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Nemico Virtuale: F-35 Saga
Nemico Virtuale: F-35 Saga
Nemico Virtuale: F-35 Saga
E-book345 pagine3 ore

Nemico Virtuale: F-35 Saga

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Info su questo ebook

Dall'autore della saga Codex Secolarium e Risonanza Mortale.

Ethan Smith è un valido agente dell'FBI preso di mira.
Jeremy Illberg è Il segretario del dipartimento della difesa USA ed è al centro di un'indagine.
Una tacita alleanza condurrà queste due parti verso un destino pericoloso.

Anno 2018
Il dipartimento della difesa è scosso da una serie di incidenti militari.
Un avanzatissimo programma missilistico che va in panne e la perdita di un f-35 durante un volo di addestramento fanno suonare il campanello di allarme nei piani alti del Pentagono.
Sono i primi sintomi di un attacco?
Dove si nasconde la mente?

Gli Stati Uniti non avevano mai affrontato un avversario simile nel corso della storia, talmente perfetto e sfuggente da sembrare quasi... un nemico virtuale.

www.alessandrofalzani.com

LinguaItaliano
Data di uscita22 apr 2019
ISBN9780463366356
Nemico Virtuale: F-35 Saga

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    Anteprima del libro

    Nemico Virtuale - Alessandro Falzani

    Capitolo 1

    Oceano Pacifico, Hawaii.

    Martedì 3 maggio.

    Ted Steller osservava la Harry Truman dall'alto, aspettando l'ordine finale che lo avrebbe messo in collegamento diretto con il nuovo ed avanzatissimo programma militare SilentFire.

    Si era allenato per mesi in attesa di quel momento e il nuovo simulatore della Marina degli Stati Uniti si era dimostrato molto efficace ed intuitivo anche per un pilota di caccia, solitamente impegnato in manovre di volo che nulla avevano a che vedere con ciò che di lì a poco avrebbe dovuto fare.

    Difatti, da quel preciso istante, il programma SilentFire avrebbe messo direttamente in relazione una portaerei americana con i suoi piloti di caccia in volo, consentendo a questi ultimi di governare anche da notevole distanza i siluri lanciati dalle navi da guerra. In poche parole il pilota in volo era un'estensione radar della nave e quest'ultima avrebbe potuto scegliere di fare fuoco su un nemico anche se in realtà era fuori dal suo campo radar. Sulla Harry Truman, armata con missili da test, in parecchi erano eccitati: il nuovo siluro SeaWolf si era dimostrato potentissimo sebbene solo sulle simulazioni matematiche, tuttavia in quel test sarebbe stato impiegato senza il suo potente cuore: ovvero il suo nucleo di uranio.

    Sì, l'America aveva fatto la sua scelta e di conseguenza i suoi investimenti: la battaglia in mare sarebbe andata avanti e sviluppata con armi nucleari, dato l'incessante flusso di navi da guerra che negli ultimi anni i diversi competitor mondiali stavano sfornando a ritmi allucinanti. Molti ebbero l'impressione che le strategie tattiche di guerra si fossero spostate in mare aperto e non nel controllo dei cieli, come storicamente era sempre stato sino a quel momento.

    L'America aveva il fiuto fine e sviluppato su queste cose e non si era mai sbagliata.

    I missili SeaWolf erano più potenti, più veloci, ma anche più intelligenti.

    Il SeaWolf Rk7 costituiva la naturale evoluzione dei siluri attualmente in uso, sebbene più slanciato e aerodinamico conferiva una capacità di penetrazione idrodinamica del 7 per cento superiore alla media e una velocità di navigazione del 15 per cento maggiore; numeri impressionanti, che se uniti a un cuore pulsante di uranio avrebbero fatto di quel missile una delle armi più sconvolgenti dell'ultimo decennio.

    Ma il vero asso nella manica del programma SilentFire risiedeva nel controllo remoto, ovvero una volta lanciato il siluro e uscito dal campo guida della nave, esso poteva procedere indipendentemente da essa, in quanto i dati di navigazione su lunga traversata sarebbero stati forniti da un caccia in volo di affiancamento al missile stesso.

    Sì, un caccia.

    E questo significava raggiungere velocità sottomarine dell'ordine di mach 0,6 circa.

    Qual'ora il nemico avesse rivelato la mancanza di segnale da parte della nave avversaria e avesse immaginato la perdita del missile, si sarebbe invece ritrovato con una dolorosa sorpresa conficcata nello scafo, anche a centinaia di chilometri di distanza dal lancio.

    Le simulazioni ricordavano tanto lo stile di gioco della battaglia navale ma con un coefficiente tecnologico inimmaginabile per il mondo intero, capace di colpire a distanza notevole qualsiasi obiettivo in acqua con percentuale di riuscita del cento per cento; Steller era fiero di far parte di quel programma e si era allenato anche sul software di guida remoto del siluro per quasi sei mesi.

    In realtà il suo compito o per meglio dire il compito del pilota assegnato alla guida radar da velivolo aereo, era il più complesso in quanto era richiesta concentrazione di guida sul caccia e contemporaneamente sul siluro.

    Ted era il solo uomo ad aver superato brillantemente i test e le simulazioni.

    «Comandante a caccia alfa one, risponda sergente.»

    «Sergente Steller a Harry Truman, alfa one in ascolto.»

    «Sergente, controllo sistemi radar, ci dia il via.»

    Ted abbassò lo sguardo sul display alla destra, si era perfettamente abituato alla nuova configurazione del cockpit, in sottofondo il sibilo dei motori che gli giungeva ovattato nelle orecchie.

    «Radar connesso e go. Potenza segnale ottimale, go. Gps con la Truman operativo. Software SilentFire caricato e go. Sistema in stand-bye.»

    Il comandante Carter si chinò nuovamente sul microfono, pigiò il tasto di comunicazione con una luce di concentrazione che balenava nei suoi occhi: era la prima volta che una portaerei veniva dotata di un simile sistema di attacco, di solito erano i caccia torpedinieri a sperimentare quel genere di armi, ma la scelta di equipaggiare la Truman con un potente sistema missilistico era un chiaro segno che il dipartimento della difesa stava avviando una forte rivoluzione degli armamenti su ogni classe di mezzo militare, e di questo il comandante Carter era più che fiero.

    «Avviare programma SilentFire, conto alla rovescia.»

    Steller sentì i battiti del suo cuore accelerare, cosa che non gli capitava nemmeno in fase di partenza e atterraggio: avrebbe dovuto guidare un missile privo di testata, fargli compiere un determinato tragitto studiato sino alle coste giapponesi e poi, e questa era la grande novità, ricondurlo sino al comando della Truman dove uno speciale meccanismo robotizzato avrebbe raccolto il missile e lo avrebbe riportato nella stiva.

    Tale manovra sarebbe stata utile nel caso il missile avesse perso il suo obiettivo o nell'evenienza in cui il nemico non si fosse dimostrato più ostile, o addirittura si fosse arreso. Recuperare un SeaWolf significava un impatto in meno e nessun morto, ma anche diciotto milioni di dollari risparmiati.

    Tale era il costo che comportava una missione di preparazione e lancio di un siluro del genere e Steller percepiva chiaramente il peso di tale responsabilità.

    «Lancio tra...cinque, quattro, tre, due, uno. Lancio!»

    Il canale di lancio si aprì all'ordine del comandante e il SeaWolf partì sfuggendo rapidamente negli abissi.

    La simulazione prevedeva la verifica della tenuta radar della Truman per almeno sei miglia, la portaerei si trovava in prossimità delle isole Hawaii e Steller volava già ai confine della portata radar, una volta rilevato il segnale del missile da parte del software lo stesso avrebbe deciso autonomamente se e quando affidare il comando al caccia, togliendolo di fatto alla USS Harry Truman.

    Ted Steller aspettava ansioso l'accensione dei led e la scritta Lock Onsul display, avrebbe quindi guidato il missile sino alle coste giapponesi, con cui l'America aveva già preso accordi e poi l'avrebbe ricondotto come un cagnolino alla sua cuccia.

    «SeaWolf vicino al limite di portata, si prepari sergente...», gracchiò la voce nelle orecchie di Ted.

    «Ricevuto Truman, alfa one in attesa.»

    Ted tenne lo sguardo fisso davanti a sé, il sole abbagliava il vetro e abbassò la visiera, improvvisamente un lampeggio veloce lo avvisò che il software stava agganciando il segnale del siluro: a breve la guida sarebbe passata nelle sue mani.

    - Lock On-

    La scritta divenne fissa, Ted sospirò e mosse l'interruttore manuale, quindi impugnò il joystick con la mano destra solo per qualche secondo, in modo da dare la prima correzione di traiettoria.

    «Ho il comando del siluro, comandante. Alfa one operativo.»

    Un sospiro si levò dalla bocca di Carter e una decina di sguardi divennero improvvisamente più rilassati, la traccia sui monitor della Truman era scomparsa ma riapparve unitamente a quella dell'f-18 di Steller.

    «Ben fatto sergente, adesso segua le coordinate del missile e le aggiorni costantemente, usi il comando manuale solo se strettamente necessario per alcune correzioni. Mi raccomando Steller, conto sulle sue capacità.»

    «Affermativo signore.» Ribadì Ted pieno di orgoglio, consapevole che di lì a poco la Truman avrebbe perso anche il suo segnale sui radar; si sarebbe ritrovato solo e con un vero a proprio lupo del mare da tenere a bada.

    Alcuni minuti dopo, proseguendo in direzione prestabilita senza apparenti difficoltà un segnale acustico lo avvisò di quanto già sapeva, era fuori dalla portata radar ma teneva costantemente sotto controllo il missile che navigava a sedici metri di profondità e a quasi quattrocento chilometri orari.

    Impressionante.

    Mantenendo la concentrazione ma consapevole che ormai la sua sarebbe stata solo una questione di routine, in cui l'attenzione sarebbe stata la cosa più difficile da controllare, mise la mano sulla leva di potenza dell'f-18 e decelerò lentamente ponendosi in coda al missile: il sistema di allineamento virtuale a guida laser gli indicò la giusta traiettoria di coda, virò a sinistra di pochi gradi e si mise esattamente in scia, l'immenso Pacifico scivolava sotto i suoi occhi come un gigantesco nastro trasportatore.

    Una seconda correzione della traiettoria del missile, a sette minuti da dove si trovava adesso vi era la boa da superare per poi far ritorno.

    In quel punto anche una nave della marina giapponese avrebbe assistito all'operazione dato che era una co-finanziatrice del progetto e che la prossima prova di collaudo, tra pochi giorni, sarebbe toccata ai giapponesi.

    Ted poteva già vedere il segnale della nave sul suo radar.

    Ciò che non comprese fu quella scia nera che improvvisamente gli tagliò la traiettoria.

    Il bip sonoro di depressione si accese, allarmato si aggrappò ai comandi e faticò per riequilibrare il velivolo, abbassò la velocità, punta del caccia in alto, accelerò e lasciò fare il resto al computer di bordo che regolò i flap istantaneamente adeguandoli al giusto valore di portanza richiesta.

    La sua prima preoccupazione fu di individuare visivamente ciò che lo aveva quasi abbattuto e scorse un velivolo alla sua destra sfrecciare verso est, poi si ricordò del missile e con altrettanta sorpresa si accorse che il segnale radar era disconnesso.

    Cazzo.

    Non sapendo che fare, Ted cercò di riavviare il software di comando del SeaWolf, stazionò in aria restando sulla zona di perdita del missile e restò in attesa, ma il pezzo di merda di poco prima tornò verso di lui.

    La prima cosa che fece Ted fu di guardare l'Apg per poi rendersi conto che il suo sistema di controllo radar non stava rilevando ciò che aveva di fronte e a quel punto, scioccato, si tolse dalla traiettoria e l'aereo gli passò nella scia, creandogli il medesimo disturbo di prima ma molto peggiore. Steller virò a destra più che poté, una virata stretta e decisa e con tale manovra cercò di allontanarsi dalla zona di depressione, cercò poi di concentrarsi solo sul suo problema ovvero tenere il caccia in volo. Era fuori portare radar con la Truman, non poteva contattarli e cosa peggiore, anche se avesse voluto ingaggiare non avrebbe potuto. Quella era una missione che non prevedeva pericoli, in acque amiche, e dunque l'f-18 non era stato armato.

    Bestemmiò ad alta voce, il display del Silent lampeggiava con un preoccupante - Signal Lost-, a quel punto avrebbe potuto fare ben poco, davvero. Orientò lo sguardo a sinistra, il bastardo gli stava sfilando di fianco, Ted accelerò improvvisamente nel tentativo di fargli almeno credere di voler ingaggiare un duello e sperare così di metterlo in fuga; per un istante poté quasi affiancarlo ed ebbe modo di osservare bene la sagoma del caccia. Non poté credere ai suoi occhi e anche così vicino il suo maledetto radar continuava a non rilevarlo, a differenza della nave giapponese che stazionava ormai a meno di tre miglia da loro.

    «Ma chi cazzo sei...»

    Il caccia accelerò improvvisamente, sembrò volesse farsi osservare e Ted ebbe modo di vedere che anch'esso era privo di missili sotto le ali e la carlinga, ma la velocità con cui si dileguò alla sua vista fu cosa che non aveva mai visto.

    Impotente e preoccupato, Steller decise di abortire sia l'inseguimento che la missione, tornò verso la Truman tenendo bene a mente le coordinate del punto in cui il missile era stato perso, o peggio, dove diciotto milioni di dollari erano appena andati in fumo.

    Capitolo 2

    Quando l'f-18 tornò sugli schermi radar tutti compresero che qualcosa era andato storto; il missile a quel punto doveva sostare nei pressi della nave della marina giapponese, avrebbe subito alcuni controlli da parte dei colleghi nipponici che ne avrebbero anche esaminato i dati e poi sarebbe tornato alla Truman.

    Solo che alla portaerei Ted tornò da solo.

    «Chiedo permesso di atterrare, sergente Steller a comando Truman. Alfa one...» Gracchiò la sua voce intimorita.

    «Permesso accordato alfa one», sentenziò un cupo Carter.

    Steller adagiò l'f-18 sulla pista, sobbalzò senza quasi pensare nemmeno alle manovre di atterraggio, a tal punto la sua mente era concentrata su altro. Quindi fermò il caccia e un paio di uomini gli si presentarono sotto le ali, con tutte le intenzioni di sapere per filo e per segno cosa diamine fosse accaduto.

    «Il comandante l'aspetta, sergente.»

    Ted annuì come un cane bastonato, si grattò i capelli rasati quasi a zero e cercò dentro la sua testa ogni possibile giustificazione plausibile: avrebbe potuto dire di tutto ma che il suo radar non avesse rivelato nulla era qualcosa a cui nessuno avrebbe creduto.

    Entrò nel lungo corridoio, Carter era certamente rintanato nel suo ufficio a giustificarsi con il dipartimento della difesa e con Illberg, a cui quel progetto stava a cuore come la vita di sua moglie. Jeremy Illberg era quel tipo d'uomo che non tollerava i no e i forse, figurarsi il non lo so che dalla bocca di Ted stava per uscire, fortuna che non era lì presente ma stavano discutendo al telefono, anche se faceva poca differenza.

    «Avanti... sergente!»

    Quel richiamo lo fece sentire come un bambino alla prima elementare, Ted aprì e si mise sull'attenti, Carter lo guardò con una cocente delusione negli occhi.

    «Chiuda la porta sergente...», poi mise le mani sul tavolo aspettando le giustificazioni del suo pilota.

    «Chiedo permesso di parlare liberamente, signore.»

    Carter annuì senza mai smettere di fissarlo, «c'è ben poco da dire Steller. Sa cosa ha combinato? Sa quanti soldi abbiamo bruciato oggi? Ho appena finito di ... conversare con Illberg, come può immaginare non l'ha presa bene ma soprattutto non ho saputo che dirgli. E lei sa che quell'uomo non accetta...»

    «Lo so signore, lo so. Ma mi lasci spiegare, ascolti quello che ho da dire. Non cerco giustificazioni, ho perso il controllo del missile ma mi creda se le dico che non è stata colpa mia.»

    Donovan Carter sospirò quasi divertito, «quel software ha una percentuale di affidabilità del cento per cento, sono stati i giapponesi a progettarlo, quegli stessi giapponesi che se ne stanno ancora impalati a chiedersi perché il nostro cazzo di missile non è ancora arrivato a salutarli! Per Dio Steller, lei è uno dei migliori piloti in circolazione, io avevo piena fiducia in lei e...»

    «Un caccia a freccia negativa.»

    Il comandante Carter lo fissò indispettito, «che dice? Ma di che parla!»

    «Un caccia con geometria d'ali a freccia negativa. Mi è apparso improvvisamente davanti, mi ha tagliato la traiettoria e per poco non sono precipitato. Nel momento in cui è apparso ho perso il controllo del missile, è avvenuto nello stesso istante...»

    Il silenzio circondò i due militari, Carter studiò il volto del pilota: no, Steller non poteva inventarsi una cazzata del genere.

    «Lei, lei sa di cosa sta parlando? Steller, lei si rende conto di cosa sta dicendo?»

    «Perfettamente signore. Io procedevo a mach 1 e quel caccia mi ha affiancato, ho cercato di superarlo, ho finto un ingaggio e quando ha voluto mi ha letteralmente seminato. Ero quasi a mach 2 e non c'è stato nulla da fare, mi ha seminato. Eravamo entrambi in configurazione di volo e non di guerra, altrimenti non ho dubbi che mi avrebbe abbattuto, ma... la cosa più strana era che il mio radar non lo rilevava.»

    «Sergente, lei sta parlando di un Apg...»

    «So di cosa parlo comandante. Conosco l'f-18 e ci volo da ormai sei anni, ha uno dei migliori sistemi radar in circolazione ma le posso giurare che non ha funzionato. E la colpa non è del radar. A meno di cinque miglia dalla nave giapponese io potevo vederla sul quadrante, ma non l'aereo che avevo di fronte, capisce? Quel coso aveva una potentissima tecnologia di offuscamento ed era veloce, molto veloce.»

    Carter rifletté un istante pesando le parole del pilota, lesse nei suoi occhi sincerità ma come avrebbe potuto giustificare un simile episodio? Illberg voleva la testa di qualcuno e Carter avrebbe dovuto offrire la vittima sacrificale, di fronte al consiglio della difesa si dovevano trovare dei responsabili dato che il programma SilentFire sarebbe diventato operativo tra un paio di mesi al massimo.

    Ora quella battuta d'arresto avrebbe rimesso in discussione l'intero programma strategico.

    «Cristo Santo...», biascicò il comandante alzandosi dalla scrivania, volse lo sguardo verso l'oblò diretto allo sconfinato oceano, «ti rendi conto di quello che stai dicendo, sergente?»

    «Assolutamente, signore.»

    «Bene...», replicò Carter, interdetto, «hai altro da aggiungere?»

    «Affermativo, quel velivolo ha compiuto tre accelerazioni g negative. Era completamente scuro e, ora che ci penso, mi ricorda vagamente un altro caccia.»

    Carter si voltò verso di lui, improvvisamente sembrò che i suoi dubbi fossero stati fugati, «tre g negativi hai detto?»

    «Affermativo signore, aveva un'agilità impensabile per un f-18.»

    Il comandante tornò scuro in volto, stette in silenzio e tornò a fissare il cielo terso.

    «Signore, c'è qualcosa che dovrei sapere?»

    Donovan sospirò, a cosa sarebbe servito tenere allo scuro di tutto il suo miglior pilota? Se la storia che aveva raccontato era vera, e lo era, la USS Truman e il comandante Carter avrebbero avuto una possibilità di uscire indenni da quella situazione, ma ciò significava avere un problema ben più grande da risolvere, un vecchio e caro problema.

    «Sergente, se le dovessi mostrare un archivio contenente le immagini di alcuni caccia, caccia segreti, mai prodotti, o usati solo a scopo sperimentale, lei... sarebbe in grado di mantenere il più assoluto riserbo? Anzi no, mi sono espresso male. Ciò che le potrei mostrare dovrà cancellarlo dalla sua memoria. Lei non è autorizzato a ricevere questo genere di informazioni, deve solo pensare a volare, ammesso che l'indagine interna ci sollevi da ogni reato.»

    «Io non ho commesso alcun reato! Ero senza armi, con un programma da seguire e...»

    «Basta così sergente, basta così.» Carter prese la giacca e si avviò verso l'uscita, «venga con me, avanti.»

    In fondo al corridoio vi erano due stanze, in una di esse vi era un server e un monitor da sedici pollici, la stanza era piccola e non conteneva nulla di più. Il comandante digitò il codice di accesso sulla pulsantiera e la porta si aprì, un odore pesante di resina li investì.

    «Chiuda la porta sergente. Ora mi ascolti bene: lei non è mai entrato in questa stanza, intesi? Lei non ha visto nulla e tutto ciò che ha visto non è testimoniato né dai radar del caccia né della Truman.Questa sarà la sua versione ufficiale, almeno sino al mio nuovo ordine. Quando informerò Illberg di ciò che realmente è accaduto lei verrà convocato insieme a me, di questo ne sono certo e solo allora renderemo conto della verità. Mi ha capito?», gli chiese scandendo bene le parole e fissandolo con durezza negli occhi.

    Ted comprese che il comandante stava in qualche modo cercando di salvargli il culo, ma si mise nei suoi panni e nella possibilità che ciò che stava per rivelargli lo avrebbe messo in una posizione di difficoltà davanti alla corte esaminatrice; Carter era evidentemente in difficoltà, combattuto e incerto sul da farsi.

    «Comandante, io capisco quello che sta cercando di fare e mi creda, gliene sono grato davvero, tuttavia la responsabilità è e ricade solo su di me, lei non ha colpe. Sono un pilota, faccio questo di mestiere e oggi dovevo svolgere una missione, semplicemente non ci sono riuscito. Lei non deve...»

    «La smetta con questa melina, Steller. Io sono il comandante di questa portaerei da cui lei è decollato e... non avrebbe potuto far nulla contro quel caccia, anche se fosse stato armato e in assetto da guerra.»

    «Ma che sta dicendo!»

    «Esattamente quello che ho detto. Ora si sieda, avanti.»

    Il pilota eseguì mentre Carter digitò sulla tastiera una serie di codici di accesso, «questo server contiene un archivio dei fenomeni non identificabili, ed è un genere di server presente su ogni nave, sottomarino o portaerei militare. In esso è compito del comandante registrare eventuali incidenti tra diverse nazioni, roba non gestibile pubblicamente onde evitare problemi di natura diplomatica. In esso si registrano casi di sconfinamento in acque nemiche, collisioni tra navi involontarie, tutti episodi che all'occhio dell'opinione pubblica potrebbero essere gonfiati e strumentalizzati per dare il via a qualche cazzo di conflitto, più o meno serio.

    Ci è successo tante volte con la Corea del nord, per non parlare dei voli intimidatori sulla Siria e in Iraq. In diverse occasioni sono stati ingaggiati duelli di cui il mondo non sa nulla e di cui l'avversario non può parlare perché non vi sono prove tangibili.

    Lo stesso criterio si applica al mare, e alla possibilità che navi nemiche tentino di attaccarci, guidate da nazioni a noi ostili ma che mai si sognerebbero di metterci la faccia.»

    «Mercenari?»

    «Li chiami come meglio crede, sergente, io preferisco il termine pezzi di merda.»

    Anche il comandante si sedette davanti al monitor e aprì un file segreto, «in questo archivio, chiaramente, rientrano anche avvistamenti non comuni; navi da guerra sperimentali e sommergibili russi, così come aerei.»

    «Quindi è già successo?»

    «Qualcosa di simile è accaduto tre mesi fa, non le dirò su quale nave e dove, meno sa e meglio è. Ma deve sapere che il pilota ha raccontato di

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