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Li mejo autibus
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E-book114 pagine1 ora

Li mejo autibus

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Li mejo autibus
che ce stanno ar monno
so’ queli de Roma…
e guai a chi ce li vo’ toje!

A zonzo con i mezzi pubblici per Roma e dintorni (tutte scene vere, trascritte così come accadute)-
Si tratta di una raccolta di 22 racconti di viaggio sui mezzi pubblici di Roma e dintorni. Sono cronache di fatti realmente accaduti sugli autobus urbani, sulle corriere extraurbane e sui treni di pendolari che circolano ogni giorno dentro e attorno alla capitale; fatti dei quali l’autore è stato diretto testimone. Alcuni dei racconti sono tratteggiati in tono secco e rapido, in uno stile quasi compendiario, altri si arricchiscono anche in descrizioni ambientali e illustrazione di stati d’animo; ma tutti o quasi sono improntati ad un’ironia bonaria che prende di mira ognuno, a cominciare dallo stesso narratore. Il taglio scherzoso non deve però indurre in inganno. Il divertente viene spesso preso a pretesto per sottolineare problematiche gravi della società contemporanea in un momento epocale di passaggio storico. Sono diversi i temi che vengono analizzati: la superficialità, l’egoismo, il pressappochismo, la massificazione, il livellamento culturale; ma anche la dedizione e l’attaccamento al proprio lavoro e alla propria collettività.
In realtà vi è un allarme più o meno appariscente che traspare in tutti i racconti o quasi: l’urgenza e l’importanza di una riappropriazione della propria personalità. Corriamo infatti spesso il rischio di una livellazione comune; rischio veicolato da stati d’animo di noia e di auto-annullamento “di gregge”, ma soprattutto da un forte martellamento da parte dei Social. Questo rischio è poi favorito sia dagli strumenti di comunicazione in genere che dai mezzi tecnici che ormai utilizziamo fin dalla più tenera età.
Maggiori informazioni sul libro e sull’autore al sito web di SIMONE TARRONE. 
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2019
ISBN9788832547337
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    Anteprima del libro

    Li mejo autibus - Simone Tarrone

    Simone Tarrone

    Li mejo autibus

    A zonzo con i mezzi pubblici per Roma e dintorni

    Roma, marzo 2019

    UUID: 8ab09302-4bf3-11e9-8232-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Sommario

    La più bella uscita della matta di Vibio Mariano, ovvero: quello che può capitare a chi non è avvezzo a prendere sempre lo stesso autobus e non conosce i viaggiatori abituali

    I vecchi begli autobus romani

    Il ristorante riservato

    Ubriaconi e battone sulle linee periferiche

    I posti a sedere gemellati e la vecchietta morta

    Sul 301; la prima volta che mi resi conto dell’Umanità

    Il piccolo vandalo ed il padrone con cane discriminato

    Sull’ultimo Notturno 25

    La corriera della COTRAL per Monteflavio

    Tre ragazze sul treno

    Questa non è una storia di viaggio, ovvero Edo, Matilde e Co. alla spiaggia di Santa Marinella

    I Boy-scout sul treno del sabato pomeriggio

    Questa non è divertente, ovvero: Quando la Roma 'Bbene' sale sull’ATAC completamente 'fatta'

    I cinghiali e i Brasiliani di Tomba di Nerone

    I turisti della stazione di S. Pietro

    Incompreso

    Messaggio inquietante

    Alla fermata dell’ospedale Nuovo S. Andrea

    La fine del sesto senso

    Ancora sullo 029

    Alla fermata sotto casa

    Le ragazzine di provincia sulle corriere COTRAL

    Ringraziamenti

    La più bella uscita della matta di Vibio Mariano, ovvero: quello che può capitare a chi non è avvezzo a prendere sempre lo stesso autobus e non conosce i viaggiatori abituali

    (giovedì 27 febbraio 2014)

    Nel primo pomeriggio, di ritorno a casa verso Corso Francia, sull'autobus 223 sale una nanetta, notoriamente leggermente ritardata mentale, biondastra, slavata e con gli occhi azzurri, che ho visto altre volte fare discorsi bislacchi con la gente.

    L’autobus è mediamente pieno, tutti sono un po’ stanchi, ma c’è un bel sole e quindi anche l’umore generale è abbastanza buono. In fondo l’atmosfera di un autobus la senti immediatamente, chissà come, ma capisci subito, appena sali, se i passeggeri sono arrabbiati, stanchi, svagati, euforici… E’ come se ci fosse un colore generale predominante che risalta e che si attacca inconsciamente anche a te, influenzandoti nei tuoi pensieri. Questa atmosfera promettente oggi mi sveglia e mi fa rimanere attento a quello che mi accade attorno.

    Anche questa volta la nanetta attacca subito discorso. Mentre è in piedi, appesa al corrimano, si rivolge ad una bionda appariscente, che sta seduta davanti a lei e che stava chiacchierando con aria stanca con un'altra signora, seduta di fronte e alla quale aveva detto poco prima di essere impiegata al Comune di Roma. La mezza ritardata approfitta di una pausa del discorso fra le due e le fa:

    Come è bella, Signora!

    Un attimo di sconcerto. L’altra prima si guarda attorno per vedere se è proprio a lei che è stato rivolto questo apprezzamento, poi risponde:

    Grazie

    Si vede che è piuttosto inquieta, ma dato che l’apprezzamento non viene da un uomo, ma da una donna che, in piedi, ha quasi il viso alla sua altezza, tace, fa un sorrisetto stirato e cerca di riannodare il discorso con la signora di fronte. Ma la mezza ritardata la incalza:

    Lei è proprio bella, che mestiere fa?

    L’altra ancora più sconcertata:

    Sono impiegata al Comune dice in tono asciutto, cercando evidentemente di concludere lì la cosa.

    L’autobus sbuffa ed inizia la salita prima dell’ospedale Fatebenefratelli. Le due signore, dopo alcuni ammiccamenti di intesa, ricominciano a parlottare fra di loro in tono basso. Ma è un errore: la povera ritardata si sente messa da parte. Oggi vuole essere considerata dagli altri. E poi le piacerebbe tanto diventare amica di quella bella signora. Si guarda rapidamente attorno con quegli occhi pallidi e poi se ne esce ad alta voce (che la sente mezzo autobus) rincarando con forza:

    Lei è davvero bella, sembra quasi un’attrice …. e dopo un poco: Si, proprio, sembra un'attrice di film porno

    Rimango piacevolmente stupito. Ecco finalmente qualcosa di carino che rompe la monotonia del solito viaggio in autobus. Anche gli altri passeggeri attorno aguzzano le orecchie tutti curiosi.

    Dopo un istante di silenzio foriero di tempesta, l’impiegata comunale si incazza in maniera molto evidente, le gote le diventano rosse e prende a parlare rapidamente con la signora di prima, ignorando completamente la povera ritardata e i suoi successivi tentativi di intromissione nel discorso, come se non esistesse. Riesco ad afferrare alcune frasi qua e là, come quando dice ad alta voce che certa gente non si fa gli affari suoi e che, lei non se la prende, ma che certe affermazioni potrebbero comportare una denuncia… ecc… ecc. La signora bionda continua sempre più arrabbiata e senza realizzare che quella è disabile.

    Lei, la ritardata, osserva fissa la signora bionda che le piaceva tanto e sente la sua ostilità. Ma i suoi due occhietti azzurro-pallidi sembra ora che rispecchino il nulla e che si fissino nel vuoto. Rimane li accanto ancora un pochino. Poi quando l’autobus si arresta alla fermata di Vibio Mariano, si volta e scende con l’aria innocente della santarella, che non viene capita dalle persone che la circondano, che sono tutte strane.

    Appena si accorge che la sua nemica è scesa, la signora bionda si distende, fa una risatina amara e se ne esce con il commento finale:

    Ma guarda un po’ che mi dovevo sentire dire… mai successo in vita mia. Ma roba da matti, meno male che sono una che non se la prende!

    I vecchi begli autobus romani

    (lunedì 03 marzo 2014)

    Sul bus 021, alle 16 e 50, di ritorno a casa. Alla prima fermata sale anche un ometto di mezz’età, che comincia a diventare calvo, vestito sportivamente con un piumino verde, scarpe da ginnastica ed auricolari, ma tutto ben curato e con l’aria del precisino. Dopo aver snasato in aria per qualche attimo, va dritto ad affacciarsi alla cabina dell’autista, che non se lo fila di pezza, mentre guida alla 'piuttosto andante, con moto'.

    Il precisino, dopo aver atteso invano uno sguardo dell’autista, si fa coraggio e gli dice ad alta voce, con l'aria di chi vuol dare una mano:

    Guardi che si sente odore di gas!

    L’autista, che sta guidando un mezzo che ha sulle spalle almeno vent’anni di vita e tre milioni di chilometri, prima fa finta di non sentire, e quando quello ripete con maggiore veemenza la sua affermazione, gli fa, rudemente:

    Come dice?

    E l’altro:

    Dico che c’è un odore di gas di scarico… con l’aria condizionata che se lo aspira… (Ma quale aria condizionata?!? Penso io) … capita che si intromette nel circuito.

    I passeggeri più vicini che hanno sentito (ormai rassegnati da anni a dover morire di tumore al polmone) non sanno se scoppiare a ridere o a piangere!

    L’autista, evidentemente a fine turno, con una giornataccia sulle spalle, affronta la prima curva pigiando l’acceleratore senza rispondere più, e manda tutti i passeggeri a sbattere da un lato dell'autobus. Dallo specchietto interno si vede la sua espressione del tipo: Eccone un altro!.

    L’ometto precisino, che si è ben trattenuto al corrimano, aspetta per qualche momento una risposta ma, evidentemente e per fortuna, questa non arriva e allora si va a sedere con aria di deprecazione, tirandosi su le falde del giubbotto e provando invano ad aprire il finestrino che sta sulla sua testa e che, probabilmente, nessuno è più riuscito ad aprire negli ultimi 10 anni.

    Il ristorante riservato

    (giovedì 29 gennaio 2015)

    Era sera tardi, verso le 20 e 30, ed io andavo di corsa perché stava

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