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Nemico virtuale
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E-book139 pagine1 ora

Nemico virtuale

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Info su questo ebook

Primo episodio gratuito della saga " F-35", best seller KOBO.

Ethan Smith è un valido agente dell'FBI preso di mira.
Jeremy Illberg è Il segretario del dipartimento della difesa USA ed è al centro di un'indagine.
Una tacita alleanza condurrà queste due parti verso un destino pericoloso.

Anno 2018
Il dipartimento della difesa è scosso da una serie di incidenti militari.
Un avanzatissimo programma missilistico che va in panne e la perdita di un f-35 durante un volo di addestramento fanno suonare il campanello di allarme nei piani alti del Pentagono.
Sono i primi sintomi di un attacco?
Dove si nasconde la mente?

Gli Stati Uniti non avevano mai affrontato un avversario simile nel corso della storia, talmente perfetto e sfuggente da sembrare quasi... un nemico virtuale.

www.alessandrofalzani.com

LinguaItaliano
Data di uscita1 nov 2018
ISBN9780463824139
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    Anteprima del libro

    Nemico virtuale - Alessandro Falzani

    Oceano Pacifico, Hawaii.

    Martedì 3 maggio.

    Ted Steller osservava la Harry Truman dall'alto, aspettando l'ordine finale che lo avrebbe messo in collegamento diretto con il nuovo ed avanzatissimo programma militare SilentFire.

    Si era allenato per mesi in attesa di quel momento e il nuovo simulatore della Marina degli Stati Uniti si era dimostrato molto efficace ed intuitivo anche per un pilota di caccia, solitamente impegnato in manovre di volo che nulla avevano a che vedere con ciò che di lì a poco avrebbe dovuto fare.

    Difatti, da quel preciso istante, il programma SilentFire avrebbe messo direttamente in relazione una portaerei americana con i suoi piloti di caccia in volo, consentendo a questi ultimi di governare anche da notevole distanza i siluri lanciati dalle navi da guerra. In poche parole il pilota in volo era un'estensione radar della nave e quest'ultima avrebbe potuto scegliere di fare fuoco su un nemico anche se in realtà era fuori dal suo campo radar. Sulla Harry Truman, armata con missili da test, in parecchi erano eccitati: il nuovo siluro SeaWolf si era dimostrato potentissimo sebbene solo sulle simulazioni matematiche, tuttavia in quel test sarebbe stato impiegato senza il suo potente cuore: ovvero il suo nucleo di uranio.

    Sì, l'America aveva fatto la sua scelta e di conseguenza i suoi investimenti: la battaglia in mare sarebbe andata avanti e sviluppata con armi nucleari, dato l'incessante flusso di navi da guerra che negli ultimi anni i diversi competitor mondiali stavano sfornando a ritmi allucinanti. Molti ebbero l'impressione che le strategie tattiche di guerra si fossero spostate in mare aperto e non nel controllo dei cieli, come storicamente era sempre stato sino a quel momento.

    L'America aveva il fiuto fine e sviluppato su queste cose e non si era mai sbagliata.

    I missili SeaWolf erano più potenti, più veloci, ma anche più intelligenti.

    Il SeaWolf Rk7 costituiva la naturale evoluzione dei siluri attualmente in uso, sebbene più slanciato e aerodinamico conferiva una capacità di penetrazione idrodinamica del 7 per cento superiore alla media e una velocità di navigazione del 15 per cento maggiore; numeri impressionanti, che se uniti a un cuore pulsante di uranio avrebbero fatto di quel missile una delle armi più sconvolgenti dell'ultimo decennio.

    Ma il vero asso nella manica del programma SilentFire risiedeva nel controllo remoto, ovvero una volta lanciato il siluro e uscito dal campo guida della nave, esso poteva procedere indipendentemente da essa, in quanto i dati di navigazione su lunga traversata sarebbero stati forniti da un caccia in volo di affiancamento al missile stesso.

    Sì, un caccia.

    E questo significava raggiungere velocità sottomarine dell'ordine di mach 0,6 circa.

    Qual'ora il nemico avesse rivelato la mancanza di segnale da parte della nave avversaria e avesse immaginato la perdita del missile, si sarebbe invece ritrovato con una dolorosa sorpresa conficcata nello scafo, anche a centinaia di chilometri di distanza dal lancio.

    Le simulazioni ricordavano tanto lo stile di gioco della battaglia navale ma con un coefficiente tecnologico inimmaginabile per il mondo intero, capace di colpire a distanza notevole qualsiasi obiettivo in acqua con percentuale di riuscita del cento per cento; Steller era fiero di far parte di quel programma e si era allenato anche sul software di guida remoto del siluro per quasi sei mesi.

    In realtà il suo compito o per meglio dire il compito del pilota assegnato alla guida radar da velivolo aereo, era il più complesso in quanto era richiesta concentrazione di guida sul caccia e contemporaneamente sul siluro.

    Ted era il solo uomo ad aver superato brillantemente i test e le simulazioni.

    «Comandante a caccia alfa one, risponda sergente.»

    «Sergente Steller a Harry Truman, alfa one in ascolto.»

    «Sergente, controllo sistemi radar, ci dia il via.»

    Ted abbassò lo sguardo sul display alla destra, si era perfettamente abituato alla nuova configurazione del cockpit, in sottofondo il sibilo dei motori che gli giungeva ovattato nelle orecchie.

    «Radar connesso e go. Potenza segnale ottimale, go. Gps con la Truman operativo. Software SilentFire caricato e go. Sistema in stand-bye.»

    Il comandante Carter si chinò nuovamente sul microfono, pigiò il tasto di comunicazione con una luce di concentrazione che balenava nei suoi occhi: era la prima volta che una portaerei veniva dotata di un simile sistema di attacco, di solito erano i caccia torpedinieri a sperimentare quel genere di armi, ma la scelta di equipaggiare la Truman con un potente sistema missilistico era un chiaro segno che il dipartimento della difesa stava avviando una forte rivoluzione degli armamenti su ogni classe di mezzo militare, e di questo il comandante Carter era più che fiero.

    «Avviare programma SilentFire, conto alla rovescia.»

    Steller sentì i battiti del suo cuore accelerare, cosa che non gli capitava nemmeno in fase di partenza e atterraggio: avrebbe dovuto guidare un missile privo di testata, fargli compiere un determinato tragitto studiato sino alle coste giapponesi e poi, e questa era la grande novità, ricondurlo sino al comando della Truman dove uno speciale meccanismo robotizzato avrebbe raccolto il missile e lo avrebbe riportato nella stiva.

    Tale manovra sarebbe stata utile nel caso il missile avesse perso il suo obiettivo o nell'evenienza in cui il nemico non si fosse dimostrato più ostile, o addirittura si fosse arreso. Recuperare un SeaWolf significava un impatto in meno e nessun morto, ma anche diciotto milioni di dollari risparmiati.

    Tale era il costo che comportava una missione di preparazione e lancio di un siluro del genere e Steller percepiva chiaramente il peso di tale responsabilità.

    «Lancio tra...cinque, quattro, tre, due, uno. Lancio!»

    Il canale di lancio si aprì all'ordine del comandante e il SeaWolf partì sfuggendo rapidamente negli abissi.

    La simulazione prevedeva la verifica della tenuta radar della Truman per almeno sei miglia, la portaerei si trovava in prossimità delle isole Hawaii e Steller volava già ai confine della portata radar, una volta rilevato il segnale del missile da parte del software lo stesso avrebbe deciso autonomamente se e quando affidare il comando al caccia, togliendolo di fatto alla USS Harry Truman.

    Ted Steller aspettava ansioso l'accensione dei led e la scritta Lock Onsul display, avrebbe quindi guidato il missile sino alle coste giapponesi, con cui l'America aveva già preso accordi e poi l'avrebbe ricondotto come un cagnolino alla sua cuccia.

    «SeaWolf vicino al limite di portata, si prepari sergente...», gracchiò la voce nelle orecchie di Ted.

    «Ricevuto Truman, alfa one in attesa.»

    Ted tenne lo sguardo fisso davanti a sé, il sole abbagliava il vetro e abbassò la visiera, improvvisamente un lampeggio veloce lo avvisò che il software stava agganciando il segnale del siluro: a breve la guida sarebbe passata nelle sue mani.

    - Lock On-

    La scritta divenne fissa, Ted sospirò e mosse l'interruttore manuale, quindi impugnò il joystick con la mano destra solo per qualche secondo, in modo da dare la prima correzione di traiettoria.

    «Ho il comando del siluro, comandante. Alfa one operativo.»

    Un sospiro si levò dalla bocca di Carter e una decina di sguardi divennero improvvisamente più rilassati, la traccia sui monitor della Truman era scomparsa ma riapparve unitamente a quella dell'f-18 di Steller.

    «Ben fatto sergente, adesso segua le coordinate del missile e le aggiorni costantemente, usi il comando manuale solo se strettamente necessario per alcune correzioni. Mi raccomando Steller, conto sulle sue capacità.»

    «Affermativo signore.» Ribadì Ted pieno di orgoglio, consapevole che di lì a poco la Truman avrebbe perso anche il suo segnale sui radar; si sarebbe ritrovato solo e con un vero a proprio lupo del mare da tenere a bada.

    Alcuni minuti dopo, proseguendo in direzione prestabilita senza apparenti difficoltà un segnale acustico lo avvisò di quanto già sapeva, era fuori dalla portata radar ma teneva costantemente sotto controllo il missile che navigava a sedici metri di profondità e a quasi quattrocento chilometri orari.

    Impressionante.

    Mantenendo la concentrazione ma consapevole che ormai la sua sarebbe stata solo una questione di routine, in cui l'attenzione sarebbe stata la cosa più difficile da controllare, mise la mano sulla leva di potenza dell'f-18 e decelerò lentamente ponendosi in coda al missile: il sistema di allineamento virtuale a guida laser gli indicò la giusta traiettoria di coda, virò a sinistra di pochi gradi e si mise esattamente in scia, l'immenso Pacifico scivolava sotto i suoi occhi come un gigantesco nastro trasportatore.

    Una seconda correzione della traiettoria del missile, a sette minuti da dove si trovava adesso vi era la boa

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