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Verrai da me a mani vuote
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E-book355 pagine4 ore

Verrai da me a mani vuote

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Info su questo ebook

Armonia di voci e Jay Rhodes non si assomigliano in nulla: lei è una mente artificiale che governa una nave, lui un uomo che lascia il suo mondo per fuggire al passato. Si incontreranno -con altre persone e altre menti- in un luogo devastato, lontano nel tempo e nello spazio, in cui situazioni che nessuno si aspetta e la necessità di compiere scelte drastiche daranno loro modo di cercare il loro posto e il loro scopo nell’universo… solo che non avverrà nel modo che si aspettavano, costringendolo a pagare il prezzo necessario per trovare o mantenere la loro dignità e umanità, sempre che parole come queste possano -nella loro situazione- avere qualche significato.
LinguaItaliano
Data di uscita21 apr 2020
ISBN9788835812258
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    Anteprima del libro

    Verrai da me a mani vuote - gabriele pavan

    patria.

    Parte prima: Armonia di Voci.

    1 - Armonia di voci

    Armonia di voci rivolse per l’ennesima volta le sue telecamere verso l’esterno, prima, e verso l’interno di sé stessa, poi. I suoi occhi. Decine di occhi: dentro e fuori il suo scafo.

    All’esterno vedeva il buio dello spazio e sullo sfondo il bagliore rossastro di Proxima.

    La stella appariva come un piccolo disco, ma decine di volte più luminoso della Luna piena. Le pareva ancora incredibile che quel dischetto rosso potesse essere tanto luminoso, ma del resto lei e le altre navi si trovavano poco più di un minuto luce dalla stella, che rivaleggiava con la sua più grande vicina: Alfa Centauri, a poco più di un decimo di anno luce di distanza e che a sua volta brillava di una luce una quindicina di volte più intensa di quella di Venere.

    Dalla Terra non era possibile vedere nulla di così… imponente. Ecco. Aveva trovato la parola giusta. Quella luce era imponente. Al confronto il cielo della Terra era davvero qualcosa di misero.

    Non poteva vedere le sue compagne, sparse per qualche centinaio di chilometri all’intorno, in attesa di conoscere l’esito della battaglia e di portare eventuale assistenza alle navi della Flotta che l’avessero richiesto.

    L’unico bagliore, un riflesso che poteva attribuire a una delle navi della retroguardia, era quello di LadyHawke, a qualche decina di chilometri che – come tutte le altre del suo gruppo – orbitava lenta attorno a Proxima III, quel pianeta ghiacciato che le si rivelava soltanto per una piccola falce di un bianco abbagliante e per il disco che oscurava una parte del cielo.

    Richiamò alla memoria l’immagine affusolata della sua compagna, dotata di antenne e parabole che ne ricoprivano buona parte della superficie, in contrasto con quella che era la figura lunga ma panciuta del suo scafo. Ma del resto Lady era una nave addetta alle comunicazioni.  

    Di tanto in tanto un lontano e debole lampo rivelava la posizione di qualche vascello che aveva cessato di esistere o che perlomeno si trovava in guai grossi, e non si poteva dire se amico o nemico.

    Se il contatto era avvenuto dove gli umani se l’aspettavano, quei bagliori testimoniavano la fine di una nave che si trovava ad almeno una decina di milioni di chilometri di distanza.

    Quello dove si trovava Armonia di voci con le sue compagne poteva considerarsi un posto abbastanza sicuro: non era consuetudine attaccare le navi alla retroguardia, non era previsto che accadesse, e non per qualche regola scritta – che comunque poteva venire infranta – ma per una ragione pratica, perché le navi alla retroguardia erano proprio quelle che potevano dare assistenza a tutti, essendo destinate al soccorso e alle riparazioni. Le regole d’ingaggio prevedevano che qualunque nave potesse dare assistenza, anche a un vascello nemico, purché quest’ultimo non recasse offesa al soccorritore; in caso contrario era lecito distruggere anche una nave che aveva chiesto soccorso. 

    Armonia di voci stessa apparteneva alla categoria di quelle che potevano dare assistenza: una nave officina e supporto, in grado anche di fornire cure mediche, per quanto in modo limitato.

    Certo, non come la poteva dare Calma e pace, la nave ospedale, che in quel momento si trovava a duecento chilometri di distanza, ma anche Armonia avrebbe potuto dare il suo contributo una mano in caso di necessità.

    Il silenzio radio venne rotto da Io sarò la tua ombra, uno dei due caccia della scorta:

    «Ragazzi, ragazze, mi sentite? Beh, non importa: vi avviso che dovete stare pronte per un’eventuale manovra di fuga o di attacco.»

    «Ombra, puoi dirci qualcosa di più? Verso dove dobbiamo dirigere?» chiese LadyHawke.

    «Aspetta Lady, sto ricevendo segnali dalla superficie di Proxima III e non credo siano nostri: non riconosco le insegne di nessuna delle navi della flotta. Ho appena richiamato l’altro angelo custode, dicendogli di tornare da noi a tutta forza.»

    Anche Armonia di voci si intromise: se uno dei caccia della scorta rompeva il silenzio radio e per giunta non rimproverava la sua compagna per aver comunicato, non c’era motivo per cui anche lei non potesse.

    «Ombra, guarda che Volevi vivere in eterno? per quel che ne so si trova in orbita esterna: non lo vedo ma non credo che possa arrivare in breve» trasmise.       

    Si intromise un’altra voce:

    «Ombra? Sono Laniakea, gli equipaggi umani sono al corrente della situazione? E poi nessuno di noi può vedere Volevi vivere in eterno? visto che è scomparso alla mia vista circa sei minuti prima della tua segnalazione: si trova dietro il pianeta rispetto a noi e quindi non era nemmeno in orbita esterna. Non raccontare balle Armonia, e nemmeno tu Ombra, d’accordo? Cosa succede? Non vediamo navi ostili. Ma non è chiaro il motivo per cui il nostro fratellino si è allontanato all’improvviso e senza avvisarci. E poi come mai tu ricevi dei segnali e a noi non risulta nulla?»

    Ombra rispose stizzito:

    «Nessuna balla, e poi non discutete quel che dico. Il nostro fratellino ha avuto i suoi buoni motivi se è andato via senza neppure avvisare gli umani dell’ammiraglia. Riguardo alla tua domanda, ricorda che io sono una nave da guerra e possiedo strumenti che tu non hai.

    E ricorda anche che – guarda caso - l’ammiraglia della flottiglia sono io, chiaro?»

    «Chiaro tesoro, ma non fare il gradasso. E poi, dubito che non abbia avvisato nessuno: secondo me qualcuno gli ha disturbato le trasmissioni.»

    Io sarò la tua ombra riprese il discorso interrotto:

    «Ragazzi e ragazze, facciamo l’appello, poi avviseremo gli umani e vedremo cosa dice di fare l’ammiraglio. Temo che qualche nave degli Aderenti si sia nascosta sul pianeta e se ne stia infischiando delle regole d’ingaggio. Il che significa che potremmo trovarci nei guai a breve.

    Ci siete tutti?»

    «LadyHawke, comunicazioni e appoggio, ci sono.»

    «Armonia di voci, officina e rifornimento, ci sono» rispose a sua volta.

    «Danza delle stelle, rifornimento. Ci sono.»

    «Laniakea, rifornimento e munizionamento. Ci sono.»

    «Calma e pace, nave ospedale. Ci sono.»

    «Bene ci siamo tutti. Rimanete in attesa: avviso l’ammiraglio. Credo che ci vorrà del tempo perché ci dia una risposta. Abbiate pazienza.»

    Armonia di voci ebbe quello che si sarebbe potuto chiamare ‘presentimento’: che la relativa tranquillità del suo gruppo stesse per finire.

    ***

    «Ragazzi e ragazze, mi sentite? Sono Ombra, ci siete tutti?»

    Una a una tutte le navi della flottiglia diedero conferma di aver ricevuto.

    «D’accordo, ascoltate, l’ammiraglio ha dato gli ordini…»

    «Ma ci ha messo addirittura più di tre minuti! Che ci vuole a prendere una decisione?»

    «Laniakea, fai silenzio per favore. Ascoltatemi tutti.»    

    «Laniakea non interrompere!» trasmise Armonia di voci.

    «Laniakea, piantala!» rincarò LadyHawke.

    «Ma non rompete!»

    «Fate silenzio tutti! Ascoltate!» le zittì Io sarò la tua ombra.

    Ancora una volta le navi diedero il consenso all’ascolto.

    «Ognuna di voi dia comunicazione all’equipaggio umano di quanto accade e seguite queste istruzioni: Volevi vivere in eterno? al momento risulta dispersa. Armonia, tu sei la più vicina al pianeta: passa dalla parte illuminata e cerca di capire cosa può essere accaduto. Se necessario dovrai fornire assistenza. Ricevo ancora segnali da nave non appartenente alla Flotta e che si sta avvicinando. È di sicuro partita da Proxima III. E non ci vorrà molto perché giungiamo a tiro delle sue armi.

    Calma e pace e Danza: dirigetevi verso la Flotta più in fretta che potete e inviate segnali di soccorso. Occorreranno diversi minuti perché vi ricevano e rispondano ma più vi avvicinate e prima li riceveranno e spero che ci daranno una mano se necessario.»

    «Chiamami col nome al completo, prego! E poi le onde radio viaggiano più veloci di noi: che vuoi? Che ci mettiamo a velocità TemEq in direzione di Proxima? Riceveranno comunque.»

    «Danza delle stelle, per cortesia non discutere, non c’è molto tempo! Laniakea, tu sei la meglio armata fra le navi rifornitrici: seguimi e vediamo di affrontare la nave che ci viene incontro.»

    «Ma allora lo sai che navi sono! Tu vuoi che quelle di noi più importanti per il benessere della flotta possano salvarsi: fai in modo che taglino la corda… e noi? Non contiamo niente?»

    «Laniakea, per cortesia, stai zitta! Attiva le armi e non discutere! LadyHawke: tu vieni dietro di noi a distanza, e stai pronta a darci una mano, anche a costo di speronare l’eventuale nemico, intesi?» 

    «Ombra, sei uno stronzo, te l’ha mai detto nessuno?»

    «Laniakea, fai silenzio e vienimi dietro.»

    «Sei stronzo lo stesso!»

    «Il nostro fratellino più piccolo non si trova e io dovrei andarmene?» chiese Calma e pace.

    «Calma, adesso Armonia lo va a cercare, e poi tu servi dove c’è la battaglia.»

    «Ma io non voglio andare, Ombra! Non possiamo lasciarlo!»

    «Calma, se tu ti salvi puoi darci una mano. Se resti qui e ti succede qualcosa non potrai più aiutare nessuno, d’accordo? Avete compreso tutte gli ordini?»

    «Armi attive. Sono pronta.» trasmise Laniakea.

    «Bene Laniakea, andiamo.»

    «Calma e pace – trasmise Armonia di voci – tranquilla, d’accordo? Ci penso io al nostro fratellino e ti faccio sapere al più presto.»

    «Grazie, cara. Ci conto.»

    Tutte le navi diedero all’ammiraglia la conferma di aver ricevuto e compreso gli ordini.

    «Ragazzi e ragazze, buona fortuna a tutti.» trasmise Io sarò la tua ombra.

    Poi ognuna delle navi della flottiglia si mise in viaggio secondo il compito assegnato.

    Il dialogo fra Armonia di voci e le sue compagne non era durato che una manciata di secondi.

    ***

    Armonia di voci prestò attenzione quindi alle telecamere al suo interno, alla ricerca dei membri dell’equipaggio.

    L’ammiraglio del gruppo, a bordo della Io sarò la tua ombra doveva aver già dato informazioni sulla – o sulle – navi provenienti da Proxima III: sul ponte il Comandante e il suo Secondo, assieme all’addetta alle comunicazioni, stavano seduti ai loro posti ma il loro tono tradiva una grande tensione.

    Per Armonia di voci era impossibile non udire quanto si diceva da un capo all’altro della nave:

    «Allora gente, ditemi che siamo pronti. Credo che passeremo qualche guaio.»

    «Comandante, siamo sicuri? Voglio dire, l’ammiraglio è sicuro che gli Aderenti stiano per attaccarci? Attaccare le navi di retroguardia…»

    «Siete voi della manutenzione vero? Rimanete ai vostri posti e assicuratevi ai seggiolini. State facendo il vostro lavoro spero!»

    «Robot di manutenzione attivi e assicurati nei loro alloggiamenti, portelloni chiusi, navette pronte e attrezzature d’emergenza in ordine.» rispose il capo manutenzione.

    «Infermeria?»

    «Tutto pronto per accogliere eventuali feriti, Comandante.»

    Giunse anche la risposta dalla sala motori:

    «Motori a posto. Tutto in ordine».

    «Bravi ragazzi: continuate a controllare tutto e avvisatemi se qualcosa non va.»

    Brava Comandante. Teneva occupati tutti anche in situazioni di potenziale pericolo, quando pensare troppo poteva essere più un problema che un vantaggio.

    Distolse la sua attenzione da tutti gli ambienti non necessari, concentrandosi solo sul ponte di comando, in cui si trovavano le tre persone che tenevano nelle loro mani il suo destino e quello degli altri membri dell’equipaggio.

    Diede un’ultima occhiata all’infermeria, alle macchine e ai laboratori: tutto pareva a posto. L’equipaggio si era legato ai seggiolini, i portelli erano chiusi e i macchinari erano in modalità d’attesa, i robot della manutenzione erano tutti assicurati ai loro supporti, pronti per essere messi in azione, se necessario.

    Tutto secondo le regole. Tutti ai loro posti. Tutti d’accordo. Tutti in armonia. Un buon equipaggio, che l’aveva portata a scegliere così il suo nome.

    «Armonia,» disse la Comandante «ricostruisci l’ultima traiettoria nota della Volevi vivere in eterno? e seguila fino al punto in cui puoi farlo con sicurezza; tieniti a un’altezza che ci consenta di allontanarci dal pianeta senza perdere tempo, se occorre. Tieni attivi tutti i dispositivi di ascolto e passa tutto sugli schermi.»

    «Sì, Comandante» le rispose.

    Poi iniziò la ricerca.

    2 - Lo scontro

    Proxima III non era un posto adatto per viverci: piccolo e ghiacciato era perfino più piccolo di Plutone e a quella distanza dalla sua stella aveva l’aspetto di una palla di ghiaccio desolata, con contrasti estremi fra le zone illuminate dal suo debole sole e quelle in ombra. Il contrasto era ancora più accentuato verso l’orizzonte, dove la mancanza d’atmosfera mostrava un bordo netto fra il bianco accecante del pianeta e il buio del cielo. I colori preminenti erano bianco sporco e grigio, in tutte le tonalità possibili.

    Armonia di voci decise di mantenersi a dieci chilometri dal terreno, che a quell’altezza pareva quasi pianeggiante con pochi rilievi e con guglie ghiacciate che a volte raggiungevano centinaia di metri d’altezza.

    In realtà nessuno dei sei pianeti di Proxima era adatto alla vita e soltanto su uno di essi – quello più vicino alla stella – si trovava un insediamento umano, ammesso che esistesse ancora.

    Non le pareva probabile, dal momento che gli Aderenti dovevano averlo scelto come punto d’appoggio per la loro flotta. O forse esisteva ancora ma nessuno dei suoi occupanti era ancora in vita.

    Armonia di voci e le compagne della sua flottiglia si trovavano ormai da due giorni nel sistema e nessun segnale era mai giunto da Proxima I. Questo per tutti era più che sufficiente: non c’era più nessuno da soccorrere.

    Ora, almeno una nave stava minacciando le sue compagne e non era da escludere che ce ne fossero altre in attesa. Nessuno poteva dire che tipo di nave potevano essere costretti a fronteggiare, e questa era un’incognita di non poco conto, visto che già un semplice caccia avrebbe avuto ottime possibilità di distruggerla.

    A quell’altezza gli strumenti potevano darle la copertura di una striscia di terreno di una trentina di chilometri in larghezza, ma per quanto Proxima III fosse un piccolo pianeta, Volevi vivere in eterno? poteva trovarsi in un punto qualunque di quell’emisfero e la cosa poteva andare per le lunghe.

    Ma la ricerca non durò che poco più di un’ora: le telecamere inquadrarono alcuni bagliori non dovuti al ghiaccio ma a metallo sparso in superficie e Armonia di voci si diresse in quella direzione.

    «Comandante, credo di aver trovato qualcosa.»

    «Sì, Armonia, lo vediamo anche noi. Non riceviamo segnali dal transponder del caccia e nessuna emissione di energia, confermi?»

    «Sì, Comandante.»     

    «Sei in grado di darci qualche informazione?»

    «Se avete qualche minuto di pazienza: faccio un paio di giri e una volta messe insieme le foto e ricostruita la traiettoria vi racconto tutto.»

    Armonia di voci prese a girare in circolo su luogo del disastro, tenendosi bassa: i rottami coprivano un’area di alcune centinaia di metri in larghezza e almeno una ventina di chilometri in lunghezza; quindi il caccia aveva volato basso e veloce. Non c’era traccia di tentativi di atterraggio, non aveva fatto in tempo a mandare segnali di soccorso, ma era soltanto un dettaglio: anche se lo avesse fatto la flottiglia non avrebbe potuto riceverli, trovandosi dall’altra parte del pianeta.

    Capitava di rado, in caso di incidenti, non ricevere segnali dal transponder a meno che non si trattasse di una catastrofe completa, quindi qualunque tipo di apparecchiatura doveva essere stata messa fuori uso in modo irreparabile. Pessimo segno.

    Nessuna traccia di radioattività. Probabilmente non avevano usato armi nucleari anche per non farsi scoprire. Del resto i rottami erano abbastanza grandi e alcuni arrivavano a misurare perfino tre o quattro metri. Si fermavano contro il fianco ghiacciato di un rilievo, sul quale si aprivano parecchi grandi buchi.

    Il più grande, del diametro di una decina di metri e profondo chissà quanto, doveva essere stato causato dall’impatto del motore.     

    Dopo un minuto fu in grado di dare una prima ricostruzione dei fatti:

    «Comandante, il caccia, per intercettare una nave non amica ha lasciato lo schieramento a grande velocità senza avvisare il resto della flottiglia o forse senza averne modo: dunque temeva una minaccia immediata nei confronti dei trasporti e ha deciso di sua iniziativa di indagare.

    Ha tentato di sfuggire a un inseguimento volando basso e veloce, cercando di giungere fino alla nostra vista per poterci avvisare. Non ha tentato alcun tipo di atterraggio: ha cercato fino alla fine di dare l’allarme, ma è stato fatto a pezzi in volo e quel che ne rimaneva si è schiantato sul fianco del monte. Non ricevo nemmeno segnali dalla capsula di eiezione. Dobbiamo assumere che i due piloti siano morti. I nemici non hanno usato armi nucleari per non farsi scoprire.»

    «E probabilmente non ne hanno – disse la Comandante – gli Aderenti non vanno per il sottile quando si tratta di nemici: se le avessero avute le avrebbero usate, possiamo starne certi. Secondo, per favore confermi la registrazione delle immagini e apponga la firma vocale. Armonia, riuniamoci al resto della flottiglia e…»

    «Prendo il comando! Tenetevi stretti!» Armonia di voci lo aveva detto senza pensarci, senza nemmeno ragionarci sopra per un attimo, e fu un bene.

    Armonia era appena stata rilevata da un radar, per una frazione di secondo. Il segnale proveniva dall’alto rispetto a lei, ma fino a un attimo prima non c’era nulla, se non il buio dello spazio: la nave degli Aderenti era sbucata da dietro la montagna. Aveva atteso con pazienza che arrivassero in soccorso per eliminare pure loro.

    Ma se Armonia di voci non aveva potuto scoprirla proprio a causa del monte, allora come aveva fatto la nave degli Aderenti a scoprirla a sua volta? Doveva aver messo qualche osservatore sulla cresta del rilievo, questo significava che il nemico poteva attardarsi per recuperare le attrezzature o gli osservatori: in questo caso avrebbe forse avuto qualche minuto di vantaggio. Doveva tornare sul lato in ombra del pianeta sperando di ricevere aiuto dalle sue compagne… sempre che anche loro non si trovassero nei guai.

    Ricevette una chiamata in chiaro su tutti i canali, e Armonia di voci la mise sugli altoparlanti in modo che anche l’equipaggio fosse al corrente:

    «Sono Per la gloria dell’uomo e vi ordino di fermarvi e lasciarvi abbordare. Non opponete resistenza e aderite a noi.» La voce era quella della nave, non proprio priva di espressione, ma abbastanza da capire che chi parlava non era umano.

    «Armonia, portaci via di qui! Attiva le contromisure e le armi!» urlò la Comandante.

    «Già fatto.» fu la sua risposta. Se la Comandante aveva pensato che Armonia avesse commesso un grave errore abbassandosi troppo di quota, contrariamente agli ordini dati, non lo disse, e Armonia non lo chiese. Come avrebbe scoperto poco più tardi, non ne avrebbe più avuta la possibilità. 

    Girò su sé stessa più in fretta che poteva, tenendo d’occhio la distanza della parete del monte. Calcolò che al massimo si sarebbe trovata a un chilometro scarso di distanza e quindi si poteva fare.

    «Per l’ultima volta, fermatevi o sarete distrutti.»  trasmise Per la gloria dell’uomo.

    Armonia di voci mise tutta la potenza che poteva nei motori per il volo non-TemEq.

    Le giunsero attraverso i microfoni le esclamazioni dei due addetti ai motori:

    «Armonia, vacci piano: ci stai mettendo nei guai!»

    «Guarda che così fondi i motori…»

    Ma che altro doveva fare?

    Non fu sorpresa che Per la gloria dell’uomo le avesse sparato contro un missile, ma visto che era solo uno, il problema era relativo: mentre non aveva avuto esitazione nel distruggere il caccia in quanto nave da guerra, nel suo caso aveva chiesto la resa, e questa indecisione le aveva portato un leggero margine di vantaggio. Forse l’aveva riconosciuta come nave appoggio e non voleva distruggerla, ma catturarla per metterla al loro servizio. La cosa aveva una sua logica.

    Illusa: Armonia di voci non aveva percorso che una ventina di chilometri, col missile dieci chilometri dietro a lei, quando il radar e le telecamere mostrarono che non ce n’era più solo uno a inseguirla, ma almeno una ventina.

    «Missile a frammentazione!» urlò all’equipaggio.

    «Armonia, agisci come meglio credi, in questa situazione il comando passa a te.» Armonia di voci ammirò la calma con cui l’aveva detto. Lo sforzo per mettere da parte il panico.

    Un missile a frammentazione! Richiamò alla memoria le istruzioni per far fronte a una simile minaccia. Ma la sua era solo teoria: non aveva mai affrontato prima qualcosa di simile.

     «Sì, Comandante.» rispose.

    Non era capitato spesso che un Comandante desse carta bianca a una nave, ma vista la situazione l’ordine era corretto: un umano non avrebbe potuto reagire e valutare in fretta quanto l’intelligenza artificiale della nave… cioè la nave stessa.

    E in quanto al missile a frammentazione, era una bella rogna; poteva solo sperare che fosse del tipo stupido e non anticipasse le sue manovre. Di sicuro non era nucleare, quindi avrebbe dovuto esplodere a breve distanza per provocare il maggior danno. O forse era del tipo a impatto, non esplosivo: avrebbero potuto usare quelli, se pensavano di poter trarre qualcosa di utile da una nave malconcia ma non del tutto fuori uso.

    Una rapida occhiata alle immagini che le mostravano l’equipaggio le confermò che tutti parevano ancora bene assicurati ai seggiolini. Sperò che il loro fisico potesse reggere gli sforzi che di lì a un attimo avrebbe loro imposto. Non c’era tempo di avvisare, ma si premurò di gridare un Attenzione! attraverso gli altoparlanti proprio mentre iniziava la manovra.

    La sua fuga, che fino a quel momento si era svolta volando rasente al terreno seguendone il profilo, divenne verticale.

    Attivò le contromisure elettroniche, sperando che bastassero a disturbare i meccanismi d’inseguimento basati sul radar. Se si basavano invece sull’immagine delle telecamere… allora non sarebbe servito.

    Non servì.

    Le testate del missile erano però del tipo stupido: lo sciame seguiva la sua rotta, senza cercare di tagliare le curve o anticipare le sue mosse. Lo fecero tutte, tranne una, che invece aveva tagliato la curva.

    Era del tipo furbo e adesso ce l’aveva a meno di cinque chilometri, in coda. Nel frattempo Per la gloria dell’uomo si stava godendo lo spettacolo mentre recuperava gli osservatori, umani o artificiali che fossero.

    Recuperava gli osservatori? Quindi doveva essere ferma! Le testate seguivano la sua immagine e non erano disturbate dalle contromisure: questo però poteva essere un punto a suo vantaggio.

    Armonia di voci si rimise in picchiata tenendo dietro di sé la testata furba, che andò a finire in mezzo alle altre che la seguivano passo passo. Doveva essere stata confusa delle immagini delle altre testate e si era adattata a quelle, una volta riconosciutele.

    Glielo avevano insegnato, ed era uno dei pochi modi per guadagnare tempo con un’arma di quel tipo: bisognava confonderla con più immagini vicine, in modo che perdesse tempo per riconoscere il vero bersaglio. Guadagnare tempo, non necessariamente salvarsi.

    «Brava Armonia, vai così!» esclamò la Comandante.   

    Adesso la nave puntava verso il suolo. Aveva meno di cinque secondi per evitare di schiantarsi.

    Diede un’altra violenta manovra rimettendosi orizzontale e dirigendosi verso il monte sul quale si trovava Per la gloria dell’uomo, puntando dritta contro la nave degli Aderenti, ancora immobile sulla cresta

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