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Una singolare coincidenza
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E-book258 pagine2 ore

Una singolare coincidenza

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Info su questo ebook

Fabio Intersi è un rappresentante di orologi molto costosi, e sta andando in auto a consegnare un ordine. Viaggia da Roma a Torino, ma lungo l'autostrada, in Toscana, è costretto a fermarsi per via di una coda... in autogrill incontra una bellissima donna, che gli chiede un passaggio. La mattina successiva il rappresentante verrà trovato assassinato, e due orologi risultano mancanti... oltre alla donna, che è fuggita.
Un thriller solo apparentemente semplice, ma che si rivelerà un vero rompicapo, con una soluzione finale del tutto imprevista. Chi sarà infatti l'Etrusco? Come fa a colpire lungo quasi tutto lo Stivale? E come sceglie le sue vittime, che in comune hanno ben poco?
Un libro che scorre veloce, tra misteri e avventure amorose del protagonista, un'ottima prova per Marcello Tramontana che gli è valsa la Menzione d'Onore nella sezione PandaNoir nell'edizione 2019 del Premio Prunola.
LinguaItaliano
Data di uscita23 ott 2019
ISBN9788893781732
Una singolare coincidenza

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    Anteprima del libro

    Una singolare coincidenza - Marcello Tramontana

    Cap. 1

    Aveva appena fatto una sosta in Autogrill, all’altezza del casello di Firenze Nord: rifornimento di gasolio, robusto panino, vale a dire di quelli farciti all’inverosimile, acqua minerale e caffè, nonché breve visita alla toilette.

    Dopo aver percorso ininterrottamente 280 chilometri di autostrada, era partito da Roma tre ore prima, non avrebbe potuto farne a meno e, soprattutto, essendo l’una passata, aveva cominciato a sentire i primi crampi per la fame che, di chilometro in chilometro, sembrava gli dilaniassero lo stomaco.

    Peccato solo che aveva dovuto fare la fila ovunque, tanta era la gente che affollava l’area di servizio: undici macchine precedevano la sua davanti alla colonnina del carburante; almeno una ventina di persone in coda alla cassa del bar e quasi altrettante alla toilette.

    Mentre si dirigeva verso il parcheggio per ripartire, gli tornò in mente quella notizia trasmessa dal telegiornale quando stava consumando al bar il suo spuntino. Ne era rimasto davvero scosso e aveva ancora davanti agli occhi le immagini impressionanti, che aveva visto scorrere sul televisore del locale, del cadavere trovato il giorno prima in un prato della periferia di Roma sud; sul corpo della vittima, all’altezza della zona addominale, si intravedeva una croce di colore rosso intenso, intorno alla quale spiccava il sangue fuoriuscito, probabilmente incisa con una lama ben affilata e, lì accanto, era stato rinvenuto un foglio con una strana scritta: l’Etrusco non perdona.

    Arrivato alla macchina, stava aprendo lo sportello per ripartire quando, all’improvviso, sentì quella voce alle sue spalle che, per la sorpresa, lo fece quasi sobbalzare.

    Scusi, non vorrei apparire sfacciata, ma se sta andando in direzione nord mi potrebbe dare un passaggio?

    Fabio Intersi allora si bloccò e, ancora con la mano appoggiata sulla portiera aperta, rivolse lo sguardo dietro di sé.

    Osservò attentamente la donna, di età non facilmente definibile, 35, 40 anni? non si riusciva proprio a capirlo, ma indubbiamente affascinante; capelli neri, corti e tagliati a caschetto, occhi di un colore tra il grigio e il celeste, fisico slanciato e armonioso, tipico di chi pratica attività sportiva, e un sorriso luminoso, esaltato da denti bianchissimi. Talmente bianchi che avrebbero potuto fare pubblicità a qualche marca di dentifricio.

    Abbigliamento sportivo: jeans attillati, maglietta e scarpe da ginnastica, sulle quali spiccava la stella della Converse. Aveva con sé una sola valigia, di dimensioni contenute.

    Un passaggio? chiese lui, E fino a dove?

    Dipende. Lei dove deve arrivare?

    Io sono diretto a Torino.

    E io proprio lì devo andare. Perfetto! Nemmeno a farlo apposta.

    Cosa? La dovrei portare fino a Torino? Ma ha idea di quanto sia lontana da qui Torino? È troppo distante; ci vorranno almeno cinque ore di macchina!

    Scusi, ma a lei cosa cambia? Non è che se ci sono io è più distante o se prosegue da solo impiega un tempo minore, sempre cinque ore di viaggio ci vorranno…

    Be', sì, su questo non posso darle torto, però… ecco, a essere sincero… non saprei. Tutte queste ore… come dire… in due in macchina… non so se… disse con il tono impacciato di chi non sa cosa rispondere.

    Senta, la vedo in difficoltà e non voglio metterla in imbarazzo. Facciamo così: ora io vado a prendermi un caffè, se quando torno la ritrovo, bene, vorrà dire che partirò in macchina con lei. In caso contrario, nessun problema, le auguro fin d’ora buon viaggio, mentre io cercherò qualcun altro che sia disposto a darmi un passaggio.

    E, senza aggiungere altro, si diresse verso il bar, lasciandolo lì, come imbambolato e sempre con la mano sulla portiera aperta della macchina.

    Solo allora si rese conto che durante quella breve conversazione era rimasto completamente immobile, come paralizzato.

    E adesso che faccio? si chiese. Ecco cosa farò: metto subito in moto e riprendo il viaggio, non ci penso proprio a sciropparmi questa qui per cinque ore.

    Ma perché poi? In fin dei conti è davvero un bel tipo, bella e interessante, ha fascino e modi discreti e cortesi. Non ha insistito e mi ha lasciato tempo per decidere cosa fare. Tutto sommato può essere una piacevole compagnia.

    Nello stesso tempo sentiva di avere delle buone ragioni per rifiutare quella richiesta; prima tra tutte, la sua connaturata ritrosia a prendere in macchina sconosciuti: gli dava un senso di grande disagio sentirsi chiuso in uno spazio ristretto, come l’abitacolo della vettura, con chi non conosceva e, per certi versi, gli incuteva anche un po’ di timore.

    A maggior ragione poi quella mattina, per via della valigetta che portava con sé, piena zeppa di gioielli di notevole valore. La settimana prima aveva infatti definito, con un’importante gioielleria di Torino, tutti i dettagli di quella vendita e rimaneva ora soltanto da consegnare la preziosa merce e incassare il prezzo pattuito.

    C’era di tutto, compresi cinque orologi prestigiosi che, solo loro, valevano più di cinquantamila euro, mentre il valore degli altri monili raggiungeva i settantamila.

    Inoltre, quando guidava, amava stare in silenzio e ascoltare la musica ad alto volume. Ma poteva stare zitto per più di cinque ore con una sconosciuta? Situazione a dir poco imbarazzante. A volte già è difficile condividere il silenzio con chi si conosce, figuriamoci allora con qualcuno che non si conosce affatto.

    Ricordava ancora quella volta, qualche anno prima, quando, contrariamente alle sue abitudini, aveva concesso un passaggio a due giovani autostoppiste che, dopo quasi due ore di viaggio, non avevano ancora pronunciato una sola parola. Un mutismo assoluto. Aveva provato la sensazione di vivere una situazione surreale. Così, dopo qualche colpetto di tosse provocato solo per rompere quel silenzio che si era fatto assordante, aveva rivolto alle tizie qualche domanda, di quelle veramente scontate e banali, del tipo: Da dove venite? Come mai siete dirette a Vicenza? Che fate nella vita?, giusto per tentare un minimo di conversazione. Aveva ottenuto però soltanto risposte secche e a mezza bocca, che non davano adito ad alcun seguito.

    Si era quindi ripromesso di non ripetere mai più un’analoga esperienza.

    Però questa qui sembrava del tutto diversa dalle due sgradevoli musone e, soprattutto, aveva fascino da vendere.

    E sì, caro il mio Fabio, sussurrò a quel punto una vocina che sembrava provenire dall’interno della vettura, siamo onesti, tanto adesso non ci ascolta nessuno: non solo è bella e interessante, diciamo piuttosto che è decisamente una gran bella donna! È davvero difficile trovarle qualcosa che non vada bene.

    Chi può dire cosa potrebbe mai accadere durante il viaggio? Cinque ore da passare insieme, chiusi in questa scatola e poi, arrivati a Torino, chissà.

    Certamente un piacevole diversivo mi ci vorrebbe proprio, considerò allora. Fermo lì, Fabio! Non stai correndo un po’ troppo? Magari la bella autostoppista non ci pensa minimamente a una avventura autostradale e quindi è meglio lasciare perdere.

    Sì, ma a questo punto una decisione la devo pur prendere: che faccio, l’aspetto o me ne vado?

    Perso in queste altalenanti indecisioni, non considerò che per consumare un caffè non ci vuole poi così tanto tempo, anche perché nel frattempo la comitiva di turisti, che aveva poco prima affollato il bar e la toilette, era risalita sul pullman parcheggiato nel piazzale e in procinto di riprendere il viaggio.

    Eccomi di ritorno; se la trovo ancora qui significa che ha deciso di accompagnarmi, sono davvero contenta e la ringrazio tanto. Questo è il mio bagaglio, le dispiace metterlo nel portabagagli? fece lei sorridente, porgendogli la valigia.

    Ah… sì… certo, come no! esclamò, realizzando solo in quel momento il lasso di tempo che era trascorso.

    Meglio così, pensò allora, evidentemente era scritto che questo viaggio non lo avrei proseguito da solo e speriamo ci sia scritto anche qualcos’altro; quindi, dopo aver sistemato il bagaglio, la fece accomodare in macchina.

    Decisero, anziché proseguire in direzione nord verso Bologna/Parma/Piacenza, di deviare sulla Firenze Mare, per continuare poi lungo l’autostrada Livorno, Genova, seguendo così la costa.

    Come itinerario è senz’altro più piacevole e vario, affermò lui. Soprattutto rispetto all’attraversamento della pianura padana e inoltre, particolare non da poco, corriamo minori rischi di incontrare la nebbia, che invece è prevista, e abbondantemente, in quella zona.

    E poi così facciamo tutta la costa; che bello, io adoro il mare! commentò lei contenta.

    ***

    Furono sufficienti poco meno di cento chilometri, quindi un’ora scarsa, per consentire ai due di fare una reciproca conoscenza.

    Sonia Fanti, così disse di chiamarsi, aveva trentasei anni, due in meno di Fabio Intersi. Da sempre single, quasi per vocazione e quindi per scelta, tenne subito a precisare, viveva prevalentemente a Siena, dove divideva con una cara amica, Laura Piersanti, un piccolo appartamento in centro, e saltuariamente a Torino, dove abitava la madre vedova e dove appunto si stava recando, con l’intenzione di fermarvisi per un po’ di tempo.

    Da circa otto mesi era rimasta senza occupazione, poiché il negozio di gioielli antichi, dove lavorava da sei anni, aveva chiuso, in quanto il proprietario era deceduto e la moglie, già in età avanzata, non aveva voluto proseguire l’attività, mentre l’unico figlio da qualche anno si era trasferito all’estero per lavoro.

    Si era quindi adattata a svolgere, di tanto in tanto, lavoretti occasionali; per un periodo cameriera in un pub, poi nelle ore pomeridiane presso un’edicola e, infine, commessa in un negozio di abbigliamento per bambini, lei che con i bambini, aveva subito aggiunto, non aveva alcuna dimestichezza.

    Infine, stanca di queste occupazioni che aveva trovato molto noiose, aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione, per l’appunto all’ombra della Mole.

    Che incredibile coincidenza; anch’io sto nel commercio di preziosi, non proprio antichi, anche se in passato mi sono capitati tra le mani anche quelli, e anche di recente ne ho trattato qualcuno. E adesso che intenzioni hai? chiese lui.

    Non lo so, sto andando per un periodo da mia madre appunto per chiarirmi le idee. Lei è in pensione, era insegnante di musica alle scuole medie e ora dà lezioni private di pianoforte, conosce un sacco di gente e chissà, può darsi che mi trovi qualcosa da fare. Sempre che tu non mi voglia assumere nel tuo negozio, sai sono molto brava ed esperta.

    Mi spiace ma io non ho un negozio, la mia attività consiste nel trovare merce particolare, la cerco un po’ ovunque, per poi collocarla presso qualche gioielleria.

    Dicevo tanto per dire, in realtà forse nemmeno mi piacerebbe, ho voglia di cambiare vita. Sai, ho appena finito di scrivere il mio secondo libro e se trovassi un editore…

    Sei una scrittrice? Complimenti!

    Eh, non esageriamo, per ora mi definirei solo un’aspirante scrittrice. Tra l’altro, ho deciso di andare a Torino in questo periodo proprio perché la settimana prossima inizia il Salone del libro e voglio farci un giro.

    E che genere di libri scrivi?

    Il primo è un noir, con tanto di omicidio, indagini di polizia e finale a sorpresa, molto a sorpresa; il secondo, invece, è sfacciatamente erotico. La protagonista è una bellissima donna, sessualmente sfrenata e insaziabile, una specie di ninfomane che non conosce limiti.

    Accipicchia, devi avere una gran fantasia!

    Be', devo dire che quella non mi manca. E tu? Dimmi qualcosa di te, so solo che commerci in preziosi e nulla più, cosa vai a fare a Torino?

    Le raccontò, allora, di avere 38 anni e di vivere a Roma, anche lui era single dopo una convivenza durata un anno e finita da tempo. In passato aveva avuto un negozio di orologeria (gli orologi erano la sua grande passione), che dopo qualche anno aveva deciso di chiudere, iniziando così a commerciare preziosi di ogni genere; in pratica acquistava la merce nei modi più svariati, presso il Monte dei pegni, fiere e gioiellieri in crisi di liquidità o

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