Morto a sua insaputa
Di Zap e Ida
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Anteprima del libro
Morto a sua insaputa - Zap e Ida
Zap & Ida
MORTO
A SUA INSAPUTA
Collana: Crime
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
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ISBN 978-88-6155-977-6
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2023
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
CHI È AMARENO FABBRI
Commissario capo della questura di Bologna nato a Monghidoro. Laureato in legge all’Alma Mater Studiorum, 110 senza lode. Entra per concorso in Polizia e in pochi anni fa carriera. La sua squadra è composta dall’agente scelto Rossetti, da Gloria, poliziotta piccola e grassa, dotata di naturali doti investigative e da un gruppetto di agenti molto legati al loro capo. Figlio di un partigiano eroe della resistenza e comunista, è da sempre di Sinistra ma integerrimo. Segue le sue leggi, che sono tendenzialmente in linea con quelle dello Stato e non pensa alle donne fino a quando incontra Marisa, prostituta bellissima e ottima cuoca che gli prepara delle strepitose tagliatelle al ragù bolognese. Pregevole inoltre il suo caffè. La donna lo aiuta nelle indagini e, considerata la sua attività, hanno un ottimo rapporto di coppia. I due si amano alla follia. L’agente scelto Rossetti, autoproclamatosi suo vice, nutre verso il capo una stima illimitata. Chi delinque, dal ladro di polli ai grandi evasori, non si salva dalle indagini di Fabbri. Il questore, suo superiore diretto, viene considerato da Amareno uno scassaminchia
. Adora Susy, una bastardina che ha adottato. Prima dell’arrivo di Marisa la cagnetta era la sola presenza femminile che godeva del suo affetto. Nel corso di tutte le indagini, Amareno ci descrive vizi e virtù, senza fronzoli, della Turrita e dei suoi abitanti, e non fa sconti a nessuno... esclusi a volte i ragazzi dei Centri Sociali, vista la sua fede politica. In Morto a sua insaputa, sesto racconto poliziesco, il nostro commissario passa a miglior vita in un terrificante incidente stradale. La sua morte è talmente repentina che non se ne rende conto e continua con successo le indagini.
Nell’incidente viene inoltre distrutta la Uno bianca, scassatissima, alla quale Amareno era però particolarmente legato.
Nota: molti protagonisti dei nostri romanzi polizieschi con Amareno Fabbri sono persone reali e conosciute in città. Citate ovviamente con il loro permesso.
Cast
AMARENO FABBRI – Commissario
MARISA – Compagna di Fabbri, prostituta
ROSSETTI – Agente
GLORIA – Agente
LEPORE – Questore
GUIDI – Giornalista
BURIANI – Medico legale
ORTENSI – Capitano Fiamme Gialle
VITALI – Investigatore privato
LUCIANO – Oste del Sole
SCIARELLI – Chi l’ha visto?
FRANCO ROSSI – Ristoratore
PAOLO VERGNANI – Psicologo
MINGHETTI PAOLINO – Commercialista
MARA PEZZA – Mendicante
LE BESTIE – I due nipoti di Mara Pezza
RINO GALLETTI – Piromane
TAMBURINI – Salsamentarista
ZAP E IDA – Scrittori
DANDY BESTIA – Chitarrista degli Skiantos
Bologna vanta la più antica università del mondo. Studenti da ogni parte d’Europa facevano a gara fin dalla scoperta delle Americhe per formarsi nella Turrita. In contemporanea, o quasi, nacque la goliardia, un’associazione di giovani universitari con diritto a scranni nel Senato Accademico ma che spesso preferiva le comode poltrone dei vari casini, o lupanari. Ce n’erano, sparsi per la città, a decine. Da quelli di lusso, con buona frequentazione, ai casini popolari. La differenza? Il prezzo.
Gran parte in zona universitaria, frequentati da studenti danarosi, avvocati e benestanti ed alcuni, in periferia o nei bassifondi, specializzati in poveracci e militari.
La tradizione delle signorine
disponibili a pagamento è durata secoli, fino alla metà degli anni Cinquanta quando la senatrice Merlin chiuse le case
di tutta Italia per legge e le tante signorine d’appartamento
si sono da allora trasformate in prostitute da viali
. Nelle case di tolleranza molti studenti non andavano solo per appagare i giovani istinti ma anche a ripassare le lezioni e fare due chiacchiere in santa pace. Parimenti, tanti professionisti circondati da ragazze quasi nude, frequentavano i casini di lusso per trattare affari o altro. Ovviamente la maîtresse ogni quarto d’ora faceva un giro fra gli ospiti invitandoli a occhiate e a parole quando a guardarli di traverso non bastava, ad appartarsi con una delle giovani. Alcuni, allora, si alzavano per tornare dopo una mezz’oretta a parlare delle loro cose.
Sono le 11 e 30 e Amareno, immerso nel casino del traffico, pensa agli altri casini ben più rilassanti e piacevoli e ne fa mentalmente l’elenco: via Bertiera, via delle Oche, via dell’Unione, via Piella, via degli Usb...
All’improvviso, imboccata via Stalingrado, interrompe la lista e si fa buio attorno a lui, ma solo per un attimo.
Quando riapre gli occhi vede davanti a sé un’auto letteralmente schiacciata da un camion e pensa: Di sicuro l’autista non ha avuto scampo.
Estrae il cellulare dalla tasca, compone il numero del Pronto Soccorso, non si sa mai, ma il telefono non prende. Fortuna che un’ambulanza di passaggio si ferma mentre i soliti curiosi fanno capannello attorno alla scena. Qualcuno scatta una raffica di foto col telefonino, la morte fa da sempre spettacolo. Amareno pensa al monolocale di via Solferino dove di sicuro la sua donna lo aspetta, a differenza di quella del poveretto coinvolto nel tremendo incidente.
Marisa è di ritorno dalla Coop con due sporte di spesa, deve preparare il pranzo, è già tardi e si meraviglia molto nel vedere Fabbri seduto davanti al televisore sintonizzato su Rai 3 che trasmette una puntata mattutina di GEO
: Beh? Non sapevo che fossi un fan della Sagramola
gli dice sorridendo.
Macché Sagramola e Sagramola, aspetto che inizi il telegiornale. È prevista un’intervista in diretta col sottoscritto e non voglio perdermela, siediti qui al mio fianco
, così dicendo dà con la mano destra due pacchette sul divano.
In effetti la donna resta un po’ interdetta da quella intervista in diretta
e riflette: Se tale fosse, Amareno non dovrebbe trovarsi qui ma negli studi televisivi. Probabilmente si è confuso lui nel dirlo e l’intervista è registrata.
Un altro particolare sorprende la donna. Susy, l’adorata cagnetta, quando Amareno si siede davanti al televisore, salta regolarmente sul divano. Ora invece dorme tranquilla nella cuccia, cosa molto strana. La donna deve preparare il pranzo, non ha tempo per riposarsi e aspettare l’intervista, perciò si limita a dare di tanto in tanto un’occhiata al video mentre butta la pasta e prepara il ragù per le tagliatelle.
Continua a fare i suoi lavori fino al momento in cui appare sullo schermo la conduttrice che, scura in viso, annuncia: L’intervista in programma con il commissario Fabbri purtroppo non andrà in onda. Ci è appena giunta notizia che è rimasto vittima di un grave incidente stradale mentre si recava in sede Rai, particolari più dettagliati alla fine del TG
.
Marisa, non sapendo se ridere o piangere, guarda il suo uomo preoccupata: Scusa Amareno, ma che cavolo dicono? C’è forse in giro un tuo omonimo?
.
Fabbri sorride: Ti sembro forse un cadavere? In Rai devono essere tutti impazziti, può capitare. Ma facciamo subito, per sicurezza, una prova
, così dicendo si alza, abbraccia Marisa con solita palpatina di culo e la donna si tranquillizza.
Le tagliatelle sono ormai cotte e si siede al tavolo. Dopo la doppia porzione e il caffè da urlo la saluta, fa una coccola a Susy, che non si sveglia, ed esce dal monolocale di via Solferino convinto che la Uno bianca fosse davanti al garage del vicino passato da tempo a miglior vita. L’auto non c’è e non ne capisce la ragione: Chissà che cazzo è successo, riflette senza però troppo preoccuparsi: Un catorcio simile a chi potrebbe interessare? e pensa di averla parcheggiata nelle vicinanze.
Prende a piedi la strada verso la questura, è una meravigliosa giornata di sole. Arriva davanti a Zanarini, sono tanti gli avventori che lo conoscono ma ha la strana sensazione di essere invisibile. Così per tutto il tragitto. All’ingresso del palazzaccio fascista il piantone addirittura non lo degna di uno sguardo. Lo saluta ma quello niente, come se fosse entrato il signor Nessuno.
Raggiunge il suo ufficio, Rossetti scatta sull’attenti: Buongiorno signor commissario, come sta?
Fabbri tira finalmente un sospiro di sollievo: Ah, finalmente uno che mi caga! Ti confesso di avere avuto per un po’ l’impressione che la mia fama fosse in ribasso
.
L’agente, abituato alle stranezze del capo, non ci fa caso e la ritiene una battuta, anche se non la capisce.
Amareno raggiunge la scrivania ma non fa in tempo a sedersi che bussano alla porta, è il questore in persona scuro in viso: Hai saputo? Il commissario Fabbri ha subito un grave incidente d’auto ed è morto sul colpo
.
Rossetti è convinto che anche il gran capo sia in vena di scherzi e, sorridendo, gli indica la poltrona vuota
.
Ma che fai? Ridi, disgraziato? Cerchi di dirmi che vorresti prendere il suo posto a cadavere ancora caldo? Vergognati!
e se ne esce indignato.
Non è finita lì. Pochi attimi dopo entra Gloria in lacrime. Si nota benissimo che non sa come dirglielo conoscendo la stima e l’affetto smisurato che l’agente nutre nei confronti del capo, ma alla fine esplode:
Rossetti, abbiamo perso un grand’uomo. La Uno del commissario Fabbri si è scontrata in via Stalingrado con un maledetto camion e lui… e lui è rimasto schiacciato sotto il carico
.
Lo abbraccia fortemente poi, sempre piangendo, se ne esce dall’ufficio.
L’agente si gira verso Amareno con l’espressione di chi non ci capisce niente e il commissario gli fa cenno di accomodarsi sulla sedia davanti alla scrivania.
Rossetti, a dire la verità un poco sconvolto lo sono anch’io. Ricordo molto bene un incidente, proprio in Stalingrado. Improvvisamente, per un attimo, si è fatto tutto buio poi ho riaperto gli occhi e mi sono trovato in mezzo ad una piccola folla di curiosi. All’arrivo dei Vigili del Fuoco, li ho visti estrarre dall’auto coinvolta il corpo irriconoscibile di un poveretto, subito caricato su un’ambulanza di passaggio ripartita a sirene spiegate penso verso l’ospedale. Dall’esperienza accumulata in anni posso garantirti che forse era meglio far venire l’amico Buriani, medico legale. Non capisco come sia successo, ma ho sbattuto le palpebre pensando a Marisa e mi sono ritrovato seduto davanti al televisore in via Solferino
.
L’agente non sa che dire. Passi il questore, che poteva essere d’accordo con il commissario per prenderlo in giro. Le lacrime di Gloria però erano assolutamente sincere. Ma se il signor commissario era lì, vivo e vegeto davanti a lui, come poteva nel contempo essere anche morto? Il mistero si fa fitto e l’agente non sa darsi una risposta. Pure Fabbri è perplesso, anzi come diretto interessato ancora di più del suo fedele poliziotto.
Il problema è che il commissario non sa a chi rivolgersi per chiarire la situazione. È in grado di comunicare, per ora, solo con Marisa e Rossetti. Il resto del mondo infatti lo ignora ed ancora non riesce a capirne il motivo: Ammesso pure che io sia morto, come mai sono riuscito ad apprezzare le tagliatelle di Marisa anche oggi? Non mi risulta che i defunti mangino o facciano altro, si chiede preoccupatissimo Fabbri ma non sa darsi una risposta.
Afferra la sacra palla firmata dai suoi campioni della Virtus, con una perfetta parabola infilza la rete da basket murata sulla parete di fronte. I suoi uomini l’avevano sequestrata in un campo fuori norma e ora lui la utilizza come antistress. Il pallone entra senza nemmeno sfiorare il cerchio tondo in metallo, fa tre rimbalzi e finisce nelle sue mani. Il morto
è ancora in forma splendida.
Rossetti avrebbe tanto voluto che qualcuno entrasse in quel momento per vedere la palla partire da sola ma purtroppo, tranne loro due, non c’è nessuno in ufficio.
L’unica spiegazione di questo strano fenomeno, ma non sa se è quella giusta, Fabbri se la dà così: Se uno muore di colpo forse non ha il tempo di capire che ha lasciato questo mondo e rimane quaggiù a chiedersi cosa gli sia successo. Comunque di sicuro continua a vivere nei ricordi di chi lo ha amato. I più legati a lui magari spesso lo sognano pure. Quando succede sembra loro di vederlo e poterlo anche toccare, mentre dormono. Forse nel caso di persone legatissime, magari, se una muore riesce a mantenere il contatto fisico col partner o un amico molto caro non solo in sogno ma anche da sveglio.
Si pizzica, Amareno, dopo questa riflessione ed avverte dolore: Cazzo! Più vivo di così si muore!
dice fra sé e sé e sorride per la battuta, che il poliziotto fatica a capire.
Replica Rossetti: Signor commissario mi perdoni, ma questa situazione mi sembra molto strana. Allora, se lei fosse veramente morto sono il solo a poterla vedere e addirittura a parlarle. E come la mettiamo con la storia del paradiso e dell’inferno? Tutte balle dei preti, evidentemente
.
Amareno si gratta il mento, resta in silenzio un attimo poi sentenzia: "Penso che in questi casi, suppongo rari, si materializzi un doppione del defunto. In tutto e per tutto simile all’originale. Il primo magari se ne va, e non chiedermi dove perché non lo so. Il secondo invece rimane vivo e vegeto sulla Terra, ma solo per le persone che lo hanno amato. Tu