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Via dell'immortalità
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E-book253 pagine3 ore

Via dell'immortalità

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Prefazione apocrifa di Jorge Luis Borges

Nessuno sa, me escluso, che prima o poi un certo fatto cancellerà ogni traccia di ricor-
do da tutti gli esseri viventi.
Se nelle cellule davvero esistesse un codice primordiale, una raccolta di reminiscenze
ed esperienze a cui attingere, ora niente di ciò che segue si avvererebbe. Sfortunata-
mente la realtà sarà molto diversa: uomini e animali senza memoria né linguaggio si
contenderanno le risorse in una lotta equa, guidati solo da puro istinto di conservazio-
ne. Nessun genio, santo, artista o eroe sarà più menzionato, nessuna canzone cantata,
nessuna preghiera recitata. Il velo della dimenticanza calerà su terre e mari, nomi, idio-
mi, musiche, glorie e infamie. Non serve prepararsi. L’unico consiglio è di farsi trovare
con le scarpe ai piedi: se ne capirà immediatamente l’uso e si godrà di un piccolo van-
taggio nella lotta a seguire. Se è proprio la lotta a spaventarvi, non dateci troppo peso:
la vista del sangue non vi atterrirà, semmai vi apparirà curiosa. La morte e un orologio
appariranno altrettanto inconcepibili.

Saluto dunque l’autore che mi è dato presentarvi, e che quasi certamente mi ha plagiato
con arti tanto misteriose quanto ovvie. Lusingato dalle sue parole ho accondisceso a fir-
mare questa prefazione, usando abbozzi che avevo tenuto in serbo per altre occasioni.
Di certo non me ne vorrà: un sarto accorto sa riutilizzare stoffe preziose per nuovi ve-
stiti, nel caso in cui il committente originale cambi d’idea. È altrettanto vero che queste
mie righe postume (non mi è dato rivelarvi come l’autore sia riuscito a rintracciarmi)
contribuiranno, seppur che in minima misura, a cautelarmi dall’oblio: mi è stato assi-
curato che quest’opera, e con essa la mia presentazione, sarà stampata e diffusa in un
numero quasi infinito di copie, ognuna delle quali indistruttibile, resistente a fuoco, ac-
qua e logorio.
Quando uomini e bestie ritroveranno il codice della parola, proveranno
a decifrarne il contenuto: sarà questo l’unico libro superstite, scampato a diluvi e falò
accesi per scaldarsi o mangiare, oltre a qualche altra arcaica forma di utilità, diletto
o consolazione. Nelle sue pagine troverete pochi insegnamenti e nessuna morale: mi
sembrano delle buone fondamenta per le nuovissime generazioni.

Buenos Aires, data illeggibile
 
LinguaItaliano
EditoreSVPERFLVO
Data di uscita28 ott 2018
ISBN9788829538843
Via dell'immortalità

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    Anteprima del libro

    Via dell'immortalità - Giuseppe Aresca

    Giuseppe Aresca

    VIA DELL’IMMORTALITÀ

    - MMXVIII -

    Prefazione apocrifa di Jorge Luis Borges

    Nessuno sa, me escluso, che prima o poi un certo fatto cancellerà ogni traccia di ricordo da tutti gli esseri viventi.

    Se nelle cellule davvero esistesse un codice primordiale, una raccolta di reminiscenze ed esperienze a cui attingere, ora niente di ciò che segue si avvererebbe. Sfortunatamente la realtà sarà molto diversa: uomini e animali senza memoria né linguaggio si contenderanno le risorse in una lotta equa, guidati solo da puro istinto di conservazione. Nessun genio, santo, artista o eroe sarà più menzionato, nessuna canzone cantata, nessuna preghiera recitata. Il velo della dimenticanza calerà su terre e mari, nomi, idiomi, musiche, glorie e infamie. Non serve prepararsi. L’unico consiglio è di farsi trovare con le scarpe ai piedi: se ne capirà immediatamente l’uso e si godrà di un piccolo vantaggio nella lotta a seguire. Se è proprio la lotta a spaventarvi, non dateci troppo peso: la vista del sangue non vi atterrirà, semmai vi apparirà curiosa. La morte e un orologio appariranno altrettanto inconcepibili.

    Saluto dunque l’autore che mi è dato presentarvi, e che quasi certamente mi ha plagiato con arti tanto misteriose quanto ovvie. Lusingato dalle sue parole ho accondisceso a firmare questa prefazione, usando abbozzi che avevo tenuto in serbo per altre occasioni. Di certo non me ne vorrà: un sarto accorto sa riutilizzare stoffe preziose per nuovi vestiti, nel caso in cui il committente originale cambi d’idea. È altrettanto vero che queste mie righe postume (non mi è dato rivelarvi come l’autore sia riuscito a rintracciarmi) contribuiranno, seppur che in minima misura, a cautelarmi dall’oblio: mi è stato assicurato che quest’opera, e con essa la mia presentazione, sarà stampata e diffusa in un numero quasi infinito di copie, ognuna delle quali indistruttibile, resistente a fuoco, acqua e logorio. Quando uomini o bestie ritroveranno il codice della parola, proveranno a decifrarne il contenuto: sarà questo l’unico libro superstite, scampato a diluvi o falò accesi per scaldarsi o mangiare, oltre a qualche altra arcaica forma di utilità, diletto o consolazione. Nelle sue pagine troverete pochi insegnamenti e nessuna morale: mi sembrano delle buone fondamenta per le nuovissime generazioni.

    Buenos Aires, data illeggibile

    I - Trattative riservate

    Una vetrinetta del negozio d’antiquariato di Gao Gorge attirò l’attenzione della signora Waters. La sera avrebbe festeggiato il quarantesimo compleanno col marito, un funzionario di banca poco più vecchio di lei: cena da Fuzzy, come da tradizione, brindisi e consegna del regalo che ella stessa gli aveva distrattamente indicato il sabato precedente.

    Passava abitualmente davanti al negozio nel tragitto che separava casa e ufficio, senza mai averne varcato la soglia. Era poco attratta da quelle anticaglie, ma quella volta la sua attenzione fu catturata da un libro del quale aveva già sentito parlare. Il titolo, I’Ching, era impresso in nero su una copertina color carne; tre monete invitavano alla divinazione, come dettava un cartoncino messo lì accanto: ‘Perché non tentare un dialogo con un antico libro che pretende di essere animato? K. G. Jung’. Ricordava la fissazione per Jung del suo professore di psicologia e certi concetti che le erano rimasti impressi nella memoria; decise così di farsi un piccolo regalo nella speranza, mista a timore, che il futuro potesse riservarle qualcosa di diverso.

    Il proprietario era un uomo d’età indefinibile. Pochi l’avevano visto al di fuori del negozio e anche lì stazionava per lo più nel retro; il contatto con i clienti era affidato ad una ragazza, Catina, immigrata dall’est europeo fin dall’infanzia. Gao Gorge stava davanti al computer del suo studio quando Kate Waters entrò nella bottega. La telecamera puntata sull’ingresso gli riportò su un monitor l’immagine della donna: lasciò che Catina la ricevesse e s’infilò una parrucca scarmigliata, estratta da un cassetto chiuso a chiave.

    Sui ripiani non c’erano molti oggetti: articoli di varia provenienza, che Kate aveva catalogato come vecchiume generico. Spesso si era chiesta come potesse tirare avanti un negozio vendendo di quella roba, considerando che gli affitti in zona erano molto alti.

    Gao l’aveva notata più di una volta scivolare veloce davanti alle sue vetrine: finalmente si era decisa a fargli visita. Seguendo un piano imbastito da tempo, andò a riporre in tutta fretta tre oggetti in una teca posta nel retro: un libro dall’aspetto imponente, un samovar argenteo ed un’altra parrucca, simile a quella che aveva appena indossato. Richiuse la vetrinetta, ne accese le luci interne e tornò nello studio. In negozio, delle targhette in bronzo indicavano il prezzo dei vari articoli: mentre qualche dollaro poteva bastare per l’acquisto di quelli meno pregiati, la placchetta sulla teca invitava alla trattativa riservata con il proprietario.

    Catina accolse la cliente con un sorriso timido ed un saluto appena mormorato.

    − Buonasera. Sarei interessata al libro in vetrina.

    − L’ I’Ching?

    − Si. Le monete sono incluse?

    − …Se ha intenzione di aggiungere altri diecimila dollari ai quaranta del libro, si – sorrise Gao apparendo dal disimpegno posteriore – Sono Gao Gorge, benvenuta nella mia botteguccia.

    − Piacere, Kate Waters − rispose la donna, osservando perplessa la strana acconciatura dell’uomo.

    − Sono Demareteion, monete greche risalenti al IV secolo avanti Cristo; ma il Libro dei Mutamenti funziona anche con comuni spiccioli. Sa già come usarlo?

    − Ne ho una vaga idea.

    − Le istruzioni sono nelle ultime pagine del volume. È così interessata a conoscere il suo futuro?

    − Potrebbe anche essere, ma non è destinato a me – mentì.

    − Un regalo, capisco. Catina le confezionerà un pacchetto principesco.

    − Bene… Ci vorrà molto tempo?

    − Ha fretta?

    − A dire la verità, no.

    − Le vorrei mostrare qualcosa che col futuro non ha niente a che vedere, ma che potrebbe interessarle infinitamente di più.

    − Va bene − rispose la donna, incuriosita da quell’invito.

    − Mi segua di là, le faccio strada.

    I due arrivarono davanti alla teca illuminata. Kate vide tre oggetti che stavano visibilmente deludendo le sue aspettative.

    − Non li giudichi per la loro apparenza, questi manufatti hanno qualità straordinarie. Sono il primo a riconoscere che, ad una prima occhiata, possano suscitare ben poco entusiasmo.

    Che fosse sincero o no, pensò Kate, ormai era lì: la situazione non era spiacevole, e nemmeno Mr. Gorge.

    − Le propongo un gioco – aggiunse Gao – Sarà un modo divertente per ingannare l’attesa. Ci sta?

    − Perché no?

    − Perfetto. Questi tre oggetti, poniamo, avranno un prezzo teorico in base all’attrattiva in lei suscitata. Il più desiderato le costerebbe più di quello che possiede, e perciò non potrà mai essere suo.

    Il tono di Gao era serio ed autorevole, per conferire al passatempo la solennità necessaria.

    − La sua seconda scelta avrà un costo di… un milione di dollari?, mentre il meno ambito potrà essere suo per, diciamo, centomila. Sono valutazioni che mettono in conto la sua assoluta sincerità, quando le domanderò quale sia dei tre il suo pezzo preferito.

    − Non sono quotazioni basse – osservò la donna, già calatasi nel ruolo.

    − No. Non possono esserlo: questi oggetti hanno delle proprietà speciali. Prima di parlargliene voglio che mi prometta di non parlarne con nessuno, sebbene si tratti solo di un gioco tra noi due.

    Le parole risuonarono nella stanza per qualche secondo. Kate aveva sempre concesso poco alla fantasia: un lavoro umile ma necessario, qualche breve vacanza, un figlio ormai adolescente che rappresentava il suo successo più grande. Ma era il suo compleanno: quarant’anni, che sentiva come una specie di spartitraffico tra le ambizioni del passato e la consapevolezza di ciò che la vita le avrebbe ancora riservato.

    − Glielo prometto signor Gorge, non ne farò parola con nessuno.

    A tutti e due brillavano gli occhi.

    − Ognuno di questi oggetti ha una particolarità magica di cui le darò ora dimostrazione.

    Kate lo lasciò dire senza interloquire, benché la parola magia le sembrasse esagerata. L’uomo appoggiò il grande libro sul tavolo.

    − Avanti, lo sfogli senza timore.

    In caratteri minuscoli, scritti su fogli finissimi, erano riportati i resoconti di giornate passate, preceduti dalla data. A Kate bastarono pochi secondi per capire che quello era il diario della sua vita: 24 dicembre 1980, l’incendio dell’albero di natale, quando aveva appena tre anni. 4 aprile 2017, tre giorni prima: la colazione, il lavoro, il litigio telefonico con la madre; fatti e pensieri erano riportati con fedeltà e ricchezza di particolari.

    La grigia cronaca della giornata era tutta lì, perfettamente rispondente alla realtà. Gao le sfilò il libro con grazia.

    − Non tema: non potrei leggere delle sue cose, perché il libro parla solo di chi lo sta maneggiando. Ma c’è un’eccezione: vede questa piastra di rame, annegata nella copertina?

    Si strappò un capello da sotto la parrucca e lo attaccò alla lamina con del nastro adesivo; poi le passò il volume aperto, invitandola alla lettura dell’ultima pagina rimasta impressa.

    − Ora, nonostante sia in mano sua, il libro parlerà del proprietario del capello, in questo caso di me, prescindendo da chi lo stia sfogliando.

    6 aprile 2017 ‘Ho sognato un grande nave ormeggiata in un porto indiano. Intorno, donne vestite in colori pastello, dagli occhi bistrati, guardano verso di me. Una mi si avvicina e mi saluta con un inchino: il suo seno è prosperoso, i capelli lucenti…’

    − Credo che possa bastare − disse la donna, richiudendo il libro.

    Era persa in un vortice di pensieri: sondare il passato del marito non la incuriosiva, non quanto quello della madre, e ancor di più dell’uomo per cui lavorava: avrebbe scoperto perché continuasse a preferirle colleghi secondo lei meno capaci, costringendola a languire da anni nelle stesse noiose mansioni. La fantasia risvegliata la fece presto smarrire nel vortice delle possibilità: un attraente estraneo, la migliore amica, un attore famoso, il presidente degli Stati Uniti: la chiave della conoscenza era un semplice capello. In cuor suo sapeva che quello era l’oggetto dei suoi desideri.

    − Niente male… Vediamo il secondo articolo?

    Gao Gorge posò la parrucca bruna sulla scrivania.

    − È stata intessuta con i capelli di un artista, un musicista talentuoso come pochi altri. La indossi e si sieda al pianoforte, nel mio studio.

    − Guardi che non ho idea di come suonarlo.

    − Provi a mettere la parrucca.

    Ormai pronta ad altre sorprese, obbedì. La tastiera le sorrise, come un grande amico del quale non avesse mai paventato l’esistenza; con naturalezza le dita iniziarono a seguire ed interpretare magistralmente lo spartito. L’uomo la accompagnava con minimi movimenti delle mani.

    − La suono spesso anch’io, così come l’ha eseguita lei: indossando quella parrucca, naturalmente.

    Kate era ammutolita. L’uomo interruppe il suo flusso di pensieri.

    − Mi farebbe compagnia per un caffè?

    − Ne ho già bevuti un paio di troppo, la ringrazio comunque.

    − Poco male. Da qui − disse l’uomo indicando il samovar − scaturirà tutto quello che lei desidera.

    Dal beccuccio stava fluendo, in un calice di cristallo, un vellutato Romanée-Conti d’annata.

    − Trovo che sia delizioso, anche se da qualche tempo prediligo il gusto speziato di un vino di Ercolano… trovo che il 74 dopo Cristo sia l’annata migliore.

    − Vuol dire che con quell’oggetto è possibile ottenere vini d’ogni epoca?

    − Non solamente vini, ma sostanze di qualsiasi natura, seppure solo in forma liquida. Miscele di caffè, ma anche benzina, mercurio, acqua della Senna, dell’isola di Sant’Elena o di Marte, ammesso che ve ne sia. Qualsiasi liquido si desideri, in quantità infinita: è sufficiente solo pensarvi all’atto della mescita.

    Kate s’immaginò a riempire intere cisterne di benzina, vini e profumi. Ma la magia ed il denaro non sono entità affini e nessuno al mondo poteva comprare le verità del libro o i talenti del musicista.

    − Ora mi riveli la sua preferenza; le suggerisco solo di essere sincera.

    − Sono abituata a dar retta al mio cuore – disse esibendo occhi limpidi di bambina.

    − Allora, quale di questi oggetti è alla cima ai suoi desideri?

    − Forse la sorprenderò dicendole che è il samovar.

    − Ne è sicura?

    − Si: riempirei intere botti col frutto di rari o estinti vitigni. E di profumi… presenti e passati, essenze preziose e introvabili. Le sembrerò venale, ma il samovar mi regalerebbe una felicità immediata e pulita. Non mi piace barare, né farmi i fatti altrui. Ma le regole sono chiare, resterebbe un sogno irrealizzabile: ‘le costerebbe più di quello che possiede’, ricordo bene? Questo oggetto non potrà mai appartenermi, e neppure gli altri…

    Dopo una piccola pausa aggiunse:

    − Abbiamo solo giocato, ma la ringrazio comunque delle emozioni che mi ha regalato.

    Gao intuì la menzogna carezzandosi le ciocche arruffate, mentre Kate congetturava sul da farsi per entrare in possesso del libro, stupendosi di sé stessa ma contemplando ogni eventualità possibile.

    − Al secondo posto ci metto la parrucca, non abuserei troppo del suo potere e mi accontenterei di suonare per me e per qualche intimo. Per ultimo metto il libro. Sarebbe comunque un piacere consultare il proprio passato e rivivere i miei errori e le mie gioie alla luce della realtà attuale.

    − Potrebbe sondare i passati altrui. Potrebbe sapere tutto della sua amata mamma, dei suoi amanti e soprattutto se fra questi c’è stato anche suo marito.

    La donna trasalì.

    − La prego di perdonarmi, so rendermi disgustoso.

    − Non si preoccupi. Ho altro per la testa.

    Pensò alle parole di Gao, convenendo che in passato aveva sospettato più di una volta che marito e madre se la potessero intendere. Con il libro avrebbe facilmente smascherato i due, per poi riservare uguale trattamento a chiunque avesse voluto metterle il bastone fra le ruote. Una nuova vita, piena di possibilità, sembrava aspettarla dietro l’angolo. Decise di farsi forza e di giocare ogni carta a sua disposizione.

    − L’offerta del caffè è ancora valida? − chiese a Gao.

    − Certo. Tornerò fra un attimo con un paio di tazzine.

    ‘Devo poterlo versare io − pensò Kate col cuore in tumulto − Se funziona come mi ha spiegato, gli servirò un caffè molto speciale’.

    Da dietro la porta Gao parve leggere il flusso dei suoi pensieri.

    − Ed ecco qua – disse Gao allegramente, appoggiando un vassoio sulla grande scrivania − Non conosco i suoi gusti al riguardo, ma vorrei farle provare l’esperienza di un Kopi Luwak.

    − Oh, mi piacerebbe invece che assaggiasse quello che preparo di solito. A casa tutti ne rimangono inorriditi, ma a me sembra buonissimo.

    − Va bene, mi presterò alla tortura – ridacchiò − Ma la avverto che il mio è un parere molto autorevole e che non le mentirò.

    − È quello che spero.

    − Lo versi pure. È necessario che pensi anche alla quantità di zucchero perché, non usandolo, ne sono sprovvisto. Inizi col suo, così farà pratica.

    Kate si servì il caffè con un filo d’emozione, a mo’ di prova generale.

    − E ora verso il suo: amaro, giusto?

    Le bevande fumavano davanti ai loro occhi.

    − Boh, per me non è niente male – disse Kate dopo un paio di sorsi.

    − Lasci giudicare a me ora – disse Gao portandosi la tazzina alle labbra. Prima, come d’abitudine, cercò di coglierne le note olfattive.

    − Ha un aroma particolare – disse indugiando – Controlli lei stessa: è quello abituale?

    La donna, turbata, ripeté la stessa operazione.

    − Eh si, nel bene e nel male – disse cercando di sorridere.

    − A me sembra di percepire un sentore di acqua tofana – appuntò Gao con nonchalance – Peccato che si tratti di un veleno.

    − Ma che sta dicendo? − disse Kate con voce palpitante.

    − Ci credo che in famiglia non lo apprezzino: arsenico, piombo, belladonna e cantaride: dove ha trovato l’ispirazione? In qualche telefilm?

    − Signor Gorge, sono passata sopra a qualche sua indelicatezza, ma questa volta ha passato il limite.

    − Bene, mi dimostri il contrario e beva quel caffè.

    − Io…

    − Lo beva. Se mi fossi sbagliato le porgerò le mie scuse. Stiamo ancora giocando, del resto.

    Kate si lasciò cadere sulla poltrona con lo sguardo rivolto alla finestra e al cielo che stava inscurendo.

    − Quando mi sono tradita?

    − Lei è stata bravissima, sono stato io a barare – disse indicando la parrucca che stava indossando – È stata intessuta coi capelli di un tedesco: si chiamava Horatio Schlessinger e fu noto a pochi per le sue facoltà telepatiche, oltre ad altre pessime qualità.

    − Pessime qualità?

    − Una psicopatia a sfondo sessuale, ad esempio. Kate, l’ho notata da tempo: con gli anni si è fatta, se possibile, ancora più attraente… − disse facendole scivolare le mani sotto la gonna, fino alla fascia siliconica delle calze autoreggenti.

    La donna cercò di ribellarsi, ma un paio di pesanti schiaffi la indussero all’obbedienza.

    − Per il suo bene le consiglierei di non stuzzicarmi troppo. Catina è già uscita e abbiamo tutto il tempo, ma temo che i suoi festeggiamenti subiranno un piccolo ritardo.

    Dopo un paio d’ore Gao si sfilò la parrucca e le sue percezioni cambiarono istantaneamente.

    − Ecco, senza di questa torno ad essere un uomo qualsiasi. Lei non corre più rischi.

    − E ora? Cosa pensa di fare? − chiese Kate impaurita.

    − Ha tentato di uccidermi, ma in qualche modo mi ha risarcito. Direi che non ci sono né vincitori né vinti.

    − Mi lascerà andare via?

    − Certo. Potrò scrutare nella sua mente a qualsiasi distanza – mentì Gao, tacendole del ridotto raggio d’influenza della parrucca – Torni a casa e conservi i segreti di questa giornata.

    − Spero di non rivederla mai più – disse rivestendosi la donna – E ora, se permette…

    − Non dimentichi il suo I’Ching. Catina ci ha lavorato tanto.

    − Il libro, già…

    − Lo consideri il mio personale regalo.

    Accompagnò la donna all’uscita, poi con passo

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