontà restava sempre soccombente: sen­za nessuna eccezione. Anche nella vita ordinaria.

    Del resto, possiamo osservare ad ogni istante la stessa lotta e la medesima sconfitta della volontà. Se soffriamo d’insonnia, il pensiero di non poter dormire e lo sforzo per riuscirvi (ricorso alla vo­lontà) ci renderà più agitati, più nervosi, allon­tanando sempre più il sonno desiderato.

    Se noi invece ricorreremo all’immaginazione, ripetendoci dolcemente: io dormo, ora dormo, io posso dor­mire, ecc., il sonno non tarderà a calare sulle no­stre palpebre.

    Se siamo presi da un intempestivo impulso di ridere, non vediamo noi che più ci sforziamo di frenarci e meno vi riusciamo? Cam­miniamo sull’orlo di un burrone?

    Il mezzo più sicuro per farci venire le vertigini è quello di la­sciarci impadronire dalla paura di cadervi dentro.

    È così, dice il Coué, che noi tanto fieri della nostra volontà, che crediamo di fare liberamente ciò che facciamo, non siamo in realtà che dei po­veri fantocci di cui la nostra immaginazione tiene i fili.

    È da questa importante scoperta che il profes­sore Charles Baudouin dell’Università di Ginevra, seguace e discepolo del Coué (e autore dell’im­portante studio sull’opera del Maestro, dal titolo: Suggestion et autosuggestion) ha tratto la legge dello sforzo convertito da lui così esposta : « Al­lorquando un’idea si è impadronita della nostra mente al punto da farne sprigionare una suggestio­ne, tutti gli sforzi coscienti fatti per resistere a questa suggestione non servono che a raffor­zarla ».

    Ma questa attività che agisce inconscientemente e con una forza incalcolabile, può agire in noi tanto per il bene quanto per il male; è necessario quindi rendersene padroni e saperla maneggiare. Essa è come un torrente che tutto travolge nel suo passaggio, ma che arginato e condotto all’officina diventa sorgente di forza e di luce. Il Coué paragona anche questa forza subcosciente che è den­tro di noi ad un cavallo selvaggio e senza redini che galoppando a suo piacere finisce col condur­re a mal passo il cavaliere, ma domato ed im­brigliato lo condurrà ove vuole.

    È in questo predominio della immaginazione, subcosciente, sulla volontà, cosciente, che consi­ste, secondo il Coué, l’autosuggestione. Per lui ogni suggestione resta senza valore se non si tra­duce in autosuggestione se cioè il soggetto non accetta e non fa sua la suggestione. Ed infatti si sono visti più volte casi in cui il soggetto non ha eseguito quanto gli era stato imposto dall’ipnotiz­zatore, ma ciò che egli aveva creduto che gli fosse stato imposto.

    Il dramma, la lotta, avviene dentro il soggetto, tra la sua volontà e la sua immagina­zione, conflitto che termina sempre col trionfo di quest’ultima. Questa è l’originalità del metodo del prof. Coué il quale, d’accordo in ciò con la scuola psico-analista tedesca del Freud e coi Maestri del­la « persuasione » Dubois e Déjerine, tende a raf­forzare la volontà del malato, anziché indebolirla coi metodi dell’ipnosi usati fin qui, insegnandogli a dominare queste enormi forze che agiscono nel fondo del nostro spirito, e a divenire il suo’ proprio guaritore. Ed è invero con un senso di orgoglio che egli ripete ai suoi malati: non sono che un maestro che insegna a voi il modo di utilizzare le grandi forze che sono dentro cia­scuno di noi. Ed il fatto che una disciplina me­todica permetta l’educazione di queste grandi for­ze, conduce il paziente a fare a meno del tera­peuta, il che implica, oltre la sparizione dei di­sturbi fisici, il riavere la fiducia in se stessi e la volontà anche da parte di chi prima era abulico.

    L’altra legge importante formulata dal prof. Baoudin è quella della finalità subcosciente per la quale : « in ogni suggestione, poi che si è pensato al fine che si deve ottenere, il subcosciente si incarica di trovare da sé i mezzi per realizzarlo ». Ed il razionalismo feracissimo col quale un sog­getto sa giustificare gli effetti di suggestioni depri­menti ne è la prova evidente. Ognuno conosce le suggestioni condizionate: « Ogni volta che faccio la tal cosa ne consegue questo o quel malanno » : (una sequela di mali di cui il primo soltanto era naturale, gli altri si ripetono per suggestione); i disturbi di viaggio: (il numero dei km. da A in B è il massimo che il mio stomaco possa soppor­tare..., senza pensare che su di un’altra linea ha fatto doppio percorso); i mali periodici: (dopo le giornate di visite, dice un medico, sono così stanco che mi viene naturalmente il mal di capo..., senza pensare che altre volte vi aggiunge il ballo o il teatro senza inconvenienti), e gli atti post-ipnotici più strani (e le giustificazioni ancor più curiose) suggeriti durante l’ipnosi e compiuti dopo il ri­sveglio, sono dimostrazione di questo potere de­duttivo del subcosciente. Insomma, come dice il dott. Larson, il nostro subcosciente è così costi­tuito che riproduce nel corpo fisico tutte le impres­sioni ricevute dalla mente. Ne consegue che se noi ci suggeriremo con la volontà cosciente il ri­torno allo stato normale di un organo che funzio­na male, il subcosciente escogiterà da sé, senza bisogno di altrui istruzioni, il lavoro fisiologico ne­cessario per ottenerlo.

    Da queste due leggi deriva quindi che non è la

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