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Survivor (Darklove)
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E-book338 pagine6 ore

Survivor (Darklove)

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Info su questo ebook

“Lei ha bisogno di me per poter sopravvivere a tutto questo, io invece, ho bisogno di lei per poter tornare a vivere.”

Jake Harris ha perso tutto. Non sente più niente. È freddo come il ghiaccio. Il suo passato da soldato lo ha segnato profondamente e l’unica cosa che gli rimane è sopravvivere, fino a quando qualcuno non gli offrirà un’opportunità di riscatto. Una nuova missione lo condurrà direttamente negli affari più sporchi di Chicago e ad una lista che sembra fare gola a tutti. Jake non ha più niente da perdere, è disposto a tutto pur di ripulire il suo nome, ma i suoi piani andranno in fumo non appena s’imbatterà nella bellissima e fragile Lara Enderson. Chi è questa ragazza? E perché ogni suo gesto sembra destabilizzarlo? Lara guarda Jake come nessuno ha mai fatto, lo sfida, lo piega, gli fa provare cose che non dovrebbe più provare. Ma se le bugie, i segreti e i tradimenti li spingessero l’uno contro l’altra? Tutte le regole stanno per essere infrante, ogni segreto sta per essere svelato, sì, ma a quale prezzo? 

Marta Maddy torna nel panorama italiano e lo fa puntando dritto al cuore. Un romantic suspense pronto a regalarci: adrenalina, passione, colpi di scena e un finale sconvolgente, perché l’amore, a volte, ti chiede tutto, perfino quello che ancora non sei disposto a perdere.

N.B. **Il romanzo contiene scene destinate ad un pubblico adulto e consapevole.**

Per info o invio manoscritti: collanadarklove@gmail.com
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita21 ott 2019
ISBN9788833663616
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    Anteprima del libro

    Survivor (Darklove) - Marta Maddy

    principe"

    Prologo

    2 anni prima…

    Memphis, Tennessee.

    «Jake Harris?»

    Volto il capo di scatto quando sento pronunciare il mio nome, ritrovandomi così a guardare un uomo che se ne sta in piedi vicino al mio tavolo, a fissarmi con un sorriso smagliante stampato in faccia.

    Lo scruto attentamente per capire chi sia, ma dopo la sbronza di ieri sera, fatico a concentrarmi.

    «Lei è?» domando in tono annoiato.

    «Ryan Miller» si presenta l’uomo, mentre si accomoda sulla sedia di fronte a me.

    Lo guardo storto. Chi diavolo crede di essere?

    Sono venuto in questo bar perché non voglio che qualcuno mi rompa i coglioni. E Ryan Miller lo sta facendo. Odio chi mi disturba quando cerco di stare da solo e, odio ancora di più, chi lo fa quando sto facendo colazione.

    «Dovrebbe dirmi qualcosa il suo nome?» borbotto irritato.

    «Non mi conosci, ma io conosco te. Ti tengo d’occhio da un po’!» afferma Ryan posando una cartellina sul tavolo.

    La guardo e, quando vedo la scritta ‘Top Secret’, inizio a capire qualcosa di Miller. Tipo che lavora per qualche ente governativo.

    «È dell’FBI?» chiedo incrociando le braccia al petto.

    «Jake, hai voglia di tornare a lavorare?» mi risponde Ryan cambiando discorso.

    «Ho già un lavoro. Questo particolare le è sfuggito quando ha fatto delle ricerche su di me?» domando indicando la cartellina con un cenno del capo.

    «Lavorare a nero due volte a settimana per un meccanico, ti sembra un lavoro? Avanti, Jake! Sei più di questo.»

    «Se ha letto il mio dossier, dovrebbe sapere perché mi sono ridotto a quello.» sibilo a denti stretti.

    «Lo so! Conosco la tua storia. So perché oggi sei così. So cosa ti hanno fatto e perché…»

    «Cosa vuole da me?» lo interrompo ringhiando.

    «Proporti un affare.»

    «Non mi interessa!»

    «So cosa ha fatto il comandante Robert. Ti assicuro che quell’uomo ha pagato per quella faccenda. Non ti darà più problemi.» afferma Ryan facendomi aggrottare la fronte. «Jake, lasciami spiegare perché sono qui. Ma per farlo dobbiamo andare da un’altra parte. Siamo troppi esposti.»

    Non appena Ryan lo dice, capisco ogni cosa. Le informazioni su di me, una proposta che suppongo sia di lavoro e Robert che paga per quello che ha fatto. Se veramente Ryan è quello che penso, il mio ex comandante, in questo momento, sta scontando i suoi peccati sottoterra.

    «Dovevo immaginarlo…» mormoro scuotendo la testa. «Lavora per la CIA, non è vero?».

    «Sono il capo, quindi diciamo che sono io la CIA!» esclama Ryan sorridendo.

    «È venuto qui per propormi un affare! Cosa le fa credere che accetterò la sua proposta?»

    «Perché se accetti, il tuo curriculum sarà ripulito.»

    La risposta di Ryan mi spiazza. È a causa di quel maledetto curriculum se oggi ho perso tutto quello che avevo. Ryan Miller mi sta offrendo l’opportunità di ricominciare. Dovrei accettare di corsa, ma temo che ci sia molto di più sotto la storia del ripulire il mio curriculum. La CIA non fa niente se non sei disposto a fare qualcosa per loro.

    «Ho la sensazione che la parte più interessante della storia debba ancora arrivare!» esclamo in tono burbero.

    «Ho di fronte a me il miglior uomo delle forze speciali. Ti voglio nella mia squadra Jake, quella disposta a fare di tutto per ottenere degli ottimi risultati. Quella squadra che non ha nessun problema ad eliminare chi intralcia il proprio cammino.» sussurra Ryan facendomi sgranare gli occhi. «Tu sai di cosa sto parlando, non è vero?».

    Merda! Lo so fin troppo bene. Ryan Miller è a capo delle missioni dove uccidi la gente per poi insabbiare ogni cosa. Ne ho sentito parlare di queste operazioni quando ero nelle forze speciali, ma all’epoca credevo che fosse una stupida leggenda metropolitana. Mi sbagliavo. La CIA se ne frega degli altri e segue solo ed esclusivamente le sue regole. Ora capisco anche cosa vuole da me Miller! Il mio curriculum verrà ripulito solo se accetto di vivere secondo le regole della CIA.

    Sono disposto a farlo? Temo di conoscere già la risposta.

    «Sei bravo nel combattimento corpo a corpo. Sei un ottimo tiratore. La mia squadra ha bisogno di uno come te.» continua Ryan quando vede che resto in silenzio. «Ho bisogno dell’aquila reale!»

    Mi irrigidisco quando sento quel soprannome.

    Quel nome è legato a dei brutti ricordi.

    «L’aquila reale è morta nel deserto un anno fa.» sibilo a denti stretti.

    «Lo so, ma io sono qui per farla rinascere. Ricomincerai tutto da capo. La tua vita prima di adesso non esisterà più.»

    «Parla come se avessi già accettato.»

    «Vuoi dirmi che non ci stai pensando?»

    «Lei mi sta chiedendo di lavorare per le stesse persone che mi hanno fatto fuori un anno fa. La prego, sia convincente. Perché in questo momento sto solo pensando ad andarmene.»

    «Scordati delle forzi speciali, Jake! Perché non tornerai mai più lì. Se accetterai di lavorare, sarà solo per me. Sarai dedito alla CIA. Di conseguenza, la nota rossa sul tuo curriculum sparirà. Nessuno parlerà più del caso ‘Giordania’.» mormora Ryan guardandosi intorno con circospezione. «Ti aspettano missioni molto importanti. Dovrai ricominciare con l’addestramento. E per finire, dovrai scordarti di vivere.»

    Aggrotto la fronte. «Scordarmi di vivere?»

    «Nessun legame, Jake. Puoi ubriacarti quando vuoi e scopare chi ti pare, ma dimentica di mettere radici. Scordati la famiglia.»

    «Non ho una famiglia!» esclamo facendo spallucce.

    «Lo so! Mi riferivo a quella futura. Nel caso tu voglia crearne una.»

    «Sono un tipo solitario.» taglio corto.

    Ryan è in possesso del mio curriculum, quindi sa che tipo di uomo sono. Sicuramente è a conoscenza del fatto che sono più bravo ad uccidere che a creare legami con qualcuno.

    «Quindi? Accetti?» domanda Ryan sorridendo.

    Bastardo! Conosce già la risposta, quindi è inutile tardare l’inevitabile. Voglio di nuovo la mia vecchia vita, scendere in campo e vivere d’azione. Questa volta sarò io a fare il lavoro sporco. E dato che non ho alcuna intenzione di mettere radici, non ho problemi ad accettare le condizioni dettate da Ryan.

    È arrivato il momento di prendermi la rivincita.

    «Accetto!»

    Capitolo uno

    Presente…

    Langley, Virginia.

    Le mani della donna continuano ad accarezzare i miei addominali, mentre la sua bocca succhia con voracità il mio cazzo. Poggio la testa sulla morbida imbottitura del divanetto e mi concentro a guardare il soffitto di questa piccola e orrenda stanza.

    Non me ne frega un cazzo della donna che sta in ginocchio sul pavimento tra le mie gambe e, non me ne frega un cazzo se la porta è aperta e qualcuno può vedermi. In questo momento desidero solo raggiungere il piacere, ma la puttana che ho pagato, proprio non riesce a farmi venire. È da più di dieci minuti che ha in bocca il mio uccello. Di questo passo rischio di addormentarmi in questo squallido bordello. Tra tante puttane che lavorano qui, dovevo prendere proprio quella che non sa fare un pompino? Le cose peggiorano quando il mio telefono comincia a squillare. Una donna inesperta e qualcuno che mi assilla con chiamate e messaggi. Non è la mia serata. Decido, a quel punto, di mettere fine alla tortura. Passerò per quello che ha dei problemi di erezione, ma poco mi interessa. L’importante è liberarsi di questa donna il prima possibile.

    «Dolcezza, lascia perdere!» esclamo allontanando la sconosciuta dal mio amico.

    «C’è qualche problema?» domanda la donna chiaramente confusa.

    E me lo chiede? Non ci arriva da sola?

    «Puoi andare.» affermo alzandomi di scatto e ignorando la sua domanda.

    Sistemo i pantaloni dandole le spalle e, una volta fatto, mi volto per darle i soldi. Anche se non ha svolto al massimo il suo lavoro, mi tocca comunque pagarla. Resto però sorpreso quando mi accorgo di essere rimasto da solo. Forse alla fine ha capito che non è molto brava a fare i pompini.

    Una serata da dimenticare. Dopo una lunga e intensa settimana di lavoro volevo solo rilassarmi e divertirmi un po’. Dimenticare le cose che ho fatto durante l’ultima missione. Dimenticare quello che provo in questo momento. Rabbia. Rammarico. Odio. Sentimenti che vivono ancora dentro di me, nonostante abbia ricominciato a vivere.

    Sospiro esausto. Non era questa la vita che avevo scelto per me. Ma si sa, non si può sempre avere tutto. Visto i risvolti negativi della serata, non mi resta che tornarmene nel mio appartamento e trascorrere il resto della notte a guardare la TV e bere della birra scandente. Afferro il telefono dal tavolino e lo infilo nella tasca posteriore dei jeans, fregandomene del fatto che continuino ad arrivare chiamate. So già chi è. E so anche che non smetterà di chiamarmi, ma nonostante questo, continuerò a ignorarlo. Lascio la stanza e attraverso in fretta la grande sala per lasciare questo squallido posto. Quando finalmente sono fuori dal locale, rilascio un sospiro di sollievo. Perché non sono tornato direttamente a casa finito il turno?

    Potevo evitare tutto questo se avessi pensato con il cervello e non con il cazzo. Ora sono di pessimo umore. In realtà lo sono sempre, anche quando le cose mi vanno bene. Solo che ora, è decisamente palese.

    «Mi scusi, signore?».

    Mi volto di scatto e vedo l’uomo della sicurezza fermo fuori al locale che mi guarda.

    «C’è qualche problema?»

    «No, signore. Ma c’è una persona che vorrebbe parlare con lei».

    Aggrotto la fronte. «Chi?»

    «Quattrocchi.» afferma l’uomo della sicurezza, mostrandomi il telefono che ha in mano.

    Quasi scoppio a ridere per l’espressione che fa quando pronuncia quel nome. Sicuramente starà pensando che ‘quattrocchi’ sia qualcuno fuori di testa. Molto probabilmente ha ragione, visto che l’idiota ha chiamato al numero del nightclub.

    È un maledetto incubo.

    «Gli dica che lo chiamerò io.»

    Prima che l’uomo possa ribattere, mi volto e vado via. Durante il tragitto in macchina per raggiungere il mio appartamento, penso a come torturare quattrocchi. L’idiota me la pagherà per aver invaso la mia privacy.

    Non appena chiudo la porta del mio appartamento, noto subito che qualcosa non va. Me ne accorgo quando vedo le finestre della cucina aperte e quando sento delle voci provenire dal salone. Sono tornato ieri da un viaggio di lavoro e qui non sono proprio venuto. Quando sono arrivato all’aeroporto, sono andato direttamente all’agenzia e ho trascorso lì tutta la giornata. Quindi è strano che le finestre siano aperte e che la televisione sia accesa. Qualcuno è entrato nel mio appartamento e temo di sapere di chi si tratta. A passo spedito raggiungo il salone e, quando entro, notando chi è seduto sul mio divano, mi viene voglia di prendere la pistola e uccidere quello che a breve, sono sicuro, finirà di rovinarmi la serata. Mi schiarisco la voce per attirare l’attenzione dell’ospite indesiderato.

    «Jake, finalmente ce l’hai fatta!» esordisce quattrocchi non appena si accorge di me.

    Alexander Oliver Smith, o semplicemente Alex. Soprannominato da me anche quattrocchi per gli occhiali che usa quando deve fare delle ricerche al computer. Nonostante sia solo un ragazzino di ventisei anni, Alex è il cervello che si nasconde dietro alle nostre operazioni. È il miglior agente informatico della CIA. Lui è il mio partener, quello che mi copre le spalle quando scendo in campo. Anche se svolge il suo lavoro dietro ad una scrivania, è capace di salvarmi il culo quando mi ritrovo in qualche casino. Ma Alex non è solo questo, è anche un potenziale amico. Lui è l’unico che mi capisce. L’unico che conosce il mio passato all’interno dell’agenzia, oltre al grande capo.

    Ed è l’unica persona dello stato della Virginia che sopporta i miei sbalzi d’umore. Alex è un ragazzino alla mano, divertente. Ama stare in mezzo alla gente, uscire con i colleghi. È praticamente l’opposto di quello che sono io. Stranamente, nonostante i nostri caratteri siano completamente diversi, andiamo molto d’accordo. Per questo lo definisco un potenziale amico. È piacevole passare del tempo con lui. Ma adesso, proprio non riesco a digerire la sua presenza.

    «Hai rintracciato il segnale del mio telefono e hai chiamato al locale dov’ero. Poi ti sei intrufolato in casa mia. Si può sapere quale cazzo di problemi hai?» domando andandomi a sedere sul divano.

    «Non mi rispondevi!» esclama Alex scrollando le spalle.

    «E non ti sei chiesto il perché?»

    «Lo so, Jake, stavi scopando. Ma vedi, ho una cosa importante da dirti.»

    «Sappi che sto pensando a come torturarti.» affermo in tono duro. «Adesso dimmi quello che devi dire, poi sparisci.»

    «Cosa hai intenzione di fare adesso?» domanda sorridendo e ignorando il fatto che l’abbia appena minacciato.

    Mi viene voglia di prendere il telecomando e di tirarglielo dritto in faccia quando me lo chiede.

    «Mi stai prendendo per il culo? Mi chiami mille volte e ti presenti qui per sapere cosa farò adesso?»

    «Certo, perché se hai in programma di fare qualcosa, devi lasciare perdere tutto e venire con me.»

    Aggrotto la fronte. «Vuoi che venga con te? Dove?»

    «Oh, avanti Jake! Certe volte davvero non ci arrivi proprio. Mi domando cosa faresti se non ci fossi io qui…» afferma alzandosi dal divano.

    «Quattrocchi, la mia serata è stata un disastro e in questo momento, non sono in vena di scherzare. Arriva al dunque e fallo in fretta!» sbotto spazientito.

    «Okay, aquila reale. Dobbiamo tornare alla base.»

    Alzo gli occhi al cielo. Di solito mi chiama così quando sono in missione, per non rivelare la mia identità. In quel caso lo accetto, ma adesso no.

    Quel nome è legato a dei ricordi. Ricordi che ancora oggi fanno male.

    Preferisco non essere chiamato in quel modo quando non sono a lavoro. Alex lo sa, ma è inutile ricordarglielo, perché alla fine, fa sempre di testa sua.

    «Perché dovrei tornare in agenzia? Sono andato via solo due ore fa.» affermo quasi urlando.

    «Due ore fa non avevo novità sul caso Sullivan! Adesso ho tutto quello che ci serve per iniziare la nuova operazione.»

    «Scusa, ma non eri tornato a casa?»

    «Cambio di programma.»

    «Alex, sono stato fuori per una settimana e questa sera, è la prima volta che metto piede in casa da quando sono tornato. Sono stanco. Non puoi aspettare domani mattina?»

    «Spiare i russi da una camera d’albergo e scopare una puttana qualsiasi è stancante?» domanda Alex inarcando un sopracciglio. «E poi tu odi questa casa.»

    Ma che…cazzo? È vero, odio questa casa, perché questa non è la mia vera casa. Non lo è mai stata. Quando non sono fuori città, vengo qui solo per dormire. Ho preso sul serio la storia di non mettere radici, per me casa è il mondo, visto che quasi ogni settimana sono costretto a partire per qualche missione. Proprio per questo, all’interno di questo piccolo appartamento, ci sono solo le cose essenziali. Se qualcuno venisse qui e vedesse questa casa, penserebbe che abbia appena traslocato, quando invece, vivo qui da ormai due anni.

    «Non ti sopporto più!» borbotto alzandomi di scatto dal divano e posizionandomi di fronte al ragazzino. Quasi dimentico il motivo per cui ce l’ho con lui quando sono costretto ad abbassare la testa per guardarlo negli occhi. Mi viene da ridere. Alex è alto un metro e sessanta e, accanto a me, sembra un marmocchio. Per questo gli ho affibbiato anche un altro soprannome: nano da giardino. Ma ora non mi sembra il caso di chiamarlo così, altrimenti non mi libererò più di lui.

    «Vuoi picchiarmi?» chiede Alex riscuotendomi dai miei pensieri.

    «Sto attentamente valutando la cosa.» sibilo a denti stretti.

    «Dai, Jake! Sono serio. Dobbiamo andare, adesso.»

    «Perché? Sono mesi che aspettiamo che le cose cambino. Ora non possiamo aspettare un paio di ore in più?»

    «La lista è stata messa all’asta!» esclama Alex lasciandomi di stucco.

    Porca puttana! Questa sì, che è una bella notizia. Ormai ci avevo perso le speranze. La lista.

    Un piccolo oggetto che mi sta dando il tormento da quasi un anno. Un oggetto pericoloso che, se dovesse finire nelle mani sbagliate, rischierebbe di distruggere gli equilibri del nostro paese.

    «Dobbiamo muoverci, Jake. Sarà un disastro se non arriviamo in tempo. Presto accadrà qualcosa, ne sono sicuro.» continua Alex quando vede che resto in silenzio.

    Ha ragione! Se perdo le tracce di quella lista, sono fottuto. Mi toccherà passare un’altra notte a lavoro.

    Fantastico!

    «Sei sicuro di aver trovato qualcosa?» domando, sperando che abbia fatto un fottuto errore.

    «Faccio finta di non aver sentito.» mi risponde in tono piccato.

    «D’accordo. Rimettiamoci al lavoro!»

    ***

    Buoni e cattivi. Un tempo credevo che non esistesse questa distinzione tra le persone. Poi, però, mi sono dovuto ricredere quando ho provato sulla mia pelle che i cattivi esistono e che spesso, sono travestiti da buoni. Ora, guardando quel nome scritto sulla lavagna, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Un altro uomo che decide di stare dalla parte dei cattivi. Un altro uomo che ha giurato per la sua patria, per poi tradirla. Come il mio ex comandate.

    Sta succedendo praticamente la stessa cosa, solo che adesso non rischia di perdere tutto solo una persona, ma l’intero Paese.

    «Stai pensando al passato, non è vero?» domanda Alex riportandomi al presente.

    Sono trascorse due ore da quando siamo tornati in agenzia e, per tutto questo tempo, Alex non ha fatto altro che mostrarmi tutte le prove che ha trovato. Prove che sembrano finalmente dare una svolta positiva al caso della ‘lista’.

    «Certe cose non cambiano mai!» affermo, continuando a guardare quel nome segnato sulla lavagna.

    Bill Andrew Sullivan. Sono sulle sue tracce da un anno. Da un anno non faccio altro che dividermi tra le tante operazioni segrete e questo caso. Il caso dell’uomo che, una volta, era dalla parte dei buoni. L’uomo che comandava questo posto.

    Eh già… Bill Sullivan era il Direttore della CIA, ma ha smesso di esserlo nel momento in cui ha pensato di tradire i suoi sottoposti per entrare in affari con gente poco raccomandabile. Ma Bill Sullivan non si è limitato solo a questo.

    Il bastardo ha ideato un piano per salvarsi il culo. Durante tutta la sua carriera, Bill ha girato il mondo e questo gli ha permesso di conoscere molte persone. Pezzi grossi che lo hanno aiutato a risolvere parecchi casi. Ora, quelle persone sono in un bel guaio. Perché? Perché Bill ha pensato di scrivere ogni nome di quelle persone da qualche parte. Noi ipotizziamo che sia un cd , ma potrebbe anche essere un semplice foglio di carta. La famosa lista, o come la chiamo io, la lista del finimondo . Perché la chiamo così? Se quella lista finisse nelle mani sbagliate, sarebbe un cazzo di problema serio. Su quella lista ci sono i nomi di mafiosi, non solo americani, ma anche stranieri.

    Nomi di gente corrotta, funzionari di stato, agenti di quasi tutte le agenzie governative.

    E adesso arriva la parte interessante. Il piano.

    Bill sapeva che prima o poi sarebbe stato scoperto, che molti avrebbero voluto ucciderlo. Per questo ha sempre usato la lista come un’arma per proteggersi. Ora, però, le cose sono cambiate.

    Il vecchio Bill sta morendo e così ha pensato bene di sbarazzarsi della lista mettendola all’asta. Sappiamo tutto di lui, visto che è nel nostro radar da parecchio tempo, ma non siamo mai intervenuti. Aspettavamo il momento giusto. Adesso lo è: noi vogliamo quella lista. Di Bill non ce ne frega un cazzo.

    Per concludere, dobbiamo agire prima che le altre agenzie governative lo scoprano, perché al momento, siamo gli unici a sapere che Bill ha tradito la sua patria. Beh, noi e i capi ai piani alti.

    Miller ha dovuto informarli quando ha scoperto il tradimento di Bill. Questo è stato possibile grazie all’ex segretario di Bill, che ha svuotato il sacco dopo aver scoperto che il suo capo aveva creato la lista. Per non essere ucciso, ha chiesto aiuto a Miller, che l’ha inserito subito nel programma protezione testimoni.

    Il mio capo credeva che Sullivan avesse lasciato il lavoro per andare in pensione, ma chiaramente si sbagliava. Questo caso è scoppiato prima che arrivassi io, ma ho iniziato a lavorarci solo un anno fa, quando Miller ha scoperto che Sullivan si stava muovendo per vendere la lista. Alla fine, le prove che avevamo trovato, erano tutte false, ma forse ora, le cose sono cambiate, visto che Sullivan sta morendo. Non avrei dovuto lavorare io a questo caso, ma quando Miller mi ha raccontato ogni cosa, non ho saputo resistere e ho accettato. Mi ha ricordato il passato, solo che allora io non potevo fare niente per salvarmi, adesso invece, ho una possibilità di fare cambiare le cose. Ho la possibilità di far vincere i buoni.

    «Sai la cosa buffa qual è?» domando spostando l’attenzione su Alex. «A volte, ho la sensazione di essere ancora intrappolato nel passato.»

    Alex mi guarda in modo strano alla mia confessione. I suoi occhi, azzurri come il mare, sembrano dirmi che sto sbagliando. Credo che oramai Alex conosca tutto di me, anche i miei punti deboli. Ma anche io ho imparato qualcosa su di lui. Dopo due anni che lavoriamo insieme, ho imparato a capire Alex prima ancora che parli.

    E ora, dal suo sguardo, capisco anche che prova dispiacere per me.

    «Non è così! Quello che è successo nel deserto è diverso da tutto questo.»

    «Perché? Perché questa volta non ci saranno conseguenze per me quando verrà fuori la verità?»

    «Proprio per questo. Rivelare ogni cosa spetta a Miller, tu non dovrai esporti di nuovo. Quindi non puoi paragonare le due cose.»

    Sbuffo. «Questo non migliora le cose.»

    «Jake, piantala!» urla Alex facendomi sobbalzare. «Tu non hai sbagliato in passato e non stai sbagliando nemmeno adesso. Quindi smettila di fare tutti questi discorsi. Smettila di piangerti addosso e concentrati solo sulla missione!» continua puntandomi un dito contro.

    Inarco un sopracciglio. Io non mi piango addosso e lui lo sa. Quindi, perché diavolo l’ha detto? Poi vedi tu, se devo sorbirmi la ramanzina da un nano da giardino.

    Decido di lasciare perdere, altrimenti glielo spezzo quel dito e gli faccio rimangiare l’ultima parte del discorso a suon di pugni.

    «Va bene, ritorniamo a dove eravamo rimasti.» mormoro andandomi a sedere sulla sedia. «Mi stavi spiegando come hai fatto a capire che la lista è stata messa all’asta.»

    «Grazie al dark web.» afferma Alex scrollando le spalle.

    «Non so cosa cazzo sia il dark web.» lo informo.

    «Sono due anni che lavoriamo insieme e ancora non hai imparato niente del mio lavoro.» borbotta. «Comunque, sono vari siti pirata, dove pubblicano annunci falsi. Di solito vengono usati dagli spacciatori per fissare incontri con i compratori. È più sicuro di un telefono.»

    Aggrotto la fronte. Questo non mi aiuta a capire.

    Dannazione! Non capirò mai come diavolo riesce a scovare le informazioni. È impressionante.

    «Okay, quindi hanno messo un annuncio sulla lista?»

    «Sì, aspetta! Ti faccio vedere.» esclama Alex picchiettando velocemente le mani sulla tastiera del computer.

    Poco dopo vedo apparire una pagina web sulla grande lavagna elettronica.

    «Vendo cane di razza ‘Sudoku’. Il prezzo è all’interno della lista.» leggo.

    Cosa cazzo significa? Perché questo annuncio dovrebbe riferirsi alla lista?

    «Proprio non ci arrivi, eh?!» chiede Alex in tono esasperato

    «C’è un tizio che vuole vendere un cane. Cosa c’è da capire?»

    «Che non esiste nessuna razza ‘Sudoku’, idiota!»

    Lo guardo storto. «E cosa cazzo c’entra con la lista? Vuoi, per favore, spiegarmi? Non dirmi una cosa alla volta.»

    «Allora, non esiste una razza canina con quel nome e, quando ho cliccato sulla lista per vedere il prezzo, ho capito che l’annuncio si riferiva ad altro. Perché? Perché c’erano scritti più di cinquanta prezzi all’interno del listino.»

    «Chi cavolo mette tutti quei prezzi per vendere un cane? Non ne basta uno?»

    «Uhm, vedo che inizi a capire.»

    «Ho capito che è un annuncio falso, ma non ho ancora capito come hai fatto a collegarlo alla lista.»

    «Dato che mi sembrava un annuncio strano, ho cercato di rintracciare l’indirizzo IP del server. All’inizio il segnale balzava da una città all’altra, poi alla fine si è fermato proprio lì.» afferma Alex indicando la lavagna.

    «Chicago…» mormoro non appena vedo cosa c’è scritto.

    «Coincidenza? Non credo proprio.»

    Alex ha ragione! Non può essere una coincidenza, non quando sappiamo che Bill Sullivan si trova proprio a Chicago.

    «Ma ancora non ero

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