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Un mese su Marte
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E-book175 pagine2 ore

Un mese su Marte

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Info su questo ebook

Questo romanzo si potrebbe definire di fantascienza classica, che non riuscirete a smettere di leggere fino alla fine. La prima spedizione dell’uomo sul pianeta rosso vi apparirà come un sogno e vi svelerà quanto Marte sia stato importante anche per noi terrestri. Vi innamorerete dei personaggi del romanzo e li troverete quasi dei superuomini, fino a scoprire che sono come noi, pieni di entusiasmo e di fragilità. Non più fantascienza plumbea e piena di ansia, ma un gruppo di astronauti felici di intraprendere la sfida più grande per l’umanità. Le tante scoperte che faranno non vi daranno il tempo di annoiarvi.
LinguaItaliano
Data di uscita3 set 2019
ISBN9788831634113
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    Anteprima del libro

    Un mese su Marte - Alessandro Bucchieri

    633/1941.

    PROLOGO

    Mi chiamo Mark Jones e sono il comandante della prima missione umana su Marte. Insieme al mio secondo, Jack Warren, stiamo per mettere i primi piedi umani sul pianeta rosso. Nonostante sia sempre stato molto controllato e razionale sento la corteccia celebrale riempirsi di adrenalina, a livelli mai provati fino ad ora. Guardo Jack e lo vedo addirittura commuoversi. Non potremo mai dimenticare questo momento. Premo il pulsante del portellone di uscita, che si apre con un leggero sibilo, l’atmosfera marziana è troppo rarefatta ed i rumori sono attutiti. Jack mi guarda sorridendo e mi fa segno di uscire per primo, ben sapendo che sono io il comandante, ma lo prendo per un braccio e scendiamo insieme. Fa freddo, la mia tuta mi dice che la temperatura esterna e di –30 ma, al suo interno, ce ne sono +22. È ancora buio e siamo su un terreno sabbioso e sassoso di cui vediamo poco, ma sappiamo che sta sorgendo la nostra prima alba marziana. Dietro una collina fa capolino un sole piccolo ma sufficiente a creare un gioco di luci impressionante e, in un attimo, tutto si colora di rosso, anche sotto i nostri piedi. Arriva una seconda scarica di adrenalina ed un attimo di completa felicità. Trovo il pianeta color salmone, più che rosso, ma lo trovo bellissimo e sono onorato di essere il suo primo cittadino. Restiamo affascinati un tempo che sembra lungo, ma poi, come risvegliati da un sogno, ci dirigiamo verso il rover che dalla Terra hanno inviato qualche mese fa. I pannelli solari sono aperti e non coperti di polvere, cosa assai strana, se non si considera che questa notte c’è stato vento, non così forte da portare sabbia, ma abbastanza da toglierla. Entriamo nel rover, pare in ottime condizioni e notiamo la batteria abbastanza carica da permetterci una prima breve gita fuori porta su Marte. Ci dirigiamo verso la collina dalla quale è spuntato il sole, arrivandoci in breve. Decidiamo di girarci attorno per poi rientrare dall’altra parte, ma come scompariamo alla vista della base ci troviamo di fronte un disco volante!

    Giuro! Non sono impazzito Riesco a frenare e, nonostante lo sbalordimento, resto immobile, come Jack, seduto accanto a me, ammutolito A quel punto si apre il portello del disco ed escono gli alieni! Ne conto dodici. Sono piccoli e verdi ed hanno la testa e gli occhi molto grandi! Sono come i marziani dei film di fantascienza. Non ci posso credere! Si avvicinano al rover e ci fanno cenno di uscire. Eseguiamo, in trance, trovandoci davanti a marziani dall’aria bellicosa e armati fino ai denti. Alziamo le braccia in segno di resa, ma non serve. Vedo un lampo verde colpire Jack ed aprirgli la tuta, lo vedo morire davanti ai miei occhi, poi sento la mia tuta strapparsi, il freddo entrare nel mio corpo, non riesco più a respirare, sto morendo.

    DIARIO DI BORDO

    Capitolo 1

    A questo punto mi sveglio. Non sono morto. Solo un brutto sogno, sono assai sollevato. Mi trovo nella mia cuccetta sulla Mars Ship, nome poco originale della prima astronave costruita per andare su Marte. È grande ed assai costosa, realizzata per affrontare più viaggi sul pianeta rosso. È provvista di una schermatura a più strati di: polietilene, alluminio, paraffina, atomi di idrogeno ed anche acqua, meglio se inquinata dalla nostra urina e deiezioni, ed anche dagli avanzi di cibo, che dovrebbe proteggerci dalle particelle solari e proteggere anche le apparecchiature elettroniche della nave, ma forse non dai raggi cosmici galattici, penetranti dappertutto. Lo so, fa un po' schifo, ma se funziona, come dovrebbe, non avremmo danni fisici e mentali nel futuro. Per le eruzioni solari abbiamo una specie di camera iperbarica, con schermatura forse sufficiente. Ma non l'abbiamo ancora usata, per fortuna.

    Siamo partiti da un mese e non ho avuto tempo e voglia di scrivere il diario di bordo, ma questo sogno mi ha stimolato e sto cominciando a farlo. Non ho tanto da scrivere di questi trenta giorni, non è successo molto.

    La mia cuccetta fatta su misura è favolosa ma l'appetito mi spinge ad uscirne. Faccio una doccia veloce, concessa una volta alla settimana e mi dirigo verso la sala riunioni, usata anche come cucina. Una volta entrato mi trovo davanti sull'attenti il mio equipaggio.

    Sarà rispetto per il mio grado, la mia autorevolezza o mi prendono simpaticamente per i fondelli? Opto per la terza ipotesi, osservo i loro sorrisetti, e sto al gioco. Conosco bene i miei compagni di ventura, dopo anni di frequentazione assidua. Sono stato più con loro che con mia moglie, una gran donna, a malapena riesce a simulare quanto io le manchi, come, del resto, lei a me. La storia del mio equipaggio e della prima missione umana su Marte va raccontata bene. Rimarrà nella storia ed annoterò, nel diario di bordo, tutto quello che avverrà. Considerando che non sono uno scrittore, ce la metterò tutta per non dilungarmi troppo. Immagino che quello che dovrà succedere a breve sarà assai più interessante. Desidero che questo mio diario, chissà, potrebbe diventare un libro, racchiuda tutta l'incredibile storia di questa avventura. Inviare sei astronauti su un altro pianeta rappresenta una sfida colossale, affrontata insieme da molti paesi della Terra. Le difficoltà sono state inenarrabili, tuttavia proverò a raccontarle al meglio, evitando inutili dettagli tecnici, cominciando proprio dall'equipaggio. Credetemi, questi ragazzi sono veramente eccezionali, i migliori per una missione altrettanto eccezionale, vi parlerò di loro.

    Capitolo 2

    La prima missione umana sul pianeta rosso è composta di sei astronauti e, per non far torto alla parità di genere, siamo tre uomini e tre donne. Naturalmente la parità c'entra fino ad un certo punto. I fattori che hanno determinato questa scelta sono altri. Il primo è che la missione era così costosa da dover essere fatta da un consorzio di paesi. Quindi ci sono gli americani, gli europei, i russi ed i cinesi ma anche gli indiani, i giapponesi, gli israeliani ed ancora altri paesi che, nel loro piccolo, hanno progettato e costruito parti della Mars ship oppure inviato logistica su Marte o portato gli astronauti dalla Terra all'astronave parcheggiata attorno ad essa. Gli astronauti prescelti sono i migliori tra i principali paesi coinvolti nella missione.

    L'ESA ha proposto Anne Kustermann, una tedesca che parla un ottimo inglese, ma non ha perso il suo accento nativo. Ingegnere aerospaziale e matematico. È un tipo affabile quanto affidabile e molto sicura di sé. Potrebbe essere un difetto soltanto se non fosse quella grande professionista che è. Scura di capelli, occhi verdi, altezza e corporatura nella norma. Mi è stata data la scelta di formare l'equipaggio e ho subito pensato a lei. L'ho osservata per anni, facendomi l'idea che era giusta per la missione. Non ha figli ma un marito che l'adora. Quando riuscivano a stare soli erano praticamente inseparabili.

    Molto diversa è Irina Kulin, russa di San Pietroburgo, medico chirurgo, patologa e biologa, specializzata in scienze marine. 35 anni, bionda, pelle chiara ed occhi azzurri. Ha una risata strepitosa e molto coinvolgente e finora ci ha fatto divertire moltissimo. È molto estroversa, socievole ma, sopratutto, è una carica di simpatia che fa molto bene all'umore dell'equipaggio. Perfetta quindi per una missione del genere. Certo non l'ho scelta solo per questo. Irina è molto esperta nei suoi campi di azione, quanto è determinata a raggiungere gli obiettivi. Che fosse la scelta giusta, dopo un mese di missione, è un dato certo.

    L'ESA ha proposto anche l'italiana Carla Colombo, un fisico nucleare ed anche medico patologo. È l'esperta del nostro motore a ioni (su cui mi dilungherò in futuro) e ha collaborato alla sua realizzazione. Di corporatura normale, ha capelli corti e scuri. È un tipo riservato ma sa essere di buona compagnia. È originaria di Genova, ieri sera ci ha detto, seriosa, che discende, in linea ereditaria, dal grande scopritore dell'America! Quindi il suo destino è scritto nel suo cognome. Lo ha detto sorridendo, ma si capiva che ci crede veramente. Carla è, probabilmente, la più grande esperta di motori a ioni sulla faccia della terra ed è anche il nostro secondo medico. Penso di aver fatto un ottima scelta.

    La Cina ha proposto Kim Sam Sung, originario di Pechino, 32 anni, ingegnere nucleare ed agronomo per hobby, come dice lui. Bel ragazzo, cordiale, sempre pronto alle battute, soprattutto per scatenare l'ilarità contagiosa di Irina. Nel tempo ho potuto notare la sua grande ambizione nel riuscire bene in tutto quello che fa. Non poteva che essere dei nostri. In più è anche molto bravo a guidare i droni. Ne abbiamo tre e non vedo l'ora di utilizzarli.

    La NASA ha proposto Jack Warren, originario di New-York. 42 anni ben portati, ingegnere meccanico, botanico. È il mio vice e nel tempo siamo diventati grandi amici.

    Classico tipo di cui ti puoi fidare, leale, disponibile e, grande pregio, è un aggiusta tutto,

    grande risorsa per una missione come la nostra. È smilzo come me, un po' meno alto e ha un sorriso accattivante.

    Io sono Mark Jones, nato a Filadelfia e pilota militare. Ho 40 anni e sono bello, alto e snello. Non lo dico da solo, anzi non ci ho mai fatto molto caso ne dato troppa importanza. Ma non posso ignorare gli sguardi che mi rivolgono molte donne. Non ho approfittato troppo di questo, avendo molti interessi e poco tempo, certo non per mancanza di voglia. Dopo essere diventato un pilota mi sono di nuovo iscritto all'università, laureandomi nelle mie tre grandi passioni: archeologia, vulcanologia, geologia. Sono sposato, con due figli. Non li frequento come dovrei ma sembra mi amino comunque, quindi mi ritengo un uomo fortunato, almeno fino ad ora!

    Ho avuto il comando della missione perché dicono sia il migliore negli atterraggi e molto autorevole, senza essere minimamente autoritario, anche se sono un militare. Spero non abbiano sbagliato persona! Da come stanno andando le cose fino ad ora direi di no!

    Ma adesso parliamo del resto.

    Capitolo 3

    Arriveremo su Marte, se tutto va bene, ai primi di Maggio del 2035. È la migliore finestra di questo decennio e non potevamo lasciarcela sfuggire. La missione deve durare un anno : cinque mesi all'andata, un mese sul pianeta rosso e sei mesi per rientrare a casa, Dio volendo. Siamo un po' in ritardo rispetto alle previsioni, dovuto a molti fattori, soprattutto alle difficoltà tecniche che abbiamo dovuto superare. Per prima cosa è stata scartata la possibilità di costruire un astronave sulla Terra per inviarla su Marte. Impossibile trovare un vettore cosi potente da poter alzare da terra un astronave da più di 100 tonnellate! Quindi l'abbiamo spedita a pezzi, in orbita attorno al nostro pianeta, assemblandola nello spazio. Successivamente è sorto il problema di come farla atterrare su Marte, ma l'ipotesi è stata scartata perché troppo rischiosa. Far atterrare una cosa così grande in un’atmosfera molto rarefatta era autentica pazzia. Così siamo arrivati con una navetta alla Mars Ship e con un’altra navetta scenderemo su Marte. Nei mesi scorsi è stato inviato, nella zona del nostro ammartaggio, tutto il necessario per stare li un mese, compreso il Mav, che ci riporterà alla Mars Ship per il rientro. I due pianeti sono più vicini ogni 26 mesi perché Marte ha un' orbita ellittica, mettendoci il doppio del tempo della Terra per girare attorno al Sole, ma compie orbite diverse, quindi le distanze variano. Non potevamo rischiare, come prima missione su un altro pianeta, di superare un anno nello spazio. Alcuni cosmonauti russi ci sono stati di più, è vero, ma nella stazione spaziale, parzialmente protetta dal magnetismo terrestre e dalla stratosfera. Le schermature per i raggi solari, assai nocivi fuori dalla nostra atmosfera, sono sperimentali. Dovrebbero funzionare, ma siamo noi le cavie che le stanno testando!

    Kennedy disse che avrebbe inviato l'uomo sulla Luna entro la fine degli anni sessanta del secolo

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