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Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta: alieni, space opera, avventura, fantascienza, robot
Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta: alieni, space opera, avventura, fantascienza, robot
Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta: alieni, space opera, avventura, fantascienza, robot
E-book58 pagine43 minuti

Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta: alieni, space opera, avventura, fantascienza, robot

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Info su questo ebook

Una straordinaria saga di fantascienza spagnola con una protagonista molto speciale.

A dieci anni, Tanit è una bambina prodigio. È l’astrobiologa più giovane della storia e per questo motivo è stata autorizzata a raggiungere la colonia di Thuis, appena fondata, a cinquanta anni-luce dalla Terra. Finalmente Tanit potrà rivedere sua madre, che si trova laggiù ormai da tempo. Ma c’è qualcosa che né lei né suo padre possono sapere, cioè che qualcosa di terribile sta per succedere, qualcosa che costringerà Tanit a prendersi cura di sé stessa, completamente sola in un universo ostile.

Prima puntata della serie di fantascienza spagnola “Orbite strane”

LinguaItaliano
Data di uscita14 mag 2019
ISBN9781393568759
Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta: alieni, space opera, avventura, fantascienza, robot

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    Anteprima del libro

    Orbite Strane 1 - Ramon Somoza

    In orbite strane 1:

    La bambina sperduta

    Ramón Somoza

    Traduzione di Alice Croce Ortega 

    In Orbite Strane 1: La Bambina Sperduta

    © 2019 Ramón Somoza García

    ISBN: 978-84-15981-68-8

    Editore: Editorial Dragón

    Traduttore: Alice Marta Croce

    Titolo originale: En órbitas extrañas 1: La niña perdida

    Copertina basata su una foto di NASA/JPL e una foto di Tatyana Vyc/shutterstock.com

    Versione MOBI

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Tutti i diritti riservati

    https://resources.safecreative.org/work/1904210711642/label/barcode2-150

    Orbite Strane 1:

    La bambina sperduta

    — Il nostro compito consiste nel percorrere le orbite più strane — ride papà. — Ma questa volta l’orbita è comunissima. Ho perso il conto delle volte che ho girato intorno alla Terra.

    Guardo con curiosità attraverso lo schermo. È molto emozionante vedere il pianeta azzurro e bianco, la culla dell’umanità. Mi piacerebbe visitarlo, non sono mai stata sulla Terra; sono sempre vissuta su Marte, il pianeta rosso. Ma non sarà possibile. Non appena i coloni si saranno imbarcati, la nostra astronave partirà per Thuis, dove ci aspetta la mamma.

    Non è stato facile per la mamma, e neanche per me. Lei è partita con la prima ondata di coloni diretta a quel pianeta che gira intorno ad una nana rossa nella costellazione del Dorado. Un pianeta molto simile alla Terra, mi dicono, ma dove la gravità è un po’ più forte. Il secondo pianeta colonizzato da noi esseri umani al di fuori del Sistema Solare.

    La mamma, ovviamente, ci è dovuta andare. Nessuno in tutto il Sistema Solare è più esperto di lei in esobiologia, e la sua presenza era essenziale in questa fase. Ai tempi in cui colonizzarono Zeta, l’intera colonia fu sul punto di scomparire a causa dell’ecosistema in cui si erano ritrovati. La fauna e la flora erano così strani che non si resero minimamente conto dei rischi a cui andavano incontro. Il Ministero della Colonizzazione imparò la lezione: non è possibile insediare una colonia su un pianeta senza conoscere la biologia del pianeta stesso.

    E così mi è toccato rimanere a casa con zia Ethel. Niente bambini in fase di prima colonizzazione, è troppo pericoloso. E papà non poteva prendersi cura di me, essendo un pilota esploratore. È stato proprio lui a scoprire Thuis. Atterrandovi per la prima volta, fu sempre lui a dargli il nome, in olandese: Thuis, casa. Disse che se una volta o l’altra fosse andato in pensione, si sarebbe ritirato lì, che sarebbe stato come essere a casa. Dopo aver visto gli ologrammi che ha portato al suo ritorno capisco il motivo per cui l’ha detto. È stata la ragione principale per cui la mamma ha deciso di andarci, malgrado sia stata costretta ad allontanarsi da me, che avevo solo otto anni. Marte è un pianeta terraformato, ma è comunque dura viverci: Thuis invece dicono che sia ancora meglio della Terra nei suoi tempi migliori. I miei genitori pensano che sarà un posto magnifico per me. Sarà meglio che sia così. Perché mi ha rubato la mamma per più di due anni.

    Immagino di essere un tipo strano, anche per una che viene da Marte. Intanto ho la pelle bianco latte, e per di più sono bionda. Papà è di origini olandesi, e la mamma un misto svedese, canadese, austriaco e spagnolo: i suoi genitori venivano direttamente dalla Terra. Niente a che vedere con il mix di etnie che c’è qui su Marte. E sono anche piuttosto bassa per Marte, dove la minore forza di gravità fa sì che la gente sia più alta. Sono un po’

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