Il mistero di Lupin
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Giallo - racconti (72 pagine) - È davvero il famoso Arsenio Lupin lo sconosciuto che salito a bordo del treno ha rapinato due viaggiatori?
C'è un po' di tensione: si è diffusa la voce che il famoso ladro Arsenio Lupin, da poco fuggito di prigione, è stato visto aggirarsi nei pressi della stazione, e potrebbe tentare di salire sul treno. Improvvisamente, un uomo dall'aspetto sinistro sale sul treno e prende posto nello stesso scompartimento. Sarà lui il famoso criminale?
Creato da Maurice Leblanc nel 1905, Arsène Lupin è l'archetipo del ladro gentiluomo come Sherlock Holmes lo è dell'investigatore. La sua popolarità passa per varie generazioni, attraverso film e varie serie televisive – indimenticabile quella degli anni settanta con Georges Descrières (recentemente scomparso) – fino alla rivisitazione giapponese di Lupin III e soprattutto alla serie di successo su Netflix Lupin. Un mito costruito attraverso racconti intriganti, una scrittura di qualità e un personaggio che buca la pagina.
Contiene i racconti:
Il viaggiatore misterioso
La collana della regina
Il sette di cuori
Maurice Marie Émile Leblanc è conosciuto principalmente quale creatore del ladro gentiluomo Arsenio Lupin, personaggio popolarissimo anche nel nostro paese. Nato a Rouen l'11 novembre 1864, studia in vari paesi ma finisce per abbandonare gli studi in legge per fare lo scrittore. Stabilitosi a Parigi comincia a scrivere racconti gialli, ma anche se riceve un certo apprezzamento dalla critica non riesce a farsi notare dal pubblico. Finché nel 1905 non pubblica il primo racconto con Arsenio Lupin. Sono gli anni del grande successo di Sherlock Holmes e l'intrigante ladro gentiluomo, in qualche modo una risposta francese al detective britannico, porta immediatamente Leblanc al successo. Leblanc scrive racconti e novelle incentrate su Lupin e questa volta assieme alle buone critiche ottiene successo e gratificazione economica, finendo per dedicare la sua intera carriera esclusivamente al suo personaggio. Nel 1921 viene premiato con la Legion d'Onore per la sua opera. Muore a Perpignan nel 1941. Dal 1947 è sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi.
Maurice Leblanc
Maurice Leblanc was born in 1864 in Rouen. From a young age he dreamt of being a writer and in 1905, his early work caught the attention of Pierre Lafitte, editor of the popular magazine, Je Sais Tout. He commissioned Leblanc to write a detective story so Leblanc wrote 'The Arrest of Arsène Lupin' which proved hugely popular. His first collection of stories was published in book form in 1907 and he went on to write numerous stories and novels featuring Arsène Lupin. He died in 1941 in Perpignan.
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Anteprima del libro
Il mistero di Lupin - Maurice Leblanc
Il viaggiatore misterioso
Il giorno prima avevo inviato a Rouen la mia automobile. Dovevo raggiungerla in treno, e da lì recarmi a casa di alcuni amici che abitano sulle rive della Senna.
Tuttavia, a Parigi, qualche minuto prima della partenza, il mio scompartimento fu invaso da sette signori, cinque dei quali erano fumatori. Per quanto la corsa con il rapido sia veloce, la prospettiva di effettuarla in quella compagnia mi riusciva sgradevole, tanto più che il vagone, un modello vecchio, era privo di corridoio. Perciò raccolsi il mio soprabito, i miei giornali, il mio orario ferroviario e mi rifugiai in uno scompartimento vicino.
C’era già una signora, la quale nel vedermi fece un gesto di disappunto che non mi sfuggì e si sporse verso un signore in piedi sul predellino, suo marito senza dubbio, che l’aveva accompagnata alla stazione. Il signore in questione mi guardò e l’esame probabilmente terminò a mio favore, perché parlò a sua moglie a bassa voce, sorridendo, come si fa per rassicurare un bambino spaventato. Lei sorrise a sua volta e mi diede uno sguardo amichevole, come se avesse compreso tutto d’un tratto che ero uno di quei galantuomini con cui una donna può rimanere bloccata per due ore in una scatoletta di due metri quadrati senza avere nulla da temere.
Suo marito le disse:
– Non volermene, mia cara, ma ho un appuntamento urgente e non posso trattenermi oltre.
La baciò con affetto e si allontanò. Sua moglie gli spedì dal finestrino alcuni bacetti decorosi, agitando il fazzoletto.
Ma risuonò un colpo di fischietto: il treno si mise in moto.
In quel preciso istante, e malgrado le proteste dei controllori, la porta si aprì e un uomo entrò nel nostro scompartimento. La mia compagna di viaggio, che era in piedi e stava sistemando i suoi bagagli nella reticella, lanciò un grido di terrore e ricadde sulla panca.
Ora, io non sono un codardo, lungi da me, ma ammetto che queste intrusioni all’ultimo minuto sono sempre angosciose. Sembrano dubbie, non naturali. Doveva esserci sotto qualcosa, altrimenti…
L’aspetto e il comportamento del nuovo venuto, però, avrebbero piuttosto attenuato la cattiva impressione prodotta dalla sua apparizione. Dignità, quasi eleganza, una cravatta di buon gusto, guanti puliti, un viso energico… Ma, in effetti, dove diavolo avevo visto quella faccia? Perché non c’era possibilità di dubbio, l’avevo già vista. Almeno, più precisamente, mi sovveniva quel tipo di ricordo che lascia un ritratto visto diverse volte e del quale non si ha mai contemplato l’originale. E allo stesso tempo sentivo l’inutilità di ogni sforzo di memoria, tanto il ricordo era vago e inconsistente.
Avendo però riportato la mia attenzione sulla signora, rimasi stupefatto dal suo pallore e dal subbuglio dei suoi lineamenti. Ella fissava il suo vicino – erano dallo stesso lato dello scompartimento – con una espressione di autentica paura, e notai che una delle sue mani, tutta tremante, scivolava verso una borsetta da viaggio posata sulla panca a venti centimetri dalle sue ginocchia. La donna finì per afferrarla e tirarla nervosamente verso di sé.
I nostri sguardi si incrociarono, e nei suoi occhi lessi un’agitazione e uno sconforto tali che non potei trattenermi dal proferire:
– Non vi sentite bene, signora? Devo aprire il finestrino?
Senza rispondermi, lei indicò l’individuo con un gesto timoroso. Sorrisi come aveva fatto suo marito, alzai le spalle e le spiegai a gesti che non aveva nulla da temere, che lì c’ero io e che del resto quel signore sembrava innocuo.
In quell’istante lui si voltò verso di noi, ci squadrò l’uno dopo l’altra dai piedi alla testa, poi si adagiò nel suo angolo e non si mosse più.
Vi fu silenzio, ma la signora, come se avesse raccolto tutta la propria energia per compiere un atto disperato, mi disse con voce appena intelligibile:
– Sapete chi c’è sul treno con noi?
– Chi?
– Ma lui… lui… ve lo assicuro!
– Lui chi?
– Arsenio Lupin!
Ella non aveva distolto lo sguardo dal viaggiatore, ed era a lui, piuttosto che a me, che indirizzò le sillabe di quel nome inquietante.
Lui si abbassò il cappello sul naso. Era per celare la sua confusione o semplicemente si preparava a dormire?
Io articolai questa obiezione:
– Arsenio Lupin è stato condannato ieri, in contumacia, a vent’anni di lavori forzati. È pertanto poco probabile che oggi commetta l’imprudenza di mostrarsi in pubblico. Inoltre, i giornali non hanno forse segnalato la sua presenza in Turchia quest’inverno, dopo la sua famosa evasione dalla Santé?
– Lui si trova su questo treno – ripeté la signora, con l’intenzione sempre più marcata di farsi intendere dal nostro compagno di viaggio – mio marito è vicedirettore dei servizi penitenziari ed è stato il commissario della stazione in persona a dirci che cercavano Arsenio Lupin.
– Questa non è una ragione…
– Lo hanno visto nell’atrio della stazione. Ha preso un biglietto di prima classe per Rouen.
– Sarebbe stato facile prenderlo.
– È scomparso. Il controllore non lo ha visto all’ingresso delle sale di attesa, ma ha supposto che fosse passato dai binari esterni e che fosse salito sull’espresso che parte dieci minuti dopo il nostro.
– In questo caso lo avranno acciuffato.
– E se all’ultimo momento fosse saltato giù da quell’espresso per venire qui, nel nostro treno… come è probabile… come è sicuro?
– In questo caso, è qui che verrà acciuffato. Perché gli impiegati e gli agenti non avranno mancato di notare quel trasbordo da un treno all’altro, e quando arriveremo a Rouen lo cattureranno come si conviene.
– Lui? Giammai! Troverà il modo di sfuggire ancora.
– In questo caso gli auguro buon viaggio.
– Ma da qui fino a là, tutto ciò che può fare…
– Che cosa?
– E io che ne so? Bisogna aspettarsi di tutto.
Era assai agitata, e in effetti la situazione giustificava, almeno fino a un certo punto, quella nervosa sovreccitazione.
Quasi a malincuore, le dissi:
– Vi sono effettivamente delle coincidenze curiose… però tranquillizzatevi. Anche ammettendo che Arsenio Lupin si trovi in uno di questi vagoni, agirà in modo accorto, e piuttosto che attirare altri guai penserà solo a evitare il pericolo che lo minaccia.
Le mie parole non la rassicurarono affatto. Tuttavia si zittì, temendo senza dubbio di essere indelicata.
Io aprii i miei giornali e lessi gli articoli sul processo di Arsenio Lupin. Dato che non contenevano nulla più di quanto già non si conoscesse, non suscitarono in me un grande interesse. Inoltre ero stanco, avevo dormito male e sentivo le palpebre appesantirsi e la testa inclinarsi.